La vicenda sollevata da Bloomberg Businessweek sulla presenza di un chip realizzato da gruppi militari cinesi nelle schede madri dei server Supermicro e in grado di aprire backdoor per intercettare il traffico dati sta avendo i suoi primi strascichi: ieri il Vice Presidente di Apple per la Sicurezza delle Informazioni ha inviato una lettera ufficiale al Congresso degli Stati Uniti, con la quale sostiene che i server della società non sono stati oggetto del sabotaggio.
Nella sua missiva, George Stathakopoulos sottolinea come i tool di sicurezza proprietari di Apple effettuano la scansione continua del traffico di rete, di modo da rilevare la presenza di eventuali scambi di dati anomali che indicherebbero la presenza di malware o altre attività malevole. I risultati sono sempre stati negativi, tanto che il VP chiosa con un laconico “Nothing was ever found“, ossia “Non è mai stato trovato nulla”.
Tanto il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale americano tanto il Garante per le Comunicazioni inglese dubitano dell’aderenza al vero di quanto affermato da Bloomberg che, ricordo, sostiene di aver istruito l’inchiesta in un anno di lavoro e con il contributo di 17 informatori, tra cui alcuni dipendenti di Apple. Tutto fa protendere per un clamoroso errore della testata, come prevedibile, ma vedremo come si svilupperà la questione nei prossimi giorni, qualora dovessero intervenire le Autorità inquirenti.