L’iPad Pro con Magic Keyboard può sostituire un MacBook?

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“IPad o MacBook?” Sono sicuro che ognuno di voi avrà già la sua opinione in merito e lo scopo di questo articolo non è asolutamente quello di cambiarla. D’altronde anche io ho una preferenza e se dovessi scegliere un solo prodotto tra i due prenderei sicuramente il portatile. Questo perché lo smartphone lo abbiamo tutti e, bene o male, ci dà già una finestra sul mondo mobile e le sue app. Mondo che cresce e si evolve ad una velocità superiore rispetto alla controparte desktop. E questo sia sul fronte software, in particolare da iPadOS, che su quello hardware, dove oltre alle ottime prestazioni raggiunte va considerato l’arrivo della Magic Keyboard.

Con questo accessorio, dotato di tastiera e trackpad, il tablet si presenta e si comporta in modo più simile ad un tradizionale computer. Non è una cosa che piace a tutti, non è una cosa che serve a tutti, ma dopo 10 anni di uso con le dita era evidente che per consentire uno step evolutivo sulla produttività serviva una soluzione del genere. Ma mettiamo da parte le considerazioni più concettuali e cerchiamo di capire nel concreto se un iPad Pro con Magic Keyboard può sostituire completamente un MacBook e in cosa è migliore o peggiore.

Opzioni d’acquisto

Il primo aspetto che credo debba essere analizzato è quello del prezzo, che ci dà una misura tangibile per capire cosa confrontare con cosa. L’iPad Pro 11″ Wi-Fi parte da 899€ con 128GB di spazio interno. Per l’uso medio di un tablet direi che sono già sufficienti, perché rispetto ad un computer questo invita di più l’utente ad appoggiarsi ai servizi online e non a buttare tutto sulla scrivania. Ma alla fine lo spazio è sempre spazio e se ci interessano audio, foto e video possono essere piuttosto ingombranti. Quindi consideriamo i 256GB che ci portano anche in linea con l’attuale base sia per MacBook Air che Pro.

Con questa capacità si sale a 1009€, ma avremo sempre uno schermo più piccolo rispetto ai 13,3″ dei portatili e soprattutto non potremo sfruttare uno dei vantaggi più importanti dell’iPad: la connettività cellulare. Da qui in poi si entra in un territorio minato fatto di preferenze e necessità personali, ma io credo che per portare alla luce i pregi del tablet sia più utile valutarlo nella sua versione LTE, che significa aggiungere altri 170€.

E per arrivare al totale necessario al confronto serve anche la Magic Keyboard:

  • iPad Pro 11″ 1518€
    LTE da 256GB (1179€) + Magic Keyboard (339€)
  • iPad Pro 12,9″ 1798€
    LTE da 256GB (1399€) + Magic Keyboard (399€)

Dall’altro lato abbiamo due MacBook: Air e Pro. Il primo è più economico e la versione base ha già 256GB. Aggiungerei solo l’i5 perché con 50€ ci dà non solo un processore quad-core ma anche una componente grafica migliore rispetto l’i3 (date un occhio alla recensione se volete saperne di più). Quindi con un totale di 1279€ si ha già tutto quello che serve. È facile notare che anche l’iPad Pro più piccolo con la tastiera Apple costa di più e la cosa non migliora se si sottraggono al totale i 170€ necessari per la versione LTE.

Certamente si potrebbe optare per una tastiera ed un mouse più economici (funzionano anche quelli USB) oppure scegliere una alternativa simile alla Magic Keyboard che costi di meno. Tuttavia se mi trovo a fare questo confronto è proprio perché l’accessorio realizzato da Apple ha quel qualcosa in più sul fronte dell’ergonomia, della qualità dei tasti e del trackpad. Quindi le alternative ci saranno pure ma in questa sede il mio interesse è focalizzato sull’accoppiata con la Magic Keyboard.

