Recensione: Meizu M2 “mini”, tanto potenziale non pienamente sfruttato

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Alcuni anni fa il termine “Cinafonino” contraddistingueva i telefoni e gli smartphone progettati e commercializzati da aziende cinesi (certo, sono anche prodotti da esse, ma è meglio dare maggiore distinzione, perché la produzione coinvolge anche dispositivi che non sono stati ingegnerizzati in Cina, come l’iPhone). Era un termine positivo e anche dispregiativo allo stesso tempo: nel primo caso ricadeva sicuramente il fattore costo, molto basso rispetto agli smartphone pensati per l’Occidente, mentre nel secondo vi era la bassa qualità e spesso anche la scarsa propensione all’uso dalle nostre parti senza adattarlo o, nel peggiore dei casi, adattarsi. Tutto questo è però cambiato da tempo. Oggi abbiamo aziende come Huawei e Xiaomi che non hanno nulla da invidiare agli altri blasoni, col mercato che sta dando loro ragione grazie a vendite stellari, specialmente per la prima. Poi ci sono altre realtà come Meizu e Oppo che stanno acquisendo gradualmente rilevanza anche al di fuori della Grande Muraglia. Proprio di Meizu parleremo in questa recensione, con una delle loro proposte di fascia entry-level: M2.

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Caratteristiche principali

Attenzione al nome: spesso vi è confusione tra M2 e M2 Note, alimentata anche dall’aspetto identico. La differenza principale è il display: M2 è il più piccolo, dotato di uno schermo da 5″ con risoluzione HD. L’altra diversità è nel processore, che non è octa-core come nel caso di M2 Note bensì un quad-core: Mediatek MT6735 a 64-bit con frequenza di 1,3 GHz. La GPU, invece, è una Mali T720MP2. Per quanto riguarda la memoria, troviamo 2 GB di RAM (rara abbondanza, nella fascia di prezzo in cui viene proposto, al di là dei brand cinesi solo Motorola sta gradualmente andando oltre il singolo GB sotto i 200€) e 16 GB di archiviazione, espandibili tramite microSD. Il Meizu M2, che l’azienda ha di recente iniziato a chiamare “mini” per meglio distinguerlo dal Note, è un dual SIM con schede in formato nano.

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È bene precisare che se si decide di installare una scheda di memoria tale caratteristica andrà persa, in quanto verrà occupato il secondo slot. Altro classico, per fortuna in lenta ma progressiva scomparsa, è l’assenza della banda LTE 800, che creerà difficoltà soprattutto agli utenti Wind non disponendo essa della banda 1800, supportata da M2 insieme a quella 2600, la più performante. La connettività Wi-Fi copre tutti i principali protocolli 802.11, a/b/g/n ed è dual band per la gioia di coloro che sfruttano le reti a 5 GHz. Il comparto fotografico prevede sul retro un sensore da 13 MP con apertura f/2.2 e flash LED, mentre frontalmente è presente un’unità da 5 MP. Per concludere troviamo Bluetooth 4.0, GPS, i soliti sensori (ad eccezione del giroscopio che è emulato via software) e una batteria non rimovibile da 2.500 mAh. Niente da fare per NFC e, un po’ a sorpresa, radio FM. La confezione è stilisticamente accattivante, ma spartana in termini di accessori inclusi. Telefono, graffetta per l’estrazione del carrellino nano-SIM, caricabatterie italiano con cavo microUSB e un piccolissimo manuale rapido.

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Design ed ergonomia

Come nel caso di Ulefone Paris, anche qui non manca un omaggio estetico all’iPhone. Il colpo d’occhio è indubbiamente ben riuscito, anche se sarebbe preferibile che Meizu desse una maggiore identità ai suoi prodotti. Non bisogna lasciarsi ingannare, però: la cover posteriore non è in metallo, ma in plastica. Finché lo si guarda può sorgere confusione, è al tatto che si capisce la differenza. Appare comunque ben costruito con la sua scocca Unibody ed offre quattro colorazioni differenti: grigio (quelli in prova), bianco, azzurro e rosa. L’azienda lo posiziona, non a torto, verso un pubblico giovane. Il frontale prevede la protezione in vetro con tecnologia Dragontrail, alternativa asiatica (ma non cinese; la sviluppatrice è la nipponica Asahi) al più comune Gorilla Glass di Corning.

