Recensione: iPhone X, maturato 10 anni in botti di vetro e acciaio

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Nella recensione di 8 e 8 Plus i riferimenti ad iPhone X sono stati tantissimi, perché non si può valutare l’uno senza conoscere l’altro. Grazie ad una lunga introduzione in cui ho presentato i tre nuovi smartphone e le loro differenze, questa volta potremo andare direttamente al sodo, senza troppi preliminari. Ho pubblicato un articolo in cui chiarisco perché l’X è il nuovo iPhone piccolo ed è dalla diffusione dei primi leak che ipotizzo l’arrivo di un modello X Plus nel 2018, cosa che oggi sembra quasi scontata, ma al momento è disponibile in una sola dimensione. L’esperienza visiva è molto gratificante, grazie alla quasi assenza di bordi, ma rimane leggermente più costretto rispetto ai modelli Plus (gli unici che offrono visualizzazione orizzontale a doppia colonna nelle app supportate). Se dopo quattro anni di iPhone “grande o piccolo” tutti avevano ben chiara la differenza e scelto un proprio preferito, ora la cosa si complica.

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Apple ci ha abituati a pensare che più grande è meglio. Eh sì, proprio lei che è stata la paladina degli smartphone compatti, ha iniziato a discriminarli con la presentazione del primo Plus ed ha continuato a farlo destinando a questi ultimi le migliori tecnologie. L’anno scorso molte persone hanno preferito il 7 Plus – eccone una – per via della doppia fotocamera, della batteria maggiorata e dell’incremento di RAM, ma non tutti si sono trovati bene con l’ergonomia di uno smartphone così grande, mentre altri lo hanno adorato.

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L’iPhone 8 vede confermate le medesime limitazioni nella variante da 4,7”, mentre su X c’è tutto quello che ha il Plus ed anche qualcosa in più. È lui il vero top di gamma e finalmente ci porta la doppia fotocamera Apple in un formato “comodo”.

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Dando per assodata la lettura della precedente recensione di iPhone 8, proviamo a concentrarci sugli aspetti che rendono unico il modello del decennio, ovvero lo schermo “allungato”, l’assenza del tasto home e la sostituzione di Touch ID con Face ID. Tutte cose che hanno un forte impatto sull’estetica ma non di meno sul funzionamento.

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Inizierò dall’aspetto più evidente: il display OLED da 5,85”. Il rapporto di forma è 19,5:9, per cui è ancora più stretto dei 18:9 (o 2:1) che vediamo altrove e questo per due ragioni: la prima è che Apple ha voluto mantenere inalterata la proporzione dello smartphone (da spento l’X sembra un iPhone da 4,7”, solo leggermente più grande) e la seconda è che lo spazio in più in altezza aiuta a recuperare quel che fa perdere il notch. Questo elemento, che io preferisco chiamare “barra sensori”, è l’unico che turba un design altrimenti perfetto nella sua essenzialità. La tendenza attuale nel settore ha come obiettivo la progressiva eliminazione delle cornici, puntando al tutto schermo, ma alcune cose per ora non funzionano attraverso (fotocamere e sensori prima di tutto, ma anche la capsula auricolare crea difficoltà). Già nel 2018 potremmo vedere delle novità in tal senso ma, ad oggi, è questo il motivo che ha portato Xiaomi a soluzioni ingegnose per i suoi Mi Mix e che sui recenti LG o Samsung ha richiesto dei bordi superiori ed inferiori più spessi di quelli laterali, nonché il sensore d’impronte sul retro. Un po’ di tempo fa mi sono interrogato su questa cosa, sollevando una questione:

quando tutti gli smartphone saranno solo schermo, come si distingueranno gli uni dagli altri?

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La risposta è che la maggior parte dei produttori non hanno interesse a fare nulla del genere, perché se non si ha la forza di convincere con il proprio design è facile non superare la prova del tempo. Cosa che secondo me rischia di succedere all’Essential Phone, che ha imboccato una strada ammirevolmente decisa ma non sembra essere premiata nelle vendite. Per questo nell’articolo di presentazione in maggio avevo scritto:

Lo schermo [..] ha un insolito taglio nell’area centrale in alto, dove è inserita la fotocamera frontale. Bello o brutto che sia, almeno in questo è originale, e forse anche sensato per portare lo schermo più in alto possibile senza sacrificare la selfie camera. Ma se poi si pensa a guardare una foto o un film, allora quel foruncolo nero risulta inaccettabile e porta a contrarre tutto il contenuto sprecando i pixel recuperati in cima. Implementazione a parte, è comunque un tratto distintivo ed è su queste cose che talvolta si riesce a fare la differenza.

Sul foruncolo ci ritorneremo, mi preme solo concludere il discorso ribadendo quel che dico fin da prima della presentazione ufficiale di iPhone X: tolto l’iconico tasto home e vista la necessità di dover collocare “tutta quella roba tech”, potevano scegliere diverse soluzioni ma hanno preferito ricorrere ad un elemento forte e riconoscibile che potesse rappresentare il nuovo tratto distintivo. Mi riferisco a quel qualcosa che porta le persone a riconoscere un iPhone a distanza e che, vista l’influenza del brand, ha la potenzialità di diventare rapidamente amato e ricercato.

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Ho già detto che l’aspect ratio 19,5:9 comporta una differente valutazione dell’effettiva area visibile in base ai pollici, ma non mi sono soffermato sulle ripercussioni estetiche. Nell’iPhone X i bordi dello schermo sono davvero sottili ovunque e caratterizzati da angoli molto arrotondati. L’esperienza di visione può essere sintetizzata così: contenuti di dimensione poco poco superiore rispetto all’iPhone piccolo, ma in quantità più simile a quella dell’iPhone grande sfruttando l’intera altezza. Bisogna digerire la cosa e non è sempre facile se si proviene da un Plus. Quando lo riprendo e guardo quei 5,5” in 16:9 mi sembrano enormi rispetto i 5,8” di X. Ci sono circa 6mm in più di larghezza ma si nota bene che è più ampio. Vi dirò che per certi versi lo preferisco ancora, tuttavia quando riaccendo l’iPhone X mi rendo conto di quanto sia più gratificante questo tipo di visione senza bordi. I contenuti respirano meglio e risulta tutto meno ammassato. Dopo averlo usato per un po’ ho l’impressione che negli iPhone in 16:9 la barra di stato, così come quella inferiore con i tab, siano come troncate e troppo vicine a tutto il resto. È più una questione di colpo d’occhio alla fine dei conti ma se penso al futuro X Plus in cui le due cose confluiranno in uno schermo allungato e più grande… beh, posso solo dire che non vedo l’ora(!). Una sola cosa mi dispiacerebbe perdere, che dopo un anno con la versione più grande dell’iPhone ho potuto nuovamente godere su X: l’uso con una mano. Nella mia esperienza è quasi sempre possibile (giusto un po’ di ginnastica con Reachability di tanto in tanto) ed è una cosa che mi è stata comoda mille volte, al punto che la rimpiangerò di certo se uscisse il modello più grande (così come è certo che sceglierei comunque quello).