Con l’iPad Pro si spende più dell’Air già con la versione da 11″ e se prendessimo in esame quella con schermo simile saliremmo a 1798€, arrivando a quasi 150€ in più del Pro 13″ i5 con 16GB di RAM (totale 1654€). Una possibilità di risparmio concreta è quella di approfittare di un’offerta sugli iPad Pro del 2018, perfettamente compatibili con la Magic Keyboard e sostanzialmente identici sul fronte delle prestazioni (e non solo, ne ho parlato qui). Badate bene che non parlo di usati ma di tutte le scorte di magazzino che ancora vengono vendute sia su Amazon che dai vari Apple Premium Reseller come C&C. Tra l’altro ne approfitto per ringraziarli dato che mi hanno concesso la possibilità di testare sia l’iPad Pro più grande che il nuovo MacBook Air. E alla fine dell’articolo trovate anche una piccola sorpresa con un codice sconto per voi lettori.

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2 è meglio di 1?

Uno degli aspetti che può far valutare positivamente la soluzione iPad Pro + Magic Keyboard è che insieme si comportano più o meno come un portatile ma l’iPad si può comunque utilizzare anche da solo. È il vecchio concetto di 2-in-1, alla fine dei conti. Microsoft è stata tra le prime a crederci, con la linea Surface, ma la componente mobile non è mai decollata. Sul quel fronte è più come avere un portatile touchscreen con tastiera opzionale. L’iPad, al contrario, vanta un ecosistema florido di app dedicate, ma non può eseguire quelle tradizionali per macOS. Approfondiremo meglio il discorso più avanti ma iniziamo a capire come funziona questo 2-in-1 dal punto di vista ergonomico.

Una cosa che ho potuto apprezzare è che la Magic Keyboard è anche una custodia. Nell’uso di tutti i giorni i vantaggi di questa soluzione si notano, perché si trasporta e si poggia un po’ ovunque con maggiore tranquillità rispetto ai MacBook.

La tenuta magnetica del tablet è ottima e la tastiera ha una rigidità eccezionale, oltre che tasti precisi e comodi nella digitazione. La versione da 11″ ha due potenziali negatività, prima fra tutte quella di avere alcuni tasti laterali più stretti (come le accentate), cosa che però ha dato la possibilità di utilizzare un layout standard per la parte centrale, che è decisamente più importante. Inoltre ha un trackpad più piccolo ma molto preciso e comodo, infatti si riescono ad effettuare anche le gesture a più dita senza difficoltà. Per un uso continuativo è comunque meglio la tastiera da 12,9″, sia perché tutti i tasti sono a dimensione standard sia perché il trackpad è leggermente più grande.

Un altro aspetto da considerare è il peso della Magic Keyboard, che è persino superiore a quello del tablet. La cosa ha un senso dato che deve mantenerlo stabile ma nell’insieme ci porta a perdere il vantaggio di leggerezza che avrebbe l’iPad Pro da solo.

  • iPad Pro 11″ LTE (473 gr) + Magic Keyboard (596 gr) = 1,07 kg
  • iPad Pro 12,9″ LTE (643 gr) + Magic Keyboard (705 gr) = 1,35 kg
  • MacBook Air 13″ = 1,29 kg
  • MacBook Pro 13″ = 1,4 kg

Vorrei comunque sottolineare l’ottimo lavoro fatto da Apple per bilanciare la Magic Keyboard rispetto al tablet. Ci sono delle situazioni in cui avere il peso in alto è uno svantaggio, infatti non si può inclinare il tutto in avanti perché si ribalterebbe, ma in generale la stabilità è davvero ottima e ci consente di lavorare praticamente in ogni condizione come si farebbe con un portatile. Anche poggiandolo sulle gambe l’esperienza è molto positiva, cosa che non si può dire ad esempio dei vari Surface. Questi ultimi, però, possono essere mantenuti in verticale senza l’ausilio di supporti grazie allo stand integrato.

Il particolare design della Magic Keyboard ha questo elemento di unicità dovuto al fatto che lo schermo rimane sollevato dai tasti. Oltre all’impatto estetico piuttosto riuscito c’è un vantaggio concreto non trascurabile, in quanto il display è più vicino all’utilizzatore di circa 8 cm rispetto alle tradizionali cerniere. Può sembrare poco ma in realtà si nota e ci fa vedere meglio (e più grande) il contenuto dello schermo a parità di distanza.

