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Se ad un giovane di oggi parli di Mission Impossible gli viene in mente Tom Cruise, io che ormai ho qualche capello bianco penso alla storica serie TV che negli anni ’80 era arrivata alla sua settima stagione. Ricorreva spesso l’espediente di rapire un personaggio chiave e di infiltrarsi al suo posto grazie ad una maschera estremamente sofisticata, al punto da essere diventato un elemento caratteristico della serie. Se ancora oggi sembra una cosa difficile da realizzare, figuratevi quanto fosse fantascientifica in quegli anni, anche perché il volto è solo una delle tante cosa che ci rende riconoscibili. Un essere umano ne identifica un altro pure per le espressioni, il portamento, la gestualità… e non si lascia ingannare da occhiali, baffi o un consistente cambio di peso.

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Non si può dire altrettanto dei sistemi informatici, che a livello di riconoscimento del volto sono ancora piuttosto arretrati. Ho usato Windows Hello su Surface Pro 4 per alcuni mesi e non era malissimo, ma ben lontano dalla perfezione. Stessa cosa dicasi per il sistema dei Galaxy S8, facilmente ingannabile con una fotografia… non proprio il più difficile degli hack.

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Insomma, è certamente un settore in cui si deve ancora lavorare tanto per ottenere dei buoni risultati e difficilmente si raggiungerà la stessa affidabilità umana. Noi possiamo prevedere anche l’imprevedibile, come una grande cicatrice apparsa successivamente all’imprinting, ma se una macchina non è stata programmata in tal senso non ci riuscirà. Un possibile espediente sono le AI su cui ogni grande azienda informatica sta lavorando e che spesso si basano sul Machine Learning. In sintesi potremmo considerarlo come un massiccio indottrinamento passivo, in cui si danno le informazioni (ad esempio tante foto) e si lascia all’intelligenza artificiale il compito di trarre delle “conclusioni”. Ad esempio con tante, tantissime foto di persone memorizzate a distanza di anni e con variazioni fisiche più o meno importanti, questa potrebbe imparare tutta una serie di possibili cambiamenti. Siamo ancora agli albori ma la logica è promettente e gli investimenti arrivano a fiumi, per cui è facile che da qualche parte parte ci porteranno.

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Tuttavia quando prendo un iPhone e poggio naturalmente il dito sul Touch ID, mi rendo conto di quanto sia semplice ed efficiente quel sistema. Ma su una cosa non c’è alcun dubbio: tutti vogliono schermi più grandi. Sembrava una moda alcuni anni fa, alcuni sprovveduti l’avevano etichettata così, ma il tempo ha dato ragione a chi chiedeva a gran voce schermi più grandi. Facciamo tutto con lo smartphone e quando si prova la praticità di uno display superiore ai 5″ è difficile tornare indietro, a meno di non ricorrere continuativamente anche ad un computer o un tablet. Per ingrandire lo schermo senza aumentare le dimensioni complessive, l’unica soluzione è quella di ridurre le cornici. Molti produttori, come Samsung, LG, Xiaomi, ci stanno lavorando da tempo ed hanno già ottenuto ottimi risultati in termini di rapporto tra display e superficie complessiva. Per Apple la questione è un po’ più complicata per via del tasto home, elemento iconico che oggi ha anche una valenza cruciale per via del riconoscimento dell’impronta. I rumor, però, asseriscono tutti che il prossimo iPhone 8 (o X?) sarà quasi completamente schermo sul fronte, per cui niente Touch ID.

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L’ideale sarebbe farlo funzionare attraverso lo schermo, ma a quanto pare nessuno è in grado di ottenere questo risultato per ora, né Apple né tantomeno Qualcomm, che l’ha annunciato a giugno dicendo che sarebbe stato effettivamente completo solo nel 2018. La soluzione tipica del mondo Android è quella di spostare il sensore sul retro e alcuni mockup hanno mostrato proprio delle soluzioni del genere. Dal punto di vista estetico non sarebbe il massimo, a meno di integrarlo direttamente nel logo Apple e renderlo di fatto invisibile, ma è l’ergonomia il vero punto dolente perché richiede di prendere il mano lo smartphone per sbloccarlo, mentre attualmente possiamo farlo anche quando è posto sulla scrivania o su di un supporto da auto. Ecco dunque il motivo per cui si sta puntando – almeno pare – sul riconoscimento facciale, con una fotocamera di ottima qualità e forse sensori aggiuntivi per le tre dimensioni. Le ultime informazioni collezionate da 9to5mac puntano in questa direzione, poiché gli sviluppatori che stanno analizzando il firmware di HomePod (in pratica lo stesso iOS che troveremo sui prossimi iPhone) hanno localizzato tanti riferimenti che fanno addirittura pensare allo sblocco delle funzionalità di pagamento Apple Pay tramite la fotocamera.

Sempre per la fotocamera, ma questa volta quella posteriore, vi sono riferimenti che fanno pensare ad un avanzato sistema di riconoscimento degli oggetti e delle scene, in grado di adattare automaticamente i parametri di scatto in base al tipo di immagine da catturare. Il codice SmartCam include scene tipiche per le fotocamere, come bambini, documenti, fuochi di artificio, foglie, ecc… che dovrebbero essere “scelte” dall’iPhone, anche se non sarebbe male poterle selezionare manualmente all’occorrenza.

Una cosa è certa: il sistema operativo dell’HomePod è stato un leak davvero gigantesco sul prossimo iPhone e ancora chissà cosa verrà scoperto. A molti non piace quello spazio nero in cima che racchiude capsula auricolare, sensori e fotocamera, ma un mockup apparso da poco su MacRumors ipotizza anche un modo piuttosto semplice per nasconderlo dal punto di vista grafico, disegnando una banda nera della stessa altezza con le informazioni di stato ai lati.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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