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Non vi dirò che la barra sensori è bella, perché non lo penso, ma che ci si abitua sì e nella maggior parte dei casi non si guarda affatto. Avevo provato a nasconderla con dei wallpaper fatti ad hoc (mettevo del nero sopra e sotto simmetrico) ma l’ho trovato del tutto inutile se non addirittura peggiorativo, perché si perde proprio quella sensazione di campo visivo aperto che contraddistingue l’iPhone X. La barra sensori ha consentito di fare qualcosa che altrimenti sarebbe stata impossibile, perché se per lo speaker forse si poteva risolvere (vedi il piezoelettrico a conduzione ossea di Mi Mix, con pro e contro) e magari anche per qualche sensore più semplice, vi sono elementi che richiedevano per forza dello spazio senza schermo: la fotocamera frontale, il proiettore di punti, la luce che li illumina e la camera ad infrarossi che li rileva. E se vi soffermate sulla quantità di cose che ho appena elencato e pensate che sono tutte in quella piccola area, non c’è che da meravigliarsi positivamente.

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Avrebbero potuto tirar dritto sui lati invece di lasciarci quelle strane orecchie, ma si sarebbe sprecata un’area potenzialmente utile (che su X Plus dovrebbe essere persino maggiore), nonché l’opportunità di avere un elemento caratteristico. Inoltre la simmetria avrebbe probabilmente suggerito l’inserimento di una uguale “riga” in basso… in pratica un Galaxy S8. E della volontà di distinguersi ne ho già parlato. Il primo limite vero, per me, è che queste orecchie offrono troppo poco spazio per le informazioni di stato. Se si tira giù il Control Center si vedono ancora al completo, questo sì, ma lo trovo molto meno utile per poter vedere al volo se ho la VPN attiva, se le cuffie si sono abbinate dopo l’accensione o la percentuale precisa di batteria. Che poi: all’inizio le icone extra appaiono con una animazione, basterebbe renderle sempre accessibili con un tap in quell’area alternandole alle primarie. Sarebbe da provare, non dico che sia la soluzione migliore visto che se si deve compiere un gesto lo si può già fare abbassando il Control Center, però è un aspetto che non ho digerito del tutto e che ha introdotto una scomodità prima non presente.

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La barra sensori è quasi invisibile con sfondi molto scuri, per via del nuovo schermo OLED che riproduce il nero assoluto in modo perfetto, ma si nota bene in tutti gli altri casi. Apple ha deciso di metterla orgogliosamente in mostra in ogni immagine, prediligendo wallpaper colorati fino al bordo superiore ed invitando gli sviluppatori a non tentare di nasconderla con le interfacce delle app (cosa che conferma la volontà di renderla iconica). Nel suo essere un elemento di rottura è comunque studiata per risultare il più gradevole possibile, grazie a proporzioni misurate e curve strette, ma docili, che accompagnano la sagoma. Secondo me Apple è riuscita a rendere l’insieme stranamente equilibrato, cosa che non mi sentirei di dire per l’Essential Phone. Ma se quel piccolo buco nello schermo l’ho chiamato foruncolo, come bisognerebbe definire il notch? Probabilmente una voragine.

Si notano le orecchie e non il buco

Onestamente non so come valutarla dal punto di vista estetico. Ci sono delle volte in cui mi sembra quasi carina, altre in cui è peggio di un pugno in un occhio, ma per la maggior parte del tempo ma ne dimentico completamente. Rispetto l’Essential Phone noto una differenza di fondo, in quanto qui lo spazio negativo è molto più ampio e supera quello positivo, invertendone la percezione. Per questo si notano quasi sempre le orecchie e non il buco. Continua però ad infastidirmi di tanto in tanto il suo impatto funzionale. Ho già detto della questione relativa alle icone di stato, perché più volte mi dispiaccio di non avere subito i dettagli sul nome operatore, il Bluetooth con eventuali cuffie connesse e la loro autonomia, la modalità notte, il blocco rotazione o la percentuale della batteria. Ma il disagio più evidente è quando si usa lo smartphone in orizzontale con foto e video. Prendiamo subito il toro dalle corna e diciamocelo: è davvero brutto che le immagini siano deturpare in questo modo. Ogni volta che ci penso in forma astratta mi rendo conto di quanto sia inaccettabile una cosa del genere. Ce la mettereste una striscia di nastro isolante nero sul lato sinistro del TV? Io no.

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Facciamo una serie di considerazioni insieme. Le foto dell’iPhone sono in 4:3, i video in 16:9. A meno di non ingrandirli tagliando in alto e in basso non si arriva a coprire i 19,5:9. E se si decide di fare una cosa del genere, la parte che non si vedrà sopra e sotto sarà ben più grande di quella coperta dalla barra sensori e mi preoccuperei prima di tutto per quella. Senza considerare pure i bordi curvi. In teoria il restringimento del campo visivo verticale è ben più dannoso sulla visione, eppure si riesce ad accettare più facilmente perché omogeneo. Leggermente diverso il discorso con i film in cinemascope, dove Apple ha previsto con le linee guida una interessante modalità fit-to-screen, con la quale si sfruttare tutta la larghezza senza tagli né in verticale che orizzontale, limitandosi a quella che essa stessa definisce safe area.

