Recensione Fujifilm X-T4, la fotocamera più completa sotto i 2000€ per chi fa foto e video

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Francesco Lo Cascio, Roberto Esposito, Daniele Chillari, Marco Farruggio, Manuel Cipolotti, Alessandro Censi, Davide Catena, Francesco Fanti, Antonio Cerchiara, Andrea Magnoli, Dario Zaini.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Nel 2018 Fujifilm ha realizzato due macchine fotografiche simili ma diversamente importanti: la X-H1 e la X-T3. La prima ha introdotto per la prima volta la stabilizzazione sul sensore e la seconda ha portato a completa maturità il percorso iniziato nel 2014 con la X-T1. Oggi alcune delle migliori caratteristiche di entrambe si riuniscono all’interno di un corpo che ha tutte le potenzialità per essere considerato il massimo esponente della sua categoria: la Fujifilm X-T4.

Di critiche alla X-T3 se ne possono fare ben poche ancora oggi. Difatti l’azienda ha deciso di mantenerla in vendita e di posizionare il nuovo modello su un gradino leggermente più elevato, sia per specifiche che prezzo. Si tratta di $200 in più rispetto al listino che aveva la precedente al momento del lancio e che la portano, in Italia, all’attuale prezzo di 1800€ per il solo corpo (maggio 2020). E dato che il sensore X-Trans retroilluminato da 26MP è praticamente lo stesso, così come anche il processore d’immagine X-Processor 4, la X-T3 offre la stessa resa in termini di qualità fotografica e diventa ancor più interessante con l’attuale prezzo street di circa 1000€.

Un valido mix, con qualche rinuncia

I vantaggi della nuova X-T4 si trovano essenzialmente nel corpo e nelle funzioni, una della quali deriva proprio dalla X-H1. Questa doveva essere il modello più evoluto della casa, ma non è riuscita a centrare del tutto l’obiettivo a causa di alcuni limiti. Mi riferisco ad esempio all’assenza di opzioni utili nel campo video, come lo zebra o la registrazione in backup, lo schermo non articolato e l’autonomia abbastanza ridotta. Ora tutte queste cose sono state inserite nella X-T4 insieme ad altre opzioni già presenti nella X-T3.

Novità della X-T4 rispetto X-T3:

  • Stabilizzazione sul sensore, ereditata dalla X-H1 ma perfezionata nella resa, soprattutto nella modalità mista ottica + sensore con le lenti OIS. A queste si aggiunge anche la stabilizzazione digitale con una opzione di boost che ne amplifica la resa.
  • Schermo completamente articolato e con risoluzione superiore, utilissimo per le auto-inquadrature nel video e riprese da ogni angolazione, anche se meno diretto e pratico per l’apertura o lo scatto “discreto” da mezzo busto.
  • Nuova batteria più capiente che aumenta sensibilmente l’autonomia.
  • Funzioni migliorate lato video, come la registrazione FullHD a 240fps, lo zebra, la LUT per l’anteprima corretta con F-Log o la registrazione in backup sulle due schede.

Abito classico per la tecnologia fotografica più moderna

Vedremo nel dettaglio queste ed altre caratteristiche, che rendono la X-T4 una delle più complete mirrorless ibride del mercato, ma prima devo segnalare che qualcosa è andata persa rispetto la X-T3.

Mancanze della X-T4 rispetto X-T3:

