Recensione Sony FX30: la nuova entry-level della Cinema Line fa sul serio

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Dopo il successo della FX3, viene annunciata oggi la Sony FX30, videocamera che ne condivide il corpo e molte funzionalità, passando dal formato Full-Frame al Super35. Parliamo di un corpo che fa sempre parte della serie cinema, ma che si propone di rispondere sia alle esigenze del professionista che dei nuovi creatori di contenuti. Essendo più recente della FX3 possiede anche delle funzionalità più evolute, tuttavia l’uso di un sensore in formato ridotto ha consentito di contenere i costi e l’introduzione di nuovi automatismi la avvicina ulteriormente ai creators del futuro.

La scocca della FX30 è sostanzialmente la stessa della FX3, con quella finitura argento scuro che richiama la Cinema Line e 5 attacchi filettati direttamente sul corpo (tre di sopra e due ai lati). Può essere acquistata come solo corpo a 2300€ oppure in kit con la maniglia dotata di ingressi audio a 2800€.

Quest’ultima è molto interessante perché veicola l’audio in digitale tramite la slitta multi-interface e offre la possibilità di connettere due microfoni XLR con alimentazione 48V e ha un terzo input da 3,5mm. Per ogni canale si può gestire il gain e introdurre un filtro low-cut a 100 o 300Hz. Include il supporto per 1 microfono e la maniglia risulta comoda da usare anche solo per la funzione di presa dall’alto.

La struttura è robusta e compatta, ma anche piuttosto leggera con i suoi 650 grammi (scheda e batteria incluse). Sul corpo si trovano numerosi controlli fisici ad iniziare dal pulsante di scatto in alto (che dalle impostazioni può essere abilitato per la registrazione video) e intorno al quale si trova una leva per controllare lo zoom motorizzato delle lenti compatibili. Segnalo subito una cosa fastidiosa, ovvero che può capitare di muovere inavvertitamente quella leva e se l’obiettivo non è PowerZoom si vedrà un messaggio di errore che non si può nascondere dalle impostazioni, quando sarebbe stato più comodo ignorare il comando se non applicabile alla lente in uso.

Continuando in alto si trovano i primi 3 pulsanti personalizzabili, che di default controllano apertura, bilanciamento del bianco e ISO. Da notare che nel modo video predefinito, ognuno di questi tasti può essere premuto per qualche istante facendo passare il parametro relativo dalla modalità manuale a quella automatica (confermata da una piccola A).

Poco più dietro si trova un grande pulsante REC (che si illumina durante la registrazione video) e il joystick. Quest’ultimo è sempre comodo da avere, ma la posizione è piuttosto infelice (come sulla FX3, d’altronde).

Sul retro a sinistra c’è lo switch fisico di accensione, il pulsante per alternare le modalità di cattura e, più a destra, quello menu. Per come funziona il menu delle Sony, avere qui il pulsante relativo è molto più comodo rispetto alle fotocamere che lo hanno all’estrema sinistra, in quanto si può operare completamente con una singola mano.

Sempre dietro, sulla destra, abbiamo altri due tasti personalizzabili (4 e 5), il pulsante Fn con il quick menu, quello Play e poi un pad direzionale con quattro scorciatoie e pulsante centrale. Intorno al d-pad c’è anche una prima rotella (che di base controlla i tempi), una seconda sta più in alto (e controlla gli ISO) e una terza è frontale (controlla l’apertura quando non è manuale sull’obiettivo).

Il tasto personalizzabile numero 6 sta invece davanti, in basso vicino all’innesto, e di base è configurato come ulteriore accesso alla registrazione video. Utile in particolare quando si fanno riprese tenendo la camera dalla maniglia con la mano destra.

Pur essendo il corpo così compatto, Sony ha inserito moltissimi tasti e quasi tutti personalizzabili dalle impostazioni. Serve un po’ di pratica, ma si ha davvero la possibilità di controllare tutto il necessario in forma diretta, velocizzando molto l’operatività sul campo.

L’assenza del mirino sarà un po’ una seccatura per alcuni utenti, tra cui includo anche me. Il display completamente articolato è molto comodo ed ha la solita modalità “Sunny Weather” che lo rende così luminoso da essere ben visibile anche di giorno, tuttavia il mirino può essere utile sia come terzo punto d’appoggio che per avere un’anteprima non soggetta al cambio d’illuminazione dell’ambiente.

