Le fotocamere compatte ad obiettivi intercambiabili, altrimenti note come mirrorless, EVIL o CSC, hanno conquistato in pochissimi anni il 30% del mercato mondiale della fotografia, rosicchiando consensi a danno delle compatte prosumer, delle bridge e delle reflex entry-level. La domanda di soluzioni di qualità in dimensioni compatte e corpi leggeri c’è sempre stata, anche prima del digitale, ma solo di recente l’industria fotografia ha ripreso a viaggiare in questa direzione a vele spiegate. I due principali produttori di DSLR, Canon e Nikon, non potevano certo ignorare questo crescente mercato ma la loro posizione è molto differente e naturalmente più conservativa rispetto a quella di altri player. Sony NEX, Panasonic G, Olympus Pen, Samsung NX, ecc.. vogliono essere sistemi compatti, completi e competitivi, tali da non far rimpiangere le DSLR, costituendo la vetta più alta dell’offerta fotografia dei rispettivi marchi. Nikon e Canon, invece, hanno già un’identità forte e non nutrono alcun interesse commerciale a creare dei canali paralleli semplicemente per risparmiare alcuni cm di profondità nei loro corpi macchina. Specialmente perché, togliere lo specchio e ridurre la distanza tra sensore e innesto, porterebbe inevitabilmente alla incompatibilità con il loro vastissimo parco di ottiche, a meno di speciali adattatori che ristabilirebbero però le lunghezze gli ingombri originari, vanificando i vantaggi delle “mirrorless”. In sostanza non è possibile semplicemente presentare un corpo compatto, senza specchio, e sperare di utilizzare i propri obiettivi ma si deve creare un intero nuovo sistema. D’altro canto nessuna delle due aziende poteva più permettersi di ignorare questa crescente domanda; per cui hanno risposto, seppure dopo lunga attesa ed in modi completamente differenti.

Canon non ha presentato nessuna EVIL ma la sua Powershot G1-X è pensata per soddisfare le medesime esigenze: alta qualità e corpo compatto. Non ha ottiche intercambiabili ma in compenso quella in dotazione è collassabile (e quindi decisamente compatta) ed il sensore da 1,5″ la porta molto lontano dal suo status “estetico” di compatta prosumer, essendo nella pratica più simile ad un incrocio tra APS-C e Micro Quattro Terzi con obiettivo zoom fisso. Una scelta interessante perché non comporta tutte le complicazioni di cambio ottica e offre dimensioni complessive inferiori, ma che, di contro, è meno flessibile. È pensata per essere la compagna di viaggio tutto-in-uno per il fotografo Canon.

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Nikon, invece, ha scelto la strada più difficile, creando un sistema completamente nuovo di corpi ed ottiche. Il rischio di sovrapposizione e di concorrenza in casa era naturalmente molto alto, ragione per cui Nikon 1 doveva necessariamente differenziarsi da FX e DX. Ciò ha portato al nuovo formato CX, con un sensore di circa 1″, ampiamente criticato per la sua dimensione, giudicata insufficiente a produrre immagini “di qualità”, specie considerando che le mirrorless attualmente sul mercato si basano su sensori ben più grandi: 4:3 ed APS-C.

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Le critiche sono comprensibili ed in parte condivisibili, seppure vi siano numerose attenuati logico-commerciali a giustificare tale scelta. Ma il nostro obiettivo non è quello di decidere cosa Nikon avrebbe dovuto fare. Noi ci vorremmo limitare semplicemente a valutare i risultati, cercando di non essere troppo prevenuti ma con l’asticella delle aspettative sicuramente elevata.

