Recensione: iPad Pro 11″ (2018), il computer che sarà

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Per computer e smartphone ho sempre mantenuto una mentalità aperta. Ad oggi i miei preferiti sono Mac ed iPhone, ma lavoro anche sui PC che assemblo ed ho sempre almeno uno smartphone Android con me. Apprezzo i diversi ambienti per le loro peculiarità e li uso di conseguenza, anche se il mio ecosistema principale ruota attorno ai dispositivi Apple. Per quanto riguarda i tablet, invece, non riesco ad avere la medesima flessibilità. Ci ho provato ad usare quelli della concorrenza ma sono rimasto sempre molto deluso. Di modelli Android ne ho avuti diversi, dai più economici ai top di gamma, ma l’ambiente e le app li rendono poco appetibili rispetto l’iPad. Per quanto riguarda Windows, l’anno scorso ho speso una mezza fortuna per il Surface Pro 3, su cui nutrivo grandi speranze. Per mesi ho avuto problemi con il sistema di riconoscimento hello, bootloop dovuti ad una cattiva gestione della batteria ed un fastidio costante per quel grosso alimentatore non standard. Tuttavia mi piace molto l’idea di passare da sistema tablet a desktop; è la realizzazione di Microsoft a non andare bene. La parte tablet è una desolazione per i contenuti e nell’uso come portatile rimane scomodo sulle gambe, per mancanza di rigidità nella struttura. La cover con tastiera è fatta bene, ma richiede una scrivania per essere stabile mentre i portatili si usano praticamente ovunque.

Otto anni di evoluzione in un’immagine

L’iPad, al contrario, è un dispositivo nato con le idee chiare ed un unico obiettivo: portare la comoda esperienza d’uso dell’iPhone su uno schermo più grande. Facendo leva su una comunità di sviluppatori che all’epoca banchettava con gli ottimi ricavi dell’App Store, il nuovo device ha ottenuto fin da subito larghi consensi ed un supporto software molto esteso. Con il tempo abbiamo imparato a conoscere i suoi limiti, capito i punti di forza ed immaginato le possibili evoluzioni. Continuano a nascere nuove app ma alcune sono sparite ed altre ancora hanno cambiato caratteristiche o modello di business.

Lo sdoppiamento della gamma nel 2015 è servito per creare un preciso spartiacque: da una parte c’è il modello base, economico e adeguato per l’uso direi tipico di un tablet, dall’altra il Pro, con il quale Apple vuole dimostrare che il dispositivo è in grado di svolgere compiti ben più impegnativi. Questa dicotomia si rispecchia anche negli acquirenti, la maggior parte dei quali trova piena soddisfazione col modello base, già molto veloce e dotato di un bello schermo per navigare, giocare, guardare foto o video. Chi ha già comprato un iPad Pro in passato lo ha fatto per ottenere qualcosa in più, con riferimento alla migliore qualità del display, alla smart keyboard o al supporto per Apple Pencil (che nel 2018 è però arrivato anche nel modello base), ma soprattutto ha voluto credere alla possibilità che un tablet potesse diventare uno strumento di lavoro.

Per completare l’iPad Pro servono anche la Apple Pencil e la Smart Keyboard Folio

A differenza di un computer tradizionale, il cui campo d’applicazione è facilmente misurabile guardando le specifiche hardware, i limiti dell’iPad Pro sono quasi esclusivamente di tipo software. Quando si compra un MacBook Air, ad esempio, si sa che le sue prestazioni non saranno adeguate per il montaggio video, per via delle CPU e GPU di cui è dotato, mentre su iPad i limiti vanno intesi per lo più come possibilità mancanti rispetto a quelle di un sistema operativo desktop. Ciò non significa, però, che il tablet offra esclusivamente un sottoinsieme delle funzioni di un computer tradizionale, poiché la sua natura mobile ne aggiunge anche di altre.

Queste possono essere di tipo ergonomico, dovute magari all’assenza di tastiera e all’uso con le dita o la penna; così come funzionali, visto che sui portatili non troviamo GPS, Bussola o SIM dati… e per questo non usiamo i computer per la navigazione satellitare o per fare foto, e spesso preferiamo i tablet anche per attività come la fruizione di filmati o la navigazione web, dove il formato “tavoletta” può essere più maneggevole. E c’è almeno un altro vantaggio tipico dell’iPad, che con chip ARM a basso consumo offre un’autonomia difficilmente equiparabile da un portatile. Ma tutto ciò rientra nella sfera che prima ho definito “uso tipico del tablet”, quindi cosa dovrebbe fare in più un iPad Pro?

