Recensione Nikon Z50: la prima mirrorless DX merita giusto rispetto

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Antonio Cerchiara, Marco Farruggio, Daniele Chillari, Alessandro Censi, Davide Catena, Francesco Fanti, Dario Zaini, Gregorio Seidita, Claudio Orler, Massimiliano Zullo, Matteo Del Monte.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Dopo la cavalcata delle mirrorless full-frame nel 2019, che ha visto per Nikon l’introduzione di Z6 e Z7, è giunto il momento di guardare al basso. L’azienda giallo-nera lo aveva fatto in tempi non sospetti con la serie Nikon 1 che, dopo alcuni anni di alterne fortune, è stata infine abbandonata. Dunque le possibilità per realizzare una nuova linea economica di senza specchio non erano poi molte: puntare sempre al full-frame ma con corpi depotenziati e rimpiccioliti oppure portare nella nuova era il formato APS-C. La Nikon Z50 ci conferma che è stata scelta la seconda strada, con l’obiettivo di riproporre la medesima formula che ha caratterizzato per quasi un ventennio il segmento delle DSLR.

Il ritorno del DX, ma senza lo specchio

Nikon chiama tale formato DX, contrapponendolo a quello FX basato sul full-frame. Oggi il mercato sembra attratto dai sensori grandi, tuttavia si può fare molto bene anche in APS-C e ce lo dimostrano le Fujifilm X, le Sony E ed in parte anche le Canon EOS M. Per giunta Nikon ha un’eccellente tradizione in APS-C con corpi che hanno segnato profondamente il mercato, come la D300 o la D7000, che effettivamente potrebbero dire la loro in salsa mirrorless. Però la Z50 non è in quel segmento lì ma in uno più modesto che potremmo ricondurre alla serie D5000 (non a caso il 5 ritorna). Sospendendo per un attimo il giudizio sul formato, l’idea di partire con un modello intermedio (fra le 3xxxx e le 7xxxx) sembra quella giusta, così da consentire fin da subito un netto distacco dalle proprie full-frame anche sul piano economico ed avere margine di sviluppo in futuro. Certo il listino attuale vede la Z50 al di sopra della corrispettiva DSLR della casa (che io considero la D5300), ma questo era del tutto prevedibile in fase di startup e si deve mettere in conto un periodo di assestamento prima di poter valutare con la giusta prospettiva questo dato. D’altronde anche le prime full-frame mirrorless sono partite tanto, troppo, in alto ma stanno lentamente trovando la loro giusta collocazione.

Realizzare corpi piccoli con sensori a pieno formato non sembra poi così difficile e ce lo dimostrano le Sony A7 quanto la Canon EOS RP (recensione). Quello che risulta ben più complicato è comprimere le lenti. Certo ne esistono di ben fatte e piccoline, ma un sistema basato su un sensore full-frame ci porterà inevitabilmente ad avere obiettivi più grandi, costosi e pesanti quando ricercheremo luminosità o lunghe focali. Esistono delle eccezioni che non voglio ignorare ma non c’è alcun dubbio che se si vuole contrapporre ad un sistema professionale, costoso e voluminoso uno più amatoriale, economico e compatto, scalare sul formato APS-C è la scelta più naturale. Gli svantaggi? Sicuramente una tenuta ad alti ISO leggermente inferiore e poi il moltiplicatore, che incide sulle focali (un 50mm rende circa come un 75mm) quanto sulla profondità di campo. Si usa da tanti anni nelle reflex con buoni risultati per cui non mi sembra una tragedia. Anzi, in alcune situazioni lo “svantaggio” del moltiplicatore viene persino preferito (ad esempio per la fotografia naturalistica). Quindi se lo chiedete a me, che tra l’altro ho amato la mia vecchia D90 ed uso con soddisfazione anche una Fujifilm X-T3, il DX in un’offerta completa ha ancora il suo posto.