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L’aspetto si conferma nel complesso gradevole e probabilmente nella prossima generazione lo sarà ancor di più, grazie al nuovo logo molto più sobrio che Meizu ha introdotto sui flagship come Pro 5. Davanti non troviamo alcuna scritta, anche qui scelta positiva Apple-iana che tra gli altri marchi occidentali solo Motorola riprende. Sotto al display vi è un solo pulsante fisico, chiamato mBack, ben centrato e gradevole grazie alla cornice argentata che lo contiene. Tre le funzioni principali: con una pressione breve si torna alla schermata home, con una prolungata si blocca lo schermo, mentre con un semplice tocco si torna indietro all’interno di un’app. Se si è abituati ai tre pulsanti della maggior parte degli smartphone Android, occorrerà un po’ di pratica per farci l’abitudine. Nulla di scoraggiante, però, basta poco tempo per sentirsi a proprio agio. Il pulsante non ha retroilluminazione, ma non gli occorre: essendo unico, centrale e molto ampio, non si può sbagliare. Inoltre la cornice metallica riflette e lo rende visibile anche con poca luce. Nella parte alta, accanto al vivavoce, abbiamo un piccolo LED di notifica. Ha una tonalità bassa e fredda, ma fa comunque il suo dovere.

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In merito all’ergonomia, ho un giudizio contrastante. Spesso 8,7 mm e “pesante” 131 g, è davvero molto agile da maneggiare. I 5″ lo rendono comodo per l’uso ad una mano in quasi tutte le situazioni, solo la gesture dall’alto per richiamare il centro notifiche è più semplice con il supporto della seconda. Il grip non è eccezionale e in più occasioni ho avvertito il rischio che scivolasse con conseguenze non piacevoli per lo schermo. A proposito di quest’ultimo, devo dire che le ditate non incidono tanto come temevo. Intendiamoci, soprattutto se si va spesso in una determinata area o si fa una pressione prolungata risulteranno visibili, ma come si sono formate è anche facile rimuoverle.

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I tasti laterali sono tutti sulla destra: volume e sblocco schermo. Per la mia mano sono un po’ troppo in alto, infatti dopo oltre un mese di utilizzo mi capita spesso di bloccare il telefono invece di alzare o abbassare il volume. Una seccatura di qualche secondo, per carità, ma è pur sempre una seccatura. A sinistra vi è il solo carrellino per SIM e microSD, con il quale ho avuto qualche problema: l’estrazione con la graffetta in dotazione è davvero troppo dura. Dopo svariati tentativi, condotti non solo da me, siamo riusciti nell’intento ma la copertura si è un po’ allentata ed ora traballa leggermente. Nel bordo inferiore troviamo il microfono principale, la porta microUSB al centro e l’altoparlante. Sul lato superiore il jack da 3,5 mm per le cuffie e il microfono secondario per la riduzione del rumore.

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Display

Lo schermo da 5“, realizzato con tecnologia IPS full laminated, è un bel vedere. Con risoluzione 720 x 1280 pixel presenta un rapporto ppi di 293, il che lo rende un ”quasi Retina”. Nell’uso quotidiano non ci si accorge di pixel o scaletatture, a meno che proprio non vogliamo impegnarci a vederli. Ogni elemento, testuale e grafico, viene visualizzato in modo nitido. Tramite le impostazioni possiamo anche decidere di regolare parametri come la temperatura colore, ma nel mio caso ho preferito lasciarlo a metà: anche solo spostare di poco il selettore aveva un impatto considerevole sui colori. Il settaggio di default è quello che ritengo più equilibrato, pur con una lieve preferenza ai toni freddi. Anche per la luminosità si può lasciar fare a M2 senza troppe preoccupazioni, il sensore è molto rapido ad adattarsi alla situazione e anche all’aperto la visione è buona. Guardandolo dai lati la resa appare solo un po’ più scura di quel che è, ma nulla di cui lamentarsi. Per concludere questa sezione, è interessante da segnalare la funzionalità automatica di palm rejection quando il telefono è bloccato, prevenendo l’avvio non voluta di funzionalità e/o chiamate.