Il vero punto di svolta con la Magic Keyboard è che ora si può usare il dispositivo mantendo il braccio in posizione comoda e rilassata, poggiato sulla superficie della tastiera o della scrivania. Non si deve più necessariamente tappare sullo schermo, ma è sempre possibile farlo se lo si desidera. Bastano pochi minuti per accorgersi del vantaggio ergonomico di questa soluzione, ma diventa ancor più evidente nell’utilizzo prolungato.

E se vogliamo semplicemente navigare o vedere un filmato, possiamo sempre staccare l’iPad Pro dalla tastiera e tenere lo schermo tra le mani. Inoltre non si deve dimenticare il supporto alla Apple Pencil, che pur essendo un acquisto opzionale rimane una esclusività del tablet che non si può avere sui MacBook.

Ancora un punto nella colonnina dei pro lo merita la connettività cellulare delle versioni LTE, che per questa ragione ho preferito considerare nelle opzioni di configurazione. Sui portatili Apple questa non è disponibile e si deve ricorrere all’hotspot, cosa sicuramente meno comoda e che va anche ad impattare pesantemente sull’autonomia dello smartphone.

L’autonomia fa guadagnare all’iPad Pro un altro piccolo vantaggio, poiché è simile nei dati dichiarati ma risulta leggermente superiore anche rispetto al MacBook Air nell’uso reale. Unica considerazione da fare è che la Magic Keyboard consuma batteria, forse un 20%, necessaria per far funzionare sia la tastiera che la sua retroilluminazione.

Insomma, la soluzione 2-in-1 ha certamente i suoi pregi e se anche il portatile rimane più robusto nella sua costruzione monoblocco e più stabile sulle gambe, alla fine l’iPad Pro ha raggiunto davvero una buona ergonomia con la Magic Keyboard. Dispiace solo la posizione della camera frontale, davvero infelice su un prodotto che si usa sempre di più in orizzontale perché ci porta ad avere una brutta e scomoda inquadratura nelle videochiamate.

Vantaggi aggiuntivi dell’iPad Pro

Al di là di un confronto prettamente strutturale, ci sono alcuni aspetti funzionali del tablet che lo vedono in vantaggio rispetto ad un portatile. Mi riferisco in particolare a tutte quelle funzionalità che fanno leva sulla sua natura mobile e sulla dotazione di componenti che lo fanno interagire meglio in un mondo iper-connesso.

Ad esempio abbiamo le fotocamere posteriori (due nei modelli 2020), grazie alle quali possiamo effettuare al volo l’acquisizione di un documento o catturare foto e video da condividere sui social. Quella frontale è nettamente superiore rispetto alla FaceTime HD dei portatili e possiamo sfruttare tutte le funzionalità della realtà aumentata. Il giroscopio interno rende possibili tutta una serie di diverse interazioni, comprese quelle lato gaming, e l’autenticazione tramite Face ID la ritengo più comoda e naturale rispetto al Touch ID dei portatili. Senza considerare che nelle versioni LTE abbiamo anche il GPS per la navigazione.

E per quanto gli schermi degli iPad Pro siano più piccoli di quelli dei MacBook, hanno una qualità superiore. La risoluzione è maggiore, la luminosità e la gamma cromatica sono al pari del Pro (superiori rispetto ad Air) e la tecnologia ProMotion offre un netto vantaggio sia per la fluidità data dalla frequenza di refresh a 120Hz che per l’adattamento automatico al framerate dei video.

Per chi disegna o prende appunti con regolarità, l’iPad vince a mani basse grazie al supporto per la Apple Pencil e ad ottimi software come Procreate. Ovviamente è una spesa aggiuntiva da considerare, un po’ come una tavoletta grafica sul computer, ma l’esperienza d’uso è davvero ottima e fa guadagnare all’iPad un importante vantaggio sui Mac.

