Investimento banda larga in Italia: si fa o non si fa? Qualche aggiornamento

Come negli spaghetti western, i colpi di scena non mancano in questa nuova commedie all’italiana. In 5 giorni siamo passati prima da banda larga si a banda larga no e poi ad un ennesimo dietro front delle istituzioni seguito da un coro di imprenditori che grida la necessità di nuovi investimenti.

Fortunatamente però, dopo il secco no del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, sia il Ministro per lo sviluppo economico Scajola che il vulcanico Ministro Brunetta, hanno cercato di far capire, conti alla mano, che 800 milioni di euro investiti in banda larga creerebbero un nuovo indotto economico, senza contare i 60.000 nuovi posti di lavoro necessari solo per i cantieri.

E poi c’è la giusta analisi di Confindustria, secondo cui:

ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi

Oltre a quelle di Confindustria, sono state moltissime le dure repliche al Governo per questa decisione di rimandare gli investimenti a “dopo l’uscita dalla crisi”.

“La banda larga è uno degli strumenti fondamentali per superare il digital divide che ancora frena lo sviluppo dell’economia e la riforma della Pubblica Amministrazione”, dice apertamente Stefano Pileri, presidente di Servizi Innovativi e Tecnologici, invitando a pensare in modo differente, cioè ad usare questi investimenti come volano per il rilancio dell’economia.

In riferimento alla tanto chiacchiere digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, con Posta Elettronica Certificata e tutto quanto il resto proposto dal Ministro per l’innovazione Brunetta, Guido Scorza, il Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione, ha scritto:

credo sia arrivato il momento di discutere della “copertura” dell’intero Paese con adeguate risorse di connettività – mancano all’appello 8 milioni di cittadini – anche in termini di diritto universale alla banda [..] significa trattare i cittadini in modo diseguale, dividendoli in due categoria: una di serie A i cui appartenenti hanno un effettivo vantaggio dalla digitalizzazione della PA ed una di serie B i cui appartenenti sono ingiustificatamente discriminati e non possono, incolpevolmente, approfittare dei vantaggi offerti dalla digitalizzazione della PA

Intanto le richieste pervenute ufficialmente al Governo per rivedere il blocco di questi fondi continuano. Speriamo che tutto questo baccano serva a qualcosa.

Approfondimenti:
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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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