Gestione testi open-source con Joplin e MacDown (in sostituzione di Ulysses)

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La maggior parte degli articoli che vedete su SaggiaMente vengono scritti direttamente nell’interfaccia di amministrazione del sito. Ce ne sono alcuni, però, che richiedono maggior tempo ed attenzione, quindi li preparo sul mio computer finché non sono pronti per la pubblicazione. Succede spesso per le recensioni lunghe, ma anche per molti redazionali e per tutti quei pensieri che mi vengono in mente e voglio mettere nero su bianco pur non sapendo ancora se diventeranno mai degli articoli.

In passato utilizzavo dei file di testo markdown scritti con Byword, app molto gettonata alcuni anni fa per via dell’interfaccia semplice e priva di distrazioni. Trovavo però davvero scomodo avere un file per ogni bozza, poiché poi dovevo gestire la catalogazione manualmente dal Finder. Nel 2016 ho scoperto Ulysses (recensione), un software davvero comodo con una propria libreria che si appoggia su iCloud ed altri servizi di storage, così ho deciso di acquistarlo. L’ho usato parecchio inizialmente ma sempre meno con il passare degli anni. Ad oggi tendo a limitare al minimo la scrittura fuori dal blog perché ci sono tante cose che richiedono un intervento manuale nella nostra area amministrativa per la formattazione dei contenuti tramite una serie di plugin che abbiamo realizzato. Nel frattempo Ulysses ha cambiato business model ed è passata all’abbonamento, richiedendo 39.99€ all’anno (se ben ricordo 29,99€ per chi abbia già l’app)

Non è una cifra elevata e infatti l’ho spesa senza pensieri inizialmente e ne spendo ben di più per i software importanti nel mio workflow, tuttavia sono già due anni che lo uso davvero poco. Quindi in ottica di contenere le spese del tutto inutili ho deciso di annullare il rinnovo per il prossimo anno e di cercare una soluzione alternativa. In sostanza mi serviva un software per scrivere in markdown che avesse una libreria sincronizzabile via cloud e con app sia su macOS che su iOS, ma possibilmente anche Windows e Linux per superare un limite di Ulysses. E soprattutto doveva essere open-source a gratuita, altrimenti meglio rimanere dove stavo.

Dopo diversi giri e scartando software simpatici ma che non avevano tutte le caratteristiche richieste, ho trovato l’interessantissimo Joplin. Lo stavo però cancellando appena l’ho aperto, poiché si vede chiaramente che non è un’app nativa di macOS. D’altro canto questo ha consentito di portarlo praticamente su tutte le piattaforme: macOS, Windows e Linux sul fronte desktop, ma anche Android ed iOS per il mobile. Quindi ho deciso di provarlo comunque, anche se chi non ama le UI non perfettamente integrate come me faticherà un po’ a mandarlo giù.

Al di fuori dell’estetica, ho trovato molto valida la disposizione dei contenuti, poiché occupano pochissimo spazio e si leggono con chiarezza. Non ci sono praticamente icone, almeno non nella libreria dove troverete solo i toggle +/- in presenza di sub-notebook. Anche le preferenze sono fuori standard per macOS ma danno l’idea di quanto si possa personalizzare l’app ed il suo comportamento. Purtroppo è tutto poco user-friendly, quindi se ad esempio volete cambiare il font dovete scrivere manualmente il suo nome nel modo corretto. C’è il tema Dark che per fortuna si attiva con un clic, mentre per personalizzare l’estetica dei vari elementi renderizzati a partire del markdown dovete editare un css a mano. Nel mio caso non mi dispiace più di tanto, anzi posso potenzialmente adattare il css del sito per avere una preview realistica di come apparirà, ma non è certamente una cosa da tutti.

Non scenderò nei dettagli delle preferenze, cito soltanto la sezione che consente di attivare la sincronizzazione. I metodi supportati sono File System (che volendo potete far puntare ad un percorso gestito da iCloud), poi WebDAV, OneDrive, NextCloud e, infine, Dropbox.

Io ho scelto quest’ultimo per mantenere l’accesso cross-platform e richiede di autenticarsi direttamente sul sito del servizio dandogli poi il codice di autorizzazione. La sincronizzazione è a tempo, quindi non aspettative nulla di push, con una frequenza minima di 5 minuti e la possibilità di avviarla manualmente con un pulsante in basso a sinistra.

Interessante notare che si può attivare la crittografia end-to-end per chi volesse maggiore sicurezza e privacy rispetto ai propri contenuti. Io ci prendo appunti per il materiale che finirà online, quindi era del tutto inutile.

