A12X Bionic, solide prestazioni nelle prove di Ars Technica (con intervista ad Anand Shimpi e Phil Schiller)

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A settembre avevamo già conosciuto la mostruosità in senso buono dell’A12 Bionic, che nei test di AnandTech aveva battuto persino le stime ufficiali di Apple. Sull’A12X degli iPad Pro 2018 almeno per ora AnandTech non si è ancora espressa, ma possiamo dire che forse l’ha già fatto indirettamente. Nel corso delle sue prove Ars Technica ha infatti invitato per alcuni approfondimenti non solo Phil Schiller ma anche lo storico fondatore di AnandTech, Anand Shimpi, che nel 2014 aveva lasciato la sua creatura proprio per entrare in Apple.

La nostra ipotesi di allora sull’impiego di Anand negli uffici di Cupertino si è rivelata corretta: a tutti gli effetti membro del team Hardware Engineering, con la sua formazione e la lunga esperienza maturata nell’ambito CPU sta fornendo un apporto importante agli Ax. In merito proprio all’A12X, Shimpi conferma che i due quartetti di core, uno ad alte prestazioni ed uno più parco sul piano energetico, possono essere scatenati insieme all’occorrenza. È stato infatti realizzato un performance controller completamente dedicato, che sebbene abbia degli inevitabili legami con la caratteristica big.LITTLE dell’architettura base ARM gode di ottimizzazioni sinora non raggiungibili per i SoC concorrenti. Nei contesti d’uso pro e relative app i miglioramenti dichiarati da Apple arrivano fino al 90% nelle comparazioni con A10X, con prestazioni complessive molto più vicine a quelle dei PC tradizionali. Il tutto, come ricorda Shimpi, in un prodotto da 5,9 mm privo di ventole.

Lo stesso discorso vale per la grafica, dove la GPU viene ritenuta dalle performance pari al chip AMD contenuto nella Xbox One S. Ma non si tratta solo dei core. Rispetto all’A12 liscio, la banda dati per la memoria è sensibilmente maggiore, favorendo le elaborazioni più gravose. Anand rimarca come i risultati raggiunti si avvicino anche nel comparto grafico a quello raggiunto da soluzioni desktop con memorie separate per CPU e GPU, contrariamente al caso di iPad Pro dov’è condivisa. L’obiettivo finale è proprio competere quanto più possibile coi PC tradizionali in qualsiasi segmento prestazionale. Senza ovviamente dimenticare le necessità di un dispositivo mobile, ragione per cui sono implementati sistemi di gestione affinché nelle operazioni più leggere si prediligano profili volti all’autonomia e non alla forza bruta. Poche spiegazioni invece riguardo al Neural Engine, dove sia Shimpi che Schiller si limitano perlopiù ad osservare come la bassa latenza nello scambio dati e la privacy dell’utente siano i cardini nello sviluppo del chip dedicato all’intelligenza artificiale.

Andiamo ora ai test veri e propri. Non siamo ai livelli quasi estremi di AnandTech, le prove di Ars Technica sono da questo punto di vista più mainstream coi benchmark sintetici ma sufficienti a capire le potenzialità dell’iPad Pro. Se nel caso dell’iPhone XS le stime ufficiali erano state battute, qui la situazione è diversa. Non si arriva alle percentuali dichiarate rispetto A10X, ma ci si avvicina abbastanza dal rendere comunque i risultati finali ancor più impressionanti di quelli visti a settembre. Oltre a fare terra bruciata in Geekbench 4 degli altri smartphone e tablet, specialmente in multi-core, come si può vedere sopra è alquanto vicino alle prestazioni di un iMac 5K che monta processori Intel desktop. Il MacBook Pro 2018 che raggiunge risultati migliori è quello nella sua configurazione massima da 15″ con Core i9, il cui costo finale è bene ricordare si attesta sui 3.739 € senza prevedere pure le altre opzioni per le memorie. Le precedenti generazioni, inclusa quella 2017, vengono tranquillamente battute dall’iPad Pro. Sul versante GPU, tanto GFXBench 4 quanto i test Metal di Geekbench mostrano invece che rimane del lavoro da fare prima di potersela giocare ad armi pari coi form factor classici.

Shimpi e Schiller sono ben consci tuttavia che la strada è ben lungi dall’essersi conclusa né hanno alcuna intenzione di togliere il piede dall’acceleratore. Ogni anno Apple intende realizzare il migliore SoC per la categoria di dispositivi cui sono destinati, con l’obiettivo finale di dare uno strumento potente nelle mani degli utenti ancor prima di battere le rivali. Le sinergie interne nello sviluppo dei chip sono essenziali e i team effettuano svariate riunioni a settimana per confrontarsi e preparare accuratamente i passi successivi da compiere. Resta da vedere quando in California decideranno di mettere davvero alla prova gli Ax al di fuori dei benchmark: attraverso un’evoluzione pro di iOS con relative app, l’arrivo sui Mac o, ancor più probabile, entrambe le cose.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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