Lo spazio destinato all’areazione attiva sposta il display più indietro rispetto la scocca, ma solo la porta HDMI è posizionata in modo da non urtare quando si inclina o ribalta lo schermo. I due sportellini con in/out audio da 3,5mm e con le porte USB-C e microUSB possono invece essere d’intralcio.

Lo schermo ha una buona risoluzione e supporta il touchscreen in tutti i menu, compreso in quello Fn, e si può sfruttare anche per attivare il tracking con un doppio tocco.

Sulla destra si trova lo sportellino per le schede di memoria, la cui apertura è protetta da un pratico sistema di blocco. Ci sono due slot ibridi, entrambi capaci di ospitare alternativamente CFexpress A o SD UHS-II. Per la maggior parte delle impostazioni di registrazione basterà comunque la più economica SD.

In basso si trova l’accesso alla batteria, che è la tradizionale Sony NP-FZ100. L’autonomia è davvero ottima: ho registrato continuativamente per 2h e 5m in 4K@25p con il display sempre acceso.

La Sony FX30 ha un nuovo sensore APS-C retroilluminato con 26MP totali (in formato 3:2). Possono essere utilizzati interamente per le fotografie, ma questo modello non dispone di otturatore elettronico, di scatto a raffica e neanche del supporto per flash, dunque è ancora più video centrico della FX3. Per la serie: le foto si possono fare, ma rimane un aspetto decisamente marginale.

L’area centrale in 16:9 conta 20.1MP e sono utilizzati per registrare video in UHD con oversampling dal 6K. Il sensore ha doppio ISO base a 800 e 2500, con un range ISO da 100 a 32.000, mentre la gamma dinamica è di 14+ stop.

I formati di registrazione sono molteplici e includono sia H.264 che H.265, Long GOP e All-Intra, fino al 10 bit 4:2:2. Le configurazioni sono sostanzialmente quelle che troviamo anche sulle altre camere Sony degli ultimi tempi, che vedono i formati XAVC S 4K e HS 4K in registrazione interna, mentre l’uscita HDMI full size supporta il ProRes RAW 16-bit.

Per quanto riguarda i frame rate si arriva al 50/60fps in UHD con un crop trascurabile (1,04x), mentre l’UHD a 100/120fps richiede un crop più severo di 1,6x. In FHD si può registrare anche a 240fps in modalità S&Q.

La struttura principale del menu della FX30 ricorda quella delle fotocamere del marchio, tuttavia ci sono tutta una serie di opzioni aggiuntive specifiche per il video ed una schermata Main con i principali parametri a vista che è molto comoda (ed è comune alla FX3). Anche la visualizzazione sul display in fase di registrazione è meglio ottimizzata, più ricca di informazioni che tuttavia ostacolano meno la visione del girato, ispirandosi alle top di gamma come la Venice.

Non sono molte le cose che mancano rispetto ad una videocamera di fascia superiore, ma alcune sono piuttosto importanti e tra queste cito il False Color, il Waveform (ma c’è l’istogramma) e la possibilità di impostare l’otturatore come Shutter Angle.

Essendo l’ultima nata di Sony, include tutte le più recenti funzionalità. C’è l’IBIS, ma il giroscopio per la stabilizzazione in post, la possibilità di usare LUT personalizzate (sia in sola visualizzazione che con applicazione sul file registrato), Focus Map, compensazione del breathing modificabile anche in post con Catalyst Browse, nonché le opzioni di cattura Log avanzate.

Nella modalità standard di cattura (quella che troviamo anche sulle fotocamere Sony), si avrà la possibilità di scegliere un Picture Profile basandosi su 11 preset personalizzabili più altri 4 slot a cui assegnare una delle 16 LUT che l’utente può caricare. Andando invece in Log Shooting Setting si trovano delle modalità specifiche per il video che derivano da FX6 ed FX30 e sono specifiche per S.Log3.

La prima di queste è Flexible ISO che consente di modificare liberamente il valore ISO da un minimo di 200 ad un massimo di 32000, andando sostanzialmente ad equiparare il risultato che si otterrebbe lavorando in modalità standard con un PP impostato su Gamma S-Log3 e Color Mode S-Gamut3 o S-Gamut3.Cine (quest’ultimo ha un po’ meno gamma dinamica ma è più facile da colorare in post).

