Recensione: Sony MDR-1AM2, una seconda generazione che cambia direzione

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Ormai le cuffie Bluetooth sono diffusissime e si trovano a prezzi molto convenienti, se non si punta ai modelli top di gamma dei produttori principali. A seconda della sensibilità del proprio orecchio si può anche scegliere un prodotto particolarmente economico, ma personalmente lo sconsiglio quando si tratta di audio e comfort. Per quanto io sia un appassionato di cuffie e ne possieda molte wireless di ultima generazione, utilizzo ancora moltissimo quelle col filo. Difficilmente con lo smartphone, dove il Bluetooth è molto più comodo, ma quasi sempre quando sono davanti al computer. Ho la mia scheda audio collegata alle casse e al microfono, ed è questo il setup che uso con maggiore frequenza, perché passo diverse ore alla scrivania ed essendo statico non sento la necessità di utilizzare il Bluetooth. Ma soprattutto il filo è fondamentale quando si lavora ai montaggi audio / video o registro i podcast, sia per la qualità che per il tempo di risposta.

Durante il Black Friday del 2017 ho avuto come tanti la possibilità di acquistare le cuffie Sony MDR-1A a circa 70€ e non me la sono lasciata scappare. Avevo già provato la variante Bluetooth di quello stesso modello nel 2015, trovandola eccellente sul piano della comodità, mentre le Sennheiser HD 380 Pro che stavo usando in quel periodo erano un po’ troppo stringenti sul capo. L’esperienza con le Sony è stata sorprendentemente positiva per il comfort, ma sono rimasto soddisfatto anche dalla qualità audio. Non sono cuffie monitor o da studio, però a me serviva qualcosa di più versatile, capace anche di intrattenermi con un po’ di buona musica. Nel frattempo Sony aveva annunciato la seconda generazione di queste cuffie ed ho iniziato a tenerne d’occhio il prezzo, acquistandole con un’ottima offerta il mese scorso.

La confezione delle Sony 1AM2 è curata ed è simile a quella precedente anche per la dotazione, che include una sacca morbida con tasche interne, un cavo da 3,5mm ed uno bilanciato con terminale da 4,4mm. Quest’ultimo si utilizza quasi esclusivamente con i dispositivi portatili di Sony, mentre il primo è quello principale ed ha diverse caratteristiche interessanti. È lungo 1,2 metri, ha un robusto rivestimento in fibra di alluminio che riduce la perdita di segnale e le pieghe, ma rispetto a quello di prima generazione aggiunge un tasto play/pausa con microfono (infatti il connettore finale ad L ha tre sezioni invece che due per l’ulteriore canale). Essendo standard e rimovibile, si può anche sostituire, cosa che rende le cuffie più durature e pratiche.

A colpo d’occhio le MDR-1AM2 (dove M2 sta per Mark II) sembrano quasi identiche alle precedenti, ma in realtà sono diverse sotto ogni punto di vista. Iniziamo delle opzioni cromatiche, che sono sempre basate su grigio e nero ma ora sono “integrali” e più raffinate. Intendiamoci, l’accoppiata con la pelle marrone di quelle grigie precedenti era simpatica e potevano piacere anche i richiami rossi di quelle nere, ma preferisco decisamente le nuove livree con tinta uniforme.

La parte superiore dell’archetto non cambia e rimane rifinita con gradevolissima pelle ed una imbottitura soffice e molto elastica. La struttura interna è invece più spessa e meglio assemblata, mentre nelle precedenti si vedeva una sottilissima lamina di metallo appiccicata su un supporto di plastica.

Non saprei dire se alla lunga questa soluzione si dimostrerà più o meno resistente, ma prendendo in mano i due modelli c’è una differenza di qualità percepita davvero notevole a favore del nuovo. L’esempio più evidente di questo lo si ha provando ad allargare le cuffie ed applicando una torsione, in quanto le precedenti scricchiolano (come le Sony 1000x M3), mentre le nuove 1AM2 non emettono un singolo rumore. Davvero un bel salto in avanti.