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Tuttavia sullo smartphone si consumano soprattutto video di YouTube o serie TV, data la loro natura breve ed occasionale, e questi sono quasi sempre in 16:9. Mi sembra assurdo che non abbiano pensato di affiancare alle opzioni senza nessuno taglio (fit-to-screen) e quelle di riempimento dell’intero schermo (full-screen) anche una più ragionevole full-safe-area. Si sarebbe sfruttato quasi l’intero schermo, ottenendo una visuale molto più godibile rispetto quella attuale (che sembra di un iPhone in 16:9), nessun taglio laterale e pochissimo in verticale, al punto da essere persino trascurabile. Ne ho discusso più approfonditamente in questo articolo.

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La cosa più importante da considerare, però, è che lo smartphone ha mille scopi diversi e lo schermo non serve solo per vedere film e foto. Questo display così alto è piacevole da vedere, più di quanto pensassi, e si è tentato di sfruttarlo al meglio per i contenuti. Questi non sono sempre di più rispetto ad un iPhone 4,7”, perché in alcuni casi vi è più margine tra titoli, tastiera e barra degli strumenti, ma l’impatto estetico è decisamente più appagante visto che si ha maggiore aria intorno. A volte può persino sembrare che lo spazio in più sia sprecato, specie con la tastiera (che invece è comodo avere sopraelevata), ma se poi si guarda un contenuto a tutta altezza (penso a Mail o Safari quando si scorre) l’area in più si nota tutta.

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Lo schermo è il migliore che sia mai stato usato su uno smartphone. E lo dico dopo averne provati una grandissima quantità, tra cui tutti i top di gamma Samsung (che per inciso produce anche quello di iPhone X). Non ha la risoluzione più elevata, il contrasto migliore, ecc… ma il bilanciamento di ogni specifica appare perfetto e lo rende una vera gioia per gli occhi. Tra i difetti insiti nella natura dell’OLED ritroviamo solo quello che causa un viraggio della tinta inclinandolo, che sembra un po’ azzurrognola. Tuttavia è così ridotto da notarsi solo con toni molto chiari (ad esempio il bianco di Mail) e solo se si inclina di proposito lo smartphone lateralmente. Inoltre il cambio tinta è graduale e non una roba pessima come quella che si può tristemente ammirare sul Pixel 2 XL. Dispiace un po’ che non abbia i 120Hz del nuovo iPad Pro, ma la fluidità è eccellente e in quanto a fedeltà cromatica è davvero il migliore (ovviamente senza attivare True Tone).

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Il display è così ampio principalmente per un motivo: l’assenza del tasto Home. Non deve essere stata una decisione facile per Apple, sia perché è stato uno dei tratti distintivi dell’iPhone per dieci anni, sia perché ha portato alla rivisitazione profonda delle logiche di utilizzo. Siri si attiva tenendo premuto il tasto laterale e lo screenshot richiede la pressione dello stesso insieme al volume su; ma le modifiche principali sono nella gestione delle app. Alla fine sono tre le novità da digerire: lo swipe in alto dell’indicatore home (la piccola barra sempre visibile in basso) per ritornare alla home, lo swipe laterale sulla stessa per passare avanti e indietro tra le app aperte ed uno sempre verso l’alto ma con una brevissima pausa per attivare il multitasking. Faccio però alcune precisazioni perché ho sentito e letto diverse interpretazioni errate degli stessi.

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La prima cosa da capire è che lo swipe in alto non è semplicemente la chiusura di un’app, ma simula in tutto e per tutto la pressione del tasto home. Questo significa che si può usare in altre circostanze, come ad esempio per interrompere le modifiche alla Springboard (spostamento di app e/o cancellazione) in modo più rapido, senza dover premere il tasto Fine in alto a destra. Per il passaggio orizzontale tra le app, si deve un po’ capire la logica adottata da Apple, che risulta sensata ma non sempre intuitiva. Diciamo di aver usato in sequenza Mail, Safari, Note e in ultimo Mappe. Spostandosi alla sinistra di questa si ritroveranno a ritroso: Note, Safari e Mail. E se ci si ferma su Safari mandandola a pieno schermo, si può comunque andare ancora a destra su Note e Mappe, ma solo fintanto che non si compie nessuna interazione con l’app. In quel caso, infatti, Safari guadagnerà il posto in primo piano e non avrà più nulla alla sua destra.

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Altra cosa che vorrei sottolineare è che per attivare il multitasking non servono questi gesti estesi che tutti consigliano: non serve disegnare un semicerchio o girare a destra dopo essere saliti in alto. Nulla di così complicato. Se lo swipe in alto simula il tasto home, dovete pensare che serve una sua pressione prolungata per arrivare all’App Switcher. La stessa si ottiene fermandosi per un istante subito dopo lo swipe in alto, anche se il gesto è stato lungo solo 2mm. Una volta visionate le schede delle varie app, per chiuderne una si dovrà tenere premuto su di essa per un secondo e poi, sempre tenendo premuto e con un unico gesto, effettuare un piccolo movimento in alto.

Tutti questi gesti risultano incredibilmente naturali, al punto che sarà facile tentare di chiudere un’app con uno swipe anche su altri smartphone. Mi succede continuamente sull’8 Plus. L’unica cosa apparentemente più scomoda è che l’indicatore home ha rubato la gesture per attivare il Control Center, ora da aprire con uno swipe dall’alto verso il basso sull’orecchio destro (dal centro o sinistra si arriva invece sul Centro Notifiche). Dico apparentemente più scomoda perché in realtà questo discorso ha finalmente risolto l’annoso problema di interferenza con la tastiera aperta (quanto volte ci avete litigato sui vecchi iPhone?) ed attivando la funzione Reachability, nel menu Impostazioni / Generali / Accessibilità / Accesso Facilitato, si riesce ad aprirlo anche con una sola mano, seppure servano due gesti distinti: prima un piccolo swipe verso il basso sull’indicatore Home e poi dal centro-destra dello schermo verso giù per il Centro di Controllo. Questo ha un effetto d’ingresso diverso da quello del Centro Notifiche, cosa per cui molti si sono lamentati, ma è assolutamente giusto così visto che si può aprire pure al di sopra di questo e due slide una sull’altra a partire dall’alto avrebbero creato solo confusione.

