Tim Cook risponde al report del WSJ sull’abbandono di Jony Ive: la storia è assurda

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A ridosso del comunicato stampa che ci ha informato della prossima uscita da Apple di Jony Ive, il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo decisamente poco lusinghiero sul percorso che ha portato a questa scissione. Secondo Tripp Mickle e le sue fonti, i rapporti tra il talentuoso designer e l’azienda si sarebbero incrinati già molto tempo addietro. Ive non avrebbe infatti trovato in Cook la stessa attenzione per il design che ha contraddistinto la direzione Jobs, portandolo ad allontanarsi sempre più sia dal luogo di lavoro che dalla stessa Apple.

sembrava se ne fosse già andato ma non volesse lasciare le redini

Il giornalista ha raccolto informazioni che potrebbero farci rileggere alcuni avvenimenti passati in chiave diversa. La lunga condizione di sofferenza di Ive, senza più lo sprone ed il confronto attivo che aveva caratterizzato la sua carriera in Apple a fianco di Jobs, ha avuto già un primo momento di sbocco nel 2015, quando la promozione a Chief Design Officer ha in un certo senso ufficializzato la sua scarsa presenza sul luogo di lavoro. In quel periodo, però, Ive si è attivamente interessato della realizzazione dell’Apple Park, dunque rimane aperta una doppia interpretazione degli eventi, almeno in qualità di osservatori esterni: si era dedicato al progetto edile per allontanarsi oppure si è allontanato a causa di quello?

Apple Park – Cupertino

Secondo il report non ci sono dubbi circa la lunga condizione di sofferenza patita da Ive, che tuttavia non ha perso occasione di farla pesare sull’azienda e sugli stessi dipendenti. Non era più strettamente necessario il suo “ok” per procedere, eppure i designer del team erano naturalmente portati ad esporre a lui il lavoro. Nel 2017 si è tentato così un riavvicinamento, coinvolgendolo nuovamente nelle attività giornaliere, però Mickle ha raccolto testimonianze di un Jonathan Ive distante, che richiedeva incontri mensili a cui poi non partecipava e che mancava a molte riunioni rilevanti sui prodotti in uscita. Una delle sue fonti ha detto che era come se se ne fosse già andato ma non si fosse ancora deciso a lasciare le redini.

Jonathan Ive all’interno dell’Apple Park

Pur ammettendo che ci possano essere delle esagerazioni in quanto esposto, la visione dall’altro lato della barricata ci aiuta ad arricchire la nostra conoscenza di questa storia, dato che solitamente la vita e le attività di Ive sono sempre state molto patinate e lontane. Personalmente credo che ci siano alcuni elementi di verità, anche se chiaramente la storia così raccontata è a senso unico e può contenere interpretazioni errate. Bisognerebbe forse “aggiustarla” con qualche colpetto di segno opposto per meglio avvicinarsi alla realtà. Il taglio netto scelto da Tripp Mickle ha infatti risvegliato lo stesso Tim Cook, che ha deciso di esporre il suo rammarico per questa “assurda storia” a Dylan Byers, reporter NBC, scrivendo la seguente email:

Hi Dylan,

Hope you are well.

The story is absurd. A lot of the reporting, and certainly the conclusions just don’t match with reality. At a base level, it shows a lack of understanding about how the design team works and how Apple works. It distorts relationships, decisions and events to the point that we just don’t recognize the company it claims to describe.

The design team is phenomenally talended. As Jony has said, they’re strong than ever, and I have complete confidence that they will thrive under Jeff, Evans and Alan’s leadershop. We know the truth and we know the incredible things they’re capable of doing. The projects they’re working on will blow you away.

Best,
Tim

Sent from my iPhone

Il testo, pubblicato su Twitter, appare seriamente risentito nei confronti del giornalista che descrive un’azienda che “noi non riconosciamo”, dice Cook. L’autore manca sostanzialmente di comprensione relativa al funzionamento dei gruppi di design ed ha distorto gli eventi e le relazioni. Ma in realtà era già sufficiente l’incipit per capire il suo punto di vista, dato che esordisce con “questa storia è assurda”. Bene o male questo momento rimarrà nella storia, sia quella di Apple che quella del mondo tecnologico in generale, quindi è normale che se ne parlerà ancora e ancora. Personalmente credo sia interessante sapere la verità, conoscere dettagli che dal retroscena possono arricchire la nostra visione dell’azienda, delle persone interessate e delle relazioni tra di esse, speriamo solo che non venga trasformata in una soap opera hitech.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.