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Caratteristiche tecniche
Essendo un sistema nuovo non si può parlare del modello in prova senza fare una rapida panoramica dell’offerta. I due corpi attualmente esistenti sono veramente molto simili, la V1 è praticamente una J1 con alcune caratteristiche in più:

Caratteristica Nikon J1 Nikon V1
mirino no elettronico, integrato, 1.4 milioni di pixel
display 3″ 460.000 punti 3″ 921.000 punti
otturatore elettronico elettronico e meccanico
sync flash max 1/60 max 1/250
porta accessori no presente
flash integrato no (disponibile su porta accessori)
ingresso microfono no si, minijack
Altri miglioramenti che troviamo nella V1 sono una batteria di maggiore capacità ed un leggerissimo accenno di impugnatura sul frontale.

gamma nikon 1

Il sensore in formato CX (13.2 mm x 8.8 mm) è in grado di catturare immagini da 10.1 megapixel e video in formato FullHD. Il FOV crop è piuttosto spinto e porta ad un moltiplicatore di focale da 2,7x, per cui l’obiettivo zoom standard 10-30 mm f/3.5-5.6 corrisponde nel formato pellicola ad un 27-81 mm. Tra gli obiettivi attualmente disponibili l’unico luminoso è il grandangolo fisso da 10mm f/2.8 (equiv. 27mm), poi c’è un telezoom 30-110 mm f/3.8-5.6 (equiv. 81-297 mm) ed un tutto-in-uno 10-100 mm f/4.5-5.6 (equiv. 27-270 mm). Escludendo il fisso, gli altri 3 obiettivi possiedono tutti la stabilizzazione (VR) ma solo il 10-100 mm ha lo zoom controllabile elettronicamente con una levetta, cosa che lo rende particolarmente adatto alla registrazione video (per fluidità e rumorosità). Tuttavia ha un peso ed una dimensione spropositata rispetto i piccoli corpi macchina.

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Scegliendo la J1 si risparmia qualcosa rispetto la V1, ma si si dice addio, tra le altre cose, anche alla possibilità di espansione tramite la porta accessori, per la quale esistono al momento un flash ed un modulo GPS. Rimane salva la possibilità di utilizzare l’adattatore F-Mount con il quale è possibile collegare alle piccole della serie 1 gli obiettivi Nikkor, sia DX che FX. Con le lenti AF-S, di recente generazione, rimangono attivi sia l’AF che l’AE, con qualche limitazione secondaria trascurabile. L’idea potrebbe essere interessante per i super tele, dal momento che un semplice 200 mm rende come un 540 mm grazie al moltiplicatore. Tuttavia non mi sembra poi una grande cosa dal momento che chi ha lenti del genere ha sicuramente almeno un corpo DX e considerando anche la spesa per l’adattatore alla fine potrebbe essere più logico tagliare le porzioni di immagini in post-produzione per ottenere ingrandimenti, piuttosto che farlo fare al FOV crop. Senza considerare che la sproporzione tra ottica e corpo macchina è quanto meno vistosa.

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Caratteristiche interessanti delle Nikon 1 che avremo modo di approfondire in seguito, sono la grande velocità del processore che permette di scattare fino a 60 immagini al secondo nel pieno formato e la messa a fuoco sia per rilevamento di fase che per contrasto.

Corpo ed ergonomia
La piccola J1 ha un corpo completamente liscio con scocca in alluminio. A dispetto delle ridotte dimensioni la struttura sembra solida ed il peso è tale da rafforzare questa sensazione. Non c’è nulla che faccia pensare neanche ad un accenno di impugnatura, ma l’ergonomia non è così malvagia come si potrebbe immaginare. L’indice va sul pulsante di scatto ed il dito medio finisce automaticamente sulla parte bassa dell’obiettivo, fornendo un punto d’appoggio efficiente quanto inatteso.

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Meno bene il retro dove tra il grande display ed i controlli si trova solo una piccola area gommata per poggiare il pollice, il quale finisce inevitabilmente per coprire un po’ la ghiera dei modi ed un po’ il display. Tutto per contenere al massimo le dimensioni complessive di questa EVIL che è tra le più piccole del mercato.

