Streaming, ma quanto mi costi (e costerai)? – Parte 2

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Sembra ieri, ma sono già passati più di 4 anni da quando pubblicai qui una sorta di analisi del panorama streaming, valutando sia la frammentazione dei contenuti tra i vari servizi sia i costi in crescita, argomenti che di fatto vanno a braccetto tra loro.

Voglio ripartire dal primo punto, riguardante la frammentazione. Rispetto al 2019, complice anche una pandemia di mezzo che ha aumentato drasticamente i consumi dei contenuti in streaming, qualche miglioramento c’è stato. Attenzione: non parlo di consolidamenti tra servizi, che sono avvenuti in forma limitata e perlopiù riguardanti gli USA (il caso Warner Bros Discovery e la loro nuova piattaforma Max). I contenuti continuano ad essere sparpagliati tra le varie piattaforme, ma ci si sta piano piano rendendo conto che, se da un lato il vantaggio rispetto ai canali lineari vecchio stampo è di poter vedere ciò che si vuole quando si vuole, dall’altro si è persa la comodità di avere tutto a portata di un numero digitato o dei tasti + e – sul telecomando. Un po’ tutti, sia i provider di contenuti sia i produttori di hardware (ancor più chi agisce da ambo i lati, come Amazon, Apple e Sky), stanno cercando di rendere il passaggio di contenuti da un servizio all’altro un po’ più simile allo zapping d’altri tempi sulle pay-TV piene di canali.

Non siamo ancora all’ideale, visto che contrariamente ai canali lineari qui ci sono in gioco diverse catene di distribuzione, differenti metodi di autenticazione, in aggiunta proprio alla lentezza dimostrata da certi servizi ad aprirsi a questo scenario “all in one”, comprensibilmente legata alla volontà di tenere più possibile lo spettatore nel proprio recinto. Secondo me, se una spinta arriverà verso una maggiore integrazione sarà il secondo aspetto, quello economico, a permetterlo.

Il precedente scenario

Partiamo da questo conto della serva fatto 4 anni fa:

Non possiamo non incominciare da Now TV, lo streaming targato Sky (per coerenza di narrativa escluderemo il servizio principale satellitare): ebbene, per avere i tre pacchetti principali, l’opzione HD e lo Sport si sborsano 52,98 € al mese. Vorremo però anche i contenuti di Infinity/Mediaset e, perché no, quella parte di Serie A che si vede solo su DAZN. Presto detto, 13,99 € mensili per l’abbonamento combinato proposto in promozione. Dunque tocca a Netflix, altri 13,99 € considerando il Premium con 4K, e ad Amazon Prime Video, 3,99 € se non si optasse per i 36 € annuali del pacchetto Prime completo (che giova ricordare racchiude molto altro). Non possiamo non completare il tutto con TIMvision, 4,99 €, e Dplay+, 3,99 €. Questa è la situazione attuale, però. Giochiamo con la macchina del tempo e proviamo ad immaginarci con Apple TV+ e Disney+ già operativi in Italia; ipotizziamo che entrambi costino 6,99 € al mese ciascuno. Ora possiamo fare il totale. Somma qui, somma lì… Per avere il 90% dello scibile multimediale andrebbero via 107,91 € al mese. Questo totale è comunque imperfetto, non comprendendo il costo della connessione Internet (che si presuppone già attiva a spese dell’utente) né di Rai Play (che di fatto paghiamo nel canone “annegato” all’interno della bolletta elettrica) né l’ammortamento graduale delle spese per i dispositivi e neanche dei possibili rincari pendenti di Netflix e gli effettivi prezzi europei che avranno i servizi Apple e Disney (che potrebbero essere superiori al previsto). Tuttavia si può notare un forte parallelismo tra la spesa di prima e dopo, a dimostrazione che questa nuova formulazione non è necessariamente più costosa per l’utente.

