Recensione MacBook Pro 13″ (2020) 4 Porte Thunderbolt 3

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È già trascorso più di un mese da quando Apple ha aggiornato il MacBook Pro 13″ nell’edizione 2020. Ho avuto modo di descrivervi tutte le caratteristiche con diversi articoli ed un paio di video, ma finalmente sono riuscito a provare uno dei nuovi modelli con 4 porte Thunderbolt 3 e processori di decima generazione. Mi sembra d’obbligo un breve riepilogo prima di procedere, anche perché la versione con 2 porte Thunderbolt 3 è cambiata molto meno. 

Novità condivise da tutti i MacBook Pro 13″ (2020)

  • Magic Keyboard: più affidabile della precedente, con tasto Esc fisico e tasti freccia con la classica disposizione a T capovolta.
  • Doppio SSD: tutti i modelli proposti hanno ora un disco di capacità doppia, quindi quello base parte da 256GB e non più 128GB.
  • Audio migliorato: dal MacBook Pro 16″ Apple ha iniziato a migliorare la resa audio di tutti i suoi portatili. È successo con gli Air 2020 ed ora anche con i Pro 13″. 

Una piccola integrazione va fatta per i balzelli sul prezzo della RAM nelle versioni con 2 porte Thunderbolt 3. L’upgrade da 8GB a 16GB costava all’inizio 125€ (motivo per il quale l’ho consigliato), ma il 31 maggio Apple ha fatto dietrofront classificandolo come un errore. Quindi è andata “bene” a chi lo ha acquistato prima dato che oggi si devono sborsare ben 250€. Oltre ad essere una cifra esageratissima, mi sono fatto l’idea che la strategia possa avere lo scopo di far apparire più interessanti i modelli con 4 porte Thunderbolt 3. 

Non ci sono altri cambiamenti in queste versioni, eccezion fatta per i prezzi ridotti di 20€. E visto che si è rimasti sui vecchi processori di ottava generazione, in molti hanno pensato di prendere un modello 2019 in sconto. In effetti è una possibilità ma ricordate che avevano la vecchia tastiera con meccanismo a farfalla che è stata eliminata da tutti i Mac perché si inceppa facilmente. Attualmente è ancora attivo il programma di riparazione gratuita, ma non possiamo sapere se verrà riconfermato in futuro. Inoltre i precedenti modelli partivano da 128GB, che sono pochi pochi pochi, quindi vanno bene se li trovate in offerta ma dovete pagarli davvero bene affinché risultino davvero convenienti. 

Novità dei MacBook Pro 13″ (2020) 4 porte

I processori di decima generazione sono stati aggiunti solo nelle versioni top di gamma dei MacBook Pro 13″, ovvero quelle con 4 porte Thunderbolt 3. Qui troviamo le stesse novità già citate per i modelli con 2 porte che vanno aggiunte alle caratteristiche che, di base, li differenziano:

  • Novità condivise con i 2 porte: Magic Keyboard, raddoppio di capacità del disco, miglioramento audio
  • Caratteristiche distintive preesistenti: 4 porte Thunderbolt 3, migliore areazione

Quindi le novità esclusive di questi modelli superiori sono:

  • Nuove CPU: l’Intel i5-1038NG7 di decima generazione è il processore proposto di base sia sul modello entry che in quello top e su tutti e due c’è la possibilità di passare all’i7-1068NG7 aggiungendo 250€.
  • iGPU Iris Plus G7: la segno come un punto a parte per chiarezza, in realtà la nuova scheda grafica è integrata nella CPU, difatti è specificata negli ultimi due caratteri della sua sigla (ed è uguale per i5 ed i7). 
  • 16GB RAM: questa è l’unica cosa che potrebbe giustificare l’aumento di prezzo di 130€, soprattutto ora che l’upgrade a 16GB sul modello 2 porte costa ben 250€. In quel caso si tratta di LPDD3, mentre sui Pro 13″ con 4 porte Thunderbolt è la più veloce LPDDR4X da 3733MHz. Inoltre qui si può arrivare anche a 32GB in fase d’ordine se avete 500€ in più che non sapete dove “buttare”.

Elenco brevemente anche delle novità che non sono arrivate:

  • WI-Fi 6: che non è presente all’interno dei processori Intel ed Apple ha preferito non aggiungere a parte.
  • Schermo 14″: che cito giusto perché qualcuno potrebbe chiedersi come mai sono ancora 13″ dato che da mesi si sente parlare di un refresh della linea con schermo più grande (un po’ come avvenuto per il modello da 16″ l’anno scorso). Non possiamo sapere come sono andate le cose ma quando si tratta di rumor è implicito che possano anche non concretizzarsi o magari farlo con tempi diversi.