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L’obiettivo 10-30 VR del kit è di tipo collassabile per cui va sbloccato ed esteso prima dell’uso. Quando è chiuso è poco ingombrante, l’innesto è in metallo e la costruzione leggera ma solida. Tutti gli obiettivi Nikon 1 sono sprovvisti di ghiera per la messa a fuoco manuale e l’unica presente è quella per il controllo dello zoom. Sul piccolo corpo della lente si alternano differenti materiali in un insieme armonico: la piccola base in plastica con le sigle, una striscia in metallo brunito con le lunghezze focali, la ghiera gommata per lo zoom (dal buon grip) ed infine un’ultima ed elegante striscia metallica brunita.

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Premendo il pulsante posto lateralmente e ruotando la ghiera, l’obiettivo si sblocca e la fotocamera si accende. Una soluzione simile l’ho vista di recente nella Fuji X10 la quale si accende e si spegne con il blocco/sblocco della lente. Nella J1 invece funziona solo l’accensione, probabilmente perché, avendo ottiche intercambiabili, la chiusura potrebbe avvenire anche in prossimità di una sostituzione e non per riporre la fotocamera. Tuttavia sarebbe stato più logico dare la possibilità di scelta all’utente con una opzione nel menu.

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Display
La diagonale è di 3″ e la risoluzione di 460.000 punti, pur essendo meno rispetto ai 921.000 della V1 la qualità di visione è buona, sia durante l’inquadratura che la riproduzione, nonché nella gestione dei menu. All’aperto rimane ben visibile in quasi tutte le circostanze, anche con luce forte purché non sia diretta. In questi casi sarebbe utile il mirino elettronico che però è disponibile solo nella V1.

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Impostazioni e controllo
Per quanto il retro della J1 appaia piuttosto classico nella disposizione dei comandi, nella pratica si dimostra molto diverso da ciò che ci si aspetta. Innanzitutto la ghiera dei modi, posta in verticale ad altezza del pollice, presenta solo 4 posizioni: filmato, immagine fissa (in verde), selezione foto intelligente ed istantanea in movimento. Dentro la posizione verde si trovano l’automatico (che si adatta sulle scene identificate) ed i metodi PASM, ma è necessario accedere al menu delle impostazioni di ripresa per cambiare il modo. Il pad centrale include una ghiera ed ha quattro scorciatoie, ma anche qui, a dispetto di una impostazione classica, ci troviamo di fronte ad alcune scelte “originali”. Intanto ci si aspetterebbe di agire sul parametro attivo tramite la ghiera (ad esempio il tempo nel modo S), ma invece questa gira senza sortire alcun effetto ed il cambio si esegue con il selettore in alto a destra, quello che in modalità di riproduzione serve a controllare lo zoom (come si intuisce dalle classiche icone disegnate a fianco). Inoltre le scorciatoie nelle quattro direzioni non sono personalizzabili, per cui ci troviamo ad avere sempre vicine le impostazioni del flash (sotto) e dell’autoscatto (sinistra), ma non la sensibilità ISO o il modo AF che sono invece relegati nel menu.

Altro tasto che poteva essere gestito molto meglio è [F], il quale ha solo una funzione per modo: in “filmato” permettete di scegliere tra normale o a rallentatore, in “immagine fissa” imposta lo scatto singolo o a raffica e in “istantea in movimento” permette di scegliere un tema. Anche questo non è personalizzabile tramite il menu, cosa che sarebbe risultata particolarmente comoda per sopperire alla mancanza di accessi diretti per le funzioni più importanti. Sarebbe bastato inserire qui dentro una lista rapida per bilanciamento del bianco, ISO, modo AF e modo AE per incrementare l’efficienza in modo drastico. Testando moltissime fotocamere mi è evidente che esistano degli assunti di base che vengono mantenuti da tutti i produttori, una sorta di linguaggio comune. Le Nikon 1 sembrano invece progettate partendo da zero, come se l’unica cosa importante fosse la semplicità d’uso per il neofita. Ammetto di essere rimasto stupito da questo indirizzo, specie perché ho sempre notato in Nikon, più che in altri marchi, l’attenzione nel fornire al fotografo rapidi accessi a tutti i comandi, anche i meno importanti.