La stessa baionetta del full-frame

Stabilito il formato ed il segmento rimaneva un aspetto fondamentale da decidere: la baionetta. Se guardiamo al mondo reflex questa è condivisa tra i segmenti APS-C e full-frame degli stessi brand, cosa che succede anche con le mirrorless di Sony. Quest’ultima rappresenta una particolare eccezione da molti criticata, perché è partita dall’APS-C ed ha utilizzato lo stesso innesto sul full-frame, anche se appare dimensionalmente sacrificato. Tuttavia non si sono visti limiti concreti di particolare rilievo derivanti da questa scelta ed anche la paventata impossibilità di realizzare obiettivi super luminosi non sembra impattare negativamente sul futuro del sistema. Nelle altre mirrorless, invece, quelli che sono partiti dal piccolo hanno poi creato un nuovo innesto per i sensori più grandi. E non è stata quasi mai una scelta quanto un obbligo. Ad esempio la baionetta del Micro Quattro Terzi non poteva proprio adattarsi al full-frame di Panasonic, quella APS-C di Fujifilm non andava sicuramente bene per il medio formato della casa ed anche quella della Canon EOS M è stata accantonata nel passaggio a full-frame in favore di un innesto davvero molto grande.

Nikon aveva la baionetta CX della serie 1, troppo piccola anche per l’APS-C dato che copriva sensori da 1″, quindi doveva scegliere se creare un ulteriore attacco destinato al DX oppure utilizzare lo stesso Z-mount delle sue nuove full-frame senza specchio. Nel primo caso avrebbe potuto ottimizzare le dimensioni, realizzando corpi anche molto compatti, ma si sarebbe persa la possibilità di connettere nativamente gli obiettivi FX Z-mount. Nel secondo avrebbe invece ottenuto la medesima intercambiabilità tra lenti APS-C e full-frame delle reflex, ma la baionetta grande avrebbe potuto limitare la miniaturizzazione dei corpi.

La Nikon Z50 ha l’innesto Z-mount delle sorelle maggiori Z6 e Z7, preferendo dunque la continuità. Anche in questo caso è troppo presto per giudicare la validità della scelta, tuttavia come acquirenti possiamo trarre le nostre conclusioni. Personalmente ritengo sia molto meglio così, perché i vantaggi sono concreti e noi fotografi li abbiamo sperimentati per anni con le reflex. Tantissimi di noi hanno iniziato a fotografare in APS-C e poi hanno acquistato lenti full-frame che si sono trovati già pronte nel futuro upgrade del corpo macchina. Altrettanti hanno affiancato corpi APS-C a quelli full frame per viaggiare leggeri, potendo avere un unico parco di obiettivi e sfruttando in chiave positiva il fattore di crop ed il relativo moltiplicatore 1.5x quando risultava utile. Ma la cosa importante da ricordare è che si tratta di un’opzione in più, non una in meno, nel senso che non esclude la possibile realizzazione in futuro di corpi FX più economici.

Nikon ha trovato un ottimo compromesso tra dimensioni ed ergonomia

L’unico aspetto potenzialmente negativo è che le mirrorless DX non si potranno miniaturizzare oltre un certo limite. Ma io dico: per fortuna. Nella Z50 si nota che la bocca dell’innesto è tanto più grande del sensore, tuttavia il corpo non si può affatto considerare grande o pesante. Certo esistono dei corpi più piccoli, ma le uniche parti in cui la dimensione diventa generosa sono frutto di una precisa scelta. Insomma, si potevano tranquillamente evitare il buon grip e la sporgenza per l’ampio mirino, ma per fortuna Nikon non l’ha fatto!

Ergonomia inattesa

Se penso alle mirrorless con sensore croppato che conosco, ho provato o possiedo, nessuna ha un’ergonomia davvero convincente. Mi piacciono la Fujifilm X-H1 e alcune Micro Quattro Terzi (in special modo le Panasonic G/GH) ma in generale la fobia della miniaturizzazione ha colpito negativamente un po’ tutti i brand. Per la Nikon Z50 non è così: si impugna e ci si sente subito a casa. Certo il mignolo non poggerà sopra, in particolare se si hanno mani grandi, ma il profilo è così ben sagomato che si ottiene una stabilità ottimale. Inoltre il corpo è davvero solido e robusto grazie alla struttura in lega di magnesio e, insospettabilmente in questa fascia di prezzo, è anche tropicalizzato.

Sul fronte dei controlli si possono fare pochissime critiche ed una potrebbe essere la mancanza del joystick, però il punto AF si può scegliere sia con il touch-screen che tramite il pad direzionale, per cui non si soffre per nulla. Si apprezzano invece la doppia ghiera, che offre un controllo manuale diretto e semplice, così come il funzionamento smart dei controlli aggiuntivi. Ad esempio l’ISO, che si preme e poi si modifica con la rotella posteriore mentre con quella frontale si attiva/disattiva l’auto.