Un ultimo aspetto che vorrei ricordare è che, grazie alle minori temperature dei SoC ARM, gli iPad sono fanless, dunque sempre silenziosi (a differenza dei portatili).

Vantaggi aggiuntivi dei MacBook

Sia il MacBook Air che il Pro sono dei portatili piuttosto standard dal punto di vista strutturale. Certo sono ben costruiti, compatti e non molto pesanti, ma non hanno funzionalità particolari come il touchscreen, il supporto a digitalizzatori (ovvero penne e matite) o la possibilità di ribaltare lo schermo.  Da questo punto di vista le soluzioni 2-in-1 sono più flessibili, ma la tradizione ha anche i suoi vantaggi.

La struttura in unico blocco è più robusta, abbiamo più spazio dove appoggiare le mani ed una tastiera completa dei tasti funzione (che invece mancano sulla Magic Keyboard). Il Trackpad è ben più grande ed anche l’audio mi sembra migliore, più che altro perché è indirizzato verso l’utente e riflette sullo schermo, quindi ne viene disperso molto meno.

Sempre sul fronte dei pro, va menzionata senza alcun dubbio la connettività fisica. Con la Magic Keyboard l’iPad Pro guadagna una seconda porta USB-C, quindi la conta può apparire in parità ad una valutazione superficiale. Ma in realtà i MacBook hanno 3 vantaggi:

  1. le porte non sono USB-C ma Thunderbolt 3, quindi possono gestire molti più dispositivi, più velocemente e con supporto agli schermi fino al 6K
  2. le 2 porte hanno funzionalità complete, mentre su iPad Pro quella sulla Magic Keyboard è solo per la ricarica
  3. su MacBook abbiamo una porta audio dedicata che possiamo sfruttare lasciando libere le altre due

Un’ulteriore menzione di grande rilievo riguarda la gestione degli schermi esterni: finché non esisteva il supporto al mouse, su iPad, non era sensato mostrare su questi un’interfaccia che richiedesse un input, poiché non ci si poteva fisicamente arrivare. In sostanza non potevano essere sfruttati adeguatamente per la produttività come avviene sui computer tradizionali.

Grazie alle nuove funzionalità di iPadOS e ad un accessorio come la Magic Keyboard (ma non solo con questa) oggi gli sviluppatori possono gestire al meglio anche gli schermi esterni, infatti esistono già app come VmWare Horizon che ci fanno andare in full screen, con la modalità di presentazione, sfruttando la piena risoluzione ed il formato nativo dei display connessi. In futuro la cosa si evolverà ulteriormente e sarà fondamentale per poter sfruttare la potenza di calcolo degli iPad Pro anche in ambito produttivo con spazi di lavoro più ampi.

iPadOS vs macOS

Tralasciando per un attimo la disponibilità e la tipologia di software per le differenti piattaforme, tra iPad e MacBook rimane una differenza di fondo: il sistema operativo. iPadOS e macOS condividono buona parte delle loro fondamenta, ma, per noi utenti, l’interfaccia, la personalizzazione del sistema e la gestione dei file presentano differenze enormi che potrebbero non essere mai del tutto colmate.

A livello prettamente organizzativo, le app su iPad funzionano solo ed esclusivamente come Apple ha deciso per noi. Quindi due per volta affiancate in sideview, con tre possibili suddivisioni, e una in slideover a larghezza fissa e che può stare o tutta a sinistra o tutta a destra. Punto. Per altro, quando la mettiamo da parte, non la possiamo ripescare subito ma dobbiamo rilanciarla da capo oppure metterne una a caso al suo posto per poi aprire lo switcher con uno swipe a tre dita verso l’altro. Senza contare che non tutte le app possono funzionare così, ad esempio le impostazioni devono andare per forza a schermo interno. Ed è assurdo che le app per smartphone, che sarebbero perfette in slideover, vengono invece aperte a tutto schermo e sgranate. Insomma, se facciamo un confronto sulla flessibilità della UI, siamo ancora all’eta della pietra. E non c’è neanche una coerenza a livello di sistema, pensate che dopo quasi due anni ci sono ancora app che non supportano adeguatamente il drag&drop o il funzionamento in modalità ristretta.