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L’altro elemento di novità in iPhone X è il Face ID. Sappiamo che dovrebbe essere persino più sicuro del Touch ID (è inferiore l’ipotesi statistica di falsi positivi), ma è anche un sistema profondamente diverso. Non voglio ancora dire se migliore o peggiore, però variano completamente le condizioni in cui questo fallisce o no rispetto a quelle che abbiamo metabolizzato dopo quattro anni in compagnia del Touch ID (a partire dal 5s). Il riconoscimento dell’impronta non andava a buon fine solo in due circostanze: mani bagnate o guanti non conduttivi. Il riconoscimento con il Face ID impone molte più limitazioni.

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Il sistema in sé è strepitoso, nulla a che vedere con quelli di altri smartphone per precisione, ma soprattutto perché funziona anche nel buio più completo. È solo grazie a questo che Apple si è potuta “permettere” di presentare un iPhone senza Touch ID, perché altrimenti avrebbe significato imporre l’inserimento del pin in tutte le condizioni di scarsa illuminazione, decretando un netto passo indietro nell’usabilità. Dopo aver registrato il volto, l’esperienza d’uso è molto fluida ed appagante. Se si prende l’iPhone e si compie il gesto di swipe up anche prima di metterselo di fronte, si avrà la sensazione di uno sblocco del tutto trasparente e senza attese. Ma la funzionalità che in assoluto preferisco è che si possono avere le notifiche oscurate, con la sola icona dell’app e un sommario, che si apriranno magicamente per mostrare il contenuto esclusivamente quando guarderemo in faccia l’iPhone.

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Credo sia proprio il momento opportuno per introdurre uno dei primi limiti evidenti. Bisogna mantenere il volto allineato rispetto lo schermo, con un margine di tolleranza all’inclinazione abbastanza buono ma migliorabile. Non è facile definire esattamente il limite oltre il quale non funziona più ma le condizioni in cui mi è capitato più spesso sono due: a letto con l’iPhone frontale innanzi a me e quando questo è poggiato sulla scrivania. Nel primo caso si risolve inclinandolo un po’ in avanti, nel secondo è possibile provare a sovrastare con il volto lo smartphone (sempre che si abbia una seduta abbondantemente più alta rispetto il piano di lavoro). Lo dico qui ma lo ripeterò di certo: con il tempo i vari limiti si capiscono e si fa l’abitudine ad agire direttamente nel “modo giusto”, ciò tuttavia non toglie che ci sia, per opposto, anche un “modo sbagliato”. Con il Touch ID non avevamo problemi nei due casi appena esposti, ma avevo già detto che pure lui aveva altrettanti limiti e questi non si presentano col Face ID visto che possiamo sbloccare l’iPhone sia con le mani bagnate che con i guanti.

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Quando funziona tutto a dovere, il riconoscimento del volto è quel che si potrebbe definire “una figata pazzesca”. Non è tanto nello sblocco il vantaggio, perché il Touch ID di seconda generazione rimane un po’ più veloce a mio avviso. La comodità si palesa ogni volta che si lancia un’app, si visita un sito con login, si completa un acquisto o si compie qualsiasi altra operazione che richieda l’autenticazione. Con i precedenti iPhone a quel punto si doveva agire, posizionando il dito sul sensore, mentre ora si deve solo attendere che il Face ID ci riconosca. L’operazione non è altrettanto istantanea, finché non ci si fa l’abitudine ci si sente anche un po’ a disagio a rimanere inermi in quel breve lasso di tempo che intercorre da quando appare la richiesta del volto fino a che tutta la procedura si completi, con l’icona che diventa prima azzurra, ruota e infine si dissolve. Tuttavia basta poco per abituarsi e si ha comunque l’impressione di una maggiore fluidità, come se in effetti fosse così che la cosa dovrebbe funzionare. È decisamente più pratico che sia lo smartphone a riconoscerci naturalmente e non che ci richieda di compiere una qualsiasi azione per farlo. Quest’ultima serve solo in rare occasioni, come ad esempio nella conferma di acquisto di un’app (doppia pressione del tasto laterale).

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Fintanto che si rimane negli ambiti di funzionamento previsti, il Face ID non sbaglia un colpo. Si ha certamente l’impressione che arriverà una versione 2.0 a migliorare sia la velocità che l’angolo di visuale tollerato, ma nessuno dei due limiti mi ha particolarmente infastidito (anche perché con la Logitech K780 posso tenere l’iPhone frontale mentre lavoro). Eppure, se con il Touch ID mi capitava di dover mettere il codice manualmente massimo una volta al giorno, con il Face ID sono salito ad una media di otto. Non dico che sia colpa sua, riconosco sempre il motivo dell’errore e il fatto che il sistema sia prevedibile è un bene, ma la verità è che se si usa davvero naturalmente lo smartphone con il tempo ci si accorge che alcune delle proprie abitudini possono non andare d’accordo con il Face ID. In particolare il limite della tecnologia è nella sua stessa forza: lo smartphone deve riconoscere bene il nostro volto e alcuni elementi chiave come occhi, naso e bocca (io ho disattivato la verifica anche sullo sguardo per limitare il numero di insuccessi). Ciò è assolutamente normale, per carità, ma a seconda del nostro uso tipico ci possono essere una o più situazioni in cui il Touch ID funzionava e il Face ID no. Il caso più ricorrente per me è a letto, quando magari mi sveglio e voglio verificare l’ora o le notifiche, oppure mi ricordo che devo mandare una email o controllare le offerte del giorno dopo la mezzanotte. Di norma ho sempre girato la testa di lato, preso lo smartphone dal comodino e consultato in quella posizione. Ovviamente il Face ID così non va, perché una porzione di volto rimane coperta dal cuscino. Quindi o mi rassegno a mettere il codice oppure devo distanziare lo smartphone (che da troppo vicino non vede l’intero volto) e alzare la testa allineandola allo schermo.

