Recensione: BenQ EW3270U, un monitor 32″ Ultra HD pratico e di buona qualità

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Grazie alle SaggeScrivanie abbiamo dato un’occhiata alle postazioni di lavoro e svago di molti utenti. C’è chi predilige l’ordine e chi ricerca la praticità, ma anche chi riesce a far convivere le due cose. Non è sempre facile, specie quando il numero di accessori e dispositivi aumenta, ma stringendo il tutto all’essenziale sono tre gli elementi di cui non si può fare a meno: una tastiera, un dispositivo di puntamento (mouse o trackpad che sia) e il monitor. Questi possono coesistere nel caso di un portatile ma è più frequente che si abbia uno schermo dedicato per la scrivania, così da migliorare la produttività e l’esperienza d’uso, sia nella creazione che nella fruizione di contenuti, nonché anche nel gaming. Ogni attività si giova di specifiche differenti e sembrerebbe logico cercare un monitor che le possieda tutte, salvo poi scoprire che non è possibile. I pannelli IPS sono probabilmente i migliori per la fedeltà cromatica, ma hanno fama di raggiungere con più difficoltà (e spesa) le alte frequenze di refresh dei vecchi TN. Questi sono i più anziani, tecnologicamente parlando, e difettano pure di angoli di visione piuttosto ridotti. Di IPS ne esistono diversi tipi, comunque, e tra i più recenti se ne trovano con lag minimi che possono soddisfare i videogiocatori. Specie quando si utilizzano tecnologie che dialogano direttamente con la GPU, come AMD FreeSync o NVIDIA G-Sync. Negli ultimi anni è tornata in auge anche un’altra tecnologia, inizialmente nata con gli stessi obiettivi di quella In-Plane Switching, ovvero migliorare la resa colore e la visibilità dai lati. Mi riferisco ai pannelli VA (Vertical Alignment) che ottengono questo risultato alternando l’orientamento dei cristalli ed oggi hanno anche un altro vantaggio importante, ovvero un contrasto che supera di diverse volte sia quello dei TN che degli IPS. Ovviamente questo vale per massimi sistemi: i singoli schermi possono avere riuscite anche molto differenti in base alla tecnologia costruttiva ma anche all’elettronica e persino alla qualità del rivestimento.

Ritornerò più avanti a parlare dei pannelli, dopo questa superficiale premessa, perché c’è un altro aspetto che mi interessa molto da vicino: la diagonale. In questo ambito – come in qualunque altro in cui il progresso tecnologico ci mette lo zampino – le richieste degli utenti si innalzano mano a mano che l’offerta si dimostra più generosa. Posto che non amo i formati di schermo più stretti del 16:9 (almeno finché i contenuti e le interfacce non vi si adatteranno al meglio) io considero i 21″ adatti solo ad un uso ufficio “essenziale”, i 24″ capaci di soddisfare un’utenza più variegata e con buon rapporto di qualità nel caso del gaming a 1080p, i 27″ decisamente più comodi per la produttività e l’uso promiscuo (grafica, gaming, office, ecc..). Ma il mondo non finisce a 27. Guardando la storia di molte star del rock potrebbe sembrare una battuta poco felice ed anche due big del settore sono in disaccordo, considerando che sia Apple che Microsoft hanno scelto uno schermo da 27″ per i loro computer top di gamma. Senza salire a diagonali eccessive, tipiche del mondo dei TV, c’è però un altro scalino importante da considerare. Il primo monitor 32″ che ho usato è capitato quasi per caso sulla mia scrivania, nel senso che mi sono deciso a provare la differenza di usabilità rispetto il mio precedente 27″ ma senza troppe aspettative. Sarò sincero, ero quasi sicuro di restituirlo dopo qualche giorno. È finita invece che si è guadagnato un posto d’onore nella mia scrivania principale di lavoro e l’ho usato per quasi due anni, interrompendo la sua carriera solo quando il mio Mac Pro ha iniziato a creare qualche problema e l’ho dovuto abbandonare in favore dell’iMac 27″ con monitor integrato. Più avanti ho sostituito questo con l’iMac Pro (recensione), ma la diagonale è rimasta invariata purtroppo.

