SoC Apple su dispositivi terzi: solo una pazza idea o si potrebbe fare?

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Quello che leggerete tra poco è un post strutturato in modo diverso dal solito. Perché non era nato per essere un articolo: l’avevo pensato come chiacchiericcio da social network, giusto per parlarne un po’. Non ero sicuro valesse la pena di promuoverlo a post vero e proprio, anche perché nel recente passato mi sono già speso su approfondimenti con un concetto di fondo simile (partire da un rumor piuttosto strano e provare a ragionarci) e l’impressione che ho maturato nei tempi successivi alla pubblicazione è stata di uno sforzo poco utile, su scenari che avrebbero avuto poche percentuali di realizzazione. Tuttavia, la lunghezza raggiunta mi ha convinto a ripensare sulle intenzioni iniziali, tornando all’iter consueto ma con alcune variazioni.

Partiamo dalla domanda del titolo: SoC Apple su dispositivi terzi, solo una pazza idea o si potrebbe fare? Ma ancor prima, forse è meglio partire dalla domanda antecedente, ossia: cosa mi ha portato a rifletterci su? Il tweet sottostante di Steve Moser, redattore di MacRumors che ha spesso fatto ritrovamenti rilevanti dietro le quinte dei sistemi operativi Apple e che di tanto in tanto lancia pure spunti di riflessione interessanti.

Innanzitutto non è la prima volta che vedo un rumor del genere, già a luglio ne aveva parlato un leaker argentino, MauriQHD. I suoi tweet sono quasi sempre conclusi con un «sto sentendo», in modo simile ai “sogni” del cinese l0vetodream che spesso trovano riscontro nei futuri prodotti Apple. Seppur non agli stessi livelli, anche MauriQHD ha un suo ruolino di leak azzeccati.

Se questo non bastasse, Tim Cook stesso non ha negato a priori l’eventualità durante la sessione di Q&A seguita ai risultati del Q3 2020 fiscale, in risposta ad una domanda in merito da parte di Wamsi Mohan di BoA. Chiaro, questo non significa che Apple venderà chip ad altre aziende, ma nemmeno lo esclude a priori. Intel, Qualcomm e altre fanno grandi guadagni proprio così; anche Samsung, che produce essa stessa dispositivi, ci sta puntando sempre più. L’unica che sinora ragiona come Apple sembra Huawei, che tiene i propri chip solo per sé.

Perché quindi non capitalizzare ulteriormente quanto di buono fatto sul piano tecnico? Credo che, se ne avessero l’opportunità, gli OEM gareggerebbero per acquistare gli Ax da Apple (e TSMC, che produce i chip, ne gioverebbe altrettanto). In tal senso, vedo praticabile un debutto su prodotti dove in quel di Cupertino non competono. A riguardo Moser fa buoni esempi: automobili e domotica. Sono ambiti in cui Apple non andrà a pestare i piedi in modo diretto (dimentichiamoci i rumor sulla Apple Car) e potrebbe proporsi coi chip, anche in una soluzione chiavi in mano comprendente una parte software.

Manterrebbero le blindature già conosciute sui prodotti Apple, dunque niente possibilità di replicare gli hackintosh in altri settori. Non essendo però veri prodotti Apple, probabilmente verrebbe lasciata una componente di personalizzazione ai singoli produttori, come le interfacce grafiche. È ciò che già avviene nel caso di Mercedes-Benz, col suo MBUX che si appoggia ad una piattaforma realizzata da NVIDIA.

Dove vedo meno probabili i rumor di Moser, e anche di MauriQHD, è nel vederli su computer non Apple (sembrano aver del tutto escluso gli smartphone, giustamente). Anche se si trattasse dei SoC dell’anno scorso, sarebbe una mossa molto curiosa. Lo scenario più ovvio li vedrebbe in esecuzione con Linux o Windows 10. Possibile, anzi, plausibile sul piano tecnico, ma ci sono delle situazioni da considerare e che farebbero propendere verso il no.