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Le abitudini di ognuno di noi sono diverse, per cui do per scontato che non tutti si scontreranno con questo stesso problema. Ciò non toglie che esista e che si possa riproporre in forme diverse. Ad esempio, non si può sbloccare l’iPhone con Face ID mentre si beve un caffè o se ci si sta soffiando il naso (giusto per essere in tema con il periodo), non si può farlo se capita di ritrovarsi in una postura in cui la mano copra la bocca (a me succede spesso mentre penso e me l’ha fatto notare l’iPhone X…), non si può farlo se lo smartphone è inclinato rispetto al volto (quindi neanche se siete soliti posizionarlo in auto in landscape per la navigazione) e via così. Prevedere tutte le possibili condizioni in cui si possono incontrare limitazioni è impossibile, ma è facile definire gli unici casi in cui il sistema funziona: tutti i lineamenti principali devono essere visibili e lo smartphone non deve essere troppo vicino al volto, inclinato verticalmente o posizionato in orizzontale. Barba, baffi, capelli e cappelli non rappresentano un problema, mentre chi porta gli occhiali farà bene a registrarsi senza. Aggiungendoli successivamente il Face ID non fa una piega, ma se si memorizza il volto indossandoli non ci riconoscerà quando non li avremo (e non vanno neanche le animoji). Si può sempre optare per inserire più volte il codice dopo l’errore, cosa che istruisce il sistema facendogli capire che eravamo sempre noi in modo che possa imparare piano piano a riconoscerci anche senza occhiali, però si fa molto prima ad eseguire la configurazione senza fin da principio.

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È piuttosto scontato immaginare che il Face ID non sarà uguale a sé stesso a lungo e che una seconda generazione arriverà presto o tardi, forse già nel 2018. Al momento io rimango colpito dal punto di vista tecnologico e apprezzo la naturalezza d’uso che offre, ma non sono contento di dover inserire il codice di sblocco più frequentemente. Sto usando da qualche giorno OnePlus 5T e devo dire che, pur essendo meno rigoroso sulla carta (non ha i sensori dell’iPhone X), ha un riconoscimento del volto più veloce che non si inganna facilmente (ad esempio con una foto). Continua a funzionare bene anche di sera con luce scarsa rallentando giusto un attimo (pareggiando col Face ID), ma quando è davvero buio c’è il sensore d’impronte che risolve ogni problema. Risultato: sul 5t non ho mai dovuto mettere il codice dopo la prima configurazione. Poi l’implementazione a livello software non è curata come su iOS, anche solo per la chicca delle notifiche, però tanto mi è bastato per convincermi ulteriormente del fatto che, pur prevedendo un margine di miglioramento futuro, abbinare al Face ID anche il Touch ID sarebbe stata la cosa migliore. Sappiamo che hanno tentato di metterlo sotto lo schermo e non ci sono riusciti, ma sia Qualcomm che Synaptics porteranno questa tecnologia sul mercato nel 2018. Con la prima non corre un buon sangue ma con la seconda forse un accordo si potrà trovare.

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Tuttavia, se proprio non ci si riuscisse, io preferirei averlo sul retro che non averlo affatto (dietro il vetro si mette facilmente, anche nascondendolo nel logo Apple). Poi magari il Face ID migliorerà così tanto grazie al machine learning da renderlo del tutto sufficiente anche da solo, però al momento capiterà a tutti di non farlo andare a segno qualche volta (la misura del “qualche” è del tutto soggettiva). Per assurdo potrebbe succedere di più andando avanti coi giorni, perché è sicuramente vero che si capiscono i limiti e ci si abitua naturalmente alla modalità operativa corretta, ma appena diventa naturale e lo si dimentica, sarà più facile tentare lo sblocco sovrappensiero in condizioni in cui non potrà funzionare. A me piace e lo preferisco anche concettualmente al Touch ID, però da solo non lo ritengo ancora in grado di offrire un’esperienza d’uso completamente efficiente come il sistema che ha sostituito.

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In mano l’iPhone X risulta piacevole e le dimensioni sono molto compatte in relazione allo schermo. Superato lo scoglio visivo e/o mentale della barra sensori, non si può dire che non sia un bel pezzo di hardware. Non è sottile come un iPhone 6 e pesa più di quanto ci si aspetti, ma dipende per lo più dal doppio Gorilla Glass fronte/retro e tutto il frame di contorno, che non è di alluminio come su iPhone 8 bensì di acciaio.

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Non sono un amante dei drop test, sia quelli veri che simulati, tant’è che questi ultimi ormai ho smesso anche di vederli. A senso, però, è facile capire che sia complessivamente più delicato degli iPhone precedenti. Sicuramente non si piega, ma l’acciaio si graffia con poco (chi ha un Apple Watch può confermarlo) e se cade per terra nel modo sbagliato non c’è Gorilla Glass che tenga: sempre un vetro è, in fin dei conti. A me dà l’idea di un prodotto di extra lusso ma delicato e, a prescindere dall’Apple Care, non ce l’ho fatta a mantenerlo per molto senza una cover. In futuro vorrei provare un vetro fronte/retro più un eventuale bumper, ma al momento lo uso con qualcosa di leggero oppure con una UAG rugged per le situazioni estreme.

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La versione bianca è quella che preferisco, specie perché hanno mantenuto il frontale nero come avevo sperato. L’ho detto mille volte ma lo ripeto: mi ricorda un po’ il mio vecchio iPhone 3GS bianco, che è il primo smartphone Apple che mi sia piaciuto a tutto tondo. La fotocamera che sporge è un non problema per chi usa cover, ma non c’è dubbio che sia fastidiosa. Io parto dall’idea che a Cupertino non manchino le risorse ingegneristiche per far occupare meno spazio alla camera; il punto è se ci conviene. La parte che sporge non è il sensore ma l’obiettivo e se hanno preferito non semplificarlo al punto da rientrare nella scocca un motivo ci sarà. Magari sto prendendo un abbaglio, però dubito che si siano detti: ehi, mettiamoci una bella sporgenza per la fotocamera che fa figo… anche se non serve, giusto per fare un dispetto agli acquirenti che già sappiamo non apprezzeranno. Ridurre la profondità di un obiettivo non ha solo vantaggi.

Molti lo chiamano semaforo in forma dispregiativa, perché le due camere sono disposte in verticale e al centro c’è il flash LED. Ovviamente ci sono già concorrenti che stanno seguendo la stessa strada giusto per sentirsi alla moda, ma se Apple ha scelto una soluzione simile non è stato per un vezzo estetico bensì per ragioni tecniche concrete. I sensori e le fotocamere presenti nel notch sono spessi e non sarebbe stato possibile metterci qualcosa alle spalle, specie un elemento come la fotocamera che sfrutta non solo tutta l’altezza disponibile nella scocca ma fuoriesce anche di un buon millimetro. Mantenendo il tradizionale layout orizzontale sarebbe successo proprio questo – la seconda camera sarebbe finita sotto quella frontale – mentre posizionandole una sull’altra ci si è mantenuti nell’area dietro l’orecchio destro. E questa non si poteva spostare dall’altro lato visto che da lì in poi c’è l’altoparlante e i vari elementi che fanno funzionare il Face ID. Tutto ciò si vede abbastanza chiaramente nel teardown di iFixit.

