Recensione Blackmagic Pocket Cinema Camera 6K G2: una 6K Pro più economica per lo studio

Per la seconda generazione della BMPCC 6K, Blackmagic ha sostanzialmente preso il modello 6K Pro e rimosso i filtri ND integrati. Un’operazione semplice che ha tuttavia consentito di ridurre il prezzo di 520 Euro (IVA esclusa), mantenendo quasi tutti gli altri vantaggi. Rispetto alla prima 6K abbiamo infatti lo schermo inclinabile, il supporto per il mirino elettronico, il secondo ingresso mini-XLR e il passaggio alle più comode batterie in standard Sony NP-F. Io ho già una 6K ed una 6K Pro, ma ho avuto la possibilità di provare la G2 per qualche settimana e vi parlo un po’ della mia esperienza.

Il primo modello FHD di questa fortunata serie meritava a tutti gli effetti il nome “Pocket” per quanto era compatto. Già dalla BMPCC 4K il volume è cresciuto e lo ha fatto ancora passando alla 6K, seguendo il progressivo incremento delle dimensioni del sensore. Ora la 6K G2 mantiene il sensore Super 35 ma, come la 6K Pro, cresce ancora per ospitare le nuove caratteristiche tecniche. Ciò che distingue nettamente le videocamere di questa serie rispetto alle altre è il formato, molto simile a quello di una grossa fotocamera. Di pocket non c’è davvero nulla, ma la BMPCC 6K G2 è più piccola di molte videocamere ed è già pronta per essere utilizzata senza alcun accessorio.

Nella confezione di vendita troviamo la camera, un cavo di alimentazione con sistema di blocco e trasformatore 30W, una tracolla, una batteria NP-F570 e un codice di licenza per software DaVinci Resolve Studio. Solo quest’ultimo ha un valore di 359,90€ (IVA inclusa) e vi libera da abbonamenti e acquisti continuativi: io utilizzo ancora oggi la licenza della versione 15 sulla 18, perché non sono limitate a quella in corso al momento dell’acquisto.

La BMPCC 6K G2 ha lo stesso sensore Super 35 del modello precedente e della Pro, sempre con innesto Canon EF. È simile agli APS-C che si usano in fotografia e l’esatta dimensione è di 23,10 x 12,99 mm, quindi si tratta di un 16:9 nativo un po’ più largo dell’APS-C usato da Canon (22,2 cm) e un po’ più stretto rispetto lo standard di Sony/Nikon/ecc… (23,6 mm). Di conseguenza c’è da considerare il solito moltiplicatore per le lenti e io la utilizzo spesso in abbinata con il Sigma 18-35mm F1.8 Art per ottenere una gamma di focali versatile ed una luminosità più che valida.

Il corpo è realizzato con un mix di policarbonato e fibra di carbonio per contenere il peso, che è comunque di 1,2 kg. In mano non regala una sensazione di particolare qualità, ma non saprei dire per quale motivo. Probabilmente il fatto che sia così voluminosa non gioca a suo favore. Se dovessi esprimere un giudizio sintetico gli darei un 7 su 10 da questo punto di vista.

Una delle particolarità di questo modello è il formato molto largo. Questo può essere un problema sui Gimbal più piccoli, d0ve l’impugnatura urta ad uno dei bracci (ma si trovano anche delle piastre estese per adattarla). Una delle novità del nuovo design, condivisa anche dal modello 6K Pro, è che ora ci sono due fori filettati alla base e non più uno solo come nelle precedenti versioni, quindi non ha più quella fastidiosa tendenza a ruotare sulla piastra di aggancio o nella gabbia.

I controlli sono molto intuitivi e semplici, con un buon numero di tasti fisici ed una interfaccia touch efficace. Il pulsante di registrazione video si trova in alto, nella posizione tipica delle fotocamere, ma ce n’è un secondo frontalmente che non uso mai: avrei preferito averne uno aggiuntivo in basso, dove si trova la scritta 6K. Sempre in alto si trova anche un tasto per catturare le foto: potrebbe sembrare una cosa del tutto inutile ma sono scatti da 21,2 MP in formato DNG non compresso, per cui non si tratta di banali fotogrammi estrapolati da un video.

