Crescono gli indizi su un possibile motore di ricerca targato Apple

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Ormai Apple ha un servizio per quasi tutto, nell’obiettivo di controllare quanto più possibile non solo la catena produttiva, ma anche quella di fruizione dell’utente, creando un ecosistema solido e di difficile uscita. C’è però un ambito in cui continua a dipendere da altri: la ricerca. È uno dei pochi punti di collaborazione rimasti con Google, peraltro anche piuttosto fruttuosi dato che si parla di un accordo da svariati miliardi all’anno. Per un’azienda che nelle pubblicità fa tanto sfoggio della sua attenzione alla privacy, però, questo rappresenta un aspetto che non può controllare direttamente. Le crescenti indagini delle antitrust, europea ed americana, sulla posizione dominante di Google nella ricerca potrebbero però essere l’occasione per tagliare quest’ultimo cordone ombelicale tra i due colossi rivali.

Negli scorsi mesi erano già circolati dei rumor sull’intensificarsi dell’attività di Applebot, il crawler (un programma automatizzato che scandaglia siti e contenuti per poi indicizzarli) proprietario della mela. Questa volta però è il prestigioso Financial Times (dietro paywall; fonte gratuita MacRumors) a parlarne, non un sito qualunque. Oltre a quanto già riscontrato precedentemente su Applebot, tra gli indizi che suggeriscono un progressivo distacco da Google vi è la fornitura autonoma di risultati delle ricerche quando queste vengono effettuate tramite Spotlight o Siri, introdotta proprio a partire da iOS 14. Considerato pure l’ampio apporto che può dare l’intelligenza artificiale per queste operazioni, e l’ex-Googler John Giannandrea che guida gli sforzi di Apple in tale settore, il quadro è senz’altro interessante.

Come molte altre cose, è lecito pensare che in quel di Cupertino ci stiano lavorando da anni, anche se probabilmente non è stata sinora una grossa priorità visti i lauti introiti provenienti dall’accordo con Google. La situazione descritta nel paragrafo iniziale potrebbe però essere un volano per compiere il grande passo, difficile ma non impossibile, come dimostrano Microsoft con Bing e più di recente Huawei con Petal Search, nato proprio sulla scia del ban USA che impedisce al gigante cinese di collaborare con Big G. Non sarebbe da escludere a priori una possibile acquisizione di DuckDuckGo, motore fortemente orientato alla privacy con cui Apple ha già delle partnership (per giunta in recente espansione, che di fatto stanno portando le Mappe Apple su Android), al fine di accelerare il completamento del lancio. Staremo a vedere se ci saranno sviluppi concreti sulla vicenda e gli aspetti pratici che comporterà.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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