L’altro grosso limite, secondo me, è l’assenza concettuale della scrivania. Quindi non tanto come luogo dove alcuni accumulano schifezze per anni, ma come destinazione preferita per gli elementi utili alle attività in corso. Su iPadOS siamo costretti a decidere a priori una collocazione specifica dei file, anche se questi sono di passaggio e ci servono magari per pochi minuti. Pensate se nella vita reale doveste compiere un’attività con degli attrezzi e invece di tenerli sul banco di lavoro questi dovessero essere riposti ogni singola volta in un cassetto posto dall’altro lato della stanza. Io ho tamponato il problema creando una cartella di “scambio” sia sull’iPad che su iCloud Drive, ma rimane una soluzione di ripiego.

Passiamo a problemi ancora più gravi per un utilizzo avanzato, iniziando dall’impossibilità di gestire il sistema attraverso linea di comando. Sì lo so che per alcuni il Terminale è un oggetto mistico e sconosciuto, per questo ho detto “avanzato”. Se mi seguite da un po’ sapete che da più di 10 anni pubblico guide, script e trucchetti che su macOS ci consentono di fare cose che tramite interfaccia sono impossibili o richiedono app aggiuntive. Senza contare che da lì abbiamo accesso a tutte le potenzialità offerte da un gestore di pacchetti come brew. Giusto per chiarezza: esistono delle app che appaiono come il Terminale, ma sono utili più che altro per connettersi in remoto tramite SSH perché, senza accesso al sistema locale, sull’iPad ci si fa poco o nulla.

Un altro grosso limite è quello di non poter avere servizi che lavorano costantemente in background. Pensate a tutte le piccole utility che su macOS abbiamo nella menu bar e che si integrano nel sistema espandendone le funzionalità. Quindi gestione delle finestre, personalizzazioni avanzate, shortcut a livello di sistema, nulla di tutto questo è possibile su iPadOS. Dobbiamo sempre prima lanciare le app o utilizzare la tabella delle condivisioni. Quindi un’app come Alfred, ad esempio, di cui ho parlato in un video precedente, non può tecnicamente esistere.

Infine, ma giusto per tagliare corto, l’accesso ai file sulle unità esterne è ancora totalmente discrezionale e il livello di implementazione dipende dalle singole app. Ad esempio iMovie o Foto devono sempre importare tutto in locale, così i software di Affinity o LumaFusion, mentre altri come GarageBand, Pixelmator, PDF Expert o Djay consentono di creare ed aprire progetti direttamente sui dischi esterni. Quindi la possibilità esiste e quanto ho appena detto potrebbe cambiare da un momento all’altro con gli aggiornamenti dei vari software, ma non è una cosa che possiamo dare per scontata come invece succede su macOS.

Quindi quali sono i vantaggi di iPadOS in quanto sistema operativo? In realtà non così tanti se si esclude il fatto che sia semplice da capire ed utilizzare. Alla fine l’unico strumento un po’ più avanzato nel sistema è l’app Comandi, che ha discrete potenzialità ma rimane sempre vincolata ai limiti di sistema. Quindi si deve lanciare quando serve, deve aprirsi a schermo e, tutto sommato, fa poco più che da ponte tra le app supportate. È un’ottima cosa, certo, ma non colma minimamente la distanza da macOS.

Sul fronte sicurezza non sono così convinto che le restrizioni dell’ambiente mobile di Apple si possano considerare un grande valore aggiunto. Questo perché ormai su macOS le aree a rischio sono comunque sotto “System Integrity Protection” e per disabilitarla bisogna sapere dove mettere le mani. L’unica differenza di fondo è che su Mac puoi installare anche app al di fuori dello store ufficiale, ma devi comunque autorizzare sia questa operazione che ogni singola modifica al sistema. Quindi come utente hai più responsabilità ma sono dovute alle maggiori possibilità. E sarà anche vero che su iPadOS non si possono fare danni, però su macOS ci si deve proprio impegnare per riuscirci.

