Apple Silicon, incognite per il futuro e qualche certezza: M1 Pro e Max spaccano

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I primi MacBook Pro 14/16″ distribuiti da Apple sono già in arrivati nelle varie sedi di test. Dei miei due 14″ solo uno è partito mentre l’altro lo farà tra oggi e domani, e spero di riceverli prima del weekend. Nel mente sono uscite alcune prime impressioni e test piuttosto sommari e confusi, da cui è difficile trarre delle conclusioni. Per la verità ho visto giusto un paio di video e mi sono semplicemente annoiato. Fortunatamente ieri pomeriggio è uscito un articolo di Anandtech con dati davvero interessanti e l’ho analizzato un po’ questa notte. Consiglio di leggerlo se non lo trovate troppo complicato e se ne avete il tempo, ma vorrei segnalare qui alcuni aspetti conclusivi fondamentali con delle mie considerazioni personali.

Apple Silicon: il ciclo è imprevedibile

Prima di tutto è importante capire che ancora non si è completato nemmeno il primo ciclo vitale di Apple Silicon, che terminerà con l’arrivo di soluzioni più complesse sui Mac Pro e probabilmente anche sugli iMac più grandi (almeno in una versione). Questo è un aspetto fondamentale per comprendere che non è possibile prevedere con certezza quali saranno gli step tecnologici futuri e soprattutto in quale ordine. Di certo la lineup tra smartphone e computer si è già leggermente accavallata perché gli ultimi nati, M1 Pro e Max, sono comunque basati su A14 seppure siano usciti poco dopo gli iPhone con A15. E questo non stupisce affatto se si conosce un po’ questo settore.

Per i SoC mobile ormai la strada è spianata e piuttosto costante: sappiamo che ogni anno uscirà il nuovo Ax con prestazioni più elevate e che, in alcuni casi, questo introdurrà anche una modificazione nel processo produttivo oltre che nella micro-architettura. Per gli iPad Pro eravamo abituati a delle saltuarie versioni più pompante (suffisso X o Z), cosa che è stata parzialmente modificata nell’ultimo ciclo con il passaggio al chip M1. Una prima certezza, però, c’è, ed è che tutte le novità continueranno ad arrivare prima su smartphone, perché lì la struttura è più semplice e i grandi numeri consentono di portare l’infrastruttura a regime molto rapidamente.

Quindi, volevo provare ad ipotizzare l’intero primo ciclo di Apple Silicon, e cercando di concluderlo entro la fine del 2022 come da previsioni, il 2022 dovrebbe prevedere già un piccola accelerazione nel rilascio dei nuovi chip. Cosa che sarebbe anche plausibile.

Nel primo semestre del 2022 dovrebbe fare la sua comparsa il nuovo Apple M2, che manterrà l’indirizzo per il settore consumer e avrà una sicura implementazione nei prossimi entry-level, come il MacBook Air. M2 è già in fase di sviluppo a Cupertino e questa volta potrà basarsi sul chip mobile A15, non su A16 perché uscirà più avanti. Questo leggero slittamento è destinato a mantenersi sempre, come spiegato poco fa.

Gli iPhone 14 introdurranno A16 e, subito dopo, Apple avrà la possibilità di aggiornare anche i computer con M1 Pro e Max, che attualmente sono solo i MacBook Pro 14/16″ ma nel 2022 potrebbero equipaggiare anche una variante del Mac mini e di iMac. Questi chip saranno versioni potenziate di M2, esattamente come successo nel 2021, quindi saranno presumibilmente M2 Pro e Max. E qui arriva la parte più complicata.

Apple Silicon su Workstation Desktop

Per quanto gli M1 Pro e Max – così come le prossime versioni basate su M2 – abbiano delle prestazioni tali da poter essere inseriti in computer desktop di fascia medio-alta (tipo un iMac più grande) sono di fatto delle soluzioni mobile. Lo capiremo meglio più avanti parlando di consumi, ma la cosa importante da capire è che servono delle versioni ancora più potenti per poter sostituire il Mac Pro (e potenzialmente anche un iMac Pro), cosa che Apple dovrà comunque fare presto o tardi. Dove tardi, basandosi sulla sua iniziale previsione, significa entro la fine del 2022.