Questa è la domanda più difficile a cui rispondere e per diverse ragioni. La prima è che Apple stessa sta ancora cercando di definire in che direzione espandere le funzionalità dell’iPad Pro, dal momento che a fronte di qualche apertura – richiesta a gran voce dagli utenti – le implementazioni sono sempre segnate dai limiti storici e sostanzialmente autoimposti di iOS. Penso ad esempio all’arrivo dell’app File che però non consente una cosa banalissima come leggere una memoria esterna, oppure all’uso simultaneo di più app, vincolato comunque per numero ed all’apertura in formati standard predefiniti. Entrambi questi esempi, che sono solo alcuni dei possibili, dimostrano una visione ferma sugli aspetti basilari: Apple non vuole offrire apertura sul File System e men che meno la libertà all’utente di decidere quante app visualizzare e in che forma. Allo stesso modo ci nega la multiutenza, la possibilità di collegare un mouse/puntatore, ecc.. Superare queste barriere imporrebbe in effetti un cambio radicale del paradigma e rimetterebbe in discussione la natura stessa del tablet: da iPhone più grande a MacBook senza tastiera.

Molti non credono che serva un prodotto a metà tra lo smartphone e il portatile

Stanno facendo il possibile per incrementare la produttività del tablet senza spostare questi paletti; e ciò è lodevole. Duplicare la tradizionale esperienza desktop sarebbe certamente più facile ma non porterebbe a qualcosa di migliore o diverso. In poche parole non servirebbe a nulla se l’obiettivo a lungo termine è quello di modificare non soltanto la percezione di Personal Computer ma anche come questo si utilizza. Il problema è che oggi ci consegnano un prodotto bellissimo e con specifiche tecniche semplicemente eccellenti, che però non è in grado di equiparare le funzionalità di un computer. Credo che tra quelli che hanno acquistato un iPad Pro nella speranza di sostituirlo al portatile si siano create principalmente due fazioni: chi ha desistito e lo usa come un normale iPad, più bello e costoso, e chi invece è riuscito a raggiungere in tutto o in parte il suo obiettivo, sviscerando le logiche del dispositivo ed adattando il suo workflow.

Per le funzioni tipiche da tablet l’iPad Pro è “inutile”

A meno di non farne un utilizzo davvero basico, che non richiederebbe neanche il modello Pro, è infatti impossibile riproporre un tradizionale flusso di lavoro “da computer” sull’iPad. Bisogna trovare ogni volta escamotage per gestire i file, lavorare con più di due app contemporaneamente e utilizzare periferiche esterne come microfoni, pendrive, fotocamere, lettori di smart card per la firma digitale, ecc.. In sostanza si riesce ad usare l’iPad Pro per lavoro solo se l’utente si adegua a lui e non viceversa. Si devono comprendere bene i limiti della piattaforma e poi trovare percorsi alternativi e spesso più lunghi per fare la stessa cosa che su un computer si fa prima e più semplicemente. Ad ogni nuovo iPad Pro si moltiplicano le prove degli influencer che ci vogliono dimostrare che ci si può fare ad esempio della post-produzione fotografica o un montaggio video, cose per cui le prestazioni effettivamente non mancano ma che al di là dell’esperimento momentaneo alla fine quasi nessuno preferirebbe fare così. Quindi: a cosa serve un iPad Pro?

Ho ancora dubbi che sia comodo mischiare tastiera, tocchi e penna…

Nella mia esperienza, che annovera l’acquisto e l’utilizzo di tutti i modelli usciti finora, compreso il primo 12,9″, poi il 9,7″, il 10,5″ e ora l’11” del 2018, l’unico modo per rispondere a questa domanda è comprare un iPad Pro e sforzarsi di utilizzarlo in tutti i modi possibili come sostituzione di un computer, ma soprattutto sperimentare quei campi in cui può risultare più comodo. Purtroppo non è un metodo che si possono permettere tutti o che si possa giudicare sensato, soprattutto considerando che l’ultima evoluzione parte da ben 899€ per il modello 64GB solo Wi-Fi.