Come ho già detto, reputo i 27″ la soluzione migliore a cui ambire per un uso promiscuo di alta qualità, anche perché più aumenta la dimensione e più è difficile ottenere pannelli con elevata uniformità di illuminazione e densità di pixel. È un fatto. Tuttavia avevo impressa nella mente la maggiore comodità del mio precedente 32″, perché quei 12cm in più di diagonale aumentano di molto la superficie usabile senza ridurre i caratteri. Sono sicuro, essendomi confrontato con molti altri professionisti, che ognuno ha il proprio metodo di lavoro e il mio si sposa perfettamente con questo spazio aggiuntivo. Ad esempio preferisco nettamente avere un solo schermo grande, capace di mostrare tutti gli elementi principali di una interfaccia complessa nella giusta dimensione, piuttosto che affiancarne due per ottenere lo stesso risultato. Anche quando mi occupo di attività semplici, tra cui la scrittura, la navigazione d’approfondimento o anche le dirette audio, trovo incredibilmente più produttivo poter creare diversi centri d’interesse sullo schermo, con molte app affiancate o parzialmente sovrapposte, piuttosto che fare l’altalena tra quelle a pieno schermo. Qualcuno (per la verità molti pochi) di quelli a cui ho consigliato di superare la barriera dei 27″ mi ha riferito di non trovarsi propriamente a suo agio, dovendo ruotare la testa per passare da un angolo all’altro. Ebbene anche a me succede questo e i primi giorni con un 32″ lo avvertivo un po’ di più rispetto al 27″, ma è bastato poco per abituarmi e non voler più tornare indietro. Anche perché è decisamente peggio se ci si trova a corto di spazio e per lavorare bene si devono affiancare due monitor, rischiando seriamente di muovere la testa come uno spettatore a Wimbledon.

Questa qui sopra è già la terza foto che ritrae il prodotto oggetto di questa recensione, e ancora non ne ho detto neanche il nome. Vi chiedo scusa ma anche un altro po’ di pazienza, perché dopo aver detto qualcosa sui pannelli e dichiarata la mia preferenza per gli schermi da 32″, c’è un altro aspetto che devo per lo meno accennare: la risoluzione. Dopo aver usato i bellissimi 27″ 5K proposti da Apple nei suoi all-in-one faccio un po’ di fatica a dirlo, ma io preferisco ancora i 4K. Non sgranate subito gli occhi, non sono impazzito, fatemi almeno spiegare cosa intendo. È ovvio che di più è meglio e sarò felicissimo quando gli schermi 8K diventeranno abbordabili e “pilotabili” dai computer mainstream, ma oggi il 4K (più precisamente l’Ultra HD) è la risoluzione che offre il miglior equilibrio tra qualità, prezzo e versatilità. Per alcuni un monitor è solo un monitor, nasce e muore con il suo uso singolo e probabilmente sempre collegato ad un unico computer. Se siete tra questi non sarà un problema sopportare le problematiche di connettività che oggi inevitabilmente si subiscono con schermi di risoluzione superiore ai 4K e per cui non sono sufficienti né la tradizionale HDMI 2, né la DisplayPort 1.2, ma  collegamenti di più cavi in MST (Multi-Stream Transport). Per me un monitor rappresenta un dispositivo fluido, che deve poter essere usato anche con diversi dispositivi contemporaneamente. Ad esempio, il mio BenQ EW3270U è collegato al Mac Pro, al PC Windows del montaggio video e al MacBook Pro, il tutto senza alcuna fatica e senza dover ogni volta armeggiare con i cavi. In quest’ambito si celano due degli aspetti poco positivi che ho riscontrato, almeno se si ambisce alla perfezione: il primo è che la USB-C funziona perfettamente (c’è anche il cavo in dotazione) ma non carica il computer connesso, il secondo è che nel monitor non è incluso un hub USB.

