Recensione Apple Watch 6 e confronto con SE

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L’Apple Watch è sempre un prodotto difficile, per me, da recensire. Li ho avuti tutti dalla prima generazione, ma raramente gli upgrade sono stati necessari. Uso poco le sue funzionalità avanzate per l’attività sportiva, lancio raramente le app sull’orologio e anche le complicazioni, alla lunga, tendo ad ignorarle. Mi piace vedere l’ora e la data, apprezzo cose semplici come il meteo e sfrutto con regolarità il cronometro. L’unica altra cosa che guardo continuamente è la carica, più che altro perché l’ho sempre trovata poco soddisfacente. Potrei tranquillamente usare l’Apple Watch 3 che ancora possiedo, eppure prendo ogni anno quello nuovo spendendo più del necessario. E lo faccio principalmente per una questione di affetto verso il dispositivo. Non saprei elencarvi con esattezza tutti i motivi per cui mi piace così tanto, ma so che mi toglie un po’ di stress da notifiche, cosa che per me non ha prezzo.

Apple Watch e le notifiche silenziose

Da quando uso Apple Watch ho sempre lo smartphone su silenzioso, tolgo anche la vibrazione perché non la sopporto. Tanto le chiamate e le notifiche non le perdo: mi arrivano sul polso ma con un discreto tocco che quasi mai infastidisce. Certo, alle volte devo mettere anche l’orologio su non disturbare, ma rimane una certezza nella mia giornata. Se non ho l’Apple Watch al polso sento che mi manca qualcosa. E più che una sensazione è un dato di fatto: non ho quel dispositivo che mi rende tutto più comodo.

Dicevo che uso poco le app su Apple Watch, nel senso che difficilmente vado ad aprire su quel piccolo schermo ciò che posso avere più comodamente sullo smartphone. Quindi per me non sono tanto importanti le sue funzionalità attive ma quelle proattive, ovvero che lavorano dietro le quinte per anticipare o risolvere problemi. E quindi mi riferisco alla semplice ricezione delle notifiche ma anche a tutti gli strumenti di monitoraggio dell’attività e della salute.

Cellular per maggiore libertà

Avere l’Apple Watch al polso per me significa anche non dovermi preoccupare di portare sempre dietro lo smartphone quando mi allontano dalla postazione di lavoro. E compro la versione Cellular da quando esiste, anche sul Series 3 ritirandolo dalla Germania tramite un amico, visto che in Italia è arrivato solo quello Wi-Fi. Avere la connessione telefonica e dati mi ha permesso di ampliare il raggio d’azione dell’Apple Watch, nel senso che può sopperire alle necessità basiche del cellulare quando voglio viaggiare leggero o lo dimentico da qualche parte, ma è utile anche per muovermi più sereno nei dintorni dello studio o di casa (ad esempio se vado in soffitta, in garage o semplicemente a buttare la spazzatura). Lo scotto da pagare è l’abbonamento di 5€ al mese con Vodafone, che all’inizio mi pesavano, poi però ci ho ragionato e per tutte le volte in cui mi è utile ho deciso di tenerlo. Suppongo che sia una valutazione da fare individualmente, ma purtroppo rimane il limite dell’unico operatore che per ora lo supporta in Italia: per fortuna lo avevo già da alcuni anni e quindi mi sono trovato già nella condizione ottimale.

È arrivato Apple Watch Series 6

Si era capito fin da subito che lo smartwatch non avrebbe dovuto sottostare ad un ciclo di rinnovo serrato come quello degli smartphone. In realtà pensavo che la cosa si sarebbe concretizzata con rilasci meno frequenti, magari uno ogni due anni, ma Apple ha invece preferito avere la stessa cadenza limitando invece le evoluzioni. Per dire: dal Series 4 al 6 abbiamo 3 generazioni con lo stesso identico design, che non era sostanzialmente cambiato neanche dal primo al terzo. Anche le funzioni e l’hardware hanno subito evoluzioni moderate, ma è giusto così. Concordo con la necessità di gestire questo segmento con maggiore stabilità, così da mantenere alto l’appeal dei modelli di due o tre generazioni fa ed evitando l’invecchiamento precoce. Validissima anche la decisione di mantenere sempre lo stesso innesto per i cinturini: io ne ho alcuni da 5 anni che mi hanno dato il tempo di ammortizzare la spesa e ho la tranquillità di acquistarne di nuovi per rinfrescare il look senza il rischio di doverli buttare a stretto giro, come può succedere per le cover degli iPhone o iPad.