Poco più dietro si trovano degli accessi rapidi per ISO, velocità dell’otturatore e bilanciamento del bianco: una volta premuti si può utilizzare la rotella frontale per la selezione del valore prescelto. Da notare che si può anche operare solo tramite il display grazie all’uso del touchscreen.

Lo switch fisico di accensione e spegnimento si trova sempre nella zona in alto a destra, vicino a tre pulsanti personalizzabili. Con questi si può decidere di mostrare o nascondere varie informazioni a schermo, sia su quello interno che su altri eventualmente connessi via HDMI. Il tutto è gestibile delle impostazioni in modo preciso e granulare.

Sul retro ci sono due pulsanti in alto, il primo dei quali consente di controllare il diaframma sugli obiettivi con contatti elettronici. Alla prima pressione può eseguire una esposizione automatica, ma si controlla anche con la rotella frontale oppure sempre tramite il display touch. Il secondo pulsante attiva la messa a fuoco, argomento che affronteremo meglio più avanti. In basso si trovano altri 4 pulsanti disposti in colonna e servono per attivare la modalità HFR (High Frame Rate), lo zoom, il menu e la riproduzione.

A dominare l’area posteriore è il grande schermo LCD 5″ Full HD dotato di un touchscreen molto preciso e reattivo. L’articolazione è una novità dei modelli Pro/G2 e consente di inclinare il display verso l’alto di 90° o verso il basso di circa 45° per la visione con la camera sollevata o abbassata. Purtroppo questo non è lo stesso display da 1500 nit introdotto di recente nella 6K Pro, quindi non si vede altrettanto bene sotto luce diretta. E questa è sostanzialmente l’unica altra rinuncia della G2 rispetto alla versione Pro, insieme ai filtri ND integrati che ho già citato.

Per chi volesse una visione migliore ora c’è anche il supporto per il Pro EVF. Purtroppo non l’ho ricevuto in prova, quindi non posso dirvi molto, ma se dovessi usare la mia 6K Pro all’esterno lo comprerei subito per quanto lo ritengo importante.

Per la memorizzazione dei video c’è ampia libertà di scelta, sia per il doppio slot SD UHS-II e CFast 2.0 che si trova sulla destra, sia tramite la porta USB-C a sinistra, su cui si possono attaccare direttamente degli SSD portatili come il Samsung T7. Le connessioni sono tutte disposte dietro due sportellini di gomma e includono:

  • ingresso microfono 3,5mm
  • uscita cuffie 3,5mm
  • uscita HDMI (con risoluzione 1080p/HDR/10bit)
  • porta USB-C (per dischi, aggiornamenti o controllo remoto)
  • porta di alimentazione 12V con sistema di blocco
  • 2 ingressi audio mini XLR con supporto per alimentazione Phantom

Uno degli aspetti più interessanti, per me, è proprio nella gestione dell’audio. Nessuna “fotocamera che fa anche video” dispone nativamente di una tale varietà di ingressi e del supporto per microfoni XLR alimentati, se non con accessori aggiuntivi spesso molto costosi. Sul fronte negativo va detto che si possono registrare solo due di questi canali, separati in un flusso stereo, mentre si poteva arrivare a 5 considerando anche l’ingresso 3,5mm e i due microfoni stereo inclusi nella videocamera.

Altrettanto interessante e comoda e l’alimentazione diretta che, con il cavo AC in dotazione, dà energia alla camera e carica la batteria contemporaneamente. Volendo si può anche caricare via USB-C, ma è molto più pratico non occupare quella porta.

Uno dei difetti delle prime BMPCC era l’autonomia esigua, soprattutto imputabile all’uso delle batterie compatibili Canon LP-E6. Nella nuova generazione si è passati alle NP-F570 (standard Sony, ma con 3500 mAh) che hanno una maggiore capacità. Non cambia radicalmente, all’atto pratico, ma si può registrare per circa 1h e 15m senza interruzioni (meno di 1h girando piccole clip) e c’è l’opzionale Battery Grip per aggiungere una seconda batteria e superare abbondantemente le 2h totali.