Visto che ne sto parlando ora elenco più precisamente le connessioni in ingresso disponibili, che annoverano:

  • 2 x HDMI 2.0
  • 1 x DisplayPort 1.2
  • 1 x USB-C

Io ne uso assiduamente tre su quattro, ma ogni tanto collego alla HDMI libera una PS4 Pro; quindi quattro dispositivi su un unico schermo, con un’ottimizzazione di spazio e di costi incredibile. Continuiamo a parlare un po’ di specifiche con la diagonale, che avrete sicuramente intuito essere maggiore di 27″ e più precisamente 31,5″ (che commercialmente si vende come 32). Per quanto riguarda il pannello, BenQ ha scelto un VA con risoluzione Ultra HD a 60Hz. Dicevo all’inizio che negli ultimi anni sono sempre più apprezzati questi display Vertical Alignement, che risultano anche i prediletti nella realizzazione di schermi curvi. Una delle caratteristiche più interessanti che possiedono è per me è l’elevato contrasto, che nel caso di questo modello è di 3000:1 (quando nei migliori IPS è inferiore alla metà). Questo valore si rispecchia in una resa molto più gradevole dei contenuti multimediali di ogni tipo, soprattutto foto, video e giochi. Certo non è propriamente un monitor da gaming: per quelli si deve puntare ad un tempo di risposta più estremo (tipo 1ms), ridurre la risoluzione verticale (solitamente a 1080 o 1440p), aumentare il refresh rate a 120/144Hz. Queste cose ci portano in alto con la spesa ma in una direzione diversa da quella di mio interesse che, al contrario, si concentra su fedeltà cromatica ed elevata risoluzione, caratteristiche ideali per l’uso promiscuo, la produzione e la fruizione multimediale. Va comunque sottolineato che il BenQ EW3270U possiede il supporto nativo per la tecnologia AMD FreeSync, cosa che gli consente di raggiungere tempi di risposta di circa 4ms con le GPU della casa, nonché anche con le console che la supportano (vedi Xbox One).

Torniamo in carreggiata per parlare un attimo delle caratteristiche esterne di questo monitor, realizzato in modo robusto e con un design pulito e gradevole. La base non consente particolari regolazioni oltre all’inclinazione ed è una cosa che non amo, tuttavia con il mio precedente 32″ ho potuto constatare che la maggiore superficie rende più facile trovare la comfort zone. In effetti non ho mai avvertito la necessità di sollevarlo o abbassarlo durante il lungo periodo d’uso ma, se proprio dovesse presentarsi l’eventualità, l’attacco VESA standard sul retro consente di usare bracci o stand di ogni tipo. Piacevole la finitura grigia satinata della cornice, che ritroviamo anche sulla base frontale: un elemento piuttosto pesante così da mantenere stabile il grande schermo. L’area con i comandi è ben fatta, semplice da capire e facile da usare, perché ci sono cinque tasti in corrispondenza delle varie opzioni visualizzate poco sopra nel menu OSD, più un sesto all’estrema destra per accendere (che contiene anche un LED di attività verde/arancio).

Altro aspetto molto importante è la presenza di due piccoli speaker (2 x 2W) integrati nella parte bassa del monitor, che consentono di avere un audio base per le funzioni di notifica, utile anche se di bassa qualità (non ci si può vedere un film o sentire musica, insomma). Per collegare casse esterne si può invece sfruttare l’uscita jack da 3,5mm sul retro, comoda perché viene “alimentata” dalla sorgente attiva, rendendo possibile l’impiego di un singolo set di casse per tutti gli ingressi in uso.

Passiamo però a cose più serie, ovvero la qualità visiva offerta da questo pannello VA @ 10 bit. La risoluzione Ultra HD spalmata su 31,5″ dà luogo ad una densità di 140 ppi, che sembrano pochini se pensiamo ai numeri stellari che hanno raggiunto gli smartphone. In realtà con la distanza maggiore di visione tipica della scrivania, si percepisce un’ottima nitidezza, specie utilizzando le modalità HiDPI / Retina dei Mac. Anche con Windows si va piuttosto bene, anche se lì l’output rimane a risoluzione piena e le interfacce verranno ingrandite di una percentuale configurabile dall’utente per risultare ben visibili (io consiglio il 150%). Quello che mi ha positivamente stupito è l’uniformità del colore e la resa cromatica: il pannello copre il 100% dello spazio colore sRGB, l’89% di quello NTSC e il 91% di AdobeRGB (tutti testati personalmente) oltre al 95% del più vasto DCI-P3.