Per Windows si presumerebbe il raggiungimento un accordo con Microsoft per una versione dedicata, ne avevamo già parlato. Ogni chip ARM ha proprie personalizzazioni e anche se la versione Qualcomm girasse mediante l’uso di hack dedicati non sarebbe un’esperienza ottimizzata. Magari hanno già raggiunto un accordo in ottica Mac Silicon, espandibile a tali contesti; magari no perché non interessa ad Apple.

Se fossero solo dei computer Linux, sarebbe interessante ma al tempo stesso un’iniziativa inutile. Con tutta la buona volontà Linux sui computer tradizionali resterà un’opzione di nicchia. Vari OEM, a partire da Dell e Lenovo, offrono modelli con distribuzioni Linux preinstallate ma vengono perlopiù rivolte agli sviluppatori software, proprio perché sull’utente finale la presa del pinguino è bassa, tutto quel che gli serve ce l’ha su Windows senza sforzi.

Si smarrirebbe poi il connubio tra hardware e software su cui Apple punta, lo stesso Cook nel già precedentemente citato Q&A l’ha sottinteso. Questo forse è l’aspetto meno negativo da considerare: anzi, sarebbe bello vedere come si comporterebbero gli Ax con altri sistemi operativi ed è verosimile attendersi ottime prestazioni. Il vero problema è proprio all’opposto, si aprirebbe un potenziale vaso di Pandora per gli hackintosh, che replicherebbero quel connubio a prezzi inferiori.

Dopo il passaggio ad Intel, non sono mai riusciti a bloccare il fenomeno perché i Mac sinora sono stati fondamentalmente dei PC con alcune personalizzazioni. Sugli hackintosh ci lavorano menti brillanti, che da subito sapevano dove mettere le mani e hanno avuto successo. Solo una futura obbligatorietà del chip T, non replicabile da sotterfugi software, renderebbe impossibile l’installazione di nuove versioni di macOS, ma passerà tanto tempo. Gli ultimi Mac che non l’avevano sono usciti dal commercio lo scorso agosto, con l’introduzione degli iMac 2020.

Eventuali PC terzi con gli Ax aprirebbero un nuovo campo di battaglia, che forse richiederà più tempo per dare risultati (ipotizzando blocchi ROM per evitare l’installazione di macOS fuori dai Mac), semmai ne darà, ma la tenacia e la bravura delle community non va sottovalutata. Apple non può né vuole correre rischi di creare ancora dei Mac low-cost, considerato che avrebbero pure effetti collaterali sugli iPad (che senso avrebbe prendere un Air con Magic Keyboard, se nella stessa fascia di prezzo potessi disporre di un hackintosh con accesso allo stesso parco app?). Ragion per cui vedo l’arrivo dei suoi SoC su altri computer uno scenario molto remoto, potrebbero realizzarlo solo avendo la certezza che non diventi un’arma a doppio taglio.

Un’eccezione potrebbero essere i server, con varianti dedicate degli Ax in grado di girare su macchine da varie migliaia di €. Lì basterebbe il supporto Linux (che su server ha la maggiore fetta di mercato) e i prezzi terrebbero alla larga i più dalla tentazione hackintosh. Chi vorrà un server con macOS continuerà a puntare sui relativamente economici Mac mini, come già oggi avviene. Ma parliamo di una nicchia della nicchia, di fatto. Apple apprezza, senza darle troppa corda, ed è improbabile che cambierà parere a breve.

Detto questo, tutto può essere: magari martedì ne sapremo di più e fingeremo sorpresa, magari per niente tirando persino un sospiro di sollievo. Personalmente propenderei per la seconda opzione: ammesso e allo stato attuale non concesso che diventeranno pure chipmaker per conto terzi, mi sembra più una carta da giocarsi alla WWDC, per esaltare ancora di più tra gli sviluppatori la potenza dei chip Apple. È anche vero, tuttavia, che viene considerata una conferenza soprattutto software e qui si parla di hardware, perciò staremo a vedere.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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