  • Manca il piccolo flash che si trovava in dotazione con i precedenti modelli. Personalmente non la considero una grande perdita perché, con le attuali performance dei sensori fotografici, i lampeggiatori sono sempre più destinati ad un utilizzo consapevole ed evoluto, dove il Fujifilm EF-X8 non viene neanche preso in considerazione.
  • Manca il caricatore da muro per la batteria. Cosa che, al contrario, trovo terribilmente sbagliata. Per risparmiare una manciata di dollari sul costo al produttore si è resa la fotocamera molto più scomoda, complicando la vita all’utente. A meno di non spendere altri soldi per acquistare il nuovo caricatore doppio, si sarà costretti a collegare il cavo di alimentazione USB-C alla camera con dentro la batteria, per tutto il tempo necessario. Può sembrare un’operazione snella, da principio, ma basterà prendere una seconda batteria per accorgersi dei grossi limiti. Ma anche con una sola è fastidioso, perché il caricatore lo puoi buttare dove capita, anche per terra, mentre la camera è bene averla sempre al sicuro. Senza contare che induce ad un comportamento tendenzialmente errato, perché è buona norma conservare gli apparecchi elettronici senza la batteria, specie se non si utilizzano per diversi giorni. Insomma, ho sempre criticato tutte le Sony con la medesima soluzione e purtroppo mi tocca farlo per la prima volta anche con Fujifilm con la X-T4.
  • Non c’è più l’uscita audio, ora disponibile tramite un adattatore USB-C che viene incluso nella dotazione di serie. Quindi la funzione viene essenzialmente garantita anche se non direttamente. Il problema è che facendo video può essere necessario utilizzare la USB-C per l’alimentazione, dunque si dovrà ricorrere ad uno sdoppiatore (pare funzionino anche alcuni di quelli per smartphone). Da notare che la presa audio in uscita è disponibile anche collegando il nuovo Vertical Power Booster, che può contenere anche due batterie supplementari.

Un aumento “misurato”

All’uscita della X-T3 si diceva che fosse impossibile inserire nel suo piccolo corpo anche la stabilizzazione sul sensore. In effetti questa è arrivata nella X-T4 insieme ad un aumento del volume. Non è un qualcosa che si nota particolarmente, ma lo spessore è leggermente superiore e il grip più sagomato e sporgente. Considerando le dimensioni, si impugna abbastanza bene e i 70 gr in più rispetto ad X-T3 la mantengono comunque più leggera di X-H1. A me l’ergonomia non dispiace, ma non si tratta di un miglioramento importante. Infatti nell’utilizzo con obiettivi grandi e pesanti la X-H1 rimane superiore.

Stile e layout non si toccano

Il design classico delle fotocamere Fujifilm affascina. Ed è sempre qui, per fortuna, anche nella X-T4. In realtà è cambiato molto poco andando a ritroso fino alla prima generazione, ma ogni modello ha migliorato qualcosa lungo il percorso. Ricordo ad esempio i tastini piccoli e spugnosi della X-T1 o l’assenza di un joystick per l’AF nella X-T2. Nell’ultimo modello ci sono poche modifiche rispetto la X-T3 ma sostanzialmente positive.

  1. La prima è più importante è la presenza di un selettore meccanico per le modalità Foto / Video. Questo ha un impatto di grande rilievo nell’operatività, non solo perché ci permette di passare velocemente dall’una a l’altra ma anche perché dà accesso a due menu parzialmente distinti, mantenendo separate sia le impostazioni di tempo, apertura, ISO, AF e bilanciamento del bianco che quelle sul profilo colore e le voci del quick menu. Una cosa fondamentale se si fanno sia foto che video e che migliora l’esperienza complessiva anche per chi predilige solo una delle due modalità, dato che non si troverà di fronte opzioni che non la riguardano.
  2. La seconda è il riposizionamento del pulsante Fn superiore che nella X-T3 era difficile da raggiungere, dato che si doveva superare con l’indice la torretta della compensazione.
  3. La terza è che il tasto Q ha preso il posto del precedente blocco AF, anche se di questo ne avrei fatto tranquillamente a meno e non ho notato nessun impatto nell’operatività se non nel cambiamento di un’abitudine.

Controlli meccanici nel video?

Personalmente lavoro sempre in manuale quando si tratta di video ed uso raramente le modalità a priorità solo per le foto: giusto in quei momenti in cui non c’è il tempo materiale per intervenire sui parametri. Le ghiere meccaniche delle Fujifilm mi sono sempre piaciute per diversi motivi ma principalmente perché non lasciano spazio a dubbi. Sono sempre lì, anche a macchina spenta.

Questo approccio, però, non lega bene con il video. Può capitare di spostare l’apertura per errore dal barilotto o di avere necessità di un cambio più preciso per l’otturatore. Ad esempio il tempo di 1/50 non è previsto sugli scatti fisici della ghiera, quindi si deve prima andare su 1/60 e poi perfezionare con la rotella posteriore. Ovviamente Fujifilm ha pensato ad una soluzione, infatti in modalità video possiamo usare le due rotelle per tempi ed apertura ignorando completamente i selettori fisici. Può sembrare un “tradimento” rispetto l’integrità del suo design, ma è stata la scelta migliore se non forse l’unica che si potesse adottare.