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Nella J1 non v’è traccia della completezza che si trova nelle reflex Nikon, sembra di avere di fronte le impostazioni di una piccola compatta. Ci sono solo tre sezioni, identificate da altrettante icone disposte in verticale sul lato sinistro: riproduzione, impostazioni di ripresa e preferenze. Ognuna di queste contiene una lista di voci piuttosto chiare e le impostazioni sulla destra sotto forma di testo o icone a seconda dei casi. Tutto sembra pensato per un approccio semplice ed amichevole ma purtroppo alcuni settaggi sono eccessivamente semplificati (ed. D-Lighting solo On/Off), alcuni mancano totalmente (nessuna scelta tra AF per rilevamento di fase o contrasto) e non c’è traccia di personalizzazione dei pulsanti fisici.

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Altra cosa gestita male è la compensazione dell’esposizione. Il tasto di accesso diretto (a destra sul pad) è molto comodo ma nel metodo M le variazioni di tempo non mostrano nessun cambiamento sul display e per scoprire quanto i parametri incidano sulla foto dobbiamo prima scattarla. Leggermente meglio nei metodi semi-automatici, come S ed A, dove l’effetto della compensazione viene mostrato in preview, ma non mentre la si modifica: si deve entrare in compensazione, impostare un valore con la ghiera e poi premere OK per vederne l’effetto. Se è troppo, o troppo poco, si deve rientrare nuovamente nel menu compensazione ed andare avanti a tentativi. Assolutamente scomodo.

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Molto più canonici, nella disposizione e nell’uso, i quattro tasti ai margini del pad che gestiscono le informazioni sul display, il passaggio alla modalità di riproduzione, l’accesso al menu ed il cestino. In alto a sinistra il pulsante di sblocco del flash popup, non presente nella V1, che si estende sopra il corpo per poco meno di 3cm, al fine di evitare coni d’ombra causati dall’obiettivo. Il numero guida è 5, in linea con la maggior parte delle EVIL ma sicuramente non troppo efficiente. Inoltre avendo solo l’otturatore elettronico il sync con il flash si ferma a 1/60, rendendo difficile l’utilizzo come flash di riempimento in piena luce (si deve sicuramente chiudere molto il diaframma). La V1 possiede anche l’otturatore meccanico (attivabile dal tasto [F]) che arriva a 1/250 ma in quel caso il flash non è incluso nel corpo e si deve ricorrere all’acquisto separatamente per poi collegarlo alla porta accessori.

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L’area superiore è liscia e con pochissimi pulsanti. Vi si trova il classico On/Off, al lato del quale si attiva una piccola spia verde quando la fotocamera è accesa, un grande pulsante di scatto a doppia corsa, leggero ma dal feedback piacevole, ed il tasto per attivare ed interrompere la registrazione video.

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Messa a fuoco ed esposizione
Una interessante caratteristica delle Nikon 1 è quella di possedere sia l’AF per rilevamento di fase (ben 73 punti) che quello per contrasto (a 135 aree). L’utente non ha nessuna possibilità di intervenire per scegliere l’uno o l’altro, il passaggio avviene automaticamente secondo le specifiche decise da Nikon che fanno privilegiare l’AF di fase quando la luce è sufficiente e negli altri casi quello per contrasto. A prescindere dalla mancanza di opzioni, la messa a fuoco è generalmente rapida e precisa, quando c’è buona illuminazione non si fa in tempo a premere che già l’indicatore sulla scena identifica i punti a fuoco con un rettangolo verde. Si può scegliere l’AF completamente automatico, che può rilevare anche i volti, oppure quello spot con la possibilità di muovere il punto di fuoco con i tasti direzionali del pad dopo la pressione del tasto centrale OK. Quando la luce scarseggia la messa a fuoco per contrasto entra in gioco, è più lenta rispetto quella per rilevamento di fase ma sempre valida, praticamente alla pari con le recenti Panasonic Micro Quattro Terzi. Attivando la messa a fuoco manuale la pressione del tasto OK crea un ingrandimento e la ghiera nel pad direzionale si usa per definire la distanza per poi confermare con una successiva pressione di OK. L’area centrale viene ingrandita ma la qualità scende e non è molto semplice focheggiare con precisione. Peccato che Nikon abbia deciso di non dotare gli obiettivi della serie 1 di una piccola ghiera di messa a fuoco, questo avrebbe sicuramente reso le cose più semplici. Il tracking mi ha stupito per efficienza, una volta attivato si identica la parte del soggetto da mettere a fuoco tramite il pad e dopo aver confermato la fotocamera lo segue in ogni spostamento, anche quelli più rapidi. Inoltre se l’area identificata esce dal quadro viene ripresa istantaneamente al suo rientro. Veramente eccellente per una EVIL di queste dimensioni.