Personalmente non credo che si introdurranno altri suffissi oltre a Pro e Max. È possibile, certo, ma vedo difficile che si trovi un ulteriore “nomignolo” di pochi caratteri che sia esplicativo di una linea superiore a Max. Super? Turbo? Extreme? Workstation… non mi convincono. Apple sembra puntare a rendere la lineup di Apple Silicon più chiara, difatti ha già ridotto l’attuale uso di Pro e Max congiunti che fa sugli iPhone top di gamma, quindi anche questa strada mi sembra da escludere. Si potrebbe certo aggiungere un carattere ad M, ma non l’ha fatto negli attuali M1 più potenti, quindi anche M1X mi pare difficile anche se leggermente più sensato. L’ipotesi migliore, secondo me, sarebbe quella di pescare un’altra lettera dall’alfabeto. Supponendo che M stia per Mac (o per Mobile, se vogliamo, dato che l’iMac ha spesso avuto hardware da portatile pure nell’era Intel), si dovrebbe trovare qualcosa che caratterizza delle Workstation Desktop.

Ho pensato prima di tutto alla W, ma è usata per i chip degli auricolari. Apple ha già preso la “M” dalla componente “motion” inclusa nei SoC di iPhone per Apple Silicon, ma adoperare lo stesso nome di un intero SoC che ancora usa mi pare da escludere. D come desktop non mi piace, ma soprattutto questa caratterizzazione Mobile/Desktop ha poco senso che sia così chiaramente definita dato che questi SoC Apple li usa in modo trasversale al bisogno. Mi è poi tornata in mente la linea Server dei Mac mini, non più presente da qualche anno, solo che i SoC Sx stanno già su Apple Watch, quindi vale quanto detto per gli AirPods. Pensandoci e ripensandoci, una delle poche alternative sensate potrebbe essere il ripescaggio della “X” usata nei vecchi Xserve. X che, tra l’altro, ha un’assonanza con eXtreme che ben si adatterebbe. A prescindere dal nome, questa serie non può che arrivare dopo la base e dopo le versioni Pro e Max, come ultima e massima espressione di una generazione tecnologica. Quindi sarebbe assolutamente plausibile che, come per tutte le versioni workstation delle famiglie di CPU x86-64, l’ipotetico X1 sia l’ultimo ad arrivare.

E se è vero che Apple tenterà con tutte le forze di concludere la transizione entro i due anni, uno speak peak del prossimo Mac Pro Apple Silicon dovrebbe arrivare entro la fine del 2022, anche se la commercializzazione effettiva potrebbe avvenire dopo alcuni mesi (cosa per altro già successa più volte per i Mac Pro). E nel mentre i rumor suggeriscono che potrebbe ancora arrivare un ultimo piccolo upgrade ancora su base Intel Xeon. Ecco come potrebbe apparire il tutto nella timeline:

Come vanno M1 Pro e Max?

Ho detto all’inizio che i miei MacBook Pro non sono ancora arrivati, per cui qui parlerò poco di numeri assoluti. D’altronde i benchmark sintetici li usiamo tutti, ma solo per avere un’idea sommaria di quanto un determinato computer o hardware sia superiore ad un altro. Per noi acquirenti la cosa importante da capire è cosa ci si possa fare con ognuno di essi, così da scegliere il modello e la configurazione adatti alle nostre esigenze.

Processore

Vediamo di sintetizzare i punti chiave del test preliminare svolto da Anandtech iniziando dalla componente CPU. Sappiamo che M1 Pro è disponibile nel 14″ a partire da 8-core, 6 alte prestazioni e 2 alta efficienza (che consumano meno e vanno meno forte). Il sistema può tuttavia usarli contemporaneamente, come già accade negli attuali M1. Il singolo core è essenzialmente quello, quindi le prestazioni in single-thread non variano in modo significativo, ma gli 8-core di M1 sono 4+4, quindi M1 Pro base da 8-core ha 2-core Prestazioni in più e 2-core Efficienza in meno. Risultato: in multi-thread il SoC del 14″ 8-core va meglio di quello M1 8-core (circa il 30% in più).