App vs Applicazioni

Su iOS – e derivati – Apple ha chiamato i software “app”. È solo un’abitudine alla fine dei conti, non è che ci siano differenze reali tra i due termini, ma la contrazione della parola suggerisce anche una piccola verità, ovvero che su mobile si hanno versioni più limitate delle tradizionali “applicazioni” desktop. La questione è sicuramente opinabile ma, se andiamo a vedere cosa esiste oggi sull’App Store, è evidente che manchino software particolarmente avanzati e che, quelli che ci sono, sono comunque pochi. Anche qui l’arrivo del supporto al puntatore ed un accessorio come la Magic Keyboard aprono la strada a sviluppi positivi ma, ad oggi, molte attività professionali sono effettivamente precluse, sia per l’assenza di software che per i limiti di quelli esistenti. Pensate a Photoshop che, pur basandosi sulle medesime fondamenta di quello desktop, su iPad offre un set di funzioni estremamente ridotto. Ci sono anche delle belle alternative, come Affinity Photo o Pixelmator, e Lightroom ha un’interfaccia semplice ma funziona bene. Lì le rogne sono più sul catalogo e per la gestione dei file, ma ho comunque buoni presentimenti e tante speranze per iPadOS 14, che scopriremo nella prossima WWDC del 22 giugno.

Dove l’ambiente mobile risulta sicuramente più agevole è per tutte quelle app che gravitano intorno al mondo social. Ci sono delle eccezioni (come Telegram, che si usa allo stesso modo ovunque) ma se pensiamo ad Instagram, Whatsapp, Messenger… ma anche ad alcuni strumenti di Google per la gestione delle attività online e della smarthome, nonché Alexa o le app delle banche, queste sono spesso più dirette e semplici su iOS.

Le prestazioni contano?

Ho già spiegato cosa cambia tra i SoC ARM e i processori x86 a livello di architettura e micro-architettura in un precedente articolo. Qui non mi interessa tanto la teoria ma la pratica e questa ci dice che un iPad è ampiamente più veloce di un computer di pari prezzo. A prescindere dal fatto che sia un Mac. E questo dipende in parte dall’hardware ma anche dal software, perché su iOS la gestione del multitasking è più limitata e richiede meno risorse. Alcuni inconvenienti, però, si possono notare. Ad esempio a me capita ogni tanto di lasciare un tab aperto in Safari con un modulo mezzo compilato e, se ci ritorno dopo un po’ avendo consumato altrove delle risorse, la pagina può ricaricarsi, facendomi perdere il contenuto. Cosa che su macOS non succede.

Il vantaggio è che la reattività generale del sistema è superiore a parità di prestazioni. Ed essendo queste anche molto elevate, la differenza si nota ancora di più. Difatti l’acquisto più “conveniente”, se andiamo a considerare l’uso tipico di un tablet, nella maggior parte dei casi sarà quello del modello base, su cui gira tutto in modo assolutamente fluido. L’iPad Air ci restituisce una migliore esperienza di visione e ci consente di andare più in là in termini produttivi, mentre il Pro, per quanto sia molto performante, non è necessariamente un miglior acquisto rispetto ad un Mac, anche se dovesse essere più veloce. Questo perché le sue ottime potenzialità sarebbero inutili se non riuscissimo a trovare all’interno di iPadOS gli strumenti che ci servono per le nostre attività. Tuttavia la Magic Keyboard è un ottimo incentivo all’acquisto!