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Probabilmente avrebbero cercato una soluzione al problema diversa, se non fosse che in realtà non rappresenta nessun “problema”. Per di più hanno anche venduto una motivazione perfetta per il marketing visto che questo posizionamento migliora davvero l’efficacia nella valutazione dello spazio tridimensionale, utile nelle apprezzatissime funzioni AR… ma lo fa solo se si tiene l’iPhone X in orizzontale. Dico che è una ragione da marketing perché è comprovato da numerose ricerche che gli smartphone si tengano nel 90% (e oltre) dei casi in verticale. Purtroppo anche quando è evidente che in landscape di otterrebbero risultati migliori (vedi foto e video). Al tempo della presentazione, Apple ha preannunciato un miglioramento globale del comparto fotografico, in special modo per la seconda fotocamera 2x. Andando a guardare i dati EXIF degli scatti e confrontandoli con quelli dell’8 Plus, si notano in effetti diverse discrepanze.

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L’ampiezza effettiva dell’obiettivo grandangolare è quasi identica, ma porta ad 1mm di lunghezza focale in meno nell’iPhone X (28mm vs 29mm). La cosa strana è che su iPhone 7 Plus gli EXIF riportavano sempre 28mm e non 29, per cui potrebbe essere anche solo una diversa approssimazione nel salvarli. Se prendessimo per vere queste informazioni, la differenza di moltiplicatore sarebbe comunque minima (7x vs 7,27x) e potrebbe benissimo essere dettata da una migliore ottimizzazione della lente e/o di sfruttamento della medesima area sensibile. Unico appunto rilevante a questa teoria è che le immagini di iFixit sembrano mostrare moduli piuttosto diversi.

Apertura Focale reale Focale equiv. Moltiplicatore
iPhone X: Camera Grandangolare
f/1,8 4mm 28mm 7x
iPhone 8 Plus: Camera Grandangolare
f/1,8 3,99mm 29mm 7,27x
iPhone X: Teleobiettivo
f/2,4 6mm 52mm 8,66x
iPhone 8 Plus: Teleobiettivo
f/2,8 6,6mmm 57mm 8,64x

Sul teleobiettivo 2x non ci sono invece dubbi in merito al fatto che si tratti di una coppia sensore/obiettivo inedita. Non solo cambia l’apertura, sono differenti anche la focale effettiva e quella equivalente in formato 35mm. Il moltiplicatore è quasi identico (specie considerando le approssimazioni), per cui la dimensione del sensore è cambiata poco o nulla, esattamente come per la fotocamera primaria.

L’obiettivo è invece diverso al 100% essendoci sia un leggero guadagno nella luminosità (da f/2,8 a f/2,4) che un angolo di campo più ampio. In sostanza non è più un “reale” 2x come nell’iPhone 8 Plus ma, più precisamente, un 1,86x. Chiaramente va benissimo continuare a definirlo in quel modo nell’interfaccia e per noi è più un vantaggio che altro, visto che vi è una maggiore area di sovrapposizione tra i due obiettivi e quindi più margine per la valutazione stereoscopica utilizzata anche per la funzionalità ritratto.

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Negli iPhone 7 e 8 Plus, l’obiettivo più lungo non viene usato tutte le volte in cui si attiva il 2x. Questo perché la luminosità di f/2,8 non è adatta in condizioni di scarsa luminosità. In quei casi lo smartphone è istruito per preferire un semplice crop dell’immagine grandangolare, né più né meno di quanto sia già possibile sulle versioni più piccole con singola fotocamera. Su iPhone X Apple è riuscita ad arrivare a f/2,4 ed ha aggiunto anche la stabilizzazione ottica, cosa che dovrebbe consentire all’algoritmo interno di spostare leggermente più in là il punto oltre il quale ignorarlo. Il fatto è che anche in un ambiente con 3500lm effettivi, sia iPhone X che 8 Plus non attivano il teleobiettivo in 2x. E guardate che 3500lm sono tanti. In sostanza non sono riuscito a notare davvero nessuna reale differenza, perché solo all’aperto e con tanta luce entrambi usano la seconda fotocamera in 2x.

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Mettendo da parte tutte le dissertazioni tecniche, non è che vi sia una enorme differenza tra le foto di 8 Plus ed X. Sullo smartphone potrebbe sembrare di sì per la migliore resa dell’OLED, ma al computer è difficile capire quale immagine sia dell’uno o dell’altro. Apple ha mantenuto quasi inalterato il suo “picture style” e su iPhone X sembrano esserci solo un po’ di vividezza e chiarezza aggiunte nello sviluppo dei JPG (persino in eccesso, secondo me). Un potenziale vantaggio con poca luce sarebbe il teleobiettivo stabilizzato, ma il fatto che venga usato così poco in poca luce lo rende poco impattante nelle foto.

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Nei video in 2x, invece, si nota parecchio. La proverbiale ottima resa di iPhone qui migliora ancora di più, perché anche ingrandendo possiamo sempre sfruttare quel mix di stabilizzazione ottica ed elettronica che apprezzo moltissimo e porta a risultati eccellenti. La qualità video è molto valida ed ha caratteristiche analoghe a quella dell’8 Plus, con le nuove modalità 4K a 60fps e 1080p a 240fps utilizzabili se si attiva la codifica HEVC.

