Apple decide di rimuovere le webapp da iOS nei Paesi dell’Unione Europea e dà la colpa al Digital Markets Act

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Pierpaolo Milan, Cesare Munari, Guido Brescia, Guido Brescia, Emanuele Bonapace, Alessandro Censi.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Il Digital Markets Act non mancherà di infuocare nuove discussioni ancora a lungo. Specialmente quando si ha a che fare con un’azienda come Apple, decisamente recalcitrante nell’abbassare la testa quando è convinta di essere nel giusto. Già nella lettera in cui ha annunciato i cambiamenti che sarebbero arrivati con iOS 17.4 ha voluto rimarcare in più punti il suo disappunto per le scelte dell’Unione Europea, dipingendola come il villain delle situazione mentre indossava i panni dell’eroe per i propri utenti. Ovviamente il tutto è ben edulcorato nella forma, ma il succo è comunque chiaro quando si legge un passaggio come questo:

Apple introduce nuove protezioni che consentono di ridurre, ma non eliminare, i nuovi rischi per l’utente derivanti dal DMA nei Paesi UE.

Qui stanno dicendo, anche piuttosto chiaramente, che l’Unione Europea ha creato nuovi rischi per gli utenti e loro hanno dovuto lavorare per mitigarli. Le novità, però, non sembrano limitarsi a quelle inizialmente annunciate. Nella sezione di supporto per gli sviluppatori, 9to5mac ha scovato un nuovo documento che spiega perché in iOS 17.4 gli utenti dei Paesi UE non potranno più usare le webapp.

Su queste c’era stato un lavoro importante negli ultimi anni, con un supporto sempre migliore a partire da iOS 16.4, che le ha abilitate a gestire anche le notifiche push con il badge sulle icone, equiparandole ad app native. Con il DMA, però, Apple è stata obbligata ad offrire agli sviluppatori la possibilità di introdurre browser con motori di rendering alternativi, i quali non devono essere sfavoriti in alcun modo rispetto a quello nativo WebKit.

Per seguire questo nuovo dettame, Apple non potrebbe limitare la creazione delle webapp al solo Safari e, non potendo controllare la sicurezza e la privacy di quelle basate su altri motori, si è vista obbligata (e su questo si può discutere) a rimuovere completamente questa funzionalità nei Paesi UE.

Il cambiamento si aggiunge ad altre “interpretazioni” del DMA che l’azienda ha fatto cercando di mantenere un forte controllo sul proprio ecosistema. Ve ne cito alcune di quelle che potrebbero essere considerate al limite del vessatorio:

  1. gli sviluppatori che vogliono portare un browser con un proprio motore di rendering per l’UE, devono comunque impegnarsi a mantenere nell’App Store anche la versione con WebKit per i paesi extra-UE
  2. gli sviluppatori che decideranno di usare il nuovo calcolo delle commissioni si vedranno obbligati a pagare una commissione aggiuntiva di 0,5€ per ogni installazione o update dell’app eseguita dai singoli utenti oltre il milione (anche se l’app è gratuita)
  3. gli sviluppatori che chiederanno di usare il nuovo calcolo delle commissioni non potranno mai più tornare a quello standard in futuro
  4. gli sviluppatori che decideranno di creare un proprio store non potranno limitarlo alle proprie app, ma dovranno aprirlo anche a terzi

Per il momento, l’Unione Europea non si è espressa rispetto ai cambiamenti che Apple ha annunciato, ma non è assolutamente scontato che accetteranno passivamente le modalità con cui l’azienda ha deciso di modificare le regole per conformarsi al DMA. Credo che la storia non sia affatto conclusa e potremmo assistere ad ulteriori colpi di scena di qui al 7 marzo, data in cui i vari Gatekeeper come Apple dovranno adattarsi al DMA.

Nel frattempo, iMessage è stata scagionata dalla Commissione Investigativa dell’Unione Europea. Visti i suoi numeri ridotti sul nostro territorio, non dovrà aprirsi ad altri sistemi di messaggistica come invece dovrà fare Whatsapp.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.