Come al solito Apple ci mette di fronte ad una scelta difficile fin dal momento dell’acquisto, perché lo storage di base è un po’ stretto e lo diventa ancora di più se si intende farne un uso multimediale, visto che non si può lavorare sui file direttamente su una memoria esterna ma si deve prima copiarli all’interno del dispositivo. Allo stesso tempo scegliere il modello senza connessione cellulare vanifica uno dei più importanti vantaggi di un tablet rispetto ad un computer tradizionale. Aggiungere maggiore spazio, ovvero 256GB, o la connettività LTE ha lo stesso costo, facendo salire la spesa a 1069€; e mettendoli entrambi si arriva ben 1.239€. Se poi si contano anche gli utilissimi accessori come la Apple Pencil 2 (135€) e la Smart Keyboard Folio (199€), si paga un totale di 1.573€. Con la medesima selezione a partire dal più generoso 12,9″ (1.459€) ecco che la cifra schizza su a 1.813€.

Comprare un iPad Pro significa spendere tanti soldi… anche perché gli accessori sono essenziali

In tutta sincerità, io fatico moltissimo a considerarlo un acquisto consigliabile visto che con la stessa cifra ormai si compra un MacBook Pro 13″ Touch Bar 2018 con le offerte di Amazon e che anche un MacBook Air 13″ 2018 mi pare essere molto più versatile. E questo senza voler considerare le più economiche alternative Windows. A parte chi lo compra perché effettivamente è un prodotto eccezionale sul piano del design e dell’hardware, l’unico altro utente per cui si possa considerare logica la spesa è quello che ha avuto già un iPad Pro in passato ed ha trovato un modo per utilizzarlo come dispositivo principale di produttività. E se siete uno di questi non posso che complimentarmi con voi!

Questi sono i principali design dell’iPad fin dalla sua nascita

Apple ha comunque fatto le giuste mosse per rendere l’iPad Pro appetibile per tutti. Prima ha falciato via dal modello base cose che possedeva in passato (penso ad esempio al pannello full laminated dell’Air che non si trova nell’iPad 2017 e 2018), poi ha migliorato il rapporto schermo/superficie con il modello da 10,5” e infine ha presentato le versioni Pro del 2018 con un progetto completamente rinnovato. Li potremmo considerare anche degli iPad X, visto che il design ora richiama in modo evidente i nuovi iPhone con cornici costanti e schermo arrotondato agli angoli.

Il nuovo profilo piatto ricorda quello del primo iPad, che però era bombato sotto

C’è poco da discutere sull’argomento, i nuovi iPad Pro hanno davvero una marcia in più. Nel modello da 11” i bordi laterali lunghi sono un po’ più larghi rispetto quelli del precedente 10,5”, ma solo perché in cima è stato inserito il Face ID ed Apple ha preferito mantenere una cornice costante (così come fatto con l’iPhone XR). La scelta è dal mio punto di vista premiante, sia sul piano estetico che funzionale, perché c’è ovunque lo stesso spazio per appoggiare le mani e siccome qui il Face ID funziona in ogni verso, si ottiene il curioso effetto di dimenticarsi completamente dell’orientamento.

Spesso ci si ritrova ad usarlo anche capovolto e ci se ne accorge solo se ci cercano i pulsanti (che sono tutti in un angolo) oppure quando si copre con la mano il Face ID e l’iPad ce ne evidenzia la posizione con una freccia animata (bellissimo dettaglio, tra le altre cose).

Se si copre il Face ID con la mano si viene avvisati

Lo schermo mantiene i 120Hz con frame rate variabile, con una resa incredibile in termini di fluidità, sia visiva che di risposta ai comandi. Molto buona la resistenza ai riflessi e la visibilità in esterno grazie a 600nits, mentre il trattamento oleofobico funziona ma non fa miracoli, quindi le ditate si vedono. La riproduzione cromatica con copertura sRGB e P3 è davvero eccezionale ed appartiene di fatto alla nuova famiglia Liquid Retina per via della particolare costruzione che consente di creare angoli curvi anche su un LCD IPS. Non è quindi uno schermo OLED e chissà se Apple riuscirà ad inserirlo come miglioramento l’anno prossimo, seppure la spesa potrebbe essere davvero salata considerando che quello ben più piccolo dell’iPhone XS Max già gli costa $100. Da questo punto di vista si deve sperare che gli accordi di fornitura per i pannelli OLED da produttori aggiuntivi rispetto a Samsung portino ad una concorrenza tale da ridurre la spesa e quindi consentire il cambio di tecnologia nel 2019, ma senza incidere su un listino già fin troppo salato. Onestamente ci spero poco.