Conferme che non dispiacciono

Dato che la linea non è cambiata, così come anche lo schermo, possiamo già dare per scontate tutta una serie di cose. Si tratta sempre di un portatile costruito in modo eccellente, senza sbavature nell’assemblaggio e con ottimi materiali. È particolarmente compatto e ragionevolmente leggero, almeno considerando che la scocca unibody è di alluminio robusto e non accenna flessioni. Tuttavia il peso è leggermente aumentato rispetto lo scorso anno e con i suoi 1,4kg sembra un discreto mattoncino. L’Air è più leggero, certo, ma di soli 100 grammi, dunque la differenza tra i due rimane minima. 

Lo schermo ha la solita copertura lucida che può essere problematica con fonti di luce diretta, ma il pannello IPS ha un’elevata risoluzione (2560×1600 pixel), buona luminosità (500 nits) ed una validissima riproduzione del colore (supporta pienamente gli spazi sRGB e P3). 

Con il modello da 4 porte Thunderbolt 3 si ha un piccolo vantaggio pratico, che è quello di poter caricare il portatile anche da destra, ma uno ben più ampio in termini di versatilità. È una connessione che ha i suoi difetti, poiché per tutti i dispositivi legacy si dovranno usare cavi o adattatori specifici, ma ormai sono 5 anni che si procede così in casa Apple e ci abbiamo fatto il callo. Bisogna certamente considerare lo svantaggio di doversi dotate di tali accessori, se non li si hanno già, ma una singola porta Thunderbolt 3 può offrire tutto quello che serve normalmente in un portatile: uscita video, USB-A, lettore di SD, ricarica, ecc.. 

Due righe le dedico anche al Trackpad, solo per dire che rimane indiscutibilmente il migliore. Sarà il Force Touch che lo fa premere ovunque, sarà la precisione del movimento o la quantità di gesture estremamente intuitive, fatto sta che la concorrenza non ha ancora raggiunto lo stesso livello. Con tutto che anche lì si sono registrati grandi passi in avanti negli ultimi anni.

Novità che si sentono… sotto le dita

Non ripeterò mai a sufficienza quanto sia importante per me il tasto Esc fisico, che nella nuova Magic Keyboard ritorna finalmente al suo posto. Questa tastiera con il meccanismo a forbice offre un feedback più tradizionale rispetto quella a farfalla, e l’abbiamo già vista sia nel Pro da 16″ che nell’Air del 2020. È teoricamente identica anche nel nuovo Pro 13″, eppure la trovo più comoda. Sono stato tentato di non segnalare la cosa però mi è stata confermata da molti altri che lo possiedono. Non so dirvi da cosa dipenda ma sono sicuro che non sia una semplice impressione perché ho fatto anche un confronto diretto con il Pro 16″ e lì i tasti sembrano richiedere più forza per essere schiacciati, quindi la scrittura è un po’ meno agile e precisa.

Novità che si sentono… con le orecchie

Non c’è un altro portatile da 13″ che possa vantare la qualità audio del nuovo MacBook Pro del 2020. Era già valido prima, per carità, ma quando ho provato l’Air ho avvertito chiaramente il passo in avanti in termini di qualità, pur offrendo meno volume del vecchio Pro 13″ del 2019. Con questo aggiornamento è stata portata anche qui la medesima qualità dell’Air ma con il volume maggiore offerto dal Pro, arrivando ad un risultato davvero stupefacente. È molto vicino alla resa del Pro 16″ pur essendo notevolmente più compatto.

Il suono ha un buon volume ed un senso di spazialità che si fatica a credere. Quando si guarda un film o si sente musica, riesce praticamente a riempire una stanza. Non ha dei bassi poderosi ma sono comunque presenti ed è anche valida la riproduzione delle frequenze medio-alte. Direi che se escludiamo chi adopera il portatile come postazione fissa alla scrivania, sarà difficile sentire la necessità di collegare delle casse esterne perché l’ascolto è già molto piacevole così. Inoltre è anche migliorata la resa dei microfoni, arrivando anche qui vicini al MacBook Pro da 16″ (che sul fronte audio ritengo il miglior portatile attualmente sul mercato).

Prestazioni

L’i5 di decima generazione offre miglioramenti di un certo peso rispetto a quello del modello con 2 porte, soprattuto per la resa in single-core che sale quasi del 40%. E questo è un dato che impatta parecchio, anche nell’uso quotidiano. In multi-core lo scarto è inferiore al 20%, ma riesce comunque a fare la differenza per le attività intensive. Una cosa importante che bisogna capire è che l’i5 di ottava generazione dei modelli base non è soltanto più vecchio ma è anche di una categoria inferiore. Intendo dire che consuma e spinge di meno. 