Tutti i controlli di cui si ha bisogno in un piccolo spazio

A voler essere pignoli manca un blocco per la rotella dei modi di scatto ma non se ne sente la mancanza. Molto pratico il selettore fisico in alto che consente di passare dalla modalità foto a quella video e soprattutto intelligente la possibilità di mantenere i parametri separati tra le due modalità, così possiamo alternarle fissando ad esempio un tempo adeguato per i filmati ed uno più veloce per le fotografie.

Anche se siamo in una fascia media, Nikon ha dotato la Z50 di un set di controlli ricco e personalizzabile, inserendone anche dove non ti aspetti. Ci sono ad esempio i tasti Fn1 ed Fn2 sul davanti, in prossimità dell’innesto, che si raggiungono con medio ed anulare. Questi offrono due utili comandi aggiuntivi rispetto ad un setup già di tutto rispetto. Non è un qualcosa a cui ci si abitua subito, anche perché non si vedono mentre si scatta ed è facile dimenticarli le prime volte, ma una volta personalizzati a proprio gusto si inizia a prenderci la mano e se ne apprezza il valore.

All’inizio avevo qualche riserva sui tre tasti a sfioramento posti sull’estremità destra dello schermo, che controllano lo zoom e le modalità di visualizzazione del display (quindi live view con più o meno parametri o solo parametri). Il primo pensiero è stato: potevano fare lo schermo più stretto ed inserirli come pulsanti fisici. Di certo non sarebbe stata una cattiva idea ma ho maturato due considerazioni che mi hanno fatto apprezzare la scelta. La prima è che lo zoom si usa per controllare il fuoco in modalità di registrazione o riproduzione, cose che tipicamente si fanno guardando lo schermo e dunque non ci si trova in difficoltà per identificare i pulsanti. La seconda è che i tasti a sfioramento usati in fase di registrazione introducono meno vibrazioni di quelli fisici. Insomma, non dico che sia la soluzione migliore che si sia mai vista, ma all’atto pratico non mi ha dato problemi ed ho pure apprezzato qualche vantaggio.

Menu ed impostazioni

Sul fronte dell’ergonomia e dei controlli, la Nikon Z50 supera in scioltezza le aspettative per un modello con il suo target. La stessa cosa si può dire per i menu, che sono comodi da navigare, semplici ed al tempo stesso completi. Le pagine principali risultano chiare e comprensibili, con la possibilità di premere sul ? (tasto a sfioramento condiviso con zoom out) per ottenere ulteriori informazioni, mentre i parametri un po’ più avanzati si trovano nell’area di personalizzazione, identificati da lettere e numeri ed una differente colorazione in base alla sezione.

Chi usa già Nikon sa di cosa parlo, ma anche i nuovi utenti riescono facilmente a localizzare ciò di cui hanno bisogno. In fin dei conti non si passa la vita nei menu quando si scatta, soprattutto con una fotocamera che offre già sotto mano le cose più importanti di cui si ha bisogno, tuttavia è una bella tranquillità quella di poter contare su un menu che non causa frustrazioni. Anche la storia della nomenclatura delle voci di personalizzazione è davvero comoda, specie quando si devono trovare o condividere informazioni. Ad esempio se vi dico di andare in d4 per impostare il tipo di otturatore ci metterete un secondo a trovarlo.

Un bizzarro display

Lo schermo della Z50 è ampio con i suoi 3,2″, mentre la risoluzione di 1 milione di punti è piuttosto standard ma adatta a riprodurre adeguatamente sia testi che immagini. Validi i colori, che di danno un’anteprima piuttosto fedele di quella che sarà la fotografia al computer. Devo però dare un voto negativo al meccanismo di inclinazione verticale (o tilting). Per come è strutturato consente di inquadrare con comodità sia dall’alto che da mezzo busto (o rasoterra) in più ci offre la possibilità di auto-inquadrature ribaltandosi verso il basso. Tuttavia il sistema così concepito funziona solo tenendo la fotocamera in mano visto che su un treppiedi – sia quelli grandi da terra che i più piccoli “da mano” come il gorillapod – lo schermo non si riuscirà a ribaltare. E anche riuscendoci il display non sarebbe comunque visibile perché “impallato” dal supporto. In sostanza funziona bene fintanto che siamo dietro la fotocamera ma il meccanismo di ribaltamento è forse il peggiore possibile. Già gli schermi che si girano verso l’alto sono scomodi, in quanto rendono più complicato l’utilizzo di microfoni o flash sulla slitta, ma almeno per quelli i treppiedi non sono un problema ed esistono accessori che risolvono parzialmente il problema decentrando la slitta.

