♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!
Quando lavoravo nel mondo della grafica, l’acquisto del mio primo Mac Pro fu un momento importante. Era quello a torre del 2008, che già ai tempi chiamavamo grattugia vista la superficie traforata. Possiedo ancora oggi quel computer e non ha perso un grammo del suo fascino, cosa incredibile visto che aveva sostanzialmente lo stesso design del Power Mac G5 del 2003. Parliamo di 20 anni di distanza, che per un computer sono una vera eternità.
La storia del Mac Pro è andata avanti tra altri e bassi, con un lungo periodo in cui il nome si è svuotato del suo più profondo significato, allontanandosi dalla precedente clientela che richiedeva espandibilità. In realtà il Mac Pro cilindro del 2013 a me non era dispiaciuto più di tanto, soprattutto per la sua incredibile ingegnerizzazione profondamente legata ad un design unico. Lo uso ancora oggi dopo una serie di piccoli upgrade e, per quanto non regga il confronto con le recenti macchine dotate di Apple Silicon, svolge ancora un lavoro più che valido per l’uso generale e le limitate applicazioni in ambito audio che ne faccio (in particolare, è la mia postazione podcast).
Apple si è progressivamente allontanata dai settori di nicchia e di alto profilo, abbandonando la linea Xserve nel 2011 e realizzando il Mac Pro 2013 per la prima volta senza slot di espansione. E, come se non bastasse, quel particolare modello non ha ottenuto alcun upgrade dei componenti per ben 6 anni. Ripensandoci ora sembra ancora più assurdo che all’epoca. C’è stato solo un piccolo aggiornamento intermedio che ha cancellato la configurazione base offrendo allo stesso prezzo quella che prima era intermedia, partendo da uno Xeon 6-core (ormai vecchio) e due AMD FirePro D500.
In quei lunghissimi anni come professionista legato al mondo Apple ho profondamente vacillato. È stata la prima volta in cui mi sono seriamente interessato agli hackintosh ed ho ripreso ad utilizzare Windows per alcune attività più impegnative nel campo video. Semplicemente non avevo altre alternative e non ho per nulla nascosto il mio disappunto in quel periodo, con moltissimi articoli critici verso Apple e la sua direzione.
Il breve periodo con l’iMac Pro mi ha dato la possibilità di essere nuovamente operativo nel mondo Apple in attesa dell’anticipato ritorno del Mac Pro. Questo è avvenuto nel 2019, con un progetto ex-novo che poggiava però le basi sul modello a torre con tutta l’espandibilità di cui si poteva aver bisogno. Il problema grosso è stato che da un computer di circa 3000€ si è passati ad uno che costava più del doppio e in una configurazione in cui RAM e disco erano sottodimensionati, per non parlare della scheda grafica di base che non era minimamente sufficiente per foto/video. Ho provato più volte a configurarlo come sarebbe servito per un lavoro come il mio e arrivavo sempre a superare i 10.000€.
La cosa assurda è che poco dopo è stato aggiornato l’iMac 27″ 2020 (l’ultimo della sua linea) che, con un prezzo nettamente inferiore, aveva una GPU superiore, più memoria e uno schermo 27″ 5K integrato. Chiaro che non c’era espandibilità interna via PCIe, ma ha senso pagare 7000€ in più per averla? Per alcuni è stata una necessità, quindi scelta obbligata, ma nel mio caso ho gestito tutto esternamente con un paio di docking station da 300€ senza troppi problemi grazie a Thunderbolt 3. Ogni situazione è diversa, per carità, ma è evidente che anche questo nuovo Mac Pro del 2019 ha mancato l’obiettivo di replicare il perfetto posizionamento del primo modello a torre. Uno che potesse soddisfare i professionisti a tutto tondo, partendo da configurazioni semplici e già valide fino a salire al massimo disponibile per il periodo.
Il problema è stato ancor più evidente quando è uscito Apple Silicon e si è visto che anche il più scalcinato M1 nel MacBook Air riusciva a superare in alcuni aspetti un Mac Pro. Con l’arrivo dei MacBook Pro dotati delle varianti Pro e Max la difficile situazione si è accentuata e il Mac Studio con M1 Ultra gli ha dato la mazzata definitiva. Per alcuni aspetti, in particolare nei settori audio e video, M1 Ultra ha superato Mac Pro con configurazioni di prezzo 4 volte superiori. Nell’ultimo aggiornamento della WWDC23, il Mac Studio è passato ad M2 Max ed M2 Ultra, incrementando ulteriormente le prestazioni, mettendo quasi in ridicolo il vecchio Mac Pro Intel.