I tasti ora sono tutti in un angolo, così anche fare gli screenshot è facile

Il profilo laterale piatto è un dettaglio che richiama da vicino i vecchi iPhone 4 e 5 o, volendo, anche il primo iPad. Ma se quello aveva il dorso bombato, l’iPad Pro 2018 è completamente dritto; come una mattonella in cui sporge solo il modulo fotografico (ahimè!). Pur essendo quasi un ritorno al passato, questo profilo svecchia ulteriormente il design, che appare più fresco e moderno. Di contro maschera un po’ l’effettiva riduzione di spessore, che ora è di soli 5mm ma otticamente non sembra molto inferiore a quella del precedente iPad Pro (poiché quello veniva snellito dalla curvatura).

In mano è comunque più piacevole e sicuro da tenere e l’unico svantaggio operativo importante che ho trovato è nella scrittura, ma non dipende dall’hardware. Non so dire se si tratti di una svista, di un bug o una decisione presa con coscienza, ma l’impossibilità di spezzare in due la tastiera rende praticamente impossibile scrivere a due pollici su questo iPad, anche in verticale, perché raggiungere le lettere al centro è un’impresa ardua pure per chi ha mani grandi. Mi auguro sinceramente che vi pongano rimedio, perché più volte ho provato a scrivere tenendolo in mano e ci ho dovuto rinunciare per l’estrema fatica.

La tastiera non si divide: anche scrivere in verticale è scomodo!

Se sul fronte visivo il design e lo schermo appagano, anche l’audio riesce a fare la sua parte. I quattro speaker suonano forte e bene, rendendo immersivi i giochi, i film e persino piacevole la musica, pur con i limiti fisici dettati da uno chassis così sottile. Lo stesso è anche parzialmente colpevole della sporgenza della fotocamera, che era già prominente nella precedente versione ma ora si nota di più poiché ha una superficie maggiore. All’interno non troviamo il modulo migliorato degli ultimi iPhone XR/XS ma quello precedente con 12MP, luminosità f/1,8 e video in 4K fino a 60fps. Gli manca la stabilizzazione ottica, sostituita da quella digitale, ma le prestazioni per un tablet sono assolutamente valide. La fotocamera frontale è invece quella che fa parte del sistema Face ID e che riesce a “vedere in 3 dimensioni”; per questo è definita TrueDepth. Ha 7MP ed un’apertura f/2,2 con video FullHD, a cui si aggiungono tutte le funzioni più recenti come la modalità ritratto, il Retina Flash, le Animoji e Memoji.

Grazie al Face ID ci sono anche tutte le ultime funzionalità, come il ritratto, le Animoji e Memoji

Per quanto riguarda le prestazioni, il SoC A12X Bionic è persino difficile da catalogare. Il dispositivo è davvero molto veloce, sia nei compiti semplici che iniziando a macinare contenuti video o foto, ma a guardare i numeri l’impressione è che possa andare molto oltre. iOS è certamente un freno che non ci consente di capire cosa potrebbe davvero fare un iPad Pro, ma non cederei alla tentazione di confrontare i suoi risultati nei benchmark con quelli di un “vero computer”.

Anche se macOS ed iOS condividono le basi, quest’ultimo presenta una struttura software tale da concentrare la potenza della CPU in task di numero e complessità inferiore, per cui l’architettura RISC riesce a spingere al massimo traducendo quei numeri in effettiva velocità. Temo però che in un eventuale impiego su macOS – possibile o improbabile che sia – le prestazioni reali sarebbero almeno in parte da riconsiderare e non confrontabili 1:1 con quelle ottenute dalle CPU CISC x86 di Intel. Ciò non toglie comunque nulla al valore del SoC A12X Bionic che, al contrario, riconferma la leadership di Apple nella realizzazione di chip ARM, posizionandosi uno o forse due anni avanti alla concorrenza. Il quantitativo di RAM è di 4GB in tutti i modelli più comuni, a partire da quello con 64GB di storage e poi sui successivi 256GB e 512GB; solo la nuova versione da 1TB sale a 6GB di RAM, presumibilmente per sopperire ai più importanti carichi di lavoro che sono prevedibili per un tablet di tale calibro e prezzo. Anche questi non vanno però valutati pariteticamente rispetto ad un comune computer, poiché iOS è molto più moderato nello sfruttamento della memoria e non ho mai notato nessun effetto spiacevole dovuto all’attuale dotazione del mio modello (che, per inciso, è quello da 64GB Wi-Fi+Cellular).

