Apple costretta agli Store alternativi, Setapp si fa subito avanti

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Dopo un lungo periodo di reticenza, l’anno scorso ho deciso di abbonarmi a Setapp. Si tratta di un App Store alternativo per Mac che offre la possibilità di usare i più di 240 software di cui dispone con un abbonamento mensile di $9,99. Esiste da molto tempo, ma ho sempre preferito acquistare singolarmente le app di cui avevo bisogno invece che sottostare ad un ennesimo abbonamento.

Ho attivato la trial di 7gg quasi per caso, dato che volevo provare come funzionava e c’erano un paio di software che mi piacevano. Poi ho deciso di lasciare per un po’ attivo l’abbonamento avendone trovati altri due interessanti. Da quel momento in poi, ogni volta che mi è servita un’app per fare qualcosa ho cercato prima in Setapp e così mi sono trovato ad averne installati ancora di più. Vi cito quelli che uso più spesso: iStat Menus, CleanMyMac X, Bartender, Downie, Typeface, Meta, iFlicks, Permute, Expression, DevUtils, Core Shell, Screens e qualche altro che ora non ricordo.

Ammetto di non aver fatto i conti per vedere se avrei risparmiato con le singole licenze, ma il fatto di poter pescare in un ampio calderone di app di buona qualità e complete, anche quando mi servono per un singolo uso, l’ho trovato molto rassicurante nel lavoro. Purtroppo hanno adottato la pessima politica per cui 1 solo Mac può usare le app, mentre la versione per 4 Mac costa $14,99/mese. In alternativa si può scegliere l’opzione Team grazie alla quale ogni Mac aggiunto costa $2,49 in più.

Quel che ho trovato spesso scomodo di Setapp è che risulta completamente separato dal resto. Intendo dire che non installa le app nella cartella Applicazioni, ma dispone di un suo launcher che risiede nella barra del menu.

Con il consolidarsi del DMA (Digital Markets Act), l’Unione Europea ha stabilito che le aziende che detengono un predominio sui servizi delle proprie piattaforme, debbano aprire a terzi le medesime possibilità operative. Questo vuol dire che Apple (ma non solo lei) dovrà quasi certamente mettere mano a gran parte del suo ecosistema, modificando le logiche di servizi come App Store, iMessage, FaceTime ed altro ancora. Già con iOS 17, ad esempio, dovrebbe arrivare la possibilità di effettuare il sideloading per le app in forma nativa e semplificata, ovvero installarne anche al di fuori dell’App Store scavalcando le commissioni che attualmente vanno dal 15% al 30% del venuto.

La prima che sembra intenzionata a sfruttare le nuove possibilità è proprio Setapp, che da qualche giorno ha messo su una waitlist da sottoscrivere per essere aggiornati sull’arrivo del suo store anche su iPhone e iPad. Ad oggi non si sa molto su come funzionerà, ma è facile che utilizzerà la stessa logica già vista su Mac e che si può trovare in alcuni smartphone Android dotati di un doppio store (penso ad esempio a quelli di Samsung, ma non solo).

I cambiamenti dovuti al DMA potrebbero iniziare a vedersi già in iOS 17 da fine anno, anche se nelle Beta non è stato notato nulla di particolare per il momento. La stessa Apple si è guardata bene dal parlarne nella WWDC23, dato che la cosa potrebbe rappresentare un duro colpo per gli introiti dell’azienda, sempre più basati sui servizi. Comunque è facile che tutte le novità siano rimandate ad un secondo aggiornamento, presumibilmente entro la fine del primo trimestre del 2024, ovvero quando entrerà in vigore l’obbligo di attenersi al DMA.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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