Nelle fotocamere professionali spesso si dice che i display con cerniera laterale non si usano poiché meno robusti. Posso anche accettarlo, pur non essendone davvero convinto, ma in un modello consumer come questo era la soluzione da adottare senza “se” e senza “ma”. Tra l’altro Nikon non doveva inventare nulla: gli bastava prendere pari pari la struttura della D5300 ed il gioco era fatto. Certo questo avrebbe comportato uno spostamento del display verso destra per la cerniera, ma una soluzione per i controlli si poteva trovare.

Un display articolato avrebbero reso la Z50 ben più interessante

Bastava spostare disp. al posto del pulsante in alto a sinistra che alterna mirino e schermo (il quale stava bene direttamente sulla torretta) e per i due zoom c’era lo spazio subito a destra del mirino. È solo un esempio, non dico che si dovesse fare esattamente così, ma di sicuro aveva più senso mettere un paletto fermo per avere un display completamente articolato e poi definire il resto di conseguenza. Lo schermo rimane valido anche così, però poteva essere decisamente meglio.

Il viewfinder è, al contrario, piuttosto concreto e solido nelle sue performance. Dispone di 2,36 milioni di punti e tecnologia OLED, che in questa fascia sono un po’ uno standard, ed offre una riproduzione abbastanza ricca di dettagli e con buoni colori. Valido anche l’ingrandimento, che raggiunge 1.02x rispetto al sensore APS-C (rapportati al full-frame corrispondono grosso modo ad un 0.68x). Il sensore di prossimità funziona come ci si aspetta per alternare automaticamente la visione tra schermo e mirino, ma c’è il tasto dedicato in alto a sinistra per lo switch manuale nel caso lo si preferisca.

Solida qualità d’immagine

Nel formato APS-C 21MP non sono un primato, tuttavia sono quelli della D7500 e rimangono sicuramente sufficienti per la maggior parte delle applicazioni. La Z50 è il modello introduttivo per Nikon relativamente al DX mirrorless, dunque ha senso che si sia scelto di partire da una solida base. Una eventuale Z70 potrà osare di più in futuro, ma solo ci saranno più obiettivi per questo sistema (argomento che riprenderemo a breve).

Le immagini catturate con la Z50 sono ricche di dettaglio con colori naturali ma vibranti. E per quanto riguarda la gamma dinamica siamo praticamente ai vertici della categoria, dandoci la possibilità di avere nella stessa foto informazioni sia nelle aree più luminose che in quelle più buie. L’ho usata un po’ sulla neve la settimana scorsa ed ha gestito senza problemi le estese aree bianche a contrasto con oggetti più scuri. I JPG con la modalità automatica sono già molto buoni e i file RAW offrono ampia possibilità di recupero per luci ed ombre.

Per quanto riguarda la resa cromatica io posso solo dire che ogni volta che uso una Nikon ritrovo grande soddisfazione. Quando si parla di queste cose il gusto personale è importante, così come la consapevolezza che partendo dal RAW si possono ottenere i colori che si vogliono (anche se la realtà è un po’ più complicata di così, ma non è un argomento da approfondire in questa sede). Ad ogni modo la Z50 offre un mix davvero riuscito tra bilanciamento del bianco, valutazione esposimetrica ed estensione cromatica. Alcuni potrebbero considerare i suoi JPG con il profilo colore standard un po’ freddini ma io credo che il termine più adatto sia naturali.

Alti ISO su APS-C: tutto come previsto

Di norma si dice che più è grande il sensore maggiore sarà la resa ad alti ISO. In realtà questa affermazione è vera solo se si considerano anche altri fattori come la dimensione del singolo pixel (che varia con la risoluzione), la tecnologia utilizzata e persino il processore d’immagine. Ad esempio ci sono medio formato che hanno risoluzioni elevatissime e gamma dinamica e cromatica stupefacente, ma solo a bassi ISO. Poi ci sono diversi tipi di sensori (CCD, CMOS, BSI-CMOS, X-Trans) ed anche quelli con doppio ISO nativo che si comportano diversamente. Tuttavia se guardiamo al grosso del mercato mainstream la regola risulta generalmente confermata e i sensori APS-C tendono a mostrare più rumore digitale rispetto a quelli full-frame aumentando il gain, dunque la sensibilità.

