Poco prima che Jobs rientrasse in Apple, registrò un’intervista densa di previsioni

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Questa mattina ho fatto un po’ tardi e, poco prima di uscire di casa, YouTube mi ha proposto un video con un’intervista a Steve Jobs del 1996. In realtà il contenuto era solo audio, così l’ho messo in macchina mentre salivo in città per ascoltarlo come un podcast. L’intervista su Fresh Air è capitata in un periodo molto particolare, ovvero a febbraio dello stesso anno in cui Apple acquistò la NeXT, facendo così ritornare Steve Jobs nella sua prima casa (che lui equipara ad un primo amore).

Apple Computer formula l’acquisizione di NeXT il 20 dicembre 1996 e la completa il 4 febbraio 1997 con un esborso di 427 milioni di dollari.

Sentire questa intervista oggi, 27 anni dopo, fa una certa impressione. NeXT non era riuscita a colpire nel segno come produttore di computer, ma tutto il software che aveva realizzato era molto avanti alla concorrenza. E questo sia per il sistema operativo che per l’ambiente di sviluppo, nonché per l’aspetto legato ad Internet e al web.

Sono rimasto colpito dai toni calmi e pacati che Jobs ha mantenuto nei confronti di Apple, ma nell’intervista non ha mancato di far notare quanto poco avesse innovato dalla sua assenza, sia sul piano software che hardware. Offrendo anche a Microsoft in regalo la possibilità di recuperare terreno.

La cosa più interessante, però, è ancora una volta la sua visione del futuro. Nel 1996 il web era ancora agli esordi ed era costituito per lo più da pagine statiche. Lui, invece, aveva capito l’importanza dell’elaborazione server-side e della possibilità di fornire agli utenti delle pagine dinamiche costruite su misura con i contenuti che chiedevano. In particolare faceva riferimento alle web app e a come queste avrebbero modificato interamente il nostro modo di ottenere informazioni e fare acquisti. Facile dirlo oggi, ma al tempo non era affatto scontato avere una visione così chiara di quel che sarebbe stato nei decenni futuri.

Un altro aspetto che mi ha incuriosito è che ad un certo punto si domanda se e quando sarebbe arrivata l’era del Post-PC. Una parola che Apple avrebbe usato molti anni più avanti per descrivere l’importanza dell’iPad, ma che, allora, Jobs ipotizzava potesse concretizzarsi attraverso delle box connesse ad Internet ed al TV per avere un browser in salotto. Su questo, però, il futuro gli ha dato torto. Nel senso che usare un browser sugli schermi dei televisori è rimasto tutt’oggi particolarmente scomodo, tant’è che Safari manca sulla Apple TV. Ma il fatto che non avesse guardato verso il mondo di quelli che più tardi abbiamo conosciuto come “smartphone” o “tablet” dipende in gran parte dallo scarso successo registrato dalla cosa che al tempo vi era più vicina: i palmari.

Per quanto Jobs fosse noto per essere duro e accentratore, era capace di risultare incredibilmente amabile e modesto in queste situazioni. Si può ad esempio notare come in ogni occasione possibile abbia giustamente dato credito allo Xerox Parc per le sue invenzioni – che a detta di molti avrebbe cinicamente rubato – come il mouse, la UI e la stessa rete, oppure ai dipendenti di Apple, nonché alle persone della Pixar. Proprio in quel periodo, infatti, la piccola costola della Lucas Film che aveva acquistato nel 1986 aveva prodotto lo storico Toy Story sbancando i botteghini, ed era stata quotata in borsa facendo guadagnare a Jobs miliardi di dollari.

Vi lascio il video (anche se vi ricordo che c’è solo la traccia audio) invitandovi ad ascoltarlo.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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