Finalmente lo schermo articolato

La X-T4 è la prima Fujifilm ad avere uno schermo con snodo laterale, consentendo ogni tipo di inquadratura: dall’alto, dal basso, in verticale (in entrambi i versi) nonché il ribaltamento per i selfie. Rispetto la X-T3 c’è molta più flessibilità e il display è stato migliorato, passando da 1 a 1,63 milioni di punti.

Non ho dubbi sulla mia preferenza per gli schermi completamente articolati, perché lavoro spesso da solo e mi evitano la necessità di collegarne uno esterno per i vlog. Tuttavia ci sono delle situazioni in cui quello più tradizionale della X-T3 può risultare più pratico. Ad esempio gradisco la possibilità di richiuderlo per protezione, ma poi è anche più noioso aprirlo quando si accende la fotocamera. Inoltre per le riprese o la fotografia da mezzo busto, invece che inclinare rapidamente lo schermo dobbiamo prima aprirlo e poi ruotarlo, cosa che può creare problemi quando abbiamo la zona sinistra occupata dai cavi.

Diciamo che, dovendo fare solo riprese come operatore, i vantaggi della cerniera laterale non sono poi molti. Tuttavia è sempre più frequente la necessità di auto inquadrarsi e non solo per gli amatori. Dunque in una fotocamera con una spiccata vocazione per il video e che mira anche al sempre più vasto pubblico degli youtuber (che, ricordo, sembra essere la “carriera” sognata dalla maggior parte dei giovani statunitensi), la scelta è stata quella giusta. Dopotutto se interessano solo le foto c’è sempre l’ottima X-T3 che garantisce gli stessi risultati (stabilizzazione sul sensore a parte).

Messa a fuoco sempre più veloce

Ormai i miglioramenti lato AF sono entrati in quell’ordine di grandezza che è difficile notarli. Possiamo giusto avvertirli a sensazione nell’uso prolungato, soprattutto partendo dalle già ottime doti della X-T3. Tuttavia è importante sottolineare che la X-T4 ora è operativa con la messa a fuoco fino a -6EV, contro i -3EV della precedente. Inoltre la nuova elettronica e l’ottimizzazione dell’algoritmo ha migliorato pure la resa nell’AF continuo per il video, arrivando a risultati ormai molto solidi. L’unica cosa ancora da migliorare è che ogni tanto la fotocamera vede volti anche dove non ci sono, dunque può capitare più che nelle Sony o nelle Canon di andare per un attimo in ricerca di fuoco quando non ce ne sarebbe bisogno.

Guarda mamma… senza fili!

La X-T4 include sia il Wi-Fi che il Bluetooth e consente di effettuare scatti e registrazione in remoto avendo libertà di intervenire su tutti i principali parametri, compresi tempo, apertura, ISO, bilanciamento del bianco, simulazione pellicola e AF. Fa anche passare dalla modalità foto a quella video a prescindere da quale sia la posizione dello switch meccanico. È possibile utilizzare lo smartphone anche solo come telecomando remoto oppure scaricare le fotografie. Cosa carina: alla prima connessione, l’app ha rilevato e proposto un update del firmware via OTA. Sono quei piccoli progressi che si fanno sentire nel quotidiano e che apprezzo molto.

Cablaggio un po’ più complicato

Come ho già detto, nella X-T4 Fujifilm ha tolto l’uscita audio sul corpo, che invece c’era nella X-T3. Si può comunque ottenere tramite l’adattatore USB-C in dotazione, ma si occuperà la porta di ricarica. Ci sono moltissime situazioni in cui questo non sarà un problema, sia per i videomaker che controllano i volumi a schermo, sia per quelli che registrano l’audio esternamente per avere più ingressi, maggiore qualità e controllo. Inoltre non sempre si deve usare l’alimentazione diretta e, in quei casi, si potrà risolvere il tutto con uno sdoppiatore USB-C/audio. Pur con tutte queste attenuanti, fatico a trovare un motivo ragionevole per cui non si siano prodigati al fine di trovargli uno spazio come nella X-T3.