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Sulla fotocamera frontale non ci sarebbe nulla da dire visto che le specifiche sono identiche a quella dell’8 Plus, ma su iPhone X vi è una funzione in più: il Ritratto. Esattamente come per la fotocamera posteriore, possiamo infatti attivare sia lo sfocato che gli effetti di luce, il tutto sfruttando come secondo obiettivo quello della fotocamera deputata al Face ID. Se ben ricordo, prima che fosse disponibile in Italia alcuni tester oltre oceano sostenevano che funzionasse anche tappando con il dito la seconda camera a sinistra. Io ci ho provato fin da subito ma ha sempre generato un errore (suggerendo di allontanare il soggetto), per cui o si tratta di una simulazione nella simulazione, oppure dobbiamo pensare che questa venga effettivamente adoperata. Lo dico perché girava voce che l’8 Plus fosse stato volutamente castrato per motivi commerciali, ma a me non sembra affatto questo il caso. In tutti i casi la resa è assolutamente mediocre, specie utilizzando gli Effetti come Luce Teatro B/N, che evidenzia uno scontorno approssimativo (fanno meglio alcuni Android recenti con una sola camera).

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Un mio caro amico mi ha segnalato qualche problema nella stabilità delle connessioni Bluetooth. Essendo una persona piuttosto navigata e che usa anche 5 smartphone in parallelo, ho preso l’informazione per buona nonostante a me non sia successo. Ho invece avuto un po’ di rogne col Wi-Fi, che mi capitava spesso di trovare disconnesso dalla mia rete pur essendo in un’area di perfetta copertura. Dieci giorni fa ero prossimo a considerarlo un problema hardware, mentre con gli ultimi update si è risolto (al momento ho iOS 11.2.1). Ad ogni modo le antenne degli smartphone Apple sono mediamente meno potenti/invadenti rispetto a tante altre.

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Lo noto facilmente usando smartphone Android, perché nello stesso punto trovo molte più reti. Ho sempre pensato che l’iPhone non facesse vedere quelle con una copertura così scarsa da sconsigliarne la connessione, ma onestamente non ne sono più così sicuro. In termini di ricezione direi che siamo in una media buona, al pari con i suoi più vicini predecessori, mentre continuo a non capire la chiusura dell’NFC. Non c’è nessuna ragione concreta perché questo si debba poter usare solo per i pagamenti con Apple Pay, compresa quella della sicurezza. Ovviamente i fan oggi dicono che non serve, esattamente come mi dicevano che non serviva a niente la ricarica Qi quando ne evidenziavo i vantaggi in altri smartphone. E sono gli stessi che oggi ne elogiano la comodità. Speriamo che ribadire l’inutile chiusura dell’NFC ci porti fortuna anche questa volta e che Apple si decida a sbloccarlo: non ha senso dover perdere tempo tra le maschere delle impostazioni di iOS quando basterebbe avvicinarsi ad un dispositivo abilitato per abbinarlo. Ok che hanno implementato bene iBeacon, ma non è che uno può comprare solo cose Apple… non fosse altro perché mica fa tutto lei. NFC è uno standard incredibilmente diffuso e lo sarà sempre di più in futuro, ignorandolo non si fa il bene di nessuno.

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Il comparto audio di iPhone X è buono ma non perfetto. Gli speaker stereo si sentono discretamente bene e restituiscono un buon senso di spazialità, ma non raggiungono la corposità del suono dell’iPhone 8 Plus. E poi c’è la mancanza dell’ingresso da 3,5mm che continuo a trovare priva di senso. Anche per questa si potrebbero addurre ragioni strutturali, perché è scontato che dopo averla tolta abbiano occupato lo spazio libero (ormai si gioca sui decimi di millimetro), ma è una carenza che personalmente mi pesa. Se a voi non cambia niente mi fa solo piacere, non dico che rappresenti un problema per tutti e molti risolvono attaccando l’adattatore fornito in bundle alle uniche cuffie che possiedono. Non sono uno che guarda al passato, ma nemmeno penso che le novità siano sempre obbligatoriamente positive. Così come non è utile disconoscere delle carenze solo perché non si ritengono tali in base alle proprie necessità. Io mi devo portare sempre dietro l’adattatore (il secondo, visto che è così minuto che il primo l’ho perso da qualche parte), perché altrimenti mi trovo facilmente in difficoltà. Inoltre comprare dispositivi nativi Lightning è molto più costoso e sconveniente considerato che non è stata comprovata una migliore qualità né in registrazione né in riproduzione. Aggiungo pure che la porta Lightning è centrale e se mettiamo lo smartphone su un Gimbal diventa proprio impossibile connettere comodamente un microfono. So che Apple non tornerà sui suoi passi, è più facile che io mi abitui a questa carenza o mi stanchi di sottolinearla col tempo. Per questioni lavorative avevo tamponato usando un iPhone 6s come secondo smartphone insieme all’8 Plus, mentre ora ho parcheggiato entrambi per un OnePlus 5T (che ha l’ingresso audio).

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Non mi dilungherò sulle prestazioni, spero mi perdonerete per questo. Ne ho parlato un po’ nella recensione di iPhone 8 Plus che è sostanzialmente identico a livello hardware. Il SoC A11 Bionic è incredibilmente performante, sia in sigle-core che ancora di più in multi-core, visto che ne possiede 6 e in caso di necessità li può utilizzare contemporaneamente. A parte i numeri, per i quali supera in scioltezza pressoché tutti, questo smartphone è semplicemente un fulmine. Velocissimo e reattivo in ogni circostanza, dà l’idea di poter sopportare altri 4 major update senza accusare colpi. Poi magari Apple mi smentirà e lo affosserà prima del tempo, però c’è un salto davvero marcato tra A10 e A11, superiore a quello a cui siamo stati abituati in passato. Forse ad oggi ci sono poche app e funzioni che ne sfruttano pienamente la capacità di calcolo, ma ne arriveranno sempre di più di qui in avanti.

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All’interno dell’iPhone X Apple è riuscita ad inserire una batteria a due celle, andando a realizzare una scheda logica su due livelli per ridurne l’ingombro in pianta. Grazie a questo espediente la capacità è salita a 2716mAh, superando i 2691mAh dell’iPhone 8 Plus. Abbiamo quasi l’autonomia del modello più grande ma in dimensioni comparabili a quelle del più piccolo. Io lo sfrutto molto e devo dire che a sera ci arrivo proprio a filo, anche perché spesso sono operativo dalle 5 di mattina, ma la batteria è molto buona. Se non gli si tira troppo il collo con il gaming o la navigazione GPS, è facile poter raggiungere anche un giorno e mezzo. C’è poi il grande vantaggio della ricarica Qi che, se usata nel modo corretto, ovvero con una basetta sulla scrivania di lavoro su cui poggiarlo senza impegno nei momenti di pausa, offrirà una percezione di durata ancora superiore.