L’Intel Core i5-1038NG7 ha un clock base di 2,0 GHz che può salire a 3,8GHz teorici in Turbo Boost. Nell’uso reale non l’ho visto andare oltre i 3,3GHz con un consumo di circa 28w, che riesce a sostenere finché non si raggiungono i 95 gradi. Dal momento che tende a partire con una netta accelerata, la soglia di temperatura si tocca in fretta nelle operazioni a pieno carico, ovvero in poco più di un minuto. A quel punto si andrà per qualche istante al di sotto del clock base, per poi ripartire con un andamento più moderato. 


Il sistema tenterà di risalire subito con la frequenza, tenendo sempre sotto controllo la temperatura. Le ventole a questo punto gireranno intorno ai 6000 rpm, generando un un po’ di rumore, anche se meno acuto e fastidioso rispetto quello del MacBook Pro 16″ nelle stesse condizioni. Andando avanti succederà di risalire nuovamente con la temperatura, ma la frequenza rimarrà elevata, tra i 3,3 e 2,5GHz. 

L’andamento ricorda un po’ quello delle montagne russe, ma l’erogazione di potenza nel lungo periodo non è afflitta da quei bruschi arresti senza ripresa tipici dell’attuale MacBook Air. Quindi ci si può fare anche affidamento per attività in real-time o che richiedano prestazioni costanti, ad esempio sul fronte audio. 

Le solide prestazioni si apprezzano in molti ambiti, come nella programmazione o per la gestione di macchine virtuali, dove i 16GB di RAM si rivelano fondamentali. Nessun problema anche per lo sviluppo fotografico e l’elaborazione grafica bidimensionale. Onestamente sono tutte cose che si possono affrontare già la versione base con 2 porte Thunderbolt, ma ovviamente questa macchina è più indicata a sopportare carichi leggermente più intensivi. 

Evitate senza rimorsi l’upgrade ad i7

A riguardo dell’opzione i7 io rimango dell’idea che sia poco utile. Offre circa il 5% in più di prestazioni teoriche, che nelle vita reale impattano ancora meno. Per cui non ne vale davvero la pena. 

Un approfondimento a parte lo richiede la componente grafica integrata Iris Plus G7, la più potente finora realizzata da Intel. È similissima a quella presente nel MacBook Air 2020 con i5 o i7 (non i3 che ha la G4) ma qui ha due vantaggi: frequenze operative superiori ed un sistema di areazione decente. Cose che si riflettono nelle prestazioni in modo importante. 

Oltre all’ennesima conferma di quanto l’Air sia castrato per l’assenza di dissipazione attiva sul processore, i numeri qui sopra evidenziano che le GPU dedicate hanno sempre numeri ben superiori. Con la Iris Plus G7 si va più o meno il 45% più veloce rispetto alla Iris Plus 645 inclusa nei processori di ottava generazione del modello con 2 porte, che proporzionalmente non è affatto poco. Ma non si arriva che ad 1/3 circa delle prestazioni della 5300M inclusa nel Pro 16″ base. Esiste sempre l’opzione eGPU, ma con il prezzo che si paga per il case Thunderbolt 3 più la scheda grafica, e considerando sia il taglio di banda che la ridotta compatibilità dei software, converrà sempre optare fin da principio per il 16″. A meno di avere specificatamente la necessità di un portatile piccolo in mobilità ed avere soldi da “investire” per avere un piccolo boost di prestazioni grafiche alla scrivania.

L’apporto della Iris Plus G7 si apprezza ad esempio per la fluidità con i monitor esterni, che si possono adoperare senza che questa venga impegnata più di tanto facendo partire le ventole. Ci consente anche di giocare con una discreta qualità, ma parliamo sempre di arrivare al massimo al FullHD con dettaglio medio-basso ed un frame rate di circa 30fps, quindi comunque inferiore anche alle console di vecchia generazione, come ad esempio la PS4. Però c’è tutto il mondo di titoli su Apple Arcade che vanno abbasta bene e sono divertenti, quindi per arcade e simili non si avranno problemi. 

Sul fronte professionale rimane una scheda di fascia molto bassa, che difficilmente consiglierei per il 3D, per l’animazione o anche il video editing. Su quest’ultimo punto devo precisare che con Final Cut si riesce anche a lavorare discretamente bene su una timeline in UHD se i file non sono troppo impegnativi. Quindi magari con quelli a 8bit 4:2:0 l’anteprima è abbastanza fluida anche con una LUT e un minimo di color correction. Ovviamente si deve lavorare sempre in modalità massime prestazioni e non massima qualità e capita di avere degli impuntamenti, così come drop frame nella riproduzione, però, tutto sommato, ci si può lavoricchiare. E anche la velocità di esportazione in H264 con questo materiale è molto buona: ci sono voluti 7:30 per una timeline di 10 minuti, contro i 4:36 del mio MacBook Pro 16″. 