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L’esposizione è calcolabile in modo del tutto automatico, oppure si può scegliere quella bilanciata dal centro o spot. I risultati in questo ambito sono buoni e quasi sempre si ottiene una foto esposta correttamente. Si deve agire di compensazione in rari casi, giusto in contro-luce o quando ci sono aree troppo scure ed è necessaria una correzione per recuperare dettagli. Per modificare il modo AE si deve sempre accedere al menu ma essendo presente il blocco AE/AF, come scorciatoia del pad direzionale, si può calcolarla in punto diverso e riquadrare.

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Qualità d’immagine
Vista la ridotta dimensione del sensore, che è pur sempre nettamente più grande di quello delle compatte prosumer, mi aspettavo la maggiore delusione proprio dalle foto. In verità la Nikon J1 si comporta molto meglio di quanto potessi immaginare con una gamma dinamica estesa e colori sufficientemente fedeli. La scelta di limitarsi a 10.1 megapixel è sicuramente premiante in questo senso e dopotutto le immagini di questa dimensione sono già sufficientemente grandi per quasi tutti gli impieghi. Scattando in formato RAW+JPG ho potuto verificare che la fotocamera esegue una serie di correzioni importanti in modo del tutto automatico, eliminando ad esempio l’aberrazione cromatica laterale che, sul 10-30 in dotazione, si evidenzia sui bordi nelle aree di forte contrasto. Per qualche ragione inspiegabile Nikon ha però deciso di non includere la correzione delle distorsioni dell’ottica in camera, per cui anche scattando in JPG a 10mm si nota il classico barilotto del grandangolo (a sinistra). Il 10-30mm ha una distanza di messa a fuoco minima abbastanza ridotta che permette di ottenere anche un accenno di macro (a destra).

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L’obiettivo 10-30mm (equiv. 27-81mm) ha un rapporto di ingrandimento di 3x, per cui il tele è limitato.

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Vista la dimensione del sensore e la ridotta luminosità di quest’ottica (f/3,5-5,6) bisogna spingersi al massimo ingrandimento per avere un po’ di controllo sulla profondità di campo. Lo sfondo viene comunque sfocato in modo gradevole.

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Anche il bilanciamento automatico del bianco è quasi sempre affidabile ed efficace e con un po’ di intervento sul Picture Control (classico di Nikon) si riescono ad ottenere risultati soddisfacenti scattando direttamente in JPG.

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Una piccola nota riguardo l’obiettivo 10-30 è che il sistema di stabilizzazione VR, impostato in modo automatico, sembra richiedere qualche istante di pausa tra la messa a fuoco e lo scatto per entrare in azione. Purtroppo mi sono accorto del problema solo dopo essere rientrato a casa notando che più di una foto con tempo 1/25 presentava un fastidioso micro-mosso.

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Resa ad alti ISO
Dove la dimensione del sensore in formato CX non può certamente fare miracoli è nel contenere il rumore nelle fotografie con sensibilità elevate. Di norma si può considerare valido l’assunto secondo il quale un sensore più grande riesce a gestire meglio gli alti ISO. La tecnologia però avanza per cui la differenza si affievolisce prendendo in esame prodotti di diverso periodo. Guardando ai numeri di DxOMark rispetto la resa ad alti ISO, nel confronto con il sensore Quattro Terzi di superficie quasi doppia (129,36mm2 contro 224,9mm2) la Nikon J1 si difende bene con la Panasonic G1 ma viene stracciata dalla contemporanea G3. Interessante notare però che la piccola J1 ottiene risultati migliori nella profondità colore e gamma dinamica pur avendo un sensore più piccolo.