La Z50 può scattare con valori ISO da 100 a 51200, espandibili verso l’alto fino a 204,800. La resa è sostanzialmente sovrapponibile a quella della D7500, offrendo un rapporto segnale/rumore convincente fino a 1600 ISO. Le fotografie sono usabili anche a 6400 ISO, specie se la finalità è quella della condivisione web o la stampa su formati non troppo ampi, mentre per avere fotografie di qualità davvero convincente, anche per archiviazione o stampe di dimensioni maggiori, consiglio di non superare i 3200 ISO. Interessanti anche gli automatismi offerti, che ci danno la possibilità di lavorare con sensibilità automatica impostando la priorità sullo shutter, così da avere un tempo di posa minimo da rispettare per evitare il mosso e far regolare alla fotocamera l’ISO di conseguenza.

Nikon non ha inserito nella Z50 la stabilizzazione sul sensore, che è invece presente su Z6 e Z7, demandando il compito alle lenti VR. In compenso c’è una stabilizzazione digitale che si può attivare e che aiuta un po’ soprattutto in ambito video.

Messa a fuoco e raffica

La messa a fuoco della Nikon Z50 è di tipo ibrido, ovvero per contrasto e per ricerca di fase, grazie ai pixel sul sensore che ci danno la possibilità di scegliere fino a 209 punti. Le modalità operative sono numerose e vanno dal punto singolo all’automatico, con la possibilità di utilizzare anche il tracking. Rispetto alla Z6 non si ha la stessa velocità e precisione, tuttavia la resa è nella media alta e il tasso di errore nell’inseguimento è tollerabile, più o meno del 20/25% dalle mie prove.

Per controllare le modalità AF si può utilizzare il menu rapido attivabile con (i) ma con i tasti Fn frontali si ottiene molta più flessibilità. Si potrà infatti tenere premuto il pulsante ed usare la ghiera posteriore per cambiare modo (AF-A, AF-S, AF-C, M) e quella frontale per l’area (completa, centrale, ampia, punto singolo, ecc..). E anche se manca il joystick si può usare il d-pad per selezionare il punto AF così come il touch-screen.

I casi in cui si incontra qualche problema spesso dipendono dall’obiettivo in dotazione, che mette a dura prova l’efficacia dell’AF negli ambienti poco illuminati. Soprattutto in tele, dove la luminosità di f/6,3 rende più difficile il lavoro della Z50. Verso il grandangolo, invece, le cose migliorano e la risposta diventa più reattiva e precisa. Nel complesso il comparto AF è sicuramente valido anche se non a livelli delle Sony di pari prezzo e fascia di mercato.

11fps di raffica ma con piccolo buffer

Bene invece l’AF continuo nel video, che aggancia quasi subito i volti e li segue con discreta naturalezza. Anche qui non siamo proprio al top della categoria, infatti trovo più naturali i cambi fuoco di Canon e più precisi e veloci quelli delle Sony, ma non c’è nulla che gli si possa effettivamente recriminare tutto sommato.

Davvero interessanti i numeri della raffica: ben 11fps con fuoco ed esposizione bloccati sul primo scatto. Il problema di questo dato è che non tiene conto del buffer della Z50, che con la modalità più veloce (H*) regge per poco più di due secondi. Ci sono comunque anche le modalità con AF/AE continuo che sono più lente ma consentono di proseguire più a lungo con delle buone memorie.

Come va col video?

Iniziamo subito dai lati positivi, il primo dei quali dovrebbe essere preso d’esempio da tutti i produttori. Oltre al pratico switch meccanico per alternare foto e video, ed un tasto rec in posizione comoda, la Z50 offre la possibilità di mantenere separati i parametri per le due modalità. Questo significa che in uso misto possiamo passare tra foto e video senza dover continuamente modificare tempo, apertura ed ISO per avere quelli corretti. Tanto per fare un esempio concreto, possiamo scattare a 1/125 – f/8 – 800 ISO tenendo invece nell’area video 1/50 – f/3,5 – 100 ISO. Questi valori d’esempio restituiscono un’esposizione più o meno analoga ma ci consentono di ottimizzare i risultati per le foto – evitando il mosso con 1/125 – e per il video – con il giusto motion blur ad 1/50 (approfondimento su frame rate e tempo di esposizione nel video).