Un altro piccolo grattacapo è che nella X-T3 lo sportellino delle connessioni era rigido ma rimovibile. La prima cosa poteva essere un problema nei cage non perfettamente strutturati, ma si poteva sempre togliere, ottenendo libero accesso. Nella X-T4 ci sono invece due sportellini morbidi e separati, necessari per mettere l’ingresso audio più avanti e non infastidire lo schermo mentre gira (anche se poi urta comunque). Alla fine si riescono a gestire anche nei cage, ripiegandoli o bloccandoli da qualche parte, però trovavo più comodo avere lo sportellino staccabile. Tanto una volta collegati microfono, schermo ed alimentazione non è che si possano richiudere.

Memorie più comode

C’è stata invece maggiore attenzione al comparto memorie, sia perché ora sono poste una sopra l’altra, dunque è più facile togliere quella che si vuole senza confondersi, sia perché hanno messo qui lo sportellino rimovibile. Per altro con un meccanismo ancora più pratico del precedente. E sì, alla fine il cablaggio degli accessori si fa solo una volta, prima di girare, mentre le memorie si possono cambiare più di frequente, ma rimango dell’idea che sarebbe stato più corretto curare con uguale attenzione entrambi gli aspetti.

Le memorie sono due, nel formato SD, ed entrambe supportano le veloci UHS-II. Novità molto importante della X-T4 è che si può registrare anche il video in backup, mentre con X-T3 e X-H1 era possibile solo con le foto. E non si tratta di un dettaglio da poco per chi vuole fare affidamento su questa camera anche per attività professionali.

Batteria più longeva

Non c’è più il caricatore in dotazione ma, in compenso, la batteria è stata migliorata. Nella X-T3 era sufficiente se utilizzata per le foto, mentre con il video si spegneva dopo circa 30min. Ne ho sentito di più i limiti con la X-H1, dove le stabilizzazione consuma energia e le dimensioni del corpo avrebbero consentito l’adozione di batterie più capienti. Questa importante novità si è fatta attendere ma finalmente è arrivata nella X-T4 grazie alla NP-W235 da 16Wh, che quasi raddoppia gli 8.7Wh della precedente NP-W126S.

Grazie alla migliore autonomia sono riuscito a superare 1h di girato con una sola carica, facendo anche una cinquantina di foto. Con un paio di batterie si è già piuttosto sereni per un’uscita, mentre con la X-T3 ne servivano 3 o 4 nelle medesime condizioni. Però l’assenza del caricatore si nota, sia in fase di preparativi (perché si dovranno ricaricare una per una mettendole dentro la camera), sia durante l’uso sul campo (perché non è possibile caricare una batteria mentre se ne usa un’altra). Non a caso Fujifilm ha presentato il nuovo caricatore doppio BC-W235 insieme alla X-T4, ma sono altri 60/70€ da aggiungere al conto.

Sensore e qualità d’immagine

Da questo punto di vista non mi aspettavo cambiamenti rispetto la X-T3 e, in effetti, non ne ho trovati. La cosa potrebbe stupire alcuni, perché il mercato ci ha abituati a ragionare sul fatto che una nuova fotocamera debba avere un qualità fotografica superiore alla precedente. Tuttavia questi upgrade sono, molto spesso, solo nei numeri: un paio di megapixel in più non sono così importanti come si pensa e anche la tecnologia BSI, nota come “retroilluminazione”, è stata più un’evoluzione che una vera rivoluzione. Per questo negli ultimi anni è molto frequente il riutilizzo dei sensori in tanti modelli diversi. Inoltre è sempre più chiaro che per migliorare un aspetto se ne deve penalizzare un altro. Ad esempio: aumentando la densità di pixel si perde nel rapporto segnale/rumore e servono molte più risorse per catturare il video con tutto il sensore senza line skipping o pixel binning. Ecco perché quasi tutti i produttori hanno seguito (o stanno seguendo) Sony nel realizzare corpi con sensori specifici per la risoluzione, la super sensibilità o il video.