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Questo vuol dire non solo che i risultati sono già oggi migliori rispetto le compatte prosumer (compresa la Fuji X10 con il suo sensore da 2/3″) ma che ci sono anche margini di miglioramento sicuri per il futuro del sistema CX. Resta di fatto, però, che la J1 e la V1 non sono fotocamere particolarmente indicate per gli scatti serali perché, seppure raggiungano i 3200 ISO (6400 in modalità Hi1), già ad 800 ISO il rumore è chiaramente presente, specie nelle aree scure:

Fortunatamente nelle impostazioni della sensibilità, sempre tramite menu non avendo un accesso diretto dedicato, vi è la possibilità di impostare tre posizioni semi-automatiche: 100-400, 100-800 e 100-3200. In questo modo l’utente potrà decidere quale limite fissare a seconda dell’uso cui sono destinate le immagini. I 3200 ISO sembrerebbero eccessivi avendo visto il rumore ad 800, invece si dimostrano ancora usabili, specie se nel quadro non vi sono troppe aree d’ombra:

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Comunque quando ci si trova al chiuso e con illuminazione insufficiente, ho trovato più utile scattare completamente in manuale, aiutandosi con l’indicatore dell’esposizione che appare sul display (in modo da capire facilmente se c’è necessità di compensare in un senso o nell’altro). Questo perché con i metodi completamente automatici la J1 tende a preferire tempi relativamente lunghi se il soggetto è animato (1/50 o 1/60) per non salire troppo con la sensibilità, con il risultato che più di una volta ho trovato del mosso quando sarebbe stato possibile evitarlo. Ovviamente anche questo comportamento non è modificabile dalle preferenze.

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Modalità video
Un aspetto sicuramente interessante delle Nikon 1 è la capacità di registrazione filmati in FullHD. Ormai le fotocamere sono sempre di più degli ibridi e la componente video ha acquisito un ruolo determinante nella scelta, sia dei modelli consumer che di quelli professionali (e prova ne sono le nuove DSLR Canon e Nikon). La J1 si comporta bene con una qualità video piuttosto elevata ed una buona risposta sul piano della messa a fuoco e dell’esposizione. Anche in questo campo c’è pochissimo controllo se non per i vari formati, tra cui il 1080p. Vediamo i punti chiave in questo breve montaggio:

Il tasto [F] in modalità video permette di attivare il “rallentatore” che acquisisce immagini ad una frequenza elevatissima per poi riprodurli a 60fps, ottenendo uno slowmotion d’effetto. Purtroppo si possono acquisire solo pochi secondi (che diventano circa un minuto) e il formato si riduce a 640 x 240 (insolitamente schiacciato). Ecco un esempio:

Funzioni Extra
Ho lasciato per ultime le caratteristiche forse più promozionate delle Nikon 1: la selezione foto intelligente e lo scatto in movimento. Il mio personale disappunto è che questi due modi si siano guadagnati un posto di rilievo nella ghiera principale a scapito dei più importanti PASM. Per capire cosa sono e come funzionando, si deve sapere che la J1 inizia a scattare immagini, in modo del tutto invisibile all’utente, già nel momento in cui si effettua la prima pressione del pulsante di scatto per mettere a fuoco. Finché si rimane con il dito giù, in attesa di catturare l’immagine, la fotocamera immagazzina fotografie a piena risoluzione alla velocità di 60fps. Dopo aver atteso il momento esatto da immortalare, può capitare di farsi prendere dalla foga e scattare poco prima o, al contrario, arrivare lunghi e perdere il momento magico. Con la selezione foto intelligente la fotocamera analizza le 60 immagini a cavallo dello scatto, 30 prima e 30 dopo, selezionando automaticamente, in base ad un proprio algoritmo, le cinque considerate “migliori” e salvando solo queste. Sembra davvero magico, ma ha anche i suoi lati negativi. In primo luogo è possibile salvare solo in JPG, secondariamente l’operazione impiega il buffer per circa 10 secondi, tempo nel quale si può fare altro ma non una nuova cattura, ma, soprattutto, la scelta degli scatti migliori è tutt’altro che prevedibile. Capita ad esempio che vengano preferite immagini senza mosso ma con soggetti ad occhi chiusi piuttosto che il contrario. Non che sia necessariamente un errore ma, ancora una volta, non abbiamo la possibilità di influenzare in alcun modo la scelta. Il secondo modo creativo è lo scatto in movimento che, sulla carta, mi aveva particolarmente colpito. In effetti l’idea è simpatica perché grazie alla stessa logica di pre/post-buffering la J1 cattura alcuni istanti prima e dopo del fermo immagine e li monta in un breve video che poi la fotocamera ci mostra prima della fotografia, aggiungendo anche musica e dissolvenze (ci sono solo 4 temi: bellezza, onde, relax, dolcezza). Anche qui non è tutto oro quello che luccica dal momento che vengono in effetti memorizzati due elementi distinti: il breve video e l’immagine, rigorosamente in JPG. È la fotocamera che nel playback li mostra collegati in quel modo mentre una volta scaricato tutto sul computer, la magia, sparisce.

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È importante sottolineare che anche nelle altre modalità è possibile attivare lo scatto a raffica da 60fps ma il buffer della J1 si satura dopo 12 immagini rendendo probabilmente più utile la velocità di 10fps, in modo da catturare almeno un secondo di attività. Positiva scoperta è che il buffer rimane di 12 fotografie sia in JPG che in RAW ma anche attivando il salvataggio RAW+JPG.

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Collegamenti, batteria e memoria
Dietro lo sportellino laterale della J1 si trovano le porte mini HDMI e mini USB. Nello stesso scompartimento la V1 possiede anche l’ingresso mini jack per il microfono esterno che qui, purtroppo, manca. In basso a destra si trova il vano che contiene la batteria e la memoria SD, la cui apertura è a molla dopo lo sblocco. La durata dell’alimentazione è di circa 200/250 scatti ed anche sotto questo aspetto la sorella maggiore fa meglio.

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voto 3Conclusioni
Giudicare una Nikon 1 è tutt’altro che semplice. Da un lato la lunga attesa di queste EVIL e la fama del marchio hanno gonfiato le aspettative e dall’altro il prodotto finale sottolinea con alcune scelte forti la sua destinazione prettamente consumer. I corpi sono sicuramente belli nella loro pulizia e sono realizzati con discreta cura, così come i piccoli obiettivi. Ma appena impugnata la J1 e dato uno sguardo al layout dei controlli si capisce che non è destinata al fotografo “maturo”. L’eccessiva importanza data ai modi di scatto “creativi” a danno dei più importanti PASM, la mancanza di qualsiasi livello di personalizzazione dei tasti e delle funzioni evolute, i menu eccessivamente “basic” e qualche leggerezza qua e là (accettabile vista la gioventù) chiariscono che l’utente perfetto della J1 è quello che vuole solo scattare buone foto senza preoccuparsi troppo del resto. E in questo la J1 è eccellente. Prima di testarla pensavo che il sensore CX, piccolo rispetto le EVIL concorrenti, sarebbe stato il vero tallone d’Achille, ma mi sono dovuto ricredere. Le immagini presentano una gamma dinamica ampia, colori realistici ma vividi ed un elevato livello di dettaglio. La resa ad alti ISO non è al passo delle migliori EVIL, come le più recenti Sony NEX APS-C, ma si difende decisamente meglio di quel che sospettavo, tant’è che non lo considererei un aspetto particolarmente negativo. Ad onor del vero sospetto che la J1 rispecchi esattamente i canoni con cui Nikon l’ha ideata e soddisfi perfettamente le esigenze dell’utente tipo per il quale è progettata. Il problema è che quell’utente non sono io e dovremo aspettare i dati di vendita per capire se Nikon abbia identificato una reale richiesta del mercato. La mia impressione sulla base delle richieste di informazione ricevute è che vi sia molto interesse sulle Nikon 1, ma principalmente da parte dei “non specialistici”. In sostanza è probabile che in Nikon abbiano centrato il loro obiettivo alla perfezione ma la J1 non è una fotocamera alla quale sento di poter dare un voto troppo positivo. Per essere una compatta è grossa e costosa e rispetto alle altre EVIL pecca di numerose funzioni in favore di altre più “giocose” ma non essenziali. Forse sono un po’ duro con il voto ma credo che Nikon, seppur giustificata dalle premesse iniziali, abbia preso una direzione poco “nikonista” in questo caso.