Cine EI e Cine EI Quick lavorano diversamente in quanto si appoggiano esclusivamente ai due valori ISO Base di 800 e 2500, modificando l’Indice di Esposizione a schermo per schiarire e scurire l’immagine in fase di cattura. In sostanza spostano l’equilibrio tra luci ed ombre solo dell’anteprima, rimanendo all’interno della gamma dinamica totale, ma non cambiano effettivamente il valore ISO registrato nel file.

Non è facilissimo spiegare il funzionamento e l’utilità di questo sistema, ci provo facendo un esempio. Ipotizziamo di partire dall’esposizione corretta di una scena ottenuta a 800 EI. Se riuscissimo a scendere a 400 EI o 200 EI compensando con l’illuminazione o con l’apertura, avremmo una preview a schermo sostanzialmente identica ma il file sarà più luminoso (visto che sarà sempre registrato a 800 ISO). In questo modo si sfrutterà meglio la gamma dinamica del sensore, riuscendo ad ottenere più informazioni e con meno rumore nelle ombre.

La cosa vale anche al contrario, nel senso che si può valutare la corretta esposizione con 1250 EI trovandosi poi con un file più scuro in post-produzione, dato che sarà sempre memorizzato sul valore base di 800 ISO. Qui, però, non ci sarebbe alcun vantaggio, perché ad illuminare in post in genere si ottiene del rumore. Ci potrebbe giusto dare l’idea di quanta luce in più serve farci ritornare a 800 EI. In sostanza è consigliato girare con un valore di Exposure Index uguale o inferiore all’ISO base.

L’unica differenza tra Cine EI e Cine EI Quick è che con il primo si lavorerà sull’ISO base di 800, con possibilità di salire fino a 3200 EI, con il secondo, invece, raggiunta la soglia di 1600 EI la camera passerà in automatico all’ISO base alto di 2500 per ridurre il rumore, e consentirà di salire fino a 1000EI.

Flexible ISO Cine EI Quick Cine EI Low Cine EI High
Visualizzato Registrato Visualizzato Registrato Visualizzato Registrato Visualizzato Registrato
200 ISO 200 ISO 200 EI / 4E L 800 ISO 200 EI / 4E L 800 ISO
250 ISO 250 ISO 250 EI / 4,3E L 800 ISO 250 EI / 4,3E L 800 ISO
320 ISO 320 ISO 320 EI / 4,7E L 800 ISO 320 EI / 4,7E L 800 ISO
400 ISO 400 ISO 400 EI / 5E L 800 ISO 400 EI / 5E L 800 ISO
500 ISO 500 ISO 500 EI / 5,3E L 800 ISO 500 EI / 5,3E L 800 ISO
640 ISO 640 ISO 640 EI / 5,7E L 800 ISO 640 EI / 5,7E L 800 ISO 640 EI / 4E H 2500 ISO
800 ISO 800 ISO 800 EI / 6E L 800 ISO 800 EI / 6E L 800 ISO 800 EI / 4,3E H 2500 ISO
1000 ISO 1000 ISO 1000 EI / 6,3E L 800 ISO 1000 EI / 6,3E L 800 ISO 1000 EI / 4,7E H 2500 ISO
1250 ISO 1250 ISO 1250 EI / 6,7E L 800 ISO 1250 EI / 6,7E L 800 ISO 1250 EI / 5E H 2500 ISO
1600 ISO 1600 ISO 1600 EI / 5,3E H 2500 ISO 1600 EI / 7E L 800 ISO 1600 EI / 5,3E H 2500 ISO
2000 ISO 2000 ISO 2000 EI / 5,7E H 2500 ISO 2000 EI / 7,3E L 800 ISO 2000 EI / 5,7E H 2500 ISO
2500 ISO 2500 ISO 2500 EI / 6E H 2500 ISO 2500 EI / 7,7E L 800 ISO 2500 EI / 6E H 2500 ISO
3200 ISO 3200 ISO 3200 EI / 6,3E H 2500 ISO 3200 EI / 8E L 800 ISO 3200 EI / 6,3E H 2500 ISO
4000 ISO 4000 ISO 4000 EI / 6,7E H 2500 ISO 4000 EI / 6,7E H 2500 ISO
5000 ISO 5000 ISO 5000 EI / 7E H 2500 ISO 5000 EI / 7E H 2500 ISO
6400 ISO 6400 ISO 6400 EI / 7,3E H 2500 ISO 6400 EI / 7,3E H 2500 ISO
8000 ISO 8000 ISO 8000 EI / 7,7E H 2500 ISO 8000 EI / 7,7E H 2500 ISO
10000 ISO 10000 ISO 10000 EI / 8E H 2500 ISO 10000 EI / 8E H 2500 ISO
16000 ISO 16000 ISO
32000 ISO 32000 ISO
Flexible ISO con Picture Profile impostato su Gamma S-Log3 e Color Modo S-Gamut3 Cine