L’upgrade è nelle funzioni

Fermo restando che il design cambia poco e che ci si sente al passo coi tempi anche con un vecchio modello, cos’è che può stimolare l’acquisto dei nuovi? In una parola: le funzioni. Qui non è tanto una questione di core, di frequenze o memoria ma di quello che l’Apple Watch può fare per noi. È in quest’ottica che io guardo i vari upgrade, tant’è che il modello 5 l’ho restituito dopo pochi giorni visto che non mi dava nulla di più di concreto a fronte di una minore durata della batteria. Poi, però, non ho resistito a ricomprarlo quando gli aggiornamenti di watchOS hanno migliorato l’autonomia, anche se non ne era esattamente una “necessità”. Come ho detto all’inizio sono affezionato a questo device e mi concedo di sostituirlo qualche volta di troppo.

Apple Watch Series 3 Series 4 Series 5 SE Series 6
Presentati Settembre 2017 Settembre 2018 Settembre 2019 Settembre 2020
Design Vecchio Tipo Display più grande con angoli arrotondati
Dimensioni 38 / 42mm 40 / 44mm
Schermo OLED (1000 nit) OLED LTPO (1000 nit)
Always-on No No No
Chip S3 + W2 (32 bit) S4 + W3 (64-bit) S5 + W3 (64-bit) S6 + W3 (64-bit) + U1
Prestazioni 100% (base) 150% 200% 200% 240%
Digital Crown Meccanica Feedback aptico
RAM 768MB 1GB 1GB 1GB ignoto
Storage 8GB 16GB 32GB 32GB 32GB
Bluetooth 4.2 5.0 5.0 5.0 5.0
Wi-Fi 802.11n 2.4GHz 802.11n 2.4GHz 802.11n 2.4GHz 802.11n 2.4GHz 802.11n 2.4/5GHz
Cardiofrequenzimetro Sì (2a gen) Sì (2a gen) Sì (2a gen) Sì (2a gen)
ECG No No
Livello O2 No No No No
Bussola No No
Altimetro Sì (Always-on) Sì (Always-on)
Resistenza Resistente all’acqua 50m / Swimproof
Emergenza Solo S.O.S. Chiamate Internazionali
Rilevamento cadute No
Altoparlante Sì (più potente del 50%)
Prezzo base 38mm: 229€
42mm: 259€
Non disponibile 40mm: 309€
44mm: 339€
40mm: 439€
44mm: 468€
Cellular Non disponibile + 50€ + 100€

Le funzioni che aggiunge il Series 6 le ho elencate nella tabella qui sopra, confrontandole anche con i vecchi modelli e il nuovo e “mediamente economico” Apple Watch SE. Quindi abbiamo un always-on più luminoso (si nota all’aperto con tanta luce), un SiP complessivamente più veloce, doppia banda per il Wi-Fi, l’altimetro che può funzionare con schermo sempre acceso e il rilevamento dell’ossigeno nel sangue.

Faccio notare l’assurdità che la versione Cellular sul modello SE costa 50€ in più mentre sul Series 6 ne richiede 100, eppure il modulo non sembra avere delle sostanziali differenze.

Non c’è davvero null’altro di diverso rispetto al Series 5, che a sua volta era similissimo al precedente. Quindi pochi upgrade dentro e fuori ma le funzioni possono essere l’elemento determinante per la scelta. E questa cosa mi piace, perché ci toglie un po’ di quella frenesia da nuovo modello che si avverte quando il design cambia radicalmente. Ovviamente parlo per tutti quelli che sono un po’ fanatici di tecnologia, perché mia moglie usa il mio vecchio 3 e proprio non le interessa di cambiarlo dato che fa già quello che le serve.

Le funzioni funzionano?

