Recensione Dockcase Enclosure: case per SSD 2,5″ con Power Loss Protection

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Gli SSD sono più veloci e longevi dei normali HDD, ma non per questo privi di debolezze. Un calo di alimentazione può causare il danneggiamento dei dati e questo può avvenire quando si spegne inavvertitamente il computer a cui è collegato o a seguito di disconnessioni impreviste. Alcune volte siamo noi a staccare il cavo per errore, ma può capitare anche che l’unità si scolleghi senza un’apparente ragione. Quest’ultima situazione si verifica più facilmente durante la copia di grandi quantità di dati da un disco all’altro, soprattutto se poggiano su una singola porta tramite un hub che non riesce a fornire l’alimentazione necessaria durante le performance di picco.

A seguito di ciò si possono perdere dei dati o può capitare che il disco risulti illeggibile finché non viene ricostruito l’indice della partizione. Dockcase ha pensato ad una soluzione molto interessante per proteggere i nostri dati, ovvero un case per SSD con PLP hardware.

I controller degli SSD sono programmati per cercare di ridurre i danni derivanti dalla perdita di alimentazione, andando ad aggiornare ripetutamente la mappa di partizione sia sulla DRAM (volatile) che sull’SSD stesso, ma una repentina perdita di alimentazione durante la scrittura può comunque portare ad errori – che l’unità cercherà di ripristinare al prossimo collegamento.

Questa tipo di Power Loss Protection si basa essenzialmente sulla logica ed è programmata nel firmware del dispositivo, per questo si considera di tipo software. Il case realizzato da Dockcase, al contrario, offre una PLP hardware. In sostanza include un condensatore che all’avvio si carica e alimenta il disco, così quando si perde l’alimentazione la carica residua viene utilizzata per terminare la scrittura in corso, aggiornare la partizione e procedere ad una disconnessione sicura.

Dockcase ha realizzato questo smart case in quattro varianti, ovvero per dischi da 2,5″ e per quelli M2, con 5 o 10 secondi di autonomia fornita dal condensatore. Onestamente, è difficile dire a cosa servano i secondi in più, perché dalle mie prove servono anche meno di 5 secondi per chiudere tutto in tranquillità, ma è possibile che in talune circostanze avere quel margine in più di sicurezza ritorni utile.

In termini di velocità conviene ovviamente la versione M2, perché supporta dischi NVMe PCIe e con il collegamento USB 3.2 gen 2 si arriva ad un massimo teorico di 10Gbps, mentre la versione 2,5″ è limitata al collegamento SATA, quindi 6Gbps. Nel mio caso ho comunque preferito quest’ultima perché ho intenzione di usare questo disco sul mio Crucial 4TB che adopero per i video (anche se per i test ho usato un Crucial da 1TB).

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Con l’acquisto del prodotto si ricevono due scatole, una con il case e una con un bumper di protezione in gomma arancione. Il case si apre con 4 viti alla base (il cacciavite è in dotazione, insieme a 4 viti di ricambio), si inserisce il disco all’interno e si possono usare dei distanziatori di spugna per mantenerlo stabile e non urtare al metallo.

Il case è di metallo solido e piuttosto spesso, sicuramente più di uno normale da 2,5″. Questo dipende in parte dall’elettronica aggiuntiva e in parte dal livello elevato di protezione strutturale. Aggiungendo il bumper, anche gli urti e le cadute da altezze piuttosto elevate non saranno un problema.

Su uno dei lati si trovano due porte di connessione USB-C, ma una sola sarà effettivamente necessaria per collegare il disco ad una porta USB 3.2 gen 2. Nel caso in cui si volesse utilizzare su versioni di USB precedenti, il cavo in dotazione include l’adattatore USB-A, ma in questo caso sarà necessario collegare anche la seconda porta per fornire l’alimentazione necessaria (Max 5V±0.25V⎓3.0A). Notare che il secondo cavo non è in dotazione, cosa che si potrebbe considerare una carenza, ma onestamente non lo comprerei se lo dovessi usare a velocità inferiori.

La faccia frontale è l’unica non di metallo ed ha una finitura nera lucida. Qui si trovano tre pulsanti a sfioramento ed un display OLED. Appena si connette il disco al computer lo schermo mostrerà l’avanzamento della ricarica del condensatore, che avviene in pochi istanti, e poi passerà ad una visualizzazione di stato dell’unità con i seguenti dati:

  • secondi di autonomia senza corrente
  • capacità e connessione del disco
  • condizioni del disco
  • partizioni dell’unità

Utilizzando la freccia a destra si passa ad una schermata con tutti i dettagli di stato dell’unità e poi ad un’altra con l’elenco delle partizioni e successivamente. La quarta è quella di configurazione, perché da lì possiamo modificare:

  • il linguaggio (inglese, cinese e un altro che non capisco)
  • la velocità di boot (fast, normal, slow)
  • il timer di spegnimento del display per inutilizzo (da 5 a 60 sec oppure off)
  • l’attesa prima dell’attivazione dell’unità

L’ultima pagina è molto interessante perché mostra un grafico in tempo reale della temperatura e dei consumi del disco. Questa è anche l’unica che rimane sempre attiva una volta che ci si posiziona sopra, mentre con le altre il display ritorna alla pagina principale dopo alcuni secondi di inutilizzo.

Chiaramente questa del display non è una caratteristica che si possa definire fondamentale, tuttavia se ne possono trarre informazioni importanti a prescindere dal computer a cui si collega il disco. Inoltre ci informa della sua attività sia durante le operazioni di scrittura/lettura che quando si attiva, si disattiva o si scollega dal computer. Diciamo che la dicitura smart case è certamente meritata.

Il case supporta ovviamente sia UASP che il TRIM per garantire velocità e longevità al disco, che offrirà velocità coerenti con la connessione utilizzata. Nel mio caso sono circa 500MB/s sia in lettura che scrittura, utilizzando il case M2 si andrà circa il doppio più veloci.

Conclusioni

Questo prodotto non ha un nome commerciale sintetico, l’azienda si riferisce a lui come Dockcase 10 seconds Power Loss Protection 2.5″ Smart Hard Drive Enclosure, ma ci sono anche le versioni 5 seconds e quelle M2 10 seconds e M2 5 seconds. Quest’ultima è la più conveniente con un prezzo di $59.99, mentre quella in prova costa $109.99. Su Amazon al momento ho trovato solo le versioni NVMe senza bumper, che sono uscite prima sul mercato, ma credo che in futuro arriveranno anche quelle SATA.

Ci sono situazioni in cui questi case possono arrivare a costare quanto il disco che contengono, e quindi possono essere decisamente sovradimensionate, ma ovviamente sono destinati ad un’utenza professionale o che comunque sia particolarmente attenta alla sicurezza dei propri dati. E diventano più interessanti via via che cresce il prezzo dell’SSD incluso e di conseguenza anche la nostra premura relativa al valore suo e dei dati che contiene.

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PRO
PRO Molto robusto e ben assemblato
PRO Dotato di tutto il necessario per smontarlo e rimontarlo
PRO Pratico cavo con adattatore USB-A incluso
PRO Prestazioni massime garantite in base alla connessione scelta
PRO Supporto UASP e TRIM
PRO La PLP hardware tiene al sicuro l’integrità dei dati
PRO Il bumper è un’ulteriore garanzia di resistenza strutturale
PRO Il display fornisce informazioni utili in tempo reale

CONTRO
CONTRO Nulla di rilevante, salvo il fatto che non è strettamente necessario

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.