Per quanto riguarda i formati possiamo scegliere il 4K/UHD a 24/25/30 fps senza dover cambiare le impostazioni della fotocamera su NTSC o PAL, mentre per il 1080p si arriva fino a 120fps con la possibilità di registrare direttamente uno slow-motion da 4x con output a 30fps e fino a 5x con output a 24fps. Il tutto si seleziona da un semplicissimo elenco unificato senza mal di testa. Valida anche la possibilità di registrare sia in MOV che in MP4, così da ottenere la codifica più digeribile per il proprio setup hardware/software.

Una dotazione video di tutto rispetto

Nel Picture Control troviamo una modalità (FL) Uniforme che riduce un po’ contrasto e saturazione, con alcune personalizzazioni aggiuntive sulle quali si può agire in base alle proprie necessità. Non si tratta esattamente di un profilo log ma aiuta comunque ad aumentare la gamma dinamica per chi volesse avere maggiore libertà nella post-produzione per colorare le immagini. Se si considera anche che l’AF continuo si comporta piuttosto bene e si ha un ingresso per microfono, la possibilità d’uso della Z50 in ambito video è certamente concreta. Ovviamente non siamo ai vertici della categoria, però c’è tutto il necessario (compreso focus peaking, istogramma ed alte luci) e il sensore si comporta piuttosto bene salendo con gli ISO. Se solo avesse avuto lo schermo incernierato di lato sarebbe stata un’ottima macchina per vlog.

Tanti obiettivi teorici, pochi pratici

Un problema oggettivo della Z50 è la disponibilità di obiettivi, dato che al momento del lancio non ve ne sono con buona luminosità a meno di non utilizzare quelli per DSLR con l’adattatore FTZ, che però non si trova in tutti i kit e da solo costa circa 300€. Ovviamente c’è la possibilità di prendere quelli per full-frame per quanto si è detto circa l’uso del medesimo Z-mount, tuttavia il sistema DX dovrebbe prima di tutto avere un senso a prescindere da quello FX. Anche perché con un corpo professionale APS-C potrebbe esse logico abbinare il 35mm f/1,8 Z-mount da 900€ in vista di un futuro upgrade del corpo, mentre la Z50 è posizionata un po’ troppo in basso come specifiche per essere considerato un ponte verso il formato più ampio. Mi sarebbe piaciuto vedere nella roadmap qualcosa come un 35mm DX anche f/2 da 300€ per raccogliere l’eredità di quello reflex oppure uno zoom standard con luminosità costante… non dico necessariamente un f/2,8 ma anche un f/4.

L’attuale “parco” di lenti native DX sembra in realtà un piccolo orticello. Ci sono solo il 16-50mm f/3,5-6,3 VR, interessante per la struttura retrattile molto compatta ma davvero poco luminoso soprattutto in tele, e poi un 50-250mm f/4,5-6,3 VR con lo stesso problema. Peraltro la ridotta apertura di f/6,3 incide negativamente sull’AF con poca luce oltre a costringerci a salire di più con gli ISO. Insomma, allo stato attuale l’argomento obiettivi va messo nella colonna delle negatività per la Z50, un po’ com’è stato agli inizi anche per le NEX di Sony. La speranza è che Nikon provveda ad arricchire l’offerta nel breve termine e nella giusta direzione, tuttavia non è molto rassicurante il fatto che nella roadmap 2020/21 l’unico altro obiettivo DX previsto per ora sia un 18-140mm, per cui una lente tuttofare che non punta ad innalzare l’asticella della qualità.

L’adattatore FTZ funziona con le ottiche AF-S, AF-P e AF-I, in sostanza tutte quelle F-Mount dal ’94 in poi e con le quali si ottiene un controllo completo su tutti i fronti, sia AF che metering che VR. Si perde l’autofocus con quelle AF-D, mantenendo però gli automatismi. Diciamo che in generale la compatibilità con le lenti reflex Nikkor F-Mount è abbastanza estesa, mentre con quelle di terze parti il supporto è zoppicante. Quindi se avete obiettivi Sigma, Tamron, Tokina, ecc.. non fate troppo affidamento sulla possibilità di adattarli (o almeno fate prima qualche ricerca per accertarvi che funzionino bene).