Che prestazioni! L’iPad Pro registra dei numeri incredibili

In termini di connettività c’è quel che serve: Wi-Fi ac dual band simultaneo con tecnologia MIMO, Bluetooth 5.0 e nei modelli Cellular tutte le bande dati immaginabili, nonché lo slot per la nanoSIM fisica ed una eSIM integrata, attivabile al volo con i provider internazionali. Prima o poi si spera di poterla usare efficacemente anche con gli operatori italiani, perché vorrà dire che saranno finalmente sfruttabili anche quelle degli iPhone XS ed XR.

Si è passati alla USB-C e cambia anche il caricatore, anche se con 18W la carica è lenta

Per quanto molti non ci credessero, Apple ha davvero abbandonato la porta Lightning sull’iPad Pro. Si passa dunque al più versatile standard USB-C (3.1 Gen 2) che ci consente di avere una buona velocità di carica (a patto di dotarsi di un alimentatore superiore rispetto quello da 18W fornito in dotazione) e soprattutto maggiore flessibilità con l’uso di adattatori ed hub di terze parti. Si riescono a pilotare facilmente schermi di ogni tipo, ad esempio, ma alla fine la cosa più pratica che ci poteva venire in mente è bloccata dal software:

non si può leggere e scrivere su memorie esterne

Che siano HDD, SSD o pendrive, iOS se ne infischia e va soltanto a guardare sulle schede delle macchine fotografiche, riconosciute per via di una specifica struttura di cartelle. Ma anche qui si incorre in un grosso limite, poiché ogni foto o video deve essere scaricato sulla memoria interna per poter poi essere lavorato ed accessibile altrove. Ne ho già discusso sopra per sommi capi, ma va ribadito quanto sia assurdo questo limite. Per altro mi viene sempre in mente la pendrive SanDisk iXpand che collegata via Lightning ad un qualsiasi dispositivo iOS viene letta direttamente sia dalla sua app che da alcune terze, come l’ottima Infuse. Mi chiedo dunque perché Apple non definisca uno standard per consentire l’accesso, anche se limitato per tipologia di contenuti, alle memorie esterne. Si tratta di un limite gigantesco per un dispositivo che vuole fare della produzione multimediale la sua “bandiera Pro” e che si devono dare una mossa per superare.

La SanDisk iXpand consente anche ad altre app di accedere ai suoi contenuti direttamente

Ma non si può parlare di iPad Pro senza i suoi accessori. La tastiera e la “matita digitale” sono gli alfieri del successo di questo dispositivo, che senza di loro perderebbe gran parte della propria identità. L’introduzione del supporto alla Apple Pencil nell’iPad base del 2018 doveva farci già intuire che sarebbe arrivato qualcosa di nuovo nel futuro Pro, e così è stato. La Pencil di seconda generazione scrive come la precedente ma è un po’ più piccola, con un profilo più comodo in mano e soprattutto con metodi di ricarica e trasporto riusciti. Il primo modello aveva nell’ergonomia delle gravi carenze, visto che si doveva togliere il tappo (che spesso si perdeva) e poi collegarla alla porta Lightning dell’iPad Pro per ricaricarla, rimanendo sporgente e sostanzialmente ingestibile. Aveva in dotazione anche un minuscolo adattatore femmina/femmina per alimentarla via cavo, ma pure quello era pensato coi piedi e la maggior parte delle persone ha finito per smarrirlo o dimenticarlo negli angoli più reconditi di qualche borsa.