Vi parlo brevemente del comparto AF, su cui in realtà c’è pochissimo da dire. La messa a fuoco automatica è supportata con le lenti dotate di attacco elettronico, ma è utile solo in modalità one-shot. Si può anche mettere a fuoco un’area specifica con un doppio tocco, però non aspettatevi prestazioni elevate. Questa caratteristica è in linea con la dicitura “Cinema Camera”, ovvero di un settore dove l’uso del fuoco manuale è sostanzialmente l’unica via, che sia proprio a mano (agendo sul barilotto) o più spesso con Follow Focus. Va detto, però, che la messa a fuoco automatica ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e ora la troviamo anche in videocamere professionali di un certo calibro, soprattutto di Canon e Sony, quindi chi ne ha bisogno sarà certamente costretto a guardare in quella direzione.

All’interno della BMPCC 6K G2 troviamo il solito ed ottimo Blackmagic OS. Elencarne tutte le funzionalità è un’impresa impossibile, ma la prima cosa interessante è proprio la sua interfaccia. Ogni elemento ha pulsanti grandi e comodi, le sezioni di menu sono poche e le pagine ben organizzate per categoria. In pochi giorni si memorizza praticamente tutto e ci si muove con grande scioltezza. Inoltre, Blackmagic ha la buonissima abitudine di seguire gli aggiornamenti delle videocamere un po’ come fa Apple con gli iPhone: quando esce una nuova versione è retro-compatibile con tutti i modelli precedenti ancora in vendita, allineando anche la color science. Già solo questa cosa rappresenta un vantaggio chiave per chi debba fare un investimento in attrezzatura.

Ci sono ovviamente tutti gli strumenti di supporto alla messa a fuoco o all’esposizione, compreso il false color, LUT 3D personalizzate con preview, supporto per timecode sync tramite l’ingresso audio 3,5mm e, ovviamente, la registrazione in Blackmagic RAW.

I formati di registrazione sono molteplici e disponibili con differenti combinazioni di codec e bitrate. Una delle poche mancanti è quella del ProRes sul 6K, che è registrabile solo in Blackmagic RAW 12 bit, ma si può avere il ProRes 10 bit fino al 4K e con l’UltraHD si mantiene l’uso dell’intera area del sensore. Poi ci sono vari formati con crop e proporzioni diverse, come il 6K 2.4:1 e il 3,7K 6:5 anamorfico, il tutto con vari livelli di qualità, sia con bitrate costante che variabile (ovvero qualità costante). C’è un po’ l’imbarazzo della scelta, ma bisogna mettere in conto che si occuperanno sempre importanti volumi di dati perché non esistono opzioni di file compressi con codec come h.264/h.265.

Una lista ridotta dei formati di registrazione e i relativi massimi frame rate

Per quanto riguarda il frame rate si ha a disposizione l’intera gamma PAL/NTSC fino a 50/60p, ma anche un 24p effettivo. In modalità HFR arriva fino a 120fps ma solo in 2.8K 17:9 o FullHD.

Il sensore della 6K G2 non è cambiato ed offre sempre il doppio ISO nativo a 400 e 3200, con un valore massimo di 25600 ISO. La gamma dinamica migliore è di 13,4 stop e si ottiene mantenendosi al di sotto dei 1000 ISO, perché la camera utilizza il circuito primario lavorando di gain. Da 1250 ISO in poi si passa automaticamente sul secondo circuito che offre una gamma dinamica massima di 12,1 stop, per poi ridursi ancora, progressivamente, dopo i 6400 ISO.

Quando si registra con poca luce il rumore c’è, ma si nota soprattutto se si aprono troppo le ombre – cosa che non si dovrebbe fare se si è esposto ed illuminato bene la scena. È sempre un rumore di natura digitale, ma ha un look leggermente diverso da quello ottenuto normalmente nelle fotocamere. Bisogna ricordare che si tratta sì di un sensore simile a quello di una fotocamera APS-C, ma è progettato primariamente per il video e i risultati sono diversi. Così come si apprezza la bellissima Color Science di Blackmagic: anche girando con uno dei profili nativi “film” ed applicando la conversione diretta al computer, le immagini risultano già molto cinematografiche. E poi con DaVince Resolve ci si può fare praticamente di tutto sulla color.