Per quanto riguarda la scrittura, Joplin richiede necessariamente un font monospaziato. Consente anche di indicarne uno diverso solo che poi l’editor andrà in tilt… tanto per ribadire che qui c’è davvero poco di user-friendly. Tuttavia una volta sistemato il carattere e la sincronizzazione, non c’è molto altro da fare. È possibile importare contenuti in differenti formati e anche da Evernote (che non uso da un secolo), ma nel mio caso ho iniziato a portare qualcosa da Ulysses al volo con un copia e incolla. Anche potendo riprendere la struttura di Ulysses non l’avrei fatto perché da qualche tempo mi dà problemi: mi trovo continuamente articoli in rosso per conflitti del tutto inventati da lui e spesso anche cartelle duplicate. Motivi che, insieme al prezzo eccessivo dato il mio scarso impiego, hanno contribuito alla decisione di abbandonarlo.

Mentre facevo queste operazioni ho notato un paio di cose utili anche se apparentemente banali. Temevo infatti che non essendo un software nativo non supportasse il drag&drop dei contenuti o dei taccuini, invece è fortunatamente possibile, anche in blocco, quindi ho potuto riorganizzare le cose facilmente con un diverso schema.

Altra cosa interessante è la visualizzazione flessibile che include la modalità solo testo, testo e preview, solo preview. Per ogni contenuto è possibile scrivere un titolo ma anche i tag, utili per una catalogazione multidimensionale. Arriviamo alle cose che non mi piacciono, perché purtroppo ce ne sono a partire dal fatto che sia così poco user-friendly nelle impostazioni. Non mi piace neanche l’estetica povera della UI, che tuttavia è molto concreta e dunque ci passo sopra. Le cose davvero fastidiose per il mio uso sono due:

  • manca una modalità di editing senza distrazioni
  • non c’è la possibilità di copiare negli appunti il codice markdown in formato HTML, pronto per essere incollato in un post per il web

Casualmente ho trovato una soluzione per entrambi questi problemi con Typora, software che avevo installato durante le ricerche di questi giorni. Si era impostato come il predefinito per i file .md e quando ho cliccato sull’icona di condivisione di un documento da Joplin me l’ha aperto dentro Typora. Qui ho notato che non era in modalità preview ma era proprio linkato al file nell’archivio, dunque salvando vedevo gli aggiornamenti in Joplin. Tra l’altro mi è sembrato anche un software ben fatto ma non è open-source ed è gratuito solo ora che si trova in beta, dunque l’ho cestinato. Come vi ho detto io ho già Byword acquistato dal Mac App Store, ma per gli stessi motivi ho cercato altrove.

Ho scelto alla fine MacDown, che non ha nativamente una modalità senza distrazioni ma si ottiene facilmente andando a fissare una larghezza massima per il testo (io ho messo 660) e disattivando l’anteprima. Ho anche aumentato un po’ l’interlinea ed ho ottenuto uno stile che mi piace e che mi consente di scrivere comodamente quando l’app è a tutto schermo. Una volta cancellata Typora ed eseguito MacDown, macOS lo ha automaticamente selezionato come editor predefinito, quindi cliccando ora sull’icona di condivisione da Joplin si apre il nuovo software.

Dal momento che MacDown supporta anche la copia del testo in HTML con alt+cmd+C, la sua aggiunta mi ha consentito di superare i due limiti principali che ho riscontrato in Joplin. Quindi adesso uso due software open-source invece che uno singolo e sicuramente più gradevole ma che richiede un abbonamento. Tutta l’organizzazione dei contenuti ed anche l’editing più semplice lo faccio direttamente dentro Joplin, mentre quando voglio una UI più pulita clicco su condividi e continuo l’editing su MacDown, da cui posso anche copiare il testo HTML pulito. Per rendere il tutto più fluido anche otticamente ho allineato il font tra i due software con Menlo Regular 16pt.

MacDown in vista senza distrazioni

Così si è conclusa per ora la mia ricerca ed ho utilizzato questo sistema già per scrivere una prima recensione. Non ho ancora importato tutti i vecchi contenuti da Ulysses ma ho qualche mese per farlo. Nel frattempo continuerò a testare il sistema per vedere se si confermerà valido come sembra. È un pelino più macchinoso e meno pulito rispetto ad Ulysses ma in fin dei conti non più di tanto. Inoltre Joplin supporta anche delle note to-do, che possiamo spuntare quando completate, cosa molto interessante perché di solito spostavo i file in cartelle separate quando li pubblicavo mentre adesso potrei semplicemente attivare un check per capirlo.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.