Devo ammettere che ci ho messo un po’ per digerire il funzionamento della modalità Cine EI non avendola mai usata, ma in realtà può essere utile in diverse situazioni, ad esempio per fare quello che in fotografia viene comunemente definito ETTR (Expose To The Right). Spesso chi non è particolarmente esperto tende ad esporre la scena ad occhio, affinché sia simile alla realtà, sia per il tono della pelle che per il punto di bianco, che difficilmente si posiziona all’estremo della gamma dinamica catturata. Quindi dei circa 14 stop di cui dispone la FX30 se ne possono sprecare alcuni nelle alte luci per avere un bilanciamento più naturale. Scendendo con l’Exposure Index, invece, si può avere lo stesso risultato visivo in fase di cattura anche se in realtà si sta girando di uno o due stop al di sopra, quindi dopo la post-produzione si avranno più informazioni nelle ombre.

Nella FX30 troviamo l’autofocus più completo di casa Sony. Parliamo di una copertura del 90% del fotogramma con rilevamento di fase e del 93/97% per contrasto, il tutto con ottime performance ed elevata affidabilità. Include il rilevamento dell’occhio per persone, animali e uccelli, con tracking in tempo reale, possibilità di scegliere tra 7 livelli di velocità e 5 di sensibilità, nonché di tutta una serie di metodi di assistenza al fuoco manuale come il peaking o il focus map visto di recente sulla Sony A7 IV.

Una delle cose più comode è che si possa sempre intervenire sul barilotto dell’obiettivo per dare un “indirizzamento” all’AF senza che si notino scatti. Inoltre la FX30 dispone della compensazione del breathing durante la messa a fuoco, con dati che vengono anche memorizzati nei file in modo da poterla anche eseguire in post produzione con livello personalizzabile, sempre tramite i software della famiglia Catalyst.

Il sensore è stabilizzato su 5 assi ed compatibile anche con gli obiettivi OSS. Se si abilita la modalità Active per migliori risultati c’è un piccolo crop, ma personalmente trovo più efficace la stabilizzazione in post-produzione effettuata tramite Catalyst Browse a partire dai dati catturati dal giroscopio che vengono salvati nei file (qualche esempio nel video).

A tal proposito, devo in tutta onestà criticare l’esperienza utente. Prima di tutto Catalyst Browse è l’unico che si può usare gratuitamente ma con questo ogni operazione di post-produzione – come la stabilizzazione basata sul giroscopio, la compensazione del breathing o l’applicazione di LUT e degli Exposure Index – si deve eseguire file per file, senza neanche poter gestire una coda di esportazione (quindi devi attendere che finisca il primo per passare al secondo). Poi ha tutta una serie di fastidiosi limiti, come l’impossibilità di esportare in ProRes in UHD/4K, quindi i file con questa risoluzione richiedono una ulteriore compressione con perdita.

Catalyst Prepare, invece, ha il ProRes anche su dimensioni maggiori e supporta una coda di esportazione, ma si paga circa 150€ all’anno. Tra le altre cose la coda c’è ma è pessima, perché se vuoi stabilizzare delle clip non puoi selezionarle in blocco e via: devi aprirne una, analizzarla, scegliere le opzioni, avviare l’export, chiudere la pagina, aprirne un’altra e di nuovo analizzare, selezionare in/out, opzioni, aggiunta alla coda… ci si perde davvero troppo tempo.

La cosa più comoda sarebbe quella di avere un plug-in interno ai software di montaggio e Sony l’ha fatto, ma solo per Adobe Premiere Pro e anche questo costa 100€ all’anno.

Conclusione

La Sony FX30 va a posizionarsi nel gradino più basso della Cinema Line, ma lo fa mantenendo caratteristiche tecniche e funzionali di alto profilo. La scelta del sensore Super35 la rende più pratica per chi usa già le fotocamere APS-C del brand, offrendo la possibilità di sfruttare il parco ottiche in proprio possesso e acquistarne alcune di quelle nuove con elevate prestazioni e prezzi contenuti.