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Conclusione

Sono passati 10 anni dal primo iPhone ed è una cosa che fa riflettere. Nel 2007 i cellulari stavano prendendo una direzione completamente diversa, con Symbian e Blackberry dalla parte conservativa e Windows Mobile che iniziava ad offrire una “percezione” più moderna con schermi interi, touch screen (resistivo) e pennini. Apple ha proposto un cambio radicale che quasi tutti i principali produttori dell’epoca hanno preso sotto gamba – pagandone care le spese – e che si è imposto come unica via di sviluppo nel giro di un paio d’anni. Quel tipo di innovazione è quasi impossibile che possa verificarsi di nuovo, perché la strada è stata imboccata e ci sono fin troppe aziende di alto profilo che sperimentano idee e tecnologie, spesso prima di Apple. Ma a Cupertino non ragionano così, non si sono guardati intorno con l’obiettivo di ottenere un MHz in più, più RAM, più schermo, ecc… hanno dimostrato di avere a cuore altri aspetti, primo fra tutti l’esperienza d’uso.

L’iPhone X era una sfida davvero difficile, perché si voleva (e forse doveva) cambiare tutto senza cambiare niente.

Non ci sono ancora i presupposti tecnologici affinché lo smartphone diventi qualcosa di completamente diverso, magari guidato solo con la voce oppure olografico. Al momento si tratta di affinare le attuali tecnologie portandole alla loro massima espressione. Questo è ciò che rappresenta l’iPhone X (e mentre scrivo nella mia mente lo leggo ancora “ics”), eppure sarebbe riduttivo fermarsi qui. Oltre ad avere uno schermo incredibile, prestazioni ineguagliate, ottimo comparto fotografico ed il sistema di autenticazione biometrica più avanzato che sia mai stato realizzato per uno smartphone, propone anche un’esperienza d’uso finalmente diversa. Questo era l’aspetto più delicato, la vera sfida. Io ho qualche riserva sull’attuale implementazione del Face ID in assenza del Touch ID, ma credo che la prossima generazione sarà migliorata sia nel software (per risultare più veloce) che nell’hardware (perché un angolo di campo maggiore aiuterebbe un riconoscimento non perfettamente frontale). Sull’assenza del tasto home, sensore a parte, non ho dubbi: Apple ha fatto un lavoro eccezionale. Ci sarà modo di affinare le gesture e di introdurne di nuove sulle future versioni di iOS, ma già quel poco che c’è ora consente di essere più operativi che in passato. Dopo i primi 10 minuti ci si sente già padroni, in 24h si superano anche le ultime incertezze e dal giorno dopo si finirà inevitabilmente per scorrere in su anche sui vecchi telefoni. A me questo smartphone piace così com’è e penso al fatto che possa solo migliorare negli anni a venire. Tuttavia ho anche un timore. Nel 2018 sarà disponibile la tecnologia per il riconoscimento dell’impronta sotto lo schermo e nel 2019 Samsung si propone di metterci anche una fotocamera, spegnendo i pixel sopra l’obiettivo per farla funzionare. E poi c’è Xiaomi che, seppur con risultati mediocri, ha già adoperato un altoparlante piezoelettrico per eliminare la capsula dall’area frontale. Insomma, c’è un fermento importante nel settore e questo è solo quel che già sappiamo; nei laboratori si starà testando molto di più. Per questo motivo mi auguro che Apple affronti i prossimi 10 anni in modo più flessibile e dinamico rispetto ai precedenti. In particolare non vorrei che piazzato lì il notch questo diventi per loro imprescindibile anche quando la tecnologia lo renderà superfluo (cosa che succederà ben prima del 2027).

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Ultimo appunto: il prezzo. Io credo che qui loro abbiano fatto un discorso semplicissimo: l’iPhone X è superiore al Plus e quindi è lecito che costi di più. Visto che gli 8 non hanno subito riduzioni di listino rispetto i 7, il modello Plus costa 949€ e X 1.189€. Vorrete mica dirmi che i 140€ di differenza facciano “davvero” la differenza? Qui il discorso è un altro, ovvero che siamo da tempo ben oltre la soglia del “giusto prezzo”. Un tempo io consigliavo l’iPhone nuovo e appena presentato, mentre oggi cerco di far comprare ad amici e parenti un 7, magari di importazione, affinché la spesa sia al 100% giustificata da ciò che se ne ottiene. Non ne faccio una questione di specifiche, ma di comodità e longevità. Il mio 6s, ad esempio, già un po’ fatica con iOS 11 e inizio a pensare che arriverà al tracollo con il 12 l’anno prossimo (non si può però escludere che l’usura della batteria non abbia le sue colpe, come si sta dimostrando di recente). Non faccio confronti con altre piattaforme, sarebbe inutile. Dico solo che chi come me ha speso 1.359€ per un iPhone X da 256GB (ma varrebbe anche se fosse di un altro marchio) dovrebbe evitare di cimentarsi nell’arte della giustificazione razionale. Lo compriamo perché sappiamo che è il dispositivo che usiamo di più in assoluto e siamo disposti ad assegnare un valore importante alle comodità, pure quelle che altri possono legittimamente considerare superflue. Il fatto è che ormai tutti abbiamo uno schermo in mano per almeno 2h al giorno (e sono ottimista), per cui non stiamo spendendo per dei pezzi hardware, bensì per un “pacchetto” che include design, efficienza operativa, sicurezza, ecosistema software, fotocamera, riproduttore audio/video e qualche sfizio hi-tech. Io la vedo così, eppure non riesco a non considerare 1.359€ una cifra elevata. Sarebbe bello se l’anno prossimo l’iPhone X+1 costasse come l’8 e X+1 Plus come l’8 Plus… ma temo che rimarrà soltanto una speranza.

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PRO
+ Costruzione eccellente, materiali premium
+ Schermo OLED di qualità super
+ Praticamente senza bordo, notch a parte…
+ 
Lo schermo 19,5:9 offre molto più respiro ai contenuti
+ L’A11 Bionic non ha davvero rivali
+ Audio forte e in stereo (anche se non ai livelli