APPLE SILICON M1 M1 Pro (base) M1 Pro M1 Max
Core 8-core 8-core 10-core 10-core
Configurazione 4-P + 4-E 6-P + 2-E 8-P + 2-E 8-P + 2-E
Stima complessiva 100% +30% +62% +62%

Nella sua versione standard, però, M1 Pro ha 10-core come M1 Max, questa volta 8-Prestazioni, 2-Efficienza. Ancora una volta l’uso CPU in single-thread è similare, ma la prestazione in multi-thread è superiore (circa il 62% in più). Considerando che nell’impiego congiunto ci sono sempre 2-core Efficienza in meno rispetto ad M1, anche con il raddoppio dei core-Prestazioni il totale è inferiore al doppio di M1 (che si raggiungerebbe con 16-core in configurazione 8-Prestazioni + 8-Efficienza).

Cache e Memoria Unificata

Non ho parlato fin qui di come i miglioramenti sul fronte della memoria incideranno poi sulle effettive prestazioni. Secondo quanto visto su Anandtech, la cache di sistema passa dagli 8MB di M1 a 48MB su M1 Max. La SLC più capiente è anche più lenta, ma la cosa non incide sulle prestazioni per via dell’incremento di banda della DRAM. L’attuale Memoria Unifica raggiunge grosso modo la velocità della LPDDR5 e non della LPDDR6, tuttavia quest’ultima fornisce un piccolo aumento di prestazioni a fronte di consumi molto più elevati. Dunque la soluzione di Apple è stata quella di lavorare proprio sulla banda, arrivando ad una velocità complessità di 409GB/s, cosa che supera nettamente ogni altra soluzione esistente sul mercato.

MEMORIA UNIFICATA Bandwidth Per CPU-cluster Massima
M1 Pro 409GB/s 102GB/s 204GB/s
M1 Max 409GB/s 102GB/s 243GB/s

Una cosa interessantissima, però, è che i core sono suddivisi in cluster di 4 in termini di utilizzo di questa banda, quindi la sola CPU non la satura mai, lasciando ovviamente spazio libero alla GPU. Inoltre dopo i primi due cluster, il terzo mostra un certo sbilanciamento. Nello specifico gli M1 Pro arrivano ad un massimo di 204GB/s, mentre i Max a 243GB/s. Sono sempre numeri che non esistono altrove, ma è importante da sapere perché tra M1 Pro e Max 10-core non c’è una sostanziale differenza lato CPU.

Consumi (credits Anandtech)

Consumi

I risultati ottenuti da M1 Pro e Max sono piuttosto impressionanti. Anandtech non aveva attualmente una macchina di test basata su AMD Ryzen, che va sicuramente meglio di Intel in termini di performance per watt, ma il confronto con un portatile con Intel i9-11980HK su MSI GE76 Raider (dotato di RTX 3080 mobile) lascia di stucco. In molti test M1 Max ottiene prestazioni simili con 1/3 dei consumi, in altri va anche meglio ma sempre con consumi nettamente inferiori.

Una cosa interessante è che solo in un caso di stress test combinato CPU+GPU realizzato da Anandtech (Aztec+511MT) il MacBook Pro 16″ con M1 Max sotto alimentazione diretta sia arrivato a consumare 92W internamente e 120W sull’alimentatore. Queste specifiche supererebbero quelle possibili con il 14″, ma è l’unica situazione in cui sia capitato. Quindi ci sono buone possibilità che anche nell’uso intensivo normale (che non satura tutto al 100%) il piccoletto di casa con M1 Max si difenda benissimo.

SPEC2017 Multi-thread (credits Anandtech)

Prestazioni Multi-Thread

Su questo punto vorrei riprendere il cappello di Anandtech: “A Real Monster”. M1 Max demolisce le controparti più potenti del mondo mobile, supera anche le CPU più potenti di Intel da desktop e sta poco sotto il più potente Ryzen di classe desktop, il 5950X, che però ha consumi superiori, un clock più che doppio e 16-core/16-thread contro i suoi 10-core di cui 2 a basse prestazioni.

Riassumendo il più semplicemente possibile questi passaggi, M1 Pro e Max ottengono un bump di prestazioni rispetto ad M1 non tanto per il core singolo, che è lo stesso, ma per l’aumento di banda e l’utilizzo in multi-core, cosa che viene sfruttata maggiormente da software professionali e scientifici, ma non solo da quelli. Di certo per navigare con Safari e le attività del quotidiano di un utente basic, il vantaggio non sarà particolarmente evidente. Importante anche sapere che per i compiti CPU intensive, il raddoppio di banda su M1 Max avrà un impatto minimo, perché questo è più spostato sulla GPU.