Gli strumenti avanzati della FX30 la rendono adatta ai professionisti, soprattutto se si sceglie di girare in S-Log3 con le modalità Log avanzate, ma può essere anche molto semplice grazie ai Picture Profile e le modalità creative. In sostanza è una camera che può integrarsi in progetti di calibro elevato, con il ProRes RAW 16-bit via HDMI o con S-Log3 4:2:2 10 bit, ma può anche coprire le esigenze di chi vuole un flusso di lavoro snello applicando LUT direttamente nei file senza necessità di post-produzione.

Il sensore ridotto ha anche consentito di ridurre di molto il prezzo rispetto la FX3, partendo da 2300€ per il solo corpo e arrivando a 2800€ per il kit con la maniglia ed audio digitale. La stessa combinazione sulla full-frame che ha il medesimo corpo costa circa 4200€, quindi il risparmio è davvero elevato. Qui ci sono anche funzionalità in più e più recenti (vedi AF animali e compensazione del breathing), inoltre l’oversampling dal 6K consente di avere file incisivi e di ottima qualità, ma ovviamente la FX3 rimane in vantaggio per la resa con poca luce grazie al sensore più grande e con meno megapixel. Infatti sulla FX30 Sony ha utilizzato un sensore il cui Dual Base ISO è su 800 e 2500, mentre nella FX3 si parla di 800 e ben 12800, quindi si può salire molto di più pur mantenendo una gamma dinamica elevata.

La Sony Fx30 rappresenta un punto d’incontro tra le esigenze dei professionisti affermati e quelle dei nuovi creativi che lo saranno in futuro, anche se per questi ultimi sarà necessario del tempo affinché si capiscano tutte le funzionalità più evolute. È questo è sostanzialmente un bene, poiché si acquista un prodotto usabile fin da subito che rimane valido anche quando si avranno esigenze superiori e si potranno sfruttare meglio le potenzialità della camera.

A me non piace molto che il menu sia sostanzialmente quello delle fotocamere, ma devo dire che si è fatto un buon lavoro sulla pagina Main1 del menu principale, che ricorda un po’ l’interfaccia delle videocamere con tutte le impostazioni di ripresa. In effetti, consiglio di personalizzare i pulsanti per richiamarla con uno dei tasti funzione (io ho scelto quello al centro del pad direzionale).

Le altre funzionalità che possono mancare ad un professionista sarebbero anche correggibili lato firmware e mi riferisco nella sostanza all’assenza di una serie di strumenti per gestire l’esposizione in modo più tecnico, come waveform e false color. Si può lavorare solo con l’istogramma della luminosità, anche se non è altrettanto preciso, ma l‘uso del Cine EI può semplificarci la vita (se si capisce bene come funziona).

Sul corpo non ho molto di negativo da dire e certamente mi piace il fatto che ci siano ben 3 tally light e moltissimi tasti personalizzabili, tuttavia ho sentito l’assenza di un mirino per il mio modo di lavorare e non mi dispiacerebbe se Sony lo realizzasse come accessorio nativo in modo da ridurre il cablaggio. Va detto, però, che i fori filettati presenti sul corpo rendono più semplice l’utilizzo di unità esterne senza la necessità di una gabbia.

In definitiva si tratta di un’ottima aggiunta alla lineup Sony e di una nuova e concreta opzione per gli utenti che non necessitano di un sensore full-frame, ottenendo dei contenuti di qualità molto elevata con una spesa più contenuta.

PRO
PRO Corpo robusto e leggero
PRO 5 fori filettati per accessori
PRO Moltissimi tasti fisici
PRO Ampia personalizzazione
PRO 3 Tally light
PRO Nuovo menu con schermate Main1/2
PRO Modalità Cine EI
PRO Slitta multi interface con audio digitale
PRO Disponibilità del kit con maniglia e ingressi audio
PRO Sensore Dual Base ISO
PRO UHD con oversampling dal 6K
PRO Ampia scelta di codec/bitrate/framerate
PRO RAW 16bit via HDMI
PRO Doppio slot combinato CFexpressA/SD
PRO Ottima autonomia
PRO Registrazione senza limiti di tempo con areazione attiva
PRO Autofocus al top
PRO Schermo touchscreen completamente articolato
PRO Prezzo adeguato

CONTRO
CONTRO Area fotografica sottodimensionata
CONTRO Posizione joystick scomoda
CONTRO Manca il mirino

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.