Il nuovo A17 Pro fa temere che anche gli Apple M3 saranno deludenti: la speranza si sposta su M4

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È successo solo 3 anni fa, ma ormai è storia: con la transizione ad Apple Silicon ed il primo chip M1, Apple ha stabilito un nuovo benchmark di settore. Intel e AMD hanno letteralmente boccheggiato per un paio d’anni e solo di recente sono riusciti a competere a testa alta con Apple Silicon in termini di prestazioni/consumi. Questo, però, è dipeso anche da Apple, che con M2 si è praticamente presa un anno sabbatico. La seconda generazione è risultata essere un magro aggiornamento, con un piccolo boost di frequenze e qualche core in più sul comparto grafico. “È normale”, ci siamo detti, anche perché una rivoluzione pari a quella che ha portato il primo passaggio ad Apple Silicon era impossibile da ottenere.

La speranza si è quindi risposta nella generazione M3, coincidente con il miglioramento del processo produttivo a 3nm. Come avvenuto già in passato, Apple ha introdotto la novità dapprima su mobile, nello specifico con il SoC A17 Pro dei nuovi iPhone 15 Pro. Analizzando questi si può avere un’idea di quel che saranno gli M3 e le premesse non sono esattamente favorevoli.

Frequenze Produzione E-Core P-Core
A14 Bionic (iPhone 12 Pro) 5nm 1,82GHz 3,0GHz
A15 Bionic (iPhone 13 Pro) 5nm 2,02GHz 3,24GHz
A16 Bionic (iPhone 14 Pro) 5nm 2,02GHz 3,46GHz
A17 Pro (iPhone 15 Pro) 3nm 2,11GHz 3,78GHz

Lavorando alla recensione dell’iPhone 15 Pro (che è in dirittura d’arrivo), molti test che ho eseguito sono stati parzialmente deludenti. L’A17 Pro ha prestazioni migliori rispetto l’A16 Bionic, ma queste risultano marginali e nell’ordine del 10%. La cosa è ancora più deludente se si considera che i core ad alte prestazioni hanno subito un incremento di frequenza da 3,46GHz a 3,78GHz, che guarda caso corrisponde esattamente al 10%.

Ciò fa capire che le modifiche nel design della CPU non hanno di per sé contribuito ad un salto prestazionale notevole. Tra l’altro, l’aumento della frequenza corrisponde anche ad una maggiore richiesta energetica, che è salita anche di più del 10% sotto massimo carico. E quando si usa più energia si genera più calore e serve una migliore dissipazione, cosa che non si trova all’interno degli iPhone 15 Pro. Ecco perché si sta parlando del surriscaldamento di questi modelli.

Un punto in cui si nota un miglioramento è quello della GPU, ma anche qui dipende dai casi d’uso. Nei test sintetici lo step avanti è chiaro, ma si arriva più facilmente al throttling termico (per quanto detto finora), quindi l’utilizzo continuo porta a vanificare gran parte del vantaggio. L’unico momento in cui questo rimane evidente è nel gaming con ray tracing attivo, perché è stata inserita l’accelerazione hardware che alleggerisce il carico su CPU e GPU ritardando il surriscaldamento.

A17 Pro brilla solo nel ray tracing

Se questo identico approccio verrà riportato su M3 (ed è ciò che è avvenuto in passato con M1 e M2), allora dovremo aspettarci risultati analoghi. Certo lì c’è più spazio per la dissipazione, quindi un aumento di frequenza della CPU sarebbe gestito meglio, ma si tratterebbe di un’altra generazione poco innovativa su quel fronte.

Evidentemente Apple ha deciso di investire la maggior parte del suo interesse sul comparto GPU e nello specifico sul ray tracing. Da un certo punto di vista la cosa è comprensibile, perché sul fronte desktop l’azienda non deve solo confrontarsi con i produttori di CPU, vedi Intel e AMD, ma anche con chi si occupa di schede grafiche e in particolare su NVIDA. Non avendo più opzioni per GPU di terze parti, Apple si è vista costretta prima di tutto ad allinearsi dove era rimasta più indietro, offrendo una tecnologia che le rivali hanno già da alcune generazioni. Quindi M3 segnerà l’arrivo del ray tracing nativo anche sui Mac, con le relative speranze di una porzione di utenti per il gaming, ma questo ci porterà inevitabilmente a rimandare l’attesa di un corposo upgrade sulle CPU alla generazione M4.

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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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