Un altro aspetto che vorrei approfondire è l’assenza di stabilizzazione sul sensore, elemento comunque a tutte le videocamere di un certo calibro. Non la trovate nelle Cinema EOS, non la trovate nelle Sony FX e a salire su RED o ARRI. Ci sono molteplici motivi per cui nelle produzioni di un certo livello non si usano sensori stabilizzati ed è anche vero che si possono usare ottiche Canon con IS, se proprio serve, ma Blackmagic ha introdotto da poco una funzione eccellente. Non è una novità assoluta, ma in questo caso tutto è stato fatto nel migliore dei modi.

Nell’ultimo aggiornamento firmware delle BMPCC è stato abilitato il salvataggio dei dati di movimento della camera nei metadata dei file. Questo vuol dire che l’azienda aveva già introdotto un giroscopio nelle sue videocamere fin dalla versione 4K, anche se finora non era mai stato utilizzato. Con questi dati il software DaVinci Resolve è in grado di effettuare una stabilizzazione in post molto veloce e soprattutto di grande qualità, con risultati davvero eccellenti (nel video un esempio).

Per cosa è comoda e per cosa no

L’uso di fotocamere per girare video è una prassi e non c’è dubbio che offrano qualità eccellenti, soprattutto per attività semplici, con singolo operatore o singola camera, che non richiedano particolare post-produzione. Alcuni modelli recenti hanno persino areazione attiva e si sono guadagnati la certificazione di Netflix, per cui è un settore con una sua valenza e dignità. I prodotti Blackmagic, però, sono diversi nei fondamentali e non li vedo proprio in competizione. Con un paio di BMPCC 6K G2 in uno studio o in location, si può creare una diretta multicam aggiungendo un semplice Atem, oppure registrare in sync con una singola attivazione remota sullo smartphone per tutte le camere grazie ad un’app come Bluetooth+ for Blackmagic (che funziona anche per Apple Watch). Sono solo degli esempi di uso che ne faccio io, ma tutto nella BMPCC 6K G2 è pensato per produzioni di un certo livello e lo si nota per le funzionalità di cui dispone out-of-the-box: si registra via USB-C per poter gestire grandi quantità di dati, ci sono svariate modalità RAW e ProRes fino al 6K, nessun limite di tempo, areazione integrata, tally light e alimentazione DC 30W che non fa mai spegnere la camera. Oltre a tutto questo, non necessita di accessori per registrare audio professionale XLR e, similmente alle fotocamere, si può usare in mano senza complessi rig per via della pratica impugnatura.

L’uso run-n-gun, però, è quello per cui la BMPCC 6K G2 mi sembra meno indicata. È vero che ora possiede lo schermo inclinabile ed una efficace stabilizzazione in post, ma chi lavora all’aperto farebbe bene a preferire la 6K Pro per la praticità dei filtri ND integrati e del display super luminoso. Allo stesso tempo, nei lavori di lunga durata si può preferire una mirrorless per dimensioni, peso e comodità generale.

La BMPCC 6K G2 la trovo perfetta per gli studi di registrazione, per gli spot o le interviste on-site, nonché per video-clip, corti e piccole produzioni. Nella maggior parte dei casi non sarà il prodotto adatto allo youtuber, ad esempio, che si troverà proiettato in un modo nuovo, con file troppo grandi per le sue necessità e orfano dell’amato autofocus. Però io le uso anche per i video sul mio canale, sia perché l’approccio multicam è comodissimo sia perché volevo abituarmi ad un certo standard qualitativo. Faccio video da circa 10 anni, ma solo con la prima BMPCC 4K e con l’uso di DaVinci Resolve ho iniziato a capirci davvero qualcosa di post-produzione e colore.

Passiamo però alle critiche, perché ne ho qualcuna da fare. Prima di tutto a me non è mai piaciuto molto questo formato da “grande fotocamera” che, a mio avviso, penalizza un po’ il prodotto. Inizia ad avere senso da quando è uscita la 6K Pro che con filtri ND integrati, schermo inclinabile da 1500 nit e mirino (opzionale) diventa davvero una piccola videocamera usabile anche così com’è, ma con la 6K G2 e precedenti si finisce sempre per riggarle con display o evf, matte box e filtri VND, follow focus, quindi poi anche batterie V-mount, ecc… perdendo completamente il senso di questo formato. A questo punto io preferirei una versione alternativa con le medesime specifiche ma spogliata di tutto il superfluo, magari un cubotto come la RED KOMODO o la Panasonic Lumix DC-BS1H, realizzato in modo più robusto e con tutti gli attacchi direttamente sul corpo per non dover installare una gabbia anche solo per tenere un SSD.

Altra cosa che non mi piace è che non si possa registrare il 6K in ProRes, un formato che su Mac è molto più comodo da gestire rispetto al BRAW. In realtà per me che lavoro con DaVinci Resolve non cambia molto, ma il ProRes mi consentirebbe di creare file più pratici da leggere e archiviare.

Infine, sento spesso la mancanza di alcuni tasti aggiuntivi sul corpo: ad esempio nella parte frontale sarebbe stato comodissimo un pulsante rec in basso per quando si lavora con la camera in mano e si sorregge l’obiettivo.

Conclusione

Al netto di un formato che dopo tanti anni non mi ha ancora convinto, la BMPCC 6K G2 è una vera e propria cinepresa a basso budget. È difficile considerarla una classica “videocamera” se in questa categoria ci mettiamo prodotti come la Canon C200 o la Sony FX6, perché lì abbiamo un formato completamente diverso, autofocus, la tipica maniglia con supporto per microfono e monitor, filtri ND integrati, batterie di lunga durata e codifiche leggere per file più piccoli. Non c’è dubbio che preferirei usare queste ultime per seguire un evento live, come un matrimonio o un concerto, perché hanno tutte le caratteristiche per farlo al meglio. Tuttavia, con l’affermazione delle BMPCC anche la concorrenza ha capito l’utilità di un formato diverso e non a caso sono uscite la Canon C70 e la Sony Fx3 che sembrano più delle fotocamere. Queste ultime hanno sempre il vantaggio di maggiori automatismi, ma la BMPCC 6K G2 costa di meno, ha il 6K RAW nativo ed un approccio decisamente più cinematografico e meno da reportage. Rimango però dell’idea che se si vuole lavorare da soli senza riggare in modo intensivo la camera, la 6K Pro abbia quegli strumenti in più che la rendono decisamente preferibile (filtri ND, schermo 1500 nit), soprattutto se usata con l’EVF opzionale.

PRO
PRO Rapporto prezzo/specifiche da primato
PRO Include una licenza di DaVinci Resolve Studio
PRO Pratico innesto EF
PRO Semplicità dei controlli
PRO Ampio schermo touchscreen inclinabile
PRO Sistema operativo completo e ben fatto
PRO Produttore che garantisce aggiornamenti continui
PRO Nuovo sistema di stabilizzazione in post grazie al giroscopio
PRO Molteplici possibilità di registrazione: CFast 2.0, SD UHS-II, SSD via USB-C
PRO Porta di ricarica dedicata con alimentatore 30W che non fa mai spegnere la camera
PRO 6 microfoni totali, con due ingressi mini-XLR +48V
PRO Uscita HDMI gestita ottimamente
PRO Blackmagic Color Science di 5a generazione
PRO Sensore Super35 16:9 con doppio ISO nativo
PRO Possibilità di connettere un mirino opzionale
PRO Disponibilità di battery grip opzionale

CONTRO
CONTRO Qualità costruttiva non al top
CONTRO Pochi tasti personalizzabili
CONTRO Un po’ pesante
CONTRO Non adatta a chi necessità di fuoco continuo

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE Rispetto alla 6K Pro non ha filtri ND e schermo 1500nit, ma costa 520€ in meno

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.