Io ho provato ad utilizzare il Nikkor 50mm f/1,8G, obiettivo che si usa abbastanza bene ma che sul fronte AF non rende come sul mount nativo, risultando più lento e a volte impreciso (oltre che rumoroso, ma quello è di suo). Altra cosa da tener conto è che l’adattatore possiede la classica base piatta con filettatura per il treppiede, utile soprattutto con obiettivi pesanti, ma questa parte è fissa e non rimovibile, come invece succede nella maggior parte degli altri adattatori. Nell’uso a mano non è un problema ma sul treppiedi sì, in quanto non si riesce a completare il giro per innestarlo sulla baionetta visto che sporge di un paio di cm verso il basso e quindi urta.

Per cui al di fuori di prospettive future sulle quali si possono fare soltanto congetture, ad oggi la Z50 si utilizza ottimamente con le sue uniche due lenti native e parzialmente bene con quelle Nikkor DSLR, quindi le opzioni realisticamente interessanti sono effettivamente poche a meno di non acquistare i ben più costosi e voluminosi obiettivi Z-mount per FX. Quindi anche se l’idea in sé mi sembra valida, la condizione attuale non depone a favore di questo sistema DX mirrorless.

Memoria, autonomia e connessioni

La Nikon Z50 ha uno sportello unico sul fondello che dà accesso agli alloggiamenti per la memoria in formato SD (compatibile con UHS-II) e la batteria (la EN-EL25). Secondo il canonico standard CIPA l’autonomia si aggira intorno ai 320 scatti, che per una mirrorless non sono affatto pochi. Tuttavia sul campo e con un uso misto tra mirino e schermo, si riesce a superare questa soglia con facilità. L’ho portata con me per una escursione di circa 5h catturando sia foto che video e ho visto scendere la batteria di una singola tacca su tre, per cui non è una di quelle mirrorless che ti fa stare con l’ansia di portarti almeno due batterie sempre e comunque. Buona la posizione dello sportellino, che essendo all’estrema destra si riesce ad aprire anche quando la camera è su un treppiede.

Le connessioni fisiche stanno tutte sulla sinistra e comprendono l’ingresso per il microfono in alto e in basso la microUSB e la microHDMI. Dispiace non vedere la USB-C nella dotazione, comunque la fotocamera supporta il caricamento via cavo. Sul fronte radio troviamo sia il Bluetooth che il Wi-Fi ac, dunque bene, tuttavia con l’app Wireless Mobile Utility di Nikon le funzionalità sono rapide ma piuttosto limitate. Ad esempio non è possibile controllare la registrazione video ma solo quella delle foto, dunque male.

Conclusione

Fare il punto sulla Nikon Z50 non è affatto semplice, in quanto come primo esemplare del neonato sistema DX mirrorless della casa giallo-nera risulta legato a doppio filo con ciò che avverrà nei prossimi anni. Non potendo prevedere il futuro evitiamo le speculazioni e concentriamoci su ciò che offre oggi ad un possibile acquirente. In estrema sintesi ci troviamo di fronte ad una fotocamera con un’ergonomia ed una qualità costruttiva eccellenti in un formato compatto. I controlli sono completi per la sua categoria e sia il mirino che il display hanno una buona qualità. Il sensore non è estremo in termini di risoluzione ma restituire ottime immagini e regge bene alle alte sensibilità per essere APS-C. L’operatività generale è super reattiva e i menu estremamente comodi e razionali, sia per chi conosce già le fotocamere Nikon sia per chi ci si approccia per la prima volta. È buono anche l’AF che, pur non essendo il migliore del settore, non ha particolari punti deboli e se la cava ottimamente nel fuoco continuo per il video. In tal senso manca qualcosa, perché non abbiamo ad esempio la registrazione Log, ma la gestione dei parametri è comodissima e non mancano focus peaking e istogramma, oltre che una buona versatilità per i formati ed un ingresso per microfono esterno. L’autonomia rientra nella colonnina dei pro per una piccola mirrorless e anche se non l’ho citato c’è un piccolo flash integrato che può essere utile anche per il controllo di unità remote. Quindi sul fronte fisico e delle funzionalità, il giudizio non può che essere estremamente positivo.

