Apple: iPhone e iPad non devono più fare (direttamente) i minatori

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Il fenomeno del mining sembra essersi per ora un po’ sopito, con Bitcoin e le altre criptovalute lontane dai record di alcuni mesi fa. I prezzi delle schede grafiche, nonché la loro disponibilità, stanno gradualmente tornando a livelli accettabili per la gioia soprattutto dei gamer. Per queste monete virtuali, l’hardware rappresenta una parte importante. La massima resa viene infatti garantita con componentistica ben adeguata ed in grado di sostenere elevate elaborazioni per lunghi tempi.

Certo, tutto fa brodo. Armandosi di pazienza e consci che le prestazioni non saranno mai quelle raggiunte da un PC di fascia alta o di un prodotto dedicato, qualsiasi computer, smartphone o tablet tecnicamente può essere utilizzato come minatore. Non a caso tanto alcuni malware quanto script online hanno adocchiato tale possibilità, garantendosi spesso consistenti gruppi di mining all’insaputa degli utenti, perlomeno finché non s’accorgono nel Task Manager che qualcosa non va.

Su iPhone e iPad non si arriva fortunatamente a questi livelli, ma per qualche tempo le regole dell’App Store non sono state molto chiare sull’inclusione di funzionalità di mining nelle app, lasciando un’area un po’ grigia a livello operativo. Ora Apple ha spiegato meglio il suo punto di vista nel regolamento dell’App Store, non lasciando più spazio a dubbi. Ad aver scoperto e riportato le variazioni dedicate è stata la redazione di AppleInsider. I punti che concernono la presenza di app per le criptovalute nel negozio digitale di Cupertino sono il 2.4.2 e il 3.1.5.

Nel primo punto menzionato, viene fatta esplicita menzione del mining come attività non gradita ad Apple tra quelle effettuabili in background sui terminali iOS. Nel secondo, spiega invece più nel dettaglio lo scopo che le applicazioni di settore devono avere per essere approvate, con funzionalità in larga parte riservate alla sola gestione del proprio portafoglio valute. È possibile comunque scambiare o acquistare denaro virtuale o ancora effettuare operazioni di trading, purché vi siano enti finanziari autorizzati preposti a supportare tali operazioni e vengano rispettate tutte le leggi della nazione di residenza. Infine, sono categoricamente vietati incentivi in criptovaluta legati ad operazioni pubblicitarie e viene data una piccola concessione al mining se esso viene effettuato attraverso metodi non direttamente legati al dispositivo in uso, come il cloud.

Insomma, se prima vi erano dei margini d’incomprensione, ora è tutto chiaro: gli iDevice non sono minatori e qualora lo fossero non dovranno più esserlo, pena la rimozione dell’app colpevole dallo Store. Del resto, prima delle regole potremmo vederci un discorso di fondo pratico. iPhone e iPad male si adattano allo scopo, non hanno hardware dedicato e quello presente verrebbe inficiato da tali operazioni. Peggiori performance, maggiori consumi ed elevato riscaldamento. Se si è dediti a Bitcoin e soci, meglio predisporre strumenti più adeguati.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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