È passato tanto tempo dalla conclusione della vicenda dell’esplosivo phablet di Samsung, il Galaxy Note 7. Ultimo rampollo della fortunata serie Note (l’unica che a mio avviso aveva davvero un ottimo feeling, in virtù della mai troppo considerata S-Pen), ne ha decretato la fine a causa dei problemi alla batteria che ne causavano l’esplosione o, nel migliore dei casi, l’autocombustione, provocando danni come macchine e appartamenti distrutti.
Per quanto Samsung sia subito intervenuta risarcendo i danni causati, i successivi aggiornamenti software rilasciati non hanno che evidenziato la natura hardware del problema. Proprio per questo, la società ha subito lanciato un programma di richiamo, offrendo la restituzione di quanto corrisposto a titolo di acquisto del Note 7 o la sostituzione del dispositivo con un Galaxy S7 Edge. Negli USA più del 93% dei possessori del phablet ha aderito al programma, ma il resto degli utenti ha preferito rischiare utilizzandolo, nonostante Samsung abbia bloccato la ricarica della batteria al 60% e un messaggio di pericolo metta in guardia chi lo usa ogni volta che viene attivato lo schermo.
Dal prossimo 19 dicembre, invece, Samsung rilascerà, in accordo con i principali operatori telefonici americani, un aggiornamento software che impedirà di ricaricare il Note 7, decretandone, di fatto, la fine. In Canada, invece, è stato scelto un approccio un po’ meno drastico, ma ugualmente invalidante: nessun Note 7 sarà in grado di connettersi alla rete cellulare. Insomma, a quanto pare il pericolo di esplosione è ancora più che concreto e Samsung vuole evitare danni, sia a cose che a persone, che, potenzialmente, potrebbero essere davvero ingenti.