Come scrissi, si trattava di un calcolo molto alla buona, fatto sui prezzi di allora e con servizi che ancora non erano stati lanciati in Italia, di cui si conoscevano solo gli importi americani. Nel frattempo, al già ricco novero si è aggiunto pure Paramount+.

Lo scenario attuale

Approfittiamo dei recenti cambiamenti commerciali avvenuti nei vari servizi, inclusi quelli freschi di annuncio da Disney+, per fare un riepilogo dei costi. Prima di cominciare, ristabiliamo le regole del gioco: parliamo solo dei servizi principali di streaming (escludendo Sky ma includendo la sua costola Now; teniamo inoltre esclusi i provider aggregatori tipo TIMVISION), al netto delle eventuali promozioni del momento, senza considerare le possibilità di condivisione (sempre più difficili nonché costose) né gli altri costi accessori come la connessione online. Dove disponibili, saranno considerati sia i costi mensili sia gli annuali (o i mensili con vincolo annuo di permanenza).

Rispetto alla scorsa volta, tuttavia, voglio considerare tre scenari: uno in cui si vogliono vedere solo film e serie TV (più un po’ di intrattenimento), senza sport al prezzo più basso possibile, l’altro in cui invece si vuole proprio tutto – o quasi – alla migliore qualità, il terzo finale dedicato a chi vuole solo lo sport con prevalenza per il calcio.

Primo scenario: Film e serie TV

Qui le piattaforme da considerare sono idealmente le seguenti: Amazon Prime Video, Apple TV+, Discovery+, Disney+, Netflix, Now e Paramount+. Il primo ha un costo di 4,99€ al mese o 49,99€ l’anno, all’interno del ben più ricco abbonamento Prime, senza pubblicità, con 4K e tre visioni massime contemporanee in casa. Per Apple parliamo di 6,99€ mensili o 69,99€ annui, anche qui 4K e privo di pubblicità. Per Discovery, il piano base con pubblicità costa 1,99€ al mese o 19,90€ l’anno. Disney+ da novembre avrà il nuovo piano Standard con pubblicità, al prezzo di 5,99€ al mese e fino al Full HD (due visioni simultanee). Stesse condizioni tecniche di Netflix Standard con pubblicità, che però mensilmente costa 5,49€. Con Now, che include pure alcuni canali lineari dell’offerta Sky, parliamo di 14,99€ al mese per cinema e serie. Infine, Paramount+ a 7,99€ al mese o 79,90€ l’anno; non si va oltre il Full HD e niente visioni contemporanee, ma zero pubblicità (nota a margine, i prezzi negli USA aumenteranno entro l’anno e non è impossibile che si propaghi pure qui la cosa, insieme all’arrivo del piano più economico con pubblicità che nel mercato americano è già attivo). Mettiamo in moto la calcolatrice: totale al mese di 48,43€, che possono scendere a circa 44,79€ ammortizzando con gli annuali dove possibile.

Secondo scenario: tutto al meglio

Secondo scenario, dove si vuole tutto e alla massima qualità. Qui entrano in gioco i piani premium o full dei diversi servizi e si aggiunge DAZN. Per Amazon ed Apple abbiamo già tutto, non essendoci piani aggiuntivi. DAZN, prossima per alfabeto nella lista, col suo piano Plus (due dispositivi contemporanei a prescindere dal luogo) ha un costo di 55.99€ al mese con facoltà di disdetta in ogni momento, 45,99€ con vincolo di 12 mesi o 449€ all’anno in soluzione unica. Discovery+ nel suo piano massimo senza pubblicità e coi canali Eurosport inclusi costa 7,99€ al mese o 69,90€ l’anno. Disney+ Premium da novembre, con 4K, nessuna pubblicità e 4 dispositivi simultanei, verrà 11,99€ mensili o 119,90€ annui. Netflix Premium, con analoghe caratteristiche tecniche, è proposto a 17,99€ al mese. Now completo con lo sport è proposto a 29,99€ al mese, che diventano 19,99€ con un vincolo annuo. Per Paramount+ vale il discorso già fatto per Amazon ed Apple, essendoci un piano singolo. Riprendiamo di nuovo la calcolatrice: totale mensile ben 143,92€, che possono essere ridotti a 107,88€ ricorrendo alle ammortizzazioni annuali dove disponibili.