Il miglioramento del design si evidenzia anche per la semplificazione delle linee dei padiglioni e delle due forcelle che li sorreggono, dove vi è un elemento in meno e soprattutto delle linee più slanciate e meno tozze. Lo stesso padiglione esterno è leggermente più piccolo, anche se i driver sono sempre da 40mm. Al tatto c’è poi un’altra differenza notevole, poiché si è passati da quella finitura liscia finto-metallo ad una plastica opaca leggermente ruvida che, oltre che essere più bella, non attira le ditate.

Persino i cuscinetti, che trovavo una delle parti migliori del modello precedente, sono stati leggermente perfezionati. Si tratta di cuffie circumaurali ma a vederle sembrerebbe che lo spazio interno per le orecchie sia un po’ troppo piccolo. In realtà non è così perché il profilo dei cuscinetti è scavato e dunque ospitano le orecchie al loro interno, avvolgendole. Poggiano sempre sul capo e dopotutto la struttura era così anche prima, ma nelle mark II è stata eliminata una cucitura interna (non visibile in foto) per renderle ancora più lisce. Essendo pelle riscaldano un po’, questo è naturale, ma sono davvero comodissime sulle orecchie, anche per chi usa gli occhiali. L’isolamento acustico è buono, lo sarebbe di più se fossero ancora più stringenti, ma io preferisco questo bilanciamento un po’ più delicato.

Ad aggiungere vantaggi in tal senso ci pensa il peso, che è sceso da 225 a soli 187 grammi. Non esagero se vi dico che c’è il rischio di dimenticarsi di averle addosso, ma la cosa che si nota tanto dal vivo è che le nuove sono ben più moderne e curate. È difficile da spiegare basandosi solo su qualche immagine, ma vi assicuro che guardandole da vicno e toccandole con mano si nota tanta differenza. Le vecchie sembrano davvero grossolane e cheap rispetto alle mark II.

Se fosse solo una questione di design, qualità strutturale e comodità, si delineerebbe una vittoria schiacciante del nuovo modello, ma quando si parla di audio la questione è più sfaccettata. Inizio col dire che sono cambiati alcuni dati di cartellino, passando da un’impedenza di 48 ohm con sensibilità di 105 dB/mW ad una di 16 ohm con 98 dB/mW. Sembrerebbe dunque che Sony abbia ricalibrato l’elettronica per meglio adattarsi alle sorgenti portatili, con riferimento agli smartphone ma anche ai suoi walkman. Dal momento che io le utilizzo più che altro con schede audio dotate di un DAC più che decente, tendo a preferire specifiche simili a quelle del precedente modello, ma non gli ho dato troppo peso pensando di trovare al massimo una leggera differenza di “volume”.

Per parlavi della resa audio delle Sony 1AM2 devo fare diversi cenni alle precedenti, anche perché mi ha stupito il cambio di equalizzazione. A primo acchito quasi non ci facevo caso, perché il mio ascolto tipico di fronte al computer è più utilitaristico che immersivo, nel senso che è dove la musica mi fa da background e non emerge mai troppo, anche in termini di volume. Proprio per questo mi sono trovato bene con le vecchie 1A, che hanno un sound caldo, con medi un pelino arretrati, bassi ben presenti e alti tendenzialmente morbidi. Ma non leggetela come una pagella negativa, perché non lo è affatto. Forse il un suono è un po’ cupo, e non lo nego, ma è tutt’altro che spento ed è capace di coinvolgere anche a bassi regimi grazie alle frequenze basse, rilevanti ma non troppo predominanti. Ho trovato questa resa adatta ad un ascolto continuativo e non “disturbante”, infatti mi aspettavo – anzi volevo – che il nuovo modello riprendesse lo stesso profilo sonoro, ma non è stato così.

A sinistra le vecchie Sony 1A, a destra le nuove 1AM2

Le Sony 1Am2 si differenziano parecchio dalle precedenti, anche se il mio giudizio rimane molto positivo. La prima cosa che si nota è una timbrica più brillante, con frequenze alte briose, quasi croccanti. I bassi sono ancora lì, ma meno invadenti rispetto quelli del vecchio modello e capaci di far apprezzare maggiore dettaglio nei groove di batteria e soprattutto i medi! Ci sono i medi! Data la differenza di impedenza, solo in parte bilanciata da una leggera diminuzione dei dB per mW, il volume è un po’ più alto ma è la scena che subisce il cambiamento maggiore. Invece di quel sound cupo, un po’ distante e “vuoto” nell’area medio-alta del range di frequenze, le mark II appaiono più ariose ed incisive. Siamo vicini alla classica equalizzazione V-shape che piace molto ai giovani, ma in realtà è una via di mezzo tra quella ed una riproduzione del tutto lineare, perché l’accento su alti e bassi si sente ma non è così eccessivo da creare uno scollamento dalle frequenze medie.