Quello che c’è, però, va davvero molto bene. A parte la comodità nel disegno con Apple Pencil, l’iPad si dimostra valido nel campo audio, sia per le performance live che per un po’ di produzione. E se dovesse arrivare una versione di Logic con supporto a schermi esterni.. beh, ci sarebbe da ridere. Per chi fa podcast, poi, adesso si può collegare ed alimentare una scheda audio USB-C, con tanto di microfono XLR, e registrare in locale con app come Ferrite mentre la voce arriva anche su una chiamata Skype in parallelo. E chi ha provato a fare un po’ di montaggio video con iMovie o LumaFusion, avrà notato una fluidità nettamente superiore a quella di un computer che costa anche parecchio di più. Tutte queste potenzialità, però, devono ancora essere messe a frutto come si deve. Ad esempio LumaFusion è sicuramente più di quello che si potesse sperare un paio di anni fa ma è molto di meno di quello che si potrebbe avere portando ad esempio Final Cut o Adobe Premiere sul tablet. Infatti gestisce pochi codec (manca il ProRes, per dirne una), e con progetti un minimo più impegnativi o in multicam ci si scontra con un’interfaccia carente di opzioni e sopratutto di coerenza.

Il futuro è l’iPad, forse…

Quando è nato, l’iPad era essenzialmente un terzo dispositivo posto tra smartphone e computer. Le vendite sono state in crescita fintanto che sussisteva la curiosità di provarlo e, chiunque ne volesse uno, l’ha acquistato. Ma sono rallentate, subito dopo, per la reiterata assenza di evoluzioni nella piattaforma software. Cosa che ha fatto scemare la speranza che potesse diventare un vero sostituto del computer e diffondere la consapevolezza che, per navigare sul divano o vedere qualche film, non era certo necessario passare dal proprio modello al successivo.

Il ritorno dell’interesse lo riconduco al primo iPad Pro del 2015, che ha mostrato la chiara intenzione di Apple di far evolvere il prodotto, mentre le vendite sono riprese grazie a modelli d’ingresso sempre più completi ed economici. Il quadro si è completato con l’arrivo di iPadOS, che poteva sembrare solo un nome diverso per qualcosa di noto, ma ha segnato un punto preciso nella timeline. Un bivio dopo il quale l’iPad ha acquisito un’identità più precisa ed una sorta di corsia preferenziale nello sviluppo.

Ora ci troviamo proprio nel mezzo di questo percorso e possiamo intravederne il futuro ma, quello su cui possiamo ragionare, è il presente. Ed è innegabile che per l’uso che molte persone – forse la maggior parte – fanno del computer, un iPad è già più che sufficiente. È veloce, è facile, è sicuro, gestisce bene le email, i documenti ed offre una piacevole esperienza d’accesso ai social ed ai contenuti multimediali. Purtroppo rimane un dispositivo essenzialmente unipersonale (almeno finché non ci sarà la multiutenza) e pur svolgendo benissimo le attività di servizio e svago, ha ancora molta strada da fare sul fronte della produttività. Le app interessanti iniziano ad esserci e gli sviluppi su iPadOS fanno ben sperare, ma chi è abituato ad usare un tradizionale computer sfruttandone tutti i vantaggi o necessita di software specifici, che non esistono o non fanno le stesse cose su iPad, non può ancora considerarlo il suo unico dispositivo.

Noi che arriviamo da diverse decadi di assuefazione al paradigma della scrivania ed a strumenti di input “vecchia scuola” come il puntatore, oggi vediamo l’iPad avvicinarsi rapidamente al nostro mondo, alle nostre abitudini. Chi è già nato toccando uno schermo senza fili ha sicuramente una prospettiva diversa ma, come ho detto in un articolo di 5 anni fa, i dispostivi a cui ha fatto l’abitudine cresceranno insieme a lui. E lo stanno già facendo ora, ripescando strumenti tradizionali quando necessario. Al momento ci sono cose che su iPad si fanno meglio, alcune che non si possono fare ed altre che richiedono più tempo e fatica rispetto ad un computer. Con questa consapevolezza ogni persona deve capire di cosa ha bisogno, ma la valutazione non può essere definitiva dato che ogni aggiornamento hardware e software amplia le funzionalità del tablet. Ad oggi, per me, rimane l’elemento in più non strettamente necessario, ma ne ho sempre avuto uno per seguirne l’evoluzione e, con i modelli Pro dotati di Magic Keyboard, per la prima volta vedo un percorso reale che tende ad avvicinarsi alle mie esigenze.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.