Fujifilm ha dalla sua la tecnologia X-Trans che ci consegna delle immagini con una pasta più gradevole e naturale, specie quando c’è di mezzo il rumore. In più offre alcuni tra i più riusciti profili colore, che qui si chiamano “simulazioni pellicola” dato che richiamano, almeno in parte, i vecchi rullini della casa. Mettendo insieme le due cose, Fujifilm è il produttore che più di tutti si è avvicinato ad offrire delle fotografie in JPG “cotte e mangiate”, ovvero già ottime così come uscite dalla fotocamera. Al punto che anche molti professionisti abituati a lavorare in RAW se ne sono innamorati. E il bello è che gli stessi profili si possono applicare anche al computer in fase di post-produzione del file grezzo, sia con il software nativo che con Capture One, Lightroom o ON1 Photo RAW.

Poche immagini di esempio: il 90% del periodo di prova è trascorso prima che si tornasse ad uscire

Quindi si può asserire che X-T3 ed X-T4 facciano praticamente le stesse foto, ma solo perché entrambe rimangono al vertice del segmento. Competono con le migliori Sony della categoria ma il pattern X-Trans ha un look molto meno “digitale” e regge meglio le stampe con sensibilità elevate, anche di grande formato. Non è esattamente come avere un sensore full-frame – anche perché il crop incide pur sempre sulla resa degli obiettivi – ma ha comunque quel qualcosa in più rispetto agli altri APS-C. Pur mantenendo i vantaggi in termini di volume e peso del sistema fotocamera-obiettivo.

X-T4 per il videomaker

Fino a pochissimo tempo fa, non molti avrebbero scommesso sulle fotocamere Fujifilm per il loro comparto video. Il salto che c’è stato dalla X-T2 alla X-T3 è stato impressionante da questo punto di vista. Non solo per i numeri ma proprio per la differente qualità dei risultati. La X-H1, nel mezzo, ha avuto essenzialmente il merito di introdurre la stabilizzazione ma, ora che l’abbiamo anche sulla X-T4, è questa che racchiude il meglio del meglio dell’attuale tecnologia Fujifilm.

Inoltre è stata perfezionata con delle nuove funzionalità importantissime, come l’anteprima con LUT Rec.709 quando si gira in F-Log, nonché anche lo Zebra pattern, che si aggiunge ai già presenti focus peaking, timecode, ecc.. Lo spazio per migliorare c’è, ad esempio aggiungendo la waveform oltre all’istogramma, ma già oggi le funzioni video hanno equiparato e superato gran parte della concorrenza (Panasonic esclusa, ovviamente).

E c’è un’altra cosa fatta piuttosto bene, ovvero la scelta delle impostazioni di registrazione video: una opzione è per il formato, tra HEVC, MOV (H.264/LPCM) o MP4 (H.264/AAC); un’altra è per la compressione Long GOP / All-Intra; l’ultima ha tre colonne con dimensione del frame, framerate e bitrate. Tutto chiaro, diretto e semplice. Ci sono degli “incroci impossibili”, ad esempio con All-I si perdono i frame rate più elevati, però le impostazioni rimangono visibili e diventano solo grigie. Giusto si potrebbe migliorare un po’ la sezione in cui si sceglie con che profilo e formato registrare su SD e via HDMI, perché ci sono tre diverse voci che si potrebbero raggruppare in una sola.

Il codec più efficiente è HEVC, che consente di arrivare al 4:2:0 10bit interno, mentre ci si ferma al 4:2:0 8bit con H.264. Esternamente, su HDMI, si raggiunge l’ottimo 4:2:2 10bit. Il formato più ampio è il 4K DCI 17:9, con cui si può scegliere liberamente un framerate di 23.98, 24, 25, 29.97, 50 e 59.94 fps (è richiesto il Long GOP per i più elevati) con un bitrate massimo di 400Mbps. A scendere troviamo UHD 16:9 e il Full HD, sia in 16:9 che 17:9. Una novità interessante è che ora la modalità High Speed arriva fino a 240fps a 1080p. Ovviamente la qualità scende rispetto ai 120fps, ma l’effetto finale merita e, quando serve, ci si può passare sopra. Così come anche sul fatto che lo slow motion così spinto introduce un crop di 1.29x.