Ma il tempo è andato avanti anche per il Mac Pro e, in questo stesso evento, è stata annunciata la sua versione con Apple Silicon. E qui arriva il vero problema dell’attuale situazione, in quanto Apple non è riuscita a fare nulla di quanto si sperava su questa macchina. Eravamo tutti piuttosto sicuri che, in qualche modo, il Mac Pro avrebbe avuto dei vantaggi rilevanti rispetto la versione Studio. Non si sapeva esattamente cosa, ma si era vociferato di una variante Extreme del SoC che unisse due Ultra, oppure di una soluzione custom per poter sostituire i componenti principali o incrementarli senza dover cambiare l’intera macchina, visto il peso che ha il costo del solo case nel prezzo di questo computer (e non parliamo delle rotelle da 500€!).
E invece… nulla di tutto ciò. Il Mac Pro 2023 ha esattamente lo stesso M2 Ultra del Mac Studio 2023, mantenendo i medesimi limiti di aggiornabilità delle specifiche di base. L’unica sostanziale differenza sta nel fatto di avere quei sei slot PCIe gen4 interni: due x16 e quattro x8. Intendiamoci, questa cosa può fare tutta la differenza del mondo per chi si occupa di audio e necessita di schede dedicate oppure per gestire delle regie video, ma il fatto che ora abbia le stesse prestazioni e anche la stessa memoria massima del Mac Studio (192GB) riduce ulteriormente il suo effettivo target di riferimento. Soprattutto perché a parità di specifiche servono 3600€ per questi slot PCIe in più. Inoltre, in moltissimi casi l’uso di un case esterno Thundebolt/PCIe da poche centinaia di Euro può sopperire alla necessità di una particolare scheda, almeno quando il limite della velocità x4 non sia un problema.
Un lato positivo è che la scarsità degli upgrade ha ridotto anche il prezzo massimo del computer, che configurato al top ora richiede 14.019€ invece che circa 60.000€, ma il modello base ha un corposo incremento di prezzo in Italia. Questo è tuttavia giustificato da due fattori:
- ora si parte da 64GB di RAM e 1 TB di archiviazione invece di 32/512GB
- l’uso di M2 Ultra rende inutile il precedente e costoso upgrade della scheda Apple Afterburner per il video, visto che questo SoC offre le prestazioni equivalenti a sette di quelle
Caratteristiche | Mac Pro 2019 | Mac Pro 2023 | ||
---|---|---|---|---|
BASE | MASSIMO | BASE | MASSIMO | |
CPU | Intel Xeon W 8-core | Intel Xeon W 28-core | M2 Ultra 24-core | M2 Ultra 24-core |
GPU | AMD Radeon Pro 580X | AMD Radeon Pro Vega II Duo | M2 Ultra 60-core | M2 Ultra 72-core |
RAM | 32GB | 1,5TB | 64GB | 192GB |
DISCO | 512GB | 8TB | 1TB | 8TB |
Hardware Encode/Decode | Richiede Apple Afterburner | Integrata in M2 Ultra | ||
Prezzo | 6599€ | 62.039€ | 8499€ | 14.019€ |
Il punto è che, a mio avviso, questo Mac Pro non ha molto senso di esistere. Mi spiace usare questo termine abusato e spesso a sproposito, ma è stato davvero un compitino. Stesso case di prima con l’interno del Mac Studio e una bella botta sui prezzi. Sembra di assistere alla volontà di mantenersi virtualmente attivi in questo segmento con un sforzo pari a zero. Non dico che dovesse costare di meno – oltretutto io sto benissimo con lo Studio e non lo avrei considerato a prescindere – ma a questo prezzo doveva rappresentare qualcosa di più per i professionisti che non un rack di schede con finiture pregiare per quello stesso M2 Ultra che si può comprare per molto meno altrove.
Articoli correlati
Software
Oggi Keynote di apertura della WWDC 23: cosa ci attende e dove seguirlo
Mac e PC
iMac e Mac Studio potrebbero saltare la generazione M2