iMac e Mac Studio potrebbero saltare la generazione M2

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Con l’arrivo di Apple Silicon la lineup dei Mac si è semplificata, perché nell’era Intel avevamo 2 o 3 processori diversi per ogni computer, mentre adesso ne abbiamo 1 o al massimo 2:

  • MacBook Air 13″ solo con Mx base
  • MacBook Pro 13″ solo con Mx base
  • MacBook Pro 14/16″ con Mx Pro e Max
  • Mac Studio con Mx Max e Ultra
  • Mac mini con Mx base e Pro
  • iMac 24″ solo con Mx base

Questo è ciò che si potrebbe osservare superficialmente, ma in realtà ogni singolo chip viene proposto da Apple con numero differente di core CPU/GPU, rendendo la proposta altrettanto variegata.

Quando i Mac utilizzavano i processori Intel, venivano aggiornati anche due volte nello stesso anno, in base alla loro rilevanza sul mercato. Ad esempio sui MacBook Pro è facile trovare delle annate doppie identificate dalle sigle Early, Mid o Late in base al periodo di uscita. È successo nel 2007, 2008, 2009, 2011, 2012, 2013 e nel 2015 ed è andata ugualmente anche per gli iMac, mentre prodotti meno richiesti (come i Mac mini) è capitato che non venissero aggiornati per 2 o 3 anni. I processori c’erano per entrambi, quindi la differente attenzione derivava da una chiara scelta.

Oggi Apple realizza i chip in casa e con Tim Cook al timone molte cose sono cambiate. Tuttavia, la razionalizzazione degli aggiornamenti è rimasta una priorità, così come la strutturazione dell’offerta in scaglioni di prezzo. Intendo dire che ogni nuova uscita è strategicamente pensata per massimizzare i risultati di vendita. Il Mac Studio è un esempio di questo, perché per anni gli utenti Apple professionali si sono lamentati del fatto che le prestazioni migliori si potessero ottenere solo con gli iMac che però limitavano la scelta di un monitor, così Apple ha realizzato un computer desktop sufficientemente potente ma slegato dallo schermo, offrendo comunque lo Studio Display per chi lo volesse, inclusi gli acquirenti di MacBook e Mac mini. E la possibilità di ottenere prestazioni convincenti anche con i chip Mx base a basso costo, ha riportato in auge anche quel Mac mini che un tempo era stata la principale porta d’ingresso al mondo Apple per gli switcher.

Il Mac mini è ritornato ad essere la perfetta macchina per gli switcher

La strategia deve tener conto di tante cose, non solo le possibili richieste degli utenti. Slegandosi da Intel si ha una variabile in meno da considerare, ma il fatto di poter avere un nuovo chip non giustifica necessariamente l’aggiornamento di un computer. Niente qui si fa per caso e gli ultimi due rumor di Mark Gurman prevedono una situazione piuttosto particolare.

Nella sua ultima newsletter domenicale, il giornalista di Bloomberg asserisce di non aver trovato alcuna evidenza del fatto che Apple stia lavorando ad un iMac 24″ M2, concludendo che questo potrebbe saltare un turno ed arrivare direttamente con M3. E insieme a lui è in ritardo anche un possibile iMac Pro con schermo più grande e processori più potenti.

Inizialmente era previsto l’aggiornamento nel primo trimestre del 2023 e sarebbe stato già in ritardo considerato che M2 è in circolazione su MacBook Air e Pro 13″ da giugno 2022 e su Mac mini da gennaio 2023. Nulla avviene per caso, quindi è facile immaginare che le vendite degli iMac 24″ M1 non siano state all’altezza delle aspettative e che Apple abbia quindi deciso di smaltire le attuale scorte puntando su Mac mini in fascia bassa e Mac Studio in quella alta.

La questione si fa più complicata se si considera che nella precedente newsletter del solito Gurman, è stata riportata la concreta possibilità che anche il Mac Studio salti l’aggiornamento M2. In questo caso la motivazione non sarebbe da ricercare nella carenza di vendite, quanto nella volontà di accentuare il gap tra questo computer e il futuro Mac Pro.

A quanto pare, infatti, il più potente Mac in line-up potrebbe avere i SoC M2 Max / Ultra senza una variante superiore e senza RAM e GPU aggiornabili. Se così fosse, lasciando il Mac Studio indietro di una generazione, si potrebbe favorire per qualche tempo la vendita della versione Pro. Un giochetto non certo apprezzabile, ma non del tutto nuovo in quel di Cupertino.

Bisogna comunque considerare che la generazione M2 non è una gran rivoluzione. I miglioramenti rispetto M1 ci sono, ma tutti i report suggeriscono che quella M3 con il passaggio produttivo a 3nm segnerà uno scarto più netto. Inoltre, una certa stabilità del mercato, specie in fascia alta, può essere utile ad ammortizzare meglio i costi per un professionista che cambia il proprio computer in 2 o 3 anni, mantenendo più consistente il valore dell’usato. Ci sono pro e contro in ogni scelta, ma rimanere informati è sempre una buona cosa.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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