Un esempio dello slow motion a 240fps si trova nel video

Da notare che il crop attivo (che si aggiunge a quello di 1,5x tipico dell’APS-C) viene sempre mostrato con una piccola scritta in alto a sinistra sul display. Ed è utilissimo da avere sempre sott’occhio. C’è un piccolo crop di 1.1x anche quando si attiva la stabilizzazione digitale in aggiunta a quelle sul sensore e sull’obiettivo, che sale a 1.18x sul 4K 60fps.

Molto ricco anche il comparto audio, dove possiamo ad esempio impostare un volume differente per quello catturato internamente dalla camera e quello del microfono esterno, che può essere gestito anche come linea.

Conclusione

Voto 5/5In estrema sintesi, la Fujifilm X-T4 aggiunge la stabilizzazione sul sensore, uno schermo migliore e completamente articolato, una batteria più capiente e diverse nuove funzioni lato video. Per essere ancora al secondo tentativo, la qualità dell’IBIS è già abbastanza valida, direi buona per le foto e più che sufficiente per il video. Superiore a quella di Sony ma inferiore ad Olympus e Panasonic. C’è ancora qualche scattino di troppo quando si gira a mano libera, soprattutto nel panning, ma anche stando fermi se si ingrandisce l’immagine nel dettaglio. Tuttavia tra il 4K DCI a 60fps, lo slow motion a 240fps, codec e bitrate evoluti, uscita video pulita 4:2:2 10bit, un AF continuo che se la cava più che dignitosamente, lo schermo articolato, doppio slot SD anche in backup e tante utili funzionalità di assistenza al video, questa è una delle mirrorless ibride più complete su piazza, anche al di là della sua fascia di prezzo. Inoltre include di base la registrazione HLG e in F-Log con LUT di preview. Senza dimenticare la simulazione pellicola Eterna, che produce delle immagini con look cinematografico su cui quasi non serve la color in post. La batteria migliorata e l’IBIS completano un quadro davvero molto positivo.

X-T4 è la mirrorless ibrida più completa della categoria

Mi è dispiaciuto vedere alcune mancanze minori, specie quelle che non c’erano nella X-T3, ma sono più peccati veniali a cui si potrà porre rimedio. In particolare credo che per un uso avanzato sarà obbligatorio prendere il caricatore da muro ed una seconda batteria. A parte questo, però, la Fujifilm X-T4 è quanto di meglio si possa desiderare nella sua fascia di prezzo. Ed anche salendo sui corpi full-frame non troverete una concorrente che riesca a spuntare così tante caselline nei pro rimanendo intorno ai 2000€.

Fotograficamente c’è solo l’IBIS di davvero importante rispetto ad una X-T3, ma quello si trova pure nella X-H1 che oggi costa quasi la metà (anche se le prestazioni sono inferiori). Se invece si cerca un prodotto ibrido o con prevalenza sul video esistono ovviamente le Lumix GH5 e GH5s, ma il sensore è più piccolo con tutto ciò che comporta. Sull’APS-C/Super35 spiccano giusto le Sony, dove l’AF continuo è superiore, ma hanno molti più limiti nei formati di registrazione. Insomma, Fujifilm ha fatto davvero un ottimo lavoro con la X-T4 e non si può non riconoscerlo. Il mio unico dubbio è: quali dei miglioramenti software arriveranno in futuro anche su X-T3? Io spero tanti dato che la possiedo e perché sensore e processore sono quelli, ma questa volta ho l’impressione che Fuji potrebbe mantenere più di qualche esclusiva per la nuova nata.

PRO
+ Corpo robusto di ottima qualità
+ Sensore con ottime prestazioni
+ Nuovo otturatore silenzioso e duraturo
+ Nuovo display di migliore qualità e completamente articolato
+ Nuova stabilizzazione sul sensore con buona resa
+ Nuova batteria con il doppio dell’autonomia
+ Nuove funzioni video: LUT di preview, Zebra, registrazione in backup
+ Sensibilità AF fino a -6EV
+ Messa a fuoco continua affidabile
+ Slow motion fino a 240fps
+ Video 4K/UHD con ottima codifica e framerate fino a 50/60fps
+ Comodissima separazione modo foto/video
+ Rapporto prezzo / qualità elevate nel segmento ibrido

CONTRO
- Manca il caricatore da muro

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.