Apple contro l’obsolescenza programmata: 11 milioni di batterie sostitute nel 2018 e prezzi agevolati nel 2019

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Non amo le mode, di qualsiasi tipo esse siano. Cerco di ignorarle, sia istintivamente che consapevolmente, ma è impossibile esserne del tutto immuni – a meno di non vivere al di fuori del proprio tempo. Un certo modo di vedere le cose, di capirle e descriverle come farebbero altri, è assolutamente normale in un mondo iper connesso. Mi ha sempre incuriosito come la moda si intrecci con i vari aspetti del quotidiano, ad esempio quando di colpo un modo di dire o un termine si diffonde ovunque, diventando di uso comune dall’oggi al domani, fin quando poi si abusa a tal punto da far venire la nausea. Ricordo ad esempio il momento della “globalizzazione” alle superiori, parola che oggi è passata di moda sia nella forma che nella sostanza e che non riuscirei ad usare se non in una ricostruzione storica. Metto in questo filone anche l’obsolescenza programmata, non tanto nella sua accezione squisitamente economica quanto in quella più brutale e spicciola, che da qualche anno viene spacciata dai media come la motivazione dietro ogni problema dei dispositivi elettronici. Se non si ricevono aggiornamenti per lo smartphone è colpa dell’obsolescenza programmata; se si ricevono ma si riscontra un problema, è sempre colpa dell’obsolescenza programmata. Se oggi c’è brutto tempo, sappiamo già chi incolpare…

Image courtesy of iFixit

Anche se quelle due parole mi causano l’orticaria dopo anni di uso a sproposito, non si può negare l’esistenza del fenomeno dal punto di vista industriale. Non credo molto alle teorie secondo cui esisterebbero dei kill-switch che rovinano un prodotto dopo il termine ultimo della garanzia, ma alcuni componenti sono naturalmente predisposti al deterioramento. La batteria è l’esempio più evidente, visto che anche quelle agli ioni di litio sono tutt’altro che eterne. Ecco perché è qui che concentro le mie attenzioni pensando all’obsolescenza. Dimostrare che sia pianificata è una cosa tutt’altro che facile, ma è certo che il mercato sia andato nella direzione contraria rispetto a ciò che avrebbe potuto garantire longevità agli smartphone, visto che dagli iPhone in poi la stragrande maggioranza dei produttori ha optato per batterie non sostituibili. Con questo termine non si intende che siano saldate o impossibili da cambiare, ma semplicemente che non vi è un metodo semplice e alla portata di chiunque per farlo, come invece succedeva con i cellulari e anche nei primi anni di vita degli smartphone – non Apple.

Senza sportellini ed alloggiamenti si riesce a creare prodotti migliori sul piano estetico e strutturale, ma non senza perdere qualcosa. Il caso mediatico più rilevante sulla questione ha riguardato Apple lo scorso anno, quando si è scoperto che un aggiornamento di iOS riduceva le prestazioni dell’hardware se veniva rilevata una batteria in condizioni non ottimali. In quel caso a Cupertino hanno certamente sbagliato nel prendere questa decisione senza alcuna comunicazione all’utente — che di colpo si trovava con uno smartphone molto più lento – ma il principio di fondo era giusto. Quando la batteria non è più in grado di erogare la corrente necessaria al funzionamento dell’hardware, si può infatti incorrere in problemi peggiori di un rallentamento, tra cui lo spegnimento improvviso del dispositivo. La mancanza di chiarezza le è costata molto, visto che per riparare hanno creato un piano di sostituzione gratuito per le batterie riconosciute come usurate, poi esteso a tutte con una cifra simbolica di $29.

Il piano di riparazione è terminato il 31 dicembre 2018 e secondo John Gruber Apple ha sostituito qualcosa come 11 milioni di batterie nel corso dell’anno, mentre di norma la cifra si aggira su 1 o 2 milioni. Questi dati ci danno una chiara visione del fenomeno e stimolano più di una riflessione. Non stento a credere, ad esempio, che chi aveva un iPhone 6s e l’ha visto rinascere grazie al cambio di batteria e ad iOS 12, più snello e veloce del precedente, abbia avuto una motivazione in più per non cambiare smartphone nel 2018. Parliamo di circa 10 milioni di possibili vendite mancante, non certo di bruscolini, specialmente in un periodo che ha visto una flessione globale del mercato.

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Al di là del comportamento esemplare di Apple, che andata ben oltre il dovuto, rimane evidente quanto incida l’impossibilità di cambio agevolato della batteria nella vita di un dispositivo elettronico. Non dico che si debba ritornare al design con sportellino o a batterie che si incastrino direttamente sul retro dello smartphone, ma una soluzione intermedia sarebbe auspicabile per gli utenti.

Apple non fornisce i pezzi di ricambio originali, per cui anche chi fosse in grado di cambiarla da solo dovrebbe utilizzare batterie compatibili a suo rischio e pericolo. Certo si può sempre farla sostituire  direttamente ad Apple o in uno dei centri di riparazione ufficiali, ma la possibilità di pagare solo $29 è sfumata a fine anno. Ad ogni modo il prezzo proposto oggi è tutt’altro che elevato, visto che si parla di 69€ per i modelli successivi all’iPhone X e 49€ per quelli più vecchi fino al 6.

Fanno eccezione quelli precedenti, per i quali la cifra sale a 89€ ma solo se ancora supportati. In pratica allo stato attuale si possono fare riparare anche i 5c e 5s (il 5 è nello stato vintage), ma ad un prezzo che sicuramente eccede il “giusto” e indurrà facilmente all’uso di componenti non originali. Nel complesso, però, ci troviamo di fronte ad uno scenario tutto sommato positivo per un cambio di batteria, visto che la fascia che ne potrebbe aver bisogno oggi richiede solo 49€ (iPhone X e successivi sono ancora in garanzia).

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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