E queste sono le condizioni migliori per lavorare con il video sul Pro 13″. Già quando si gestiscono contenuti più impegnativi, ad esempio in 4K a 10 bit 4:2:2, si nota parecchio il maggior peso nella timeline, sia con Final Cut ma soprattutto con Premiere dove la generazione di file Proxy di bassa qualità diventano più o meno obbligatori per un editing fluido. 

Comunque rispetto al Pro 13″ con 2 porte ci sono dei vantaggi, in alcuni casi anche consistenti, in fase di esportazione. Anzi, se fosse solo per quello direi che si va già discretamente bene quando si lavora con Final Cut. Però sulla gestione della timeline i limiti si vedono, soprattutto se iniziate a mettere anche effetti o cambi di velocità, insomma tutte quelle cose che poi nell’editing avanzato servono e chiaramente richiedono processori più potenti ma anche schede grafiche dedicate.  

Autonomia

Con una batteria da circa 58Wh e una CPU che sfiora solo raramente i 30W di consumo, sotto massimo carico l’autonomia è di circa 1h e 40. E intendo proprio nelle operazioni che vanno a saturare l’hardware. Con uso abbastanza impegnativo, ad esempio durante l’editing video, le 5h si raggiungono abbastanza facilmente. Se invece ci si limita ad attività molto leggere ci si fanno anche 7/8 ore. Insomma, un’autonomia abbastanza variabile ma che non delude anche se risulta leggermente inferiore a quella di un MacBook Air. 

Conclusione

Voto 4/5Quando Apple ha riprogettato la linea dei MacBook Pro c’era a listino anche il MacBook da 12″, che era qualcosa di altro sul fronte strutturale perché più piccolo e ben più sottile, oltre che completamente fanless. Quella linea non ha portato a grandi risultati e probabilmente sarà la prima ad essere rivista con le possibilità offerte dai processori ARM, ma oggi che sotto al Pro abbiamo un Air che in termini di dimensioni e peso e sostanzialmente uguale, sarebbe forse più logico differenziare meglio il Pro sul fronte delle caratteristiche. Ad esempio farlo più spesso di qualche millimetro consentirebbe di migliorare la dissipazione ed aumentare la capacità della batteria, potendo inserire anche una GPU dedicata. Non quelle del 16″ che consumano circa 50W ma qualcosa che si attesti magari sui 30W, associati ad un processore con grafica inferiore che possa stare intorno ai 15/18W. Per me questa sarebbe la soluzione migliore per un portatile compatto ma che si fregia dell’appellativo Pro. Inoltre basterebbe poco per migliorare la dissipazione nell’attuale MacBook Air, facendogli occupare il posto del Pro con 2 porte Thunderbolt 3. 

Invece, con l’attuale linea di Pro da 13″, il modello base è praticamente il minimo necessario per chi vuole utilizzare il computer a tutto tondo, perché l’Air con qualsiasi processore ha degli evidenti limiti che abbiamo già visto nella sua recensione. Il top con 4 porte Thunderbolt 3 che ho testato va sicuramente meglio e rimane ottimo sul fronte della portabilità ma di listino costa 2229€. Per fortuna iniziano a trovarsi anche delle offerte – ieri l’abbiamo segnalato sul nostro canale Telegram a circa 1900€ – ma si tratta comunque di una cifra impegnativa con sui si acquista anche un 15″ ricondizionato sull’Apple Store, che può essere più vecchio ma ha sempre processori con più core e schede grafiche dedicate. Oppure si può pensare, arrivato a quel punto, di aggiungere qualcosa e prendere direttamente il 16″, che su Amazon costa meno di 2500€. Ovviamente si tratta di spendere di più ma il punto è che se servono davvero buone prestazioni su tutto, grafica inclusa, il 13″, anche top con i7, non sarà sufficiente.

In tutti i casi c’è aria di cambiamento in casa Apple e prima di fare qualsiasi acquisto o valutazione conviene attendere le novità che saranno presentate domani alla WWDC 2020.

PRO
+ Benvenuta la nuova e più robusta Magic Keyboard
+ Si parte da 512GB (256GB per quelli con 2 porte)
+ Audio migliorato, sia in riproduzione che registrazione
+ 16GB RAM LPDDR4X
+ Dissipazione adeguata considerando le dimensioni
+ GPU integrata molto migliorata

CONTRO
- Prezzi alti (soprattutto delle opzioni) che spingono a valutare il 16″
- Ancora niente Wi-Fi 6

DA CONSIDERARE
| Potrebbe essere l’ultimo della serie con processori Intel?
| La differenza di prestazioni rispetto la versione base non è sempre evidente
| Le schede grafiche dedicate Radeon Pro giocano in un altro campionato

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.