Arriviamo al dunque, nel modo più sintetico possibile. Le novità appena citate del Series 6 sono importanti? Direi proprio di no, soprattutto perché la più in evidenza, ovvero quella della misurazione dell’ossigeno nel sangue, non è proprio affidabile. In alcune condizioni e per alcuni utenti pare andare bene ma ci sono molti altri, me compreso, che rilevano notevoli discrepanze rispetto ai dati dei saturimetri tradizionali. Lo dice anche Apple: mentre l’app ECG ha un’ottima attendibilità (nei limiti di quella che è la singola derivata), per la misurazione dell’ossigeno è chiaramente indicato che non offre risultati su cui fare affidamento. A meno di risoluzioni via firmware mi sembra sostanzialmente poco utile, ma è una mia personale opinione, pensatela pure diversamente. Lo schermo più luminoso in always-on è ancora meno importante: come ho detto, si nota solo all’aperto con luce diretta e se portate il braccio in alto per la lettura la luminosità effettiva non cambia, dunque è un miglioramento davvero marginale. Stessa cosa direi per il Wi-Fi dual-band, la cui reale utilità è discutibile, per quanto sia un miglioramento ormai naturale e scontato. E l’altimetro always-on? Beh, ci può stare. A me non serve assolutamente a nulla, ma non fatico ad immaginare che per alcuni possa essere determinante. Se le funzioni fanno la differenza e ovvio che tutto si giochi su queste che, per definizione, sono più o meno importanti a seconda di chi le usa.

Aggiornamento e modello SE

Complessivamente il numero di miglioramenti dal 5 al 6 mi sembra più consistente di quelli avuti dal 4 al 5, ma siamo sempre nel territorio del totalmente ignorabile per la maggior parte delle persone. Che sia un bene o un male decidetelo voi. E per quanto riguarda SE il mix è interessante e propone una soluzione comunque valida per approcciarsi con un modello fresco all’Apple Watch, anche se l’assenza di alcune cose, come l’ECG, può mantenere validi sia il 4, ma in particolare il 5, se trovati ancora ad un prezzo competitivo. Ribadisco che la decisione va ponderata dall’acquirente: le funzioni le ho indicate sopra e dunque scegliete in base a quelle valutando le offerte del momento: le migliori sono sempre sul nostro canale Telegram.

Il monitoraggio del sonno e l’autonomia

Voglio dedicare un paragrafo ad una delle funzioni per me più importanti dell’Apple Watch. Sono anni ormai che la uso ma tramite un’app di terze parti, ovvero AutoSleep. Mi riferisco al monitoraggio del sonno, che con watchOS 7 è stato aggiunto nativamente, pure sui vecchi modelli. Quindi non è un’esclusività dei nuovi ma è comunque un qualcosa su cui ragionare anche per un’altra questione: l’autonomia. Avendo una lunga esperienza sia con i vari Apple Watch che con tale funzione, sono tanti anni che ho stabilito una prassi: indosso l’orologio di notte per la misurazione del ritmo sonno/veglia e lo ricarico di giorno nei momenti di pausa, ad esempio mentre faccio colazione, la doccia e in qualche pausa alla scrivania. La cosa funziona ma se mi dimentico di caricarlo la batteria si consuma in fretta perché l’autonomia non è sufficiente a reggere un paio di giorni. O almeno: non lo è per il modello Cellular con LTE attivo e senza spegnerlo o metterlo in modalità teatro la notte. Non ho intenzione di fare avanti e indietro con i toggle e finché il monitoraggio del sonno era un’opzione di terze parti ci poteva anche stare che l’uso in questo modo fosse in un certo senso “forzato”. Ma, ora che non è più così, Apple dovrebbe secondo me garantire un’esperienza migliore per la ricarica, senza farci sentire costantemente con l’acqua alla gola volendo utilizzare la funzione di monitoraggio del sonno nativa (che per inciso offre molti meno dati rispetto ad AutoSleep).

L’errore qui è che invece di sfruttare la potenziale longevità in più dovuta al miglioramento dei chip per offrire più autonomia, Apple sembra intenzionata a sfruttare il “surplus” per cose decisamente meno utili, come la maggiore luminosità dello schermo in always-on. Il loro obiettivo primario è quello di dirci che “dura un giorno”, indicando poi 18 ore seguendo il classico asterisco. Io capisco ed apprezzo il fatto che l’Apple Watch sia un dispositivo molto più prestante rispetto ai competitor, i quali hanno autonomie maggiori anche per questo, però voglio che Apple si concentri per arrivare almeno a due giorni, in modo da darci quel minimo di tranquillità per poter sfruttare il monitoraggio del sonno e dimenticare di tanto in tanto una ricarica. Hanno comunque velocizzato la carica rispetto al vecchio modello, anche se parliamo sempre di più di un’ora, quindi non certo una cosa mordi e fuggi.