Le difformità nell’illuminazione ci sono e sono anche abbastanza normali su uno schermo così grande (lo avevo anticipato). Però non sono visibili nell’uso “corretto” (giusta luce ambientale con adeguata illuminazione del pannello) e per evidenziarle si deve eseguire un test con una sonda oppure avere lo schermo nero (acceso) in un ambiente completamente buio. Però se fate questo test scommetto che resterete delusi qualsiasi sia il monitor (o il TV) che avete di fronte (a meno che non sia un OLED). Insomma, non è andato al di sotto delle mie aspettative in tal senso, dopotutto pure i 32″ IPS da 1000€ e oltre non hanno una retroilluminazione perfettamente uniforme. Quello che invece è sicuro inferiore rispetto ad un buon IPS è l’angolo di visione, perché si vede una riduzione di luminosità già intorno ai 120° (poco il color shifting). Però anche per questo devo dire che non credo sia un uso tipico a cui dare così tanta importanza: di solito io lavoro con il monitor frontale. Il contrasto ed i colori sono effettivamente convincenti e nei menu ci sono dei preset utili per una base di partenza, anche se preferisco sempre effettuare una calibrazione con sonda hardware sulle postazioni in cui preparo immagini per la stampa.

Calibrazione e test eseguiti con sonda Spyder5 Elite

La cosa più interessante per me è un’altra, ovvero la funzione BI+ (Brightness Intelligence Plus), che sfrutta il sensore posto sul fronte, sotto il logo BenQ, per adeguare automaticamente la temperatura colore e la luminosità del display alle condizioni ambientali. Era da diverso tempo che cercavo un monitor stand-alone che si comportasse come quello integrato negli iMac, che ritengo comodissimo per evitare di dover entrare continuamente nei menu con l’alternanza di giorno e notte. Questo sensore va anche oltre, perché varia pure la temperatura colore in modo simile al True Tone degli ultimi Mac, ed è davvero comodo per non affaticare la vista. Le variazioni sono morbide e meno accentuate rispetto quelle dei computer Apple, tuttavia io disattivo il BI+ quando lavoro sulle foto o i montaggi video per non rischiare variazioni cromatiche non volute.

Il pulsante frontale è quello che si usa per attivare le funzioni speciali del BenQ EW3270U, che oltre al BI+ annoverano anche l’HDR. Su quest’ultimo è opportuno fare alcune precisazioni, anticipandovi che sui monitor non si ha la stessa resa che siamo abituati a vedere sui TV di ultima generazione. Il limite principale è quello della luminosità, poiché lo standard HDR10 richiede 10.000 nits, che per ora sono davvero difficili da trovare su uno schermo da computer. Questo pannello VA raggiunge i 300 nits che sono dunque molti di meno dei necessari ma anche negli IPS con HDR il valore è più o meno questo, al massimo si può vedere qualche picco a 350 nits nei modelli attualmente in commercio. In futuro dovrebbe affermarsi lo standard VESA DisplayHDR in cui si parte da 400 nits ma ad oggi Windows 10 fissa il tetto di luminosità richiesta per poter attivare l’omonima modalità proprio a 300 nits, per cui è possibile giovarne fin da subito con questo monitor.

Su Windows l’HDR si può attivare con un minimo di 300nits

Ovviamente la differenza si vede principalmente con i contenuti compatibili (e non sono poi moltissimi), ma l’aumento di gamma dinamica e di dettagli nelle alte luci e nelle ombre è percepibile. È solo opportuno che non ci sia molta luce nell’ambiente per goderne al meglio. Diciamo che la funzione HDR fa certamente gola da vedere ma in fin dei conti sui monitor non aggiunge molto al momento, e non dico solo relativamente a questo di BenQ ma proprio in generale. Ad esempio per giocare a GTA V su Windows 10 l’ho dovuta disattivare per non incorrere in errori. Ribadisco invece il pollice su per il Brightness Intelligence Plus, che più uso e più mi piace.

