Nel 2016 ARM è stata acquistata per 31 miliardi di dollari dal gruppo giapponese Softbank, il quale si è trovato in difficoltà negli ultimi tempi subendo pressione per rivendere da parte degli azionisti. In questi quattro anni l’azienda di origine britannica ha aumentato notevolmente la sua influenza nel mercato tecnologico e fatto ben guadagnare la proprietà, che tuttavia ha reso nota la sua disponibilità alla vendita. Sono stati fatti diversi nomi tra cui ovviamente quello di Apple, che utilizza i brevetti ARM come base dei suoi SoC mobile, seppure con pesanti personalizzazioni ad opera del team di P.A. Semi, di proprietà dell’azienda di Cupertino dal 2008. Si era persino rumoreggiato un interesse da parte di Apple visto il suo interesse nell’architettura, ma sarebbe potuta facilmente diventare un’operazione critica per l’antitrust. Ad aggiudicarsi l’accordo è stata un’altra big del settore: NVIDIA.
Con 40 miliardi di dollari sul tavolo della trattativa, l’azienda leader nel campo delle GPU diventerà la nuova proprietaria di ARM, assicurando che ne manterrà l’indipendenza e l’apertura a terzi per l’utilizzo dei propri brevetti sui microprocessori RISC più famosi al mondo. Ciononostante l’importante acquisizione cadrà sotto la lente d’ingrandimento degli organi regolatori internazionali. Interessante notare che NVIDIA valeva in totale 30 miliardi di dollari nel 2016, quindi meno del prezzo che pagò Softbank per ARM, ma è riuscita a decuplicare il suo valore nei quattro anni trascorsi, raggiungendo gli odierni 300 miliardi di dollari.
Gli scenari futuri sono piuttosto interessanti e si aprono a diverse interpretazioni. NVIDIA ha collaborato già con ARM per il chip Tegra X1, presente sulle Shield TV e Nintendo Switch, ma non ci sono stati ulteriori sviluppi in tal senso (almeno non nello stesso ambito quanto in quello automotive). Di questi tempi sono altri i motivi che rendono interessante ARM, soprattutto in vista l’imminente transizione dei Mac ad Apple Silicon e per il fatto che una parte dei produttori di PC tenterà la stessa strada. Non c’è motivo di ritenere che la nuova proprietà possa mettere i bastoni tra le ruote in tal senso, visto l’impatto positivo che avrà sui guadagni, ma bisogna anche ricordare che i SoC realizzati a Cupertino sono pesantemente personalizzati, al punto che potrebbero persino arrivare a distaccarsi dai brevetti ARM nel prossimo futuro. Quindi dal punto di vista di Apple questo passaggio di mani potrebbe rappresentare un momento di riavvicinamento con NVIDIA così come un motivo per spingere verso una maggiore indipendenza da ARM.