L’attività fisica e la salute

Come ho detto non sono un grande sportivo. Più precisamente non lo sono più, per una questione di salute che non ha senso approfondire in questa sede. Tuttavia ogni tanto misuro un po’ l’attività con i giri in bici o le passeggiate a ritmo sostenuto, purtroppo non faccio molto altro. Trovo piacevole e ben fatto tutto il settore relativo all’attività, ma solo per un’uso estemporaneo e non agonistico/avanzato. Chiunque vi dirà che per queste cose ci sono smartwatch ben più a fuoco, anche se magari poi peccano un po’ per usabilità. Apple non ha realizzato un dispositivo specialistico ma uno generalista e, volente o nolente, la forza sta proprio lì. Il pubblico potenziale è ovviamente più ampio e dunque anche l’appeal, la diffusione e le vendite.

Il focus sulla Salute è stato certamente vincente e i media hanno saputo/voluto dare risalto alle vite salvate per le segnalazioni offerte dall’Apple Watch. Monitora le cadute, chiama i soccorsi, analizza la frequenza cardiaca e può valutare l’insorgenza di alcune problematiche come la fibrillazione atriale (ma non gli infarti) ed ora anche l’ossigenazione del sangue, caratteristica sulla carta molto interessante (specialmente tenendo conto di un certo virus in circolazione che ha pure la desaturazione tra i potenziali sintomi) ma della cui dubbia efficacia ho già discusso. Ancora una volta: ci sono prodotti specifici o anche altri più economici che fanno le stesse cose, forse alcuni pure meglio, ma la forza dello smartwatch Apple è quella di unire un design tutto sommato piacevole, una bella esperienza d’uso, interfacce semplici ma riuscite, abbinamento valido con l’iPhone e tutta una serie di funzionalità magari non perfette ma ben integrate in un ecosistema con tanti risvolti interessanti, sia per il monitoraggio della salute che per l’attività, con tanto di sfide personali e con amici.

Conclusione

Voto 4,5/5In generale direi che sono tre gli approcci relativi all’Apple Watch Series 6. Il primo è quello di chi proprio non ha interesse nel prodotto o per la sua realizzazione. E visto che i cambiamenti progressivi sono comunque minimi, se si è ignorato il 5 ritenendolo poco utile lo si farà automaticamente anche per il 6. Il secondo è quello di chi sta valutando l’acquisto per la prima volta e a queste persone si può dire che il prodotto è ormai molto maturo e funzionale. Ma proprio per questo ci potrebbe essere un cambio di design l’anno prossimo, ed è una cosa su cui ragionare se pensate che potrebbe darvi fastidio nel 2021. E se volete solo sperimentare un po’ le sue funzionalità basilari, potete pensare di farlo con un 4 o un 5 usati a basso costo, così come con un SE.

Lo ignoro, lo compro, lo aggiorno?

Io vi sconsiglio vivamente solo il Series 3 perché ha un SiP a 32-bit e sarà il primo ad essere tagliato fuori appena arriverà un update consistente di watchOS. Infine c’è chi valuta l’aggiornamento da una precedente versione, dove tutto si gioca proprio sulle funzioni e sul loro impatto soggettivo, dunque quello che vi posso suggerire è solo di analizzare la tabella delle specifiche e decidere da voi. Di sicuro non ci sono grandi vantaggi arrivando dal 4 e ancor di meno dal 5, ma potrebbe anche essere che i nuovi colori blu e rosso per la versione alluminio possano fornire un incentivo all’acquisto: alla fine è un device indossabile ed è logico che vi sia una componente importante legata alla sua estetica.

PRO
Design pulito e costruzione sempre molto curata
Display ottimo in ogni ambito, ora più luminoso in Always-on
 Ancora più veloce e reattivo
 Sempre comoda la corona digitale con feedback aptico
Rilevamento del battito cardiaco preciso e sempre più costante
 ECG valido (a singola derivazione)
 Rilevamento delle cadute
 Rilevamento di (alcuni) problemi cardiaci
 Novità: rilevamento ossigenazione del sangue (efficacia dubbia)
 Novità: rilevamento sonno integrato
Cinturini variegati e con innesto costante nel tempo
 Watch-face sempre più complete
Audio più che sufficiente in chiamata
Resistente all’immersione fino a 50 metri
 Valido il sistema di navigazione turn-by-turn a “tocchi”

CONTRO
Prezzo importante per i modelli in acciaio
 Autonomia sul filo di lana
 Siri rimane sempre “capricciosa”
 Sistema di ricarica proprietario (non funziona sulle basi standard)

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE La versione LTE costa il doppio sul 6 rispetto ad SE

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.