Terzo scenario: calcio

Infine, il terzo scenario calcistico. Guardando esclusivamente alla stagione che sta iniziando, qui consideriamo Amazon Prime Video, DAZN e Mediaset Infinity+ (Now offre molto di più ma ha pure costi maggiori). Per il primo, che offre una partita di Champions League a turno, sappiamo già il costo. Per DAZN, con Serie A, B e le altre due coppe europee, rispetto a poco fa scegliamo di stare sul compromesso col piano Standard da 40,99€ al mese con disdetta libera, 30,99€ con vincolo di 12 mesi o 299€ in unica soluzione. Infine, Infinity+ aggiunge tutto il resto della Champions, finale inclusa, a 7,99€ mensili o 69€ annui. Totale mensile 53,97€, che scende a più ragionevoli 34,84€ sfruttando i piani annuali.

Prezzi in aumento

È chiaro che si tratta solo di tre scenari, ce ne sarebbero molti altri che si potrebbero considerare e i costi mensili possono scendere in modo drastico giocando allo stacca/attacca in base al periodo. Tuttavia, è innegabile quanto i prezzi siano sensibilmente aumentati nell’arco di 4 anni, soprattutto considerando lo sport, e il ripetersi della frammentazione anche nei piani tariffari che costringe ad improvvisarsi commercialisti. Non si vede la luce a breve: i diritti costano sempre più, così come i costi di produzione delle serie televisive, dunque è lecito attendersi che l’anno prossimo una simile analisi vedrà somme ancora più alte. Viene il dubbio su quanto si potrà tirare ancora la corda.

Lotta alla condivisione

Le politiche attive contro la condivisione non sono un problema per le piattaforme, almeno a breve. Da quando Netflix ha implementato misure più drastiche nei confronti del password sharing sta assistendo ad un aumento degli abbonamenti, col presumibile riversamento dei condivisori verso il nuovo piano con pubblicità. La sfida nel medio e lungo termine è trattenerli considerando i succitati periodici incrementi di prezzo nonché la qualità percepita per i contenuti. In tal senso, i segnali che arrivano da Disney+ non sono incoraggianti, con 11,7 milioni di abbonati persi in un trimestre (va detto per dovere di cronaca, la maggior parte delle perdite arriva dalla versione indiana della piattaforma). Certamente questi numeri così negativi sono destinati a ridursi di portata nelle prossime trimestrali, ma se il trend generale non si invertirà lo scattare delle sirene di allarme sarà inevitabile. Col rischio aggiunto costituito dalla pirateria, che nonostante le iniziative preventive resterà purtroppo un’opzione allettante per molti.

Il futuro

In molti prevedono che nei prossimi anni si assisterà ad una nuova andata di consolidamenti tra major e piattaforme. Non viene nemmeno escluso il vero ritorno in auge dei provider come Sky che tornerebbero ad agire da fornitori centralizzati di contenuti propri e terzi come facevano in un passato non troppo lontano (oggi prodotti come Sky Q e Glass iniziano solo a farsi trovare preparati verso quella direzione). Tutte prospettive che trovo interessanti, seppur ridurrebbero un po’ la concorrenza porterebbero ad una graduale discesa dei prezzi rispetto alla somma dei singoli servizi nonché ad una loro migliore organizzazione nell’esperienza utente, in maniera non troppo dissimile ma su scala globale a quanto successe 20 anni fa con la fusione in Italia tra le zoppicanti Tele+ e Stream. Passerà comunque tanta acqua ancora sotto i ponti, perciò al momento non si può che stare a guardare i prossimi sviluppi della guerra dello streaming.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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