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Multimedia

La fotocamera principale è a cura Samsung, con un sensore di 13 MP dotato di apertura f/2.2. L’interfaccia proposta da Meizu è semplice, con la possibilità di selezionare rapidamente modalità, regolazioni manuali e filtri applicabili. Non tantissime le opzioni, ma non manca nulla di indispensabile: possibile attivare l’HDR, la memorizzazione del luogo di scatto, il countdown per la cattura automatica, le dimensioni delle foto e altro ancora. Carina la funzionalità integrata per la scansione dei codici QR e a barre.

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L’app si è dimostrata molto piacevole da usare, veloce ad attivarsi e ancora di più nella cattura, che avviene davvero in un attimo. L’autofocus in modalità completamente automatica perde inutilmente tempo, ma se si preme su un punto per mettere a fuoco è molto rapido. Rispetto ad altri entry-level testati, la consistenza di questa app è davvero apprezzabile, sembra di una categoria superiore. Anche sul fronte dei risultati non c’è da lamentarsi: la maggior parte dei cinafonini in questa fascia di prezzo sono decisamente peggiori. Il meglio lo dà sicuramente in buone condizioni di luce, con una resa resa convincente in luminosità e colori, anche qui dimostrando lieve preferenza per le tinte fredde. I dettagli ed il contenimento del rumore sono nel complesso soddisfacenti per la categoria di prezzo, soprattutto nelle macro. Sufficienza per video e fotocamera frontale.

[TEST] Meizu M2 mini

L’audio in chiamata, anche vivavoce, è chiaro anche se un po’ basso. Meglio quando lo si impiega per altri contenuti con l’altoparlante principale nella parte inferiore: non ci troviamo davanti a un campione di potenza ma il suo dovere lo fa se si intende ascoltare qualche brano da Spotify o vedere filmati su YouTube. Non ci sono auricolari in dotazione, pertanto viene rimandata all’utente la scelta del paio con cui utilizzare M2. Interessante sulla carta la presenza dell’opzione Dirac HD che permette di ottimizzare il suono in base agli auricolari o cuffie adoperata; tuttavia sono così pochi i modelli presenti nell’elenco che nella realtà dei fatti la utilizzeranno in pochi. Non manca infine un equalizzatore, ma nemmeno questo mi ha lasciato molto convinto, con pochi preset e la tendenza di tanto in tanto a disattivarsi da solo, cosa che si fa ben poco apprezzare soprattutto se col preset “Bassi” il volume era stato alzato. In sostanza, se l’ascolto musicale è una propria passione, meglio essere preparati a qualche compromesso qui.

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Prestazioni

Pur non essendo il migliore sulla piazza, il System-on-a-Chip Mediatek integrato si è comportato bene nelle situazioni tradizionali. All’interno del sistema si viaggia molto bene, con avvii e multitasking rapidi, animazioni fluide e buona esperienza di navigazione web. I benchmark confermano che non ci troviamo davanti a un top di gamma, ma il consiglio in questo caso è di non stare troppo a guardare i soli numeri per farsi un’idea complessiva (anche perché nemmeno tutti i test riescono, come GFX che in alcuni dà errore di memoria, nonostante non vi siano altre app aperte in background). La GPU Mali T720MP2 si presta in modo particolare al casual gaming e, a patto di non chiedere troppo, garantisce il divertimento coi principali titoli ludici. Il riscaldamento sotto sforzo è più che accettabile.

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La ricezione è solida, ovunque ho portato il Meizu non ha mai sganciato la rete, al più è capitato raramente passasse in EDGE. Anche in 4G si è comportato in modo dignitoso come testimonia pure lo screenshot sottostante di Speedtest. La mancanza della banda 800, però, si sente (negli edifici è la favorita, l’ho riscontrato anche dentro casa dove un altro dispositivo dotato di supporto a tale banda aveva segnale pieno LTE mentre M2 si fermava a HSPA+). L’unica nota dolente è all’avvio del terminale, anche dopo l’immissione del PIN occorrono parecchi secondi prima che si connetta e finché non ci si abitua può dare l’impressione che vi siano problemi hardware oppure di segnale nella propria zona. Nessun problema per Wi-Fi e Bluetooth, rivelatisi sempre affidabili. A stupirmi è stato soprattutto il GPS, molto rapido e sufficientemente preciso. Chi avesse bisogno che lo smartphone faccia all’occorrenza anche da navigatore non rimarrà deluso.

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Software

Meizu ha probabilmente una delle versioni più modificate del sistema operativo di Google, con diverse similitudini con la MIUI di Xiaomi. La Flyme OS 4.5 è una personalizzazione a tutto tondo di Android 5.1, che dei servizi di Mountain View quasi non presenta tracce. Nella versione internazionale la presenza è limitata a 4 soli elementi: Google Maps, Ricerca, Play Services e Play Store. Fine. Il resto lo si dovrà scaricare a mano. Questa soluzione presenta sia vantaggi che svantaggi. Nel primo caso è sicuramente l’assenza di doppioni: non abbiamo a che fare col browser di sistema e con Chrome, non abbiamo l’app email nativa e Gmail, non abbiamo la galleria di default e Google Foto, e potrei andare avanti così per tanti altri casi di sovrapposizione. Da questo punto di vista, il dispositivo risulta molto pulito e l’unico ambito in cui esiste un doppione è l’app store cinese di Meizu che si può tranquillamente disinstallare appena uscito dalla scatola. Gli svantaggi sono per chi fa tanto affidamento sui servizi Google, che non potrà usufruire di un’esperienza d’uso soddisfacente senza qualche download aggiuntivo; tutto sommato, comunque, nulla di insormontabile. Questo M2 è più indicato a chi fa forte affidamento su più servizi e non su uno singolo (ad esempio Dropbox per il cloud, Spotify per la musica, Microsoft Office per i documenti, ecc.), dando la possibilità di mettere ciò che è strettamente necessario. Il launcher è piuttosto particolare, dato che come per molti smartphone cinesi (inclusi quelli di Huawei e Xiaomi) non è presente il drawer, ovvia il sottomenu con tutte le applicazioni installate: esse sono poste direttamente nelle schermate home, in stile iOS. Si possono organizzare su più pagine, alternandole coi widget se lo si desidera, e anche in cartelle. Il centro notifiche sembra un mix tra iOS e Android, con lo stile del primo e le funzioni rapide del secondo. Il task switcher non mi ha lasciato particolarmente impressionato: mostra solo le icone, apparendo come un retaggio dell’era pre-iOS 7. Se non altro è facile da richiamare (swipe verso l’alto dall’estremità inferiore del display) ed è molto veloce non avendo le anteprime delle app aperte. Infine, la ricerca, altro omaggio a Cupertino e che consente di trovare un testo tra app, contatti, messaggi e altri contenuti (può anche rimandare online attraverso l’apposita opzione in fondo ai risultati locali). Si attiva esattamente al contrario rispetto ad iOS, ovvero con uno swipe verso l’alto sul display.

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Le app di sistema non sono male, in particolare quella di posta elettronica è secondo me ben realizzata, con una configurazione rapidissima anche per iCloud e tutte le funzionalità principali. Il calendario non è ricco in termini di impostazioni e servizi supportati (solo Google sono riuscito a far andare) ma fa il suo dovere e graficamente è anche l’applicazione meglio riuscita, dando un pizzico di colore a un ambiente operativo in prevalenza bianco. Il browser è molto vicino con Chrome per velocità, resa e funzioni; degna di nota è l’opzione per cambiare lo useragent dal nativo a uno che replichi quello di Safari su iPhone o iPad. La galleria è un mix: per la visualizzazione e la condivisione si lascia utilizzare in modo semplice, le opzioni di modifica sono invece messe in modo un po’ disordinato (perché Ritaglia e Ruota sono in un altro menu invece di essere insieme a filtri e regolazioni?). Senza infamia e senza lode l’app Musica, che va bene solo per l’ascolto di brani salvati in locale, mentre positivo è stato l’impatto con l’app note e il simpatico software di disegno Painter.

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Entrando nelle impostazioni, troviamo tra le particolarità l’opzione per selezionare temi (solo per il mercato cinese, però), la gestione dual SIM e la modalità Do Not Disturb. Ancor più interessante è però la sezione dedicata all’accessibilità, che in realtà presenta un sacco di opzioni gestuali interessanti per tutti gli utenti, come il doppio tocco per risvegliare lo schermo, lo scorrimento verso il basso per le notifiche a telefono bloccato, a sinistra o a destra per cambiare canzone e l’associazione del disegno di lettere come la “c” o la “m” a specifiche app per l’avvio rapido. Si può inoltre attivare un pulsante software chiamato SmartTouch a cui assegnare ulteriori azioni. Coloro che apprezzano il root su Android saranno contenti di poterlo fare in modo molto semplice con la sola creazione di un account Flyme (se il timore è nel dare il proprio indirizzo di posta elettronica, basta crearne uno secondario ad hoc). Gli aggiornamenti di sistema si ottengono attraverso un’app dedicata, cosa piuttosto comune tra i cinesi. Infine è un bel tocco peculiare degli smartphone dotati di processore Mediatek la possibilità di far suonare la sveglia anche a dispositivo spento: sarà lui a riaccendersi all’ora prestabilita. Era una cosa comune nei telefoni “non smart” che è andata persa nella maggioranza di quelli più moderni, probabilmente a causa del consumo energetico e del fatto che non nascono per essere spenti la notte (cosa che però sono sicuro di non fare solo io).

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Veniamo ora ad una parte dolente: i bug. Chi prende M2, allo stato attuale (FlyMe 4.5.3l) dovrà conviverci. Quelli che ritengo più gravi non saranno descritti in questa sezione, ma nella successiva dedicata alla batteria essendo relativi proprio alla sua gestione. I problemi minori riguardano diverse aree, elenco solo quelli che riscontrato con frequenza: l’equalizzatore “ballerino”, che ho già trattato nella sezione audio; i campi di testo, dove talvolta non è possibile spostarsi da una parola all’altra, ad esempio per effettuare aggiunte o correzioni, costringendo a cancellare per sbloccarli; talvolta decide di rimuovere alcuni numeri dalla rubrica, necessitandone il reinserimento; la difficoltosa condivisione nelle app terze dei contenuti appena salvati col workaround di iniziare l’operazione da quelle di sistema; il tastierino numerico dello sblocco che perde inserimenti per strada con conseguente ripetizione del codice. Vero, sembrano relativamente pochi, ma come ho già scritto sono solo quelli più ripetuti, ne ho avvistati altri in singole occasioni e fortunatamente isolate. La speranza qui è in aggiornamenti correttivi, finora non arrivati. E non che Meizu non ne faccia: sui siti dedicati leggo di update per MX4, MX5, Pro 5, M1 Note, M2 Note… ma non per M2 mini. Per settimane da più parti ho letto di OTA in arrivo per questo dispositivo, senza alcun esito reale. Spero di sbagliarmi nella sensazione di percepirlo come un prodotto di minore importanza per l’azienda.

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Per quanto riguarda l’uso con le app di terze parti, i bug sono invece pochi e con gli aggiornamenti di esse tendono a sparire o quantomeno contenersi: con Twitter avevo riscontrato per un breve periodo artefatti grafici (ora scomparsi), mentre con Pocket Casts mi erano stati segnalati problemi nella ripresa della riproduzione di episodi interrotti (non ne ho riscontrati nelle mie prove, al più ho riscontrato sfasamenti di qualche secondo ma li ritengo in un range accettabile).

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Batteria

La componente energetica di Meizu M2 la definirei, diciamo, imprevedibile. La batteria Sony da 2.500 mAh appare più di tante altre parti soffrire la poca maturità del software. Iniziamo dalla ricarica: le tempistiche sono nella norma, tra le 2 e le 3 ore, ma onde evitarsi spaventi mai staccare a telefono spento! Perché parlo di spaventi? Il processo avviene normalmente e in effetti ci si ritrova con la batteria a piena carica. Se però prima si stacca il caricabatterie e poi lo si accende, arriva una sgradita sorpresa: l’avviso che la carica residua è all’1% e presto il terminale si spegnerà. Ho letto numerosi workaround per ovviare al problema, ma l’unico che ha funzionato è quello più classico: riattaccarlo alla corrente. Per alcuni minuti effettuerà quella che potremmo definire una “finta ricarica”, raggiungendo finalmente il 100%. Solo allora si potrà staccare. In alternativa l’altra soluzione classica è di ricaricarlo tenendolo acceso, eventualmente in modalità Aereo se durante la notte. Anche nell’uso conserva un po’ un tratto da montagne russe. La fotocamera (o la sua app) in particolare sembra essere considerata nemica acerrima della batteria. In una mia giornata lavorativa tipo dalle 6 alle 19, con email, notifiche, localizzazione e Wi-Fi sempre attivi, navigazione web lo smartphone si è sempre comportato in modo egregio, arrivando alla sera con un bel po’ di carica residua che permette di fare anche gran parte della mattina successiva. Aggiungendo a questi elementi appena una decina di foto il risultato è stato deludente, con l’avviso di batteria sotto al 20% dalle 17 e lo spegnimento dopo poco senza troppe cerimonie. Anche qui ravviso un comportamento bizzarro, come se quel 20% in realtà fosse molto meno per il ritmo cui scende sotto tale soglia. Come nel caso della ricarica, sono tutte situazioni causate da un software da perfezionare. La conferma sta nel fatto che il suo fratello più grande “Note” ha già ricevuto da qualche tempo l’aggiornamento Flyme 4.5.4l che risolve i problemi sulla batteria. Tre le modalità d’uso disponibili: prestazioni, bilanciato e risparmio energetico. Le differenze tra la prima e la seconda non sono eccessive, anche perché comunque nel caso se serve la potenza viene sfoderata integralmente; la terza invece ha un impatto molto forte.

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Conclusione

Come si sarà capito, questo Meizu M2 “mini” mi ha convinto a metà. Lo definirei nel modo classico di un insegnante: l’alunno ha le capacità ma non si applica. E non è colpa dell’hardware. È un dispositivo molto equilibrato e con una costruzione dignitosa, per quanto non sia fatta con materiali premium. Audio a parte, che è l’unica componente fisica nel complesso poco riuscita, le colpe le ha tutte il software, che deve necessariamente passare per un processo di maturazione, soprattutto per la gestione energetica. Risolti questi, si avrà un prodotto davvero da 4 stelle e non da 3,5, che ho messo perché 3 stelle sarebbero state troppo punitive in relazione al rapporto qualità/prezzo. Alcuni altri aspetti, come quelli dei tasti laterali e del centrale mBack, sono soprattutto abitudini da cambiare, quindi non annoverabili né tra i positivi né tra i negativi. Per il prezzo a cui è proposto, ovvero 159€ su Amazon in versione “italiana”, è sicuramente un ottimo muletto e potenzialmente pure un telefono primario se si è disposti a sopportare qualche bug in attesa del promesso aggiornamento software. Risolti i problemi evidenziati, guadagnerà sicuramente tutta un’altra luce. Tuttavia ha davvero senso prendere in considerazione la versione M2 Note se si gradiscono gli schermi grandi. Questo smartphone da 5,5″ condivide in larga parte l’hardware del mini, ma ha una CPU più prestante ed un supporto software più tempestivo, dove la maggior parte dei bug segnalati sono già stati risolti. Inoltre costa solo 50€ in più.

PRO
+ Costruzione leggera ma solida
+ Hardware equilibrato e sufficientemente potente
+ Dual SIM 4G/LTE
+ Espandibilità tramite microSD
+ Buona resa del display
+ Fotocamera adeguata all’uso giornaliero
+ Software pulito e adattabile a un contesto multiservizi
+ Ottimo rapporto qualità/prezzo

CONTRO
- Slot SIM difficoltoso da estrarre nel nostro esemplare
- Assenza di LTE 800 lo rende poco consigliabile con Wind e per l’uso del 4G in interni
- Audio un po’ basso ed equalizzatore non affidabile
- Gestione energetica piena di problemi nell’attuale Flyme 4.5.3l (la .4 è però in arrivo)
- Diversi altri bug in attesa di aggiornamento correttivo

DA CONSIDERARE
| Batteria non sostituibile
| Il tasto mBack e il posizionamento di altri tasti fisici richiede pratica
| Necessita di un po’ di configurazione iniziale per utilizzarlo al meglio coi servizi Google

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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