La ricarica della Apple Pencil 2 cambia radicalmente e ora è finalmente comoda

Davvero non si spiega come abbiano potuto pensare ad una cosa simile, ma per fortuna dopo due anni ed infinite lamentele se ne sono accorti. Le due Pencil non sono compatibili l’una con l’altra, e questo va detto. Nel senso che i dispositivi che supportano la prima non possono usare la seconda e viceversa, ma è tutto sommato comprensibile visto che tra le due cambia praticamente tutto. La nuova generazione non ha bisogno di connessione fisica ed ha anche un suo perfetto alloggiamento sul lato lungo dell’iPad Pro, dove si trovano dei magneti che la tengono ben salda ed una superficie di carica ad induzione. Inoltre si abbina così all’iPad in modo semplicissimo, mentre la precedente doveva essere collegata alla porta Lightning per passarla da un dispositivo all’altro. Insomma un miglioramento dell’ergonomia abissale che la fa passare di colpo dalla cosa più scomoda che si potesse immaginare alla migliore realizzazione dell’intero mercato.

Bello il popup che conferma l’abbinamento e mostra la percentuale di batteria

Una sorte analoga è toccata alla tastiera, poiché anche lei nella prima generazione sembrava un prototipo buttato fuori in fretta. Solo a guardarla, con quella gobba sporgente, veniva da chiedersi come avessero potuto pensare di venderla. Usandola sembrava quasi logico che fosse in quel modo, come se non si potesse fare di meglio, ma in realtà si poteva eccome. Il nuovo modello si chiama Smart Keyboard Folio ed ha moltissime caratteristiche distintive rispetto la precedente. La prima è che finalmente copre anche il dorso, arrivando pure a livellare la sporgenza della fotocamera. La seconda è che non ha gobbe (!) ma scorre via liscia, poiché il supporto per il tablet è ottenuto grazie a due semplici scanalature sulla superficie d’appoggio. La terza è appunto quella di avere una seconda posizione, quindi due possibili inclinazioni: una simile alla precedente ed un’altra che mantiene l’iPad un po’ più verticale. Siamo sempre lontani dalla praticità dello stand del Surface, ma è comunque meglio di prima.

La nuova Smart Keyboard Folio ha una seconda posizione che mantiene lo schermo più verticale

Altra cosa molto interessante è che si attacca all’iPad Pro grazie ad una enorme quantità di piccoli magneti, che rendono semplicissimo posizionarla nel modo giusto anche senza guardare. Pur con tutti i limiti di un dispositivo simile – i cui tasti a membrana con rivestimento integrale sono quel che sono e l’utilizzo al di fuori di una scrivania è sempre troppo ballerino – segna anche lei un netto miglioramento di usabilità rispetto al primo modello.

La gobba è sparita, ma ora è tutta leggermente più spessa

L’unico punto che sul fronte ergonomico fa svanire l’alone di magia risiede nel fatto che usando l’iPad a mo’ di tablet, con la cover aperta, i tasti vanno sul retro e li si schiaccia continuamente con le dita. Personalmente non è il fatto in sé ad infastidirmi quanto la perdita di concentrazione che ne deriva. Non so se capita anche a voi, ma quando ho per le mani qualcosa che si muove o si schiaccia, questa tende ad attirare le mia attenzione e finisco per giocarci. Certe volte quasi non ci faccio caso, altre mi fa impazzire al punto che devo togliere la cover, ma per fortuna è tutta magnetica e viene via con un singolo gesto.

Il kit completo di tastiera e pencil

C’è tuttavia un dettaglio che ritengo interessante sottolineare: lo Smart Connector è ora posizionato sul dorso dell’iPad, quindi la tastiera è effettivamente connessa anche quando sta piegata sul retro ed inevitabilmente la schiacciamo, tuttavia iOS “capisce” la sua posizione per via dei magneti e la disattiva. Per fortuna, aggiungo, visto che altrimenti sarebbe stato impossibile usarla.