Il menu è abbastanza completo e vi consiglio magari di esplorare alcune funzioni sul sito del produttore, anche perché io onestamente non ne uso molte. C’è ad esempio lo Smart Focus, che consente di scurire tutto lo schermo tranne una specifica porzione, tuttavia non ne ho trovato un’applicazione utile o rapida. In questo monitor io apprezzo prima di tutto la grande attenzione di BenQ verso il comfort visivo, che inizia dall’ampio schermo, prosegue con la buona risoluzione e viene perfezionato dal sensore BI+, dal Flicker-Free e soprattutto dalla modalità Low Blue Light per una visione super rilassante, che si può impostare su quattro livelli di intensità: da multimedia (il minimo) a reading (con massima attenuazione). Usandolo insieme ad un portatile Apple c’è poi il profilo cromatico M-book che per via della funzione per la luminosità automatica ci porta ad un’approssimazione molto buona dello schermo integrato. Ciò che cambia prima di tutto è il rivestimento, che qui è opaco e non lucido come nei Mac, ed è una cosa che può piacere o meno ma ha certamente dei pro e dei contro. Non ci sono riflessi, ad esempio, che è sempre meglio di “pochi”, e i colori sono mediamente più vicini a quelli reali; tuttavia la finitura lucida restituisce immagini più brillanti e piacevoli, a patto di non avere sorgenti di luci ad infastidirci.

Conclusione

Voto 4/5La scelta del monitor è una di quelle cose estremamente soggettive, in cui si intrecciano non solo le esigenze e il budget ma anche il gusto estetico e le preferenze personali. Il BenQ EW3270U può riuscire facilmente a soddisfare una grande quantità di utenti grazie alle sue buone doti in moltissimi campi e per un uso che contempla applicazioni anche molto diverse tra di loro. L’azienda lo incasella nell’ambito dell’intrattenimento video e mi sento di confermare pienamente questa scelta, però ne ho potuto apprezzare la resa anche per lo svago ed il lavoro, unendo un’ampia superficie godibile a tanta praticità dovuta alle connessioni, nonché anche una fedeltà cromatica di tutto rispetto. Ovviamente non è il monitor high-end per il professionista della fotografia che ambisce alla perfezione, però si difende molto bene anche in quel campo grazie ad uno spazio colore ampio. La mancanza di ricarica via USB-C del portatile è l’unico aspetto che mi è davvero dispiaciuto, mentre l’hub USB non mi è mancato proprio perché uso molte sorgenti per lo stesso monitor, tuttavia è un altro aspetto che si aggiunge nella colonnina dei contro (che per fortuna è molto corta). Personalmente l’ho apprezzato prima di tutto per la grande attenzione al comfort, che per chi usa il computer per tante ore al giorno è un aspetto che può davvero fare la differenza. In più va considerato anche il buon rapporto qualità/prezzo, visto che si acquista a poco più di 450€ su Amazon.

PRO
+ Ampia superficie visibile nel formato più comodo per la produttività e il multimedia
+ Risoluzione Ultra HD ancora più adeguata alla diagonale
+ Copertura 100% sRGB, 91% AdobeRGB e 95% DCI-P3
+ Tanti preset già molto validi di fabbrica (consiglio M-book)
+ Eccellente funzionalità Brightness Intelligence Plus
+ Ricco set di connessioni in entrata, compresa USB-C
+ Menu OSD completo e facile da usare con i tasti dedicati
+ Due piccole casse incluse molto comode per iniziare
+ Uscita audio 3,5mm collegata alla sorgente attiva
+ Design più che piacevole e struttura robusta
+ Buon rapporto prezzo/prestazioni

CONTRO
- Base statica, lo schermo si può solo inclinare
- Non ricarica il computer via USB-C
- Non possiede un hub USB

DA CONSIDERARE
| C’è l’HDR10 ma non è molto usabile all’atto pratico

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.