Grafica

Utilizzando software espressamente ottimizzato per Metal, le prestazioni previste da Apple per M1 Pro e Max sul fronte grafico sono confermate da Anandtech. Sostanzialmente scalano in modo lineare col numero di core, quindi partendo dagli 8-core GPU di M1, abbiamo prestazioni doppie (2x) su M1 Pro 16-core e quadruple (4x) su M1 Max 32-core.

GPU specs (credits Anandtech)

Questo risultato è stato ottenuto grazie ad incremento consistente dei canali di memoria, arrivando ad un incredibile 400GB/s. Numeri del genere si trovano solo nelle più potenti GPU desktop di NVIDIA di ultima generazione, ma con le più esose GDDR6. M1 Max ottiene risultati analoghi con una frazione di consumo grazie ad un’interfaccia con la memoria LPDDR5 da ben 512-bit (era di 128-bit su M1 ed è 256-bit su M1 Pro).

Ma la storia non è tutta qui. Ci sono infatti picchi di positività e negatività in questa vicenda e l’ultimo dei due riguarda ovviamente il gaming. Attualmente la maggior parte dei titoli importanti sono infatti basati su motori x86-64 che girano sotto Rosetta 2, cosa che sul fronte grafico è molto penalizzante. I test fatti da Anandtech con Shadow of Tomb Raider e Borderlands 3 confermano lo scarto rispetto ad M1 (2x il Pro e 4x il Max), ma anche la soluzione più potente rimane al di sotto di una NVIDIA 3060 o una AMD 6800M in questa condizioni.

D’altronde Apple conosce bene le esigenze del proprio pubblico professionale e non sono quelle del gaming. Tuttavia ora la strada è spianata affinché si lavori per dei porting nativi e risulta piuttosto sensata anche considerando gli schermi ProMotion a 120Hz. Speriamo bene.

Scalare bene con la grafica decentralizzando

Il lavoro che Apple sta facendo da tempo sul fronte grafico è quello di liberare CPU e GPU da alcuni task piuttosto impegnativi sul fronte multimediale. Prima ancora di Apple Silicon, i chip T1 e T2 avevano alcuni codec hardware per sopperire alla scarsità delle iGPU di Intel. Senza contare che sulle soluzioni più potenti ne servivano due, perché le dGPU di AMD erano più potenti ma consumavano troppo per essere sempre in uso. Adesso con soluzioni proprietarie, memorie veloci e tanti core GPU, riesce a gestire i consumi in modo flessibile ed ottenere un livello di efficienza altrove inarrivabile.

Allo stesso tempo ha anche potenziato le aree di sistema dedicate all’accelerazione (H.264, HEVC) e su M1 Pro e Max abbiamo addirittura quella ProRes/ProRes RAW nativa, cosa che sugli attuali Mac Pro richiede una scheda Afterburner da 2.300€ e che però fa solo decodifica, mentre su questo piccolo chip dai consumi ridicoli è supportata anche la codifica. È ovvio che i grossi vantaggi si vedranno sui software ottimizzati come Final Cut Pro, ma anche Blackmagic ha rilasciato già Resolve 17.4 che sfrutta il nuovo hardware. I più lenti saranno al solito quelli di Adobe, ma con queste prestazioni di base anche Premiere e After Effects dovrebbero andar bene, ma immagino non come su una macchina Windows con Ryzen top+RTX top. Staremo a vedere.

E quindi?

M1 Pro offre performance in produttività incredibili per un portatile con questi consumi, per cui i settori dello sviluppo, della musica, della grafica e tutti quelli CPU based, hanno la loro soluzione senza compromessi qualora non gli bastasse M1 e volessero schermi più grandi, più porte, GPU migliore, ecc… M1 Max è una bestia differente e non c’è dubbio che sia destinata al pubblico di content creator più focalizzato sul video. Molti si stupiscono del fatto che i recensori di questi prodotti spesso parlino proprio di questo aspetto ma non considerano che è proprio per tali usi che nascono macchine così congegnate. Certo mi piacerebbe anche parlavi di come vanno nel 3D, ma sapete che non è il mio settore, per cui più di qualche benchmark sarà difficile provare. Comunque io ribadisco, si tratta di portatili destinati ad un’utenza molto specifica, per tutti gli altri c’è M1 e ci sarà M2 prima di M2 Pro e Max.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.