Spunta un Apple “compute module” e si riaprono le speranze sul Mac Pro

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Con il passaggio ad Apple Silicon, il computer che più di tutti potrebbe perdere la sua identità è il Mac Pro. Finora abbiamo visto che la forza di questa tecnologia sta nel SoC e, quindi, nell’integrazione dei vari componenti del computer in un unico blocco, delocalizzando solo le NAND della memoria. Il fatto è che, al contrario, il Mac Pro ha bisogno di modularità per garantire ai professionisti espandibilità futura e longevità. Così, fin dai primi mesi in cui si cercava di immaginare una soluzione, ho suggerito che Apple avrebbe potuto riutilizzare in parte la struttura dei vecchi Mac Pro, ovvero con la scheda logica divisa in blocchi.

MacPro_interno

In quelli, la parte verticale della scheda ospitava le varie porte di espansione (anche per la GPU), mentre un carrellino basso aveva una seconda porzione di scheda logica per processore e RAM. E ne esisteva anche una versione che ospitava un doppio processore. Queste parti erano facilmente sostituibili dall’utente, così che si potesse cambiare solo quella e non l’intero computer da una generazione alla successiva.

Slot per doppio processore e singolo processore su Mac Pro 2010 (credits everymac.com)

Almeno l’idea era questa, però poi costava tutto così caro che facevi prima a scegliere dall’inizio se volevi la versione a processore singolo o doppio e successivamente cambiare da te la CPU – tanto era di quelle Intel Xeon standard che potevi trovare abbastanza facilmente.

È dall’inizio della transizione ad ARM che sostengo che Apple potrebbe andare in questa direzione per la sua workstation, mantenendo così i vantaggi dei SoC senza limitare del tutto l’espandibilità per gli utenti. Ovviamente tutto dipende da cosa riusciranno a rendere modulare, ma è chiaro che un computer come il Mac Pro abbia un costo importante anche per la sua struttura – design, materiali, finiture – che ha senso mettere a frutto su un periodo molto più lungo rispetto a quello garantito dal suo hardware interno. Tanto per fare un esempio, il mio Mac Pro 2008 ha ancora oggi un case migliore della maggiore parte delle “torri” che si acquistano nel 2023.

Questa mia idea sembrava inconciliabile con quanto dichiarato da Gurman a fine gennaio, perché secondo le sue fonti RAM e GPU non sarebbero state aggiornabili dall’utente e il Mac Pro sarebbe arrivato solo con M2 Ultra, facendo uno sgambetto al Mac Studio, rimasto (per scelta di Apple) ad M1 Ultra. Intendiamoci, le cose stanno ancora così, nel senso che la sua ipotesi è la più accreditata, ma nelle ultime ore è stato trovato il riferimento ad un compute module all’interno del codice di iOS 16.4 che fa riflettere.

Parlandosi di iOS ed essendo due i codici prodotti rilevati, l’idea è che potrebbe trattarsi di elementi di calcolo potenziati per far funzionare un visore Apple con l’iPhone. Qualcosa che scarichi la necessità di elaborazione dallo smartphone e al tempo stesso non appesantisca il visore. Una sorta di ponte hardware.

mac-nano-1

Un’altra possibilità che solleticano quelli di 9to5mac è quella di un dispositivo super compatto come un raspberry pi, cosa che ad oggi sarebbe assolutamente possibile e che noi avevamo già immaginato tre anni fa con il render del Mac nano. Prodotto che potrebbe anche far girare iPadOS cercando di elevarlo nelle sue funzionalità desktop per le nuove generazioni.

In fin dei conti, però, Jeff Benjamin di 9to5mac spera proprio che questi compute module siano la risposta alla richiesta di modularità del Mac Pro, anche se lui li immagina limitati al comparto GPU (cosa che avrebbe anche senso).

Ne sapremo di più nei prossimi mesi, ma quello della modularità è certamente uno degli aspetti più importanti del Mac Pro con Apple Silicon, perché se dovesse solo avere M2 Ultra e qualche slot per dischi, difficilmente se ne potrà giustificare l’acquisto rispetto al Mac Studio. A meno che Apple non decida di abbandonare quest’ultimo trattandolo come un dispositivo di passaggio, quale è stato ad esempio l’iMac Pro, ma sarebbe davvero una pessima scelta considerando l’ottimo apprezzamento ricevuto dal Mac Studio.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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