Sopra le vecchie Sony 1A, in basso le nuove 1AM2

Apprezzo molto lo sforzo fatto da Sony per calibrare meglio questo nuovo modello, che sulla carta ha un profilo audio certamente più corretto e convincente. In effetti preferisco quasi sempre le mark II ad una valutazione oggettiva, tranne quando alzo un po’ troppo il volume perché in quel caso gli alti mi sembrano un filo troppo pungenti. Mi sono anche un po’ affezionato al suono delle precedenti, che ancora oggi mi piacciono proprio per quella loro timbrica rotonda, che trovo si abbini in modo interessante con alcuni brani, tra cui molta della discografia dei The Cure, che ho ripreso con una certa frequenza negli ultimi mesi. Tuttavia se si fa la prova di ascoltare un pezzo con le mark I e poi subito dopo con le II, sembra quasi di essersi tolti un tappo di cerume dalle orecchie. Il suono è molto più luminoso e si ha la sensazione di sentire di più e più forte.

Conclusione

Voto 4/5Non sono mai stato uno che si affeziona alle cose, ancora di più da quando provo così tanti prodotti da aver perso un po’ di quella magica emozione del nuovo acquisto. In effetti quando trovo qualcosa che mi convince e svolge bene il compito cui è destinata, fatico a metterla in discussione e a pensare di cambiarla. Le Sony 1AM2 sono state un desiderio prima che una necessità, un desiderio a cui sono molto contento di aver ceduto. Onestamente non l’avrei fatto al prezzo di listino di 250€, anche se non voglio dire che non lo valgano. Di certo, però, si apprezzano molto di più pagandole 150€, perché si trovano in una fascia diversa in cui la concorrenza fatica ad offrire un simile pacchetto di qualità. Prima di tutto sono assurdamente comode. Bisogna un attimo muoverle quando si indossano, affinché le orecchie vengano completamente avvolte all’interno dei padiglioni, ma a quel punto si rimane semplicemente di stucco. Oltre all’incredibile leggerezza si apprezza proprio l’ergonomia delle forme, che nel mio caso sembrano proprio fatte su misura. Sono persino più comode delle Bose QC35, che fino all’altro giorno erano in cima alla mia lista di gradimento. Altra cosa importante è che sono costruite bene, non scricchiolano, sono molto flessibili e sono pure piacevoli da guardare e toccare. Non fanno certo sfoggio di lusso, ma sono dignitosissime e, anche se per piccoli ritocchi stilistici, appaiono molto distanti dal vecchio look di Sony. Infine suonano bene, riuscendo ad offrire una riproduzione convincente sia per l’ascolto che per il monitoring. Certo non ce le vedo nella postazione di chi si occupa specificatamente e solo di audio, però mi è piaciuto molto il loro carattere versatile, poiché non eccedono nell’enfasi che piace al mondo consumer ma neanche cedono a certe rigidità di quello professionale. L’unica cosa che gli manca è un po’ di controllo in più sulle frequenze alte con volume piuttosto sostenuto, ma di norma non le spingo mai così in alto da avvertirlo.

PRO
+ Bel design, ottima costruzione
+ Leggerissime
+ Ottima ergonomia
+ Padiglioni morbidissimi ed avvolgenti
+ Cavo sostituibile
+ Bassi pompati ma sotto controllo
+ Medi chiari e non arretrati
+ Alti aperti e briosi

CONTRO
- Ad alto volume le frequenze alte possono essere un po’ pungenti

DA CONSIDEARE
| Comprate in sconto a circa 150€ offrono un rapporto qualità/prezzo invidiabile
| I driver sono piuttosto vicini alle orecchie: non toccano ma alzando tanto il volume i bassi possono infastidire

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.