Non si tratta di una fotocamera perfetta, nessuna lo è veramente, però è molto solida sia dal punto di vista materiale che dei risultati. Le principali criticità si possono riassumere nell’articolazione dello schermo, nella collocazione di prezzo al lancio e nella dotazione di obiettivi. Sul primo punto le conclusioni sono semplici: se siete interessati ad una massima versatilità nell’autoinquadratura la Z50 non fa per voi. Per analizzare gli altri due aspetti ci si deve necessariamente abbandonare a qualche speculazione. Il prezzo di lancio di circa 1000€ con la lente da kit sembra effettivamente alto rispetto a ciò che si può trovare oggi sul mercato, ma non bisogna dimenticare che lo stesso prezzo lo aveva anche la Canon EOS M50 nel 2018 ed oggi si trova a circa la metà. Quindi non si può dire che sia economica ma neanche che sia cara.

A mio avviso la sua collocazione di listino è quella naturale e le si deve dare il giusto tempo affinché possa diventare più competitiva rispetto a prodotti usciti da uno o due anni. Nel momento in cui scrivo, però, ci sono sicuramente fotocamere con un miglior rapporto qualità/prezzo, penso ad esempio alla già citata EOS M50 (classe 2018) oppure alla Sony A6400 (classe 2019). Entrambe queste alternative, che non sono ovviamente le uniche, si basano su sistemi esistenti da tanto tempo e su cui l’offerta di obiettivi è ben più variegata (e qui mi riferisco n particolare a Sony). Non c’è nulla di cui sorprendersi, ma la questione è oggettiva e solo il tempo ci potrà dire se Nikon riuscirà a colmare il gap. Per ora la limitazione di scelta in termini di lenti è una certezza che rappresenta forse lo scoglio più grande affinché si possa consigliare la Z50. Tra le poche situazioni in cui questo dato si possa considerare trascurabile ci sono quella relativa al principiante che troverà sufficienti le lenti zoom economiche già presenti e quella di chi scatta già con Nikon (reflex o mirrorless) e vuole un corpo da viaggio più compatto su cui poter anche adattare le proprie lenti in attesa che ne escano di migliori.

Riprendendo le considerazioni iniziali circa la scelta di Nikon di inaugurare il nuovo segmento DX con Z-mount, non posso che confermare il fatto che questa appaia come una buona idea per allargare la propria offerta verso il basso, riducendo prezzi e dimensioni. La possibilità di creare anche corpi FX mirrorless più economici non viene certo a mancare ma i risultati di Sony e Fujifilm nel segmento APS-C, così come quelli che la stessa Nikon ha registrato nell’epoca in cui le DSLR la facevano da padrona, ci dicono che esiste un mercato importante che si può intercettare e soddisfare. Inoltre mi piace l’idea dell’interscambio delle lenti tra APS-C e full-frame, che offre un percorso di crescita naturale e di fidelizzazione al fotografo. Insomma in prospettiva l’approccio di Nikon mi sembra quello giusto, l’unico problema risiede nella parola “prospettiva”, che presuppone una seconda valutazione futura sulla quale oggi non ci possono essere certezze.

PRO
+ Corpo solido e tropicalizzato
+ Ottima ergonomia
+ Dotazione completa di controlli fisici
+ Menu rapidi ed intuitivi
+ Ampia possibilità di personalizzazione
+ Resa ad alti ISO molto valida
+ Prestazioni AF solide
+ Comoda possibilità di usare obiettivi FX Z-mount (almeno in prospettiva)
+ Possibilità di collegare obiettivi F-mount con adattatore FTZ (prestazioni da verificare)
+ Ampio e valido mirino
+ Batteria di buona durata per una piccola mirrorless
+ Buona qualità video con funzionalità più che sufficienti

CONTRO
- Scarsissima dotazione di lenti DX Z-mount di qualità
- Schermo inclinabile ma con ribaltamento inutile su treppiede o gimbal
- Non c’è la stabilizzazione sul sensore

DA CONSIDERARE
| L’adattatore FTZ non funziona molto bene con obiettivi F-mount di terze parti
| Il prezzo di listino va riconsiderato tra qualche mese

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.