Costi
Il prezzo della J1 in kit con il 10-30 è di 478€ su APMShop.it con garanzia italiana Nital ed SD Card Lexar Professional da 8GB. È disponibile in nero, bianco, rosso, silver e rosa, così da accontentare praticamente tutti i gusti. Ad un prezzo analogo si può prendere una compatta di classe pro come la Nikon P7100 già recensita o, meglio ancora, la Fuji X10 che offre un valido sensore da 2/3″, un corpo più robusto, un’ottica più luminosa e dalla maggiore escursione, molte più funzioni, controllo avanzato ed un mirino ottico, il tutto in uno spessore inferiore. Oppure si potrebbe aggiungere qualcosa in più e prendere una Sony NEX C3 che, pur non offrendo i controlli fisici ed il robusto corpo della X10, ha un grande e valido sensore APS-C e molte funzionalità utili. Tutto sommato la J1 vale il suo prezzo secondo il mio personale parere, il problema è che ci sono molte alternative allettanti e lei non è in grado di offrire molto di più in termini di qualità d’immagine, né per le ottiche (ancora troppo poche), per maneggevolezza, praticità e look&feel. La V1 è un prodotto più interessante per caratteristiche grazie al mirino, porta accessori ed ingresso microfono ma il prezzo è quasi doppio e la spesa diventa poco sensata rispetto le alternative di mercato.

PRO
 Buona qualità d’immagine
 Corpo compatto, liscio e ben bilanciato
 Molto rapida in ogni operazione, dall’accensione alla gestione dei menu
 Sistema ibrido di messa a fuoco (per rilevamento di fase e contrasto) molto veloce
 Fuoco continuo con tracciamento del soggetto particolarmente efficiente
 Buona valutazione dell’esposizione
 Display non troppo risoluto ma nitido e visibile anche di giorno
 Utilizzo molto semplice
 La funzione selezione foto intelligente può risultare utile per le foto con molti soggetti
 Produce JPG già molto validi (i RAW diventano meno necessari)
 Scatta raffiche a 60fps (seppure il buffer ne mantenga solo 12)
 Modo video ben realizzato con AF continuo ed AE validi
 Con l’adattatore si possono usare obiettivi AF-S con moltiplicatore 2,7x (utile in tele)

CONTRO
Pro Molte delle funzioni importanti si trovano solo nei menu
Pro Nessun tasto personalizzabile e molti sono sprecati per funzioni usate saltuariamente
Pro Pochissimo controllo da parte dell’utente
Pro I JPG vengono corretti da vignettatura e aberrazioni cromatiche ma non dalle distorsioni
Pro La compensazione dell’esposizione non ha anteprima in tempo reale durante le modifiche
Pro Ci sono ancora poche ottiche nel sistema Nikon 1
Pro Poco controllo sulla profondità di campo a causa del sensore CX e dell’ottica poco luminosa
Pro In modalità automatica viene mantenuto l’ISO basso anche aumentando i tempi con rischio di mosso
Pro Posizionata in un segmento di costo in cui ci sono altre offerte forse più allettanti
Pro Manca l’ingresso per il microfono esterno
Pro
 Durata della batteria solo sufficiente
Pro Peccato manchi la porta accessori, anche perché il flash è poco potente ed utile

QUALCHE IMMAGINE

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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