Disney+, ecco tutto ciò che porterà in dote negli USA (e non solo) per 6,99 € al mese

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Per chi segue cinema e TV, tanto dal fronte artistico quanto da quello tecnico ed economico, questo 2019 sta cambiando profondamente le carte in tavola per gli anni a venire. La fusione Disney/Fox è completata, Viacom e CBS hanno da poco risposto con la loro, con la possibilità di aprire ulteriori operazioni a cascata, ed Apple si sta preparando a dire la sua con TV+. Tra queste tre però i riflettori principali sono puntati senz’altro proprio su Disney, che oltre alla grande acquisizione sta apportando gli ultimi tocchi a Disney+. Già da diverso tempo sappiamo il prezzo, 6,99 € al mese o 69,99 € per l’annuale, i dispositivi su cui sarà presente e la data di lancio americana, il 12 novembre. Nello stesso giorno, il servizio verrà lanciato anche in Canada e Paesi Bassi, mentre esattamente una settimana dopo toccherà ad Australia e Nuova Zelanda; per il resto dell’Europa occidentale, Italia inclusa, i rumor puntano al 9 marzo 2020. Nel frattempo, alla conferenza D23, Disney ha ormai pressoché svelato tutto quanto gli utenti potranno aspettarsi al debutto. Spoiler: davvero tanto.

Iniziamo dal punto di vista più strettamente tecnico. Come già annunciato, l’app Disney+ sarà presente su tutte le principali piattaforme: iOS e Android lato smartphone/tablet; via browser su PC e Mac; Apple TV/tvOS, Android TV, Chromecast, PlayStation 4, Xbox One e Roku lato smart TV. Almeno al momento non si è fatta menzione di Samsung, LG e Amazon Fire, ma almeno nel caso della prima è lecito attendersi la sua disponibilità, dato che la mancata presenza sulle smart TV Samsung costituirebbe un deficit davvero molto ampio per un prodotto del genere, cosa di cui persino Apple ha tenuto conto per TV+ stringendo accordi anzitempo. A proposito di Apple TV, Disney+ avrà anche una parziale integrazione con l’app TV nativa, nel senso che i contenuti vi appariranno e potranno essere inseriti nella sezione “In coda”, ma per la riproduzione si verrà rimandati all’app dedicata. L’interfaccia, ma ancor più in generale l’esperienza d’uso ricalcherà quella di altri servizi esistenti, garantendo dunque agli abbonati una certa continuità operativa. In home, oltre alle novità di rilievo e alle varie sezioni principali, compariranno i contenuti consigliati per la visione così come quelli già iniziati da proseguire. Ci saranno anche funzionalità di ricerca e gestione, in modo da non perdere traccia dei propri show preferiti. Le nuove serie verranno rilasciate al ritmo di una puntata a settimana, seguendo la tendenza che sta portando le piattaforme in streaming ad un approccio più televisivo, in contrasto a quello iniziale dove le stagioni venivano rilasciate subito per intero.

Sul piano commerciale, 6,99 € mensili non comportano alcuna rinuncia. Per 1 € in meno del piano Basic di Netflix, qui si hanno di fatto tutte le caratteristiche del Premium: supporto 4K, con HDR e Dolby Vision/Atmos, e possibilità di usufruire del servizio su 4 dispositivi contemporaneamente. Su un singolo abbonamento si potranno creare 7 profili utente massimi e la riproduzione iniziata su un device potrà proseguire su un altro esattamente dal punto in cui era stata interrotta; nel caso di smartphone e tablet, inoltre, i contenuti potranno essere scaricati per goderne anche offline, con l’unico limite di fatto costituito dallo spazio libero disponibile sull’apparato. Considerate le generose features per contemporaneità e profili, sorge spontaneo chiedersi se Disney+ non diverrà presto bottino pregiato nel password-sharing, che permette di condividere un singolo abbonamento, e il suo costo mensile, tra più persone con notevoli risparmi. Un fenomeno per nulla apprezzato, ma nel complesso tollerato da Netflix ed altri servizi, consapevoli che coinvolge una percentuale di utenti non troppo ampia e che una sottoscrizione sicura per quanto condivisa è pur sempre meglio di nessuna. Dal canto suo, almeno negli USA, Disney sta stringendo accordi con gli operatori via cavo, come Charter, per porre un freno alla pratica; più in generale, però, nelle loro varie dichiarazioni i dirigenti del colosso di Burbank sono fiduciosi che il prezzo basso sarà di per sé un buon deterrente alle condivisioni.

Infine, parlando di contenuti, già dal lancio Disney+ avrà un buon arsenale a disposizione. Oltre 500 film e 7.500 show saranno disponibili, attingendo a piene mani non solo dal catalogo Disney, ma pure dalle varie acquisizioni nel corso degli anni, come Pixar, Marvel e National Geographic. Anche alcune storiche serie animate Fox, come i Simpson, troveranno casa nel nuovo servizio. La vocazione più orientata alle famiglie di Disney+, nonché le complessità legate agli accordi già siglati in precedenza con altri provider, terranno fuori almeno per un po’ i contenuti più adult-oriented della galassia Fox/ABC. Per questi, nella madrepatria Disney ha preferito puntare al collocamento su Hulu, piattaforma già esistente portata in dote dall’affare Fox; dalle nostre parti, è probabile invece che continueranno ad andare in onda su Sky e affini. Tra i contenuti in arrivo da subito, sono soprattutto degni di nota il nuovo spin off di Guerre Stellari “The Mandalorian” e la riedizione in live action/computer grafica di “Lilli e il vagabondo”, sulla scia dei già riusciti remake effettuati per altri storici lungometraggi animati “Il libro della giungla”, “La bella e la bestia”, “Dumbo”, “Aladin” e “Il re leone”. Ma nel link poco sopra si può trovare davvero tanto in arrivo, specialmente nei mesi successivi al lancio, ed è una lista che di certo continuerà ad essere ampliata. Allo stato attuale, ci sono tutte le premesse per un servizio coi fiocchi, che pur potenzialmente complementare agli altri, non mancherà di creare grattacapi a Netflix e soprattutto all’altra debuttante Apple, la quale se intenderà partire a $9,99 al mese solo con alcuni show come si vocifera avrà davvero bisogno di molto incoraggiamento per reggere l’urto iniziale.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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