Conclusione

Voto 4,5/5 Per trarre delle conclusioni sono solito ripercorrere velocemente tutti i punti salienti di una recensione, ma in questo caso preferisco parlare d’altro. Che l’iPad Pro sia un dispositivo eccezionale credo sia palese, basta un colpo d’occhio per capire che ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri tablet; e fa riflettere che già l’aveva il precedente modello, che ora sembra di colpo invecchiato. Dal punto di vista squisitamente hardware mi spingo a dire che non potrebbe essere migliore di così, pur consapevole che il prossimo dovrà inevitabilmente smentirmi. Ciò che intendo è che non è nelle specifiche tecniche che si trovano dei limiti, ma nella sua stessa natura di tablet. Apple sta lavorando da anni ad una sorta di confluenza tra x86 ed ARM, ma ancora non è chiarissimo quale sarà la direzione che sceglierà di seguire. Se, come si pensa, dovesse realizzare nel prossimo anno – o magari nel successivo – un primo portatile basato sui suoi ottimi SoC di classe mobile, allora vorrà dire che anche l’iPad potrà fare girare macOS nativamente. Ma vi dirò di più: è ovvio che questi test li stiano già facendo da tempo internamente e se non hanno ancora compiuto questo passo ci sarà un motivo. Avrebbe davvero senso un sistema operativo completo su un tablet?

Utilizzo di macOS in remoto grazie a Luna Display: un esperimento poco utile

Io ho sempre avuto il sogno di collegare un iPhone (che di potenza ne ha già da vendere) ad un dock che lo trasformi in piccolo computer, così come già da tempo fanno alcuni smartphone della concorrenza. Anche lì, però, come nel caso del Surface, la commistione tra i due mondi è stata mal gestita. Ciò mi fa vedere lo spazio utile affinché Apple faccia il suo solito mestiere: arrivare dopo e reinventare la ruota, dimostrando come si sarebbe dovuta pensare la cosa fin da principio. Mi sembra impossibile che nel lungo termine non si arrivi prima o poi ad una situazione del genere, ma se devo guardare al qui e subito, non è macOS quello che manca ad iPad Pro. Anzi, grazie al Luna Display ho usato per diversi giorni il tablet come schermo touch del mio Mac mini 2018 (recensione) e per quanto sia un gioco divertentissimo, si capisce bene che non è più di quello: un gioco. Comprendo pienamente la scelta di separare i due mondi e il tentativo con l’iPad di mettere a frutto l’era del Post-PC, ma non sono convinto che il lavoro sia già completo come alcuni sostengono. È vero che a guardare i numeri si rimane allibiti, poiché gli iPad che vende Apple sono di più dei portatili venduti dal primo in classifica tra i produttori generici, ma questo non deve indurci a pensare che il prodotto sia maturo.

Dal punto di vista oggettivo è difficile consigliare l’acquisto dell’iPad Pro rispetto al MacBook Air

Potrebbe esserlo se l’obiettivo finale fosse solo quello di creare il perfetto dispositivo di svago ed intrattenimento in mobilità, ma per liberarsi completamente dell’etichetta di sub-computer bisogna spingere ancora molto sulla produttività. Personalmente ho fiducia sulla capacità di Apple di portare a termine un compito così difficile come quello di trasformare l’esperienza d’uso di tutti i computer, sono i tempi a destarmi più di qualche remora. Se sul fronte hardware corrono come treni, iOS procede a spizzichi e bocconi, con miglioramenti progressivi irrisori e sempre in ritardo rispetto a quanto ci si aspetterebbe. E questo ci ha portato ad avere un dispositivo come l’iPad Pro, potenzialmente incredibile ma duramente vincolato.

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PRO
+ Design stupefacente
+ Solita eccellente qualità costruttiva
+ Display più ampio e godibile
+ Schermo a 120Hz, copertura colore P3, riflessi al minimo
+ Hardware incredibilmente potente, più della maggior parte dei portatili
+ Audio quad-stereo eccellente
+ Buona durata della batteria
+ Esperienza d’uso in modalità tablet inarrivata dai rivali
+ Ricarica, abbinamento e trasporto della Apple Pencil 2 molto più comodi
+ Smart Keyboard Folio più razionale e protettiva
+ Buone fotocamere, sia fronte che retro
 Connettività molto completa

CONTRO
- Costoso, tanto costoso
- iOS rappresenta la più grosso limitazione, in particolare per la gestione dei file
- La tastiera virtuale non si “spezza” ed è scomodo scrivere anche in verticale
- Usarlo professionalmente significa rassegnarsi a seguire percorsi più complicati

DA CONSIDERARE
| Manca sempre il 3D Touch, ma ora si sente di meno
| La versione 12.9″ ora è molto riuscita, ma quanto costa!

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.