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Quando Apple ha deciso di lasciare nei nuovi iPhone 14 il precedente chip A15 degli iPhone 13, ha certamente avuto un peso determinante il fatto che gli A16 le costassero molto di più. L’azienda non è scesa troppo nel dettaglio delle specifiche tecniche, non lo fa mai, ma si è subito saputo che si trattava comunque di un corposo update, poiché quell’A15 ha 2GB di RAM in più e 5-core GPU invece che 4, esattamente come 13 Pro e non come i 13.

Tuttavia, c’è stato un passaggio importante nel keynote di presentazione, nel quale hanno voluto chiarire che non solo l’A16 è molto superiore alla concorrenza, ma lo è addirittura ancora il vecchio A13 del 2019.

Il metro di confronto qui è chiaramente il mondo Android, dove Qualcomm la fa da padrona e dove è in arrivo lo Snapdragon 8 Gen 2. Il nuovo SoC, che equipaggerà i prossimi top di gamma dalla fine del 2022 e per tutto il 2023, è stato già messo alla prova in molti benchmark e, indovinate un po’, è ancora inferiore ad A16 (iPhone 14 Pro). Pareggia in multi-core con A15 (iPhone 14 / 13 Pro) ma in single-core è ancora indietro (1483 vs 1736).

Prendendo ad esempio Geekbench 5:

  • Snapdragon 8 gen 2:
    • single-core 1483
    • multi-core 4709
  • Apple A16:
    • single-core 1881
    • multi-core 5465
  • Apple A15:
    • single-core 1736
    • multi-core 4705

La concorrenza diventa sicuramente più valida anno dopo anno, ma effettivamente Apple ha ancora il suo bel vantaggio se un chip del 2021 supera il top Qualcomm per il 2023. Quindi sì, l’uso dell’A15 su iPhone 14 le sarà stato utile ai fini economici, ma la realtà dei fatti conferma che siamo di fronte ad un SoC più che attuale. Speriamo che questo vantaggio non finisca per farli rilassare troppo, anche se negli iPhone non è certo il settore prestazioni ad imporre limiti agli utenti.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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