Optane DC Persistent, Intel avvicina una potenziale unione tra memorie RAM e flash

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Al giorno d’oggi siamo circondati da computer ovunque guardiamo. Già, perché tecnicamente non è solo il PC o Mac a rispondere a tale definizione. Lo smartphone è un computer a tutti gli effetti, così come il tablet, lo smartwatch, la smart TV, il router ed altri dispositivi ancora. Il trio base d’ingredienti hardware essenziali è comune per tutti: processore, memoria RAM e d’archiviazione. Se un computer può funzionare senza supporto d’archiviazione, vuoi perché esterno vuoi perché opera come terminale di rete, non può invece farlo senza la RAM. Non perlomeno considerando le principali architetture in circolazione.

Dal punto di vista storico, le memorie di tipo volatile hanno sempre goduto di maggiori velocità rispetto quelle storage, anche nel contesto odierno in cui SSD e soluzioni flash non sono più realtà per pochi eletti. Si sono cercati vari modi di ovviare allo svantaggio principale delle RAM, ossia la perdita dei dati in assenza di alimentazione, ma le varie proposte non si sono mai rivelate soddisfacenti, anche perché in ogni caso restava il problema del poco spazio per grandi quantità di dati non temporanei. L’unica strada concreta è il miglioramento dell’altra tipologia di memoria, quella non volatile e più capiente.

Basandosi sulla tecnologia 3D XPoint, Intel ha avviato lo sviluppo dei prodotti Optane col fine ultimo proprio di ridurre se non colmare del tutto la distanza tra le due memorie. È un processo graduale, che attualmente ha dato la priorità al miglioramento delle soluzioni SSD esistenti, mostrando prestazioni molto promettenti nei confronti con le principali rivali “non 3D”. Come riporta AnandTech, oggi l’azienda di Santa Clara ha dato un anticipo di ciò che si vedrà nella fase più interessante, attraverso le memorie Optane DC Persistent che utilizzano lo stesso formato DIMM delle RAM DDR4.

Presentate nei tagli da 128, 256 e 512 GB, esteticamente non appaiono davvero granché differenti dalle classiche RAM. La differenza principale più ovvia è la permanenza dei dati. Anche in assenza di corrente, tutto quanto salvato su queste Optane rimane. Non mancano funzionalità di crittografia e correzione degli errori. Combinando tutto ciò ad uno spazio relativamente ampio e velocità molto più vicine a quelle delle memorie volatili, le potenzialità che si aprono davanti sono ghiotte senz’ombra di dubbio. Anzi, Intel assicura sin da ora in alcuni scenari prestazioni superiori all’odierna struttura RAM+archiviazione.

Per ora si parla esclusivamente di ambiti aziendali e datacenter: le Optane DC Persistent sono legate infatti alla prossima generazione di CPU Xeon Scalable per server, che permetterà di usare moduli fino a 3 TB totali. Inoltre, i primi esemplari arriveranno entro l’anno solo per alcuni clienti selezionati, mentre le vendite inizieranno nel corso del 2019. Soprattutto, al momento non sono intese come sostituti integrali di RAM e SSD. Tali elementi continueranno ad essere presenti; il software richiederà molto tempo per essere adeguato, dapprima per sfruttare al meglio queste Optane e poi per usarle eventualmente come memoria unica. A prescindere dagli scenari futuri, quanto presentato è almeno sulla carta un importante passo di Intel nell’avvicinare quei due mondi sinora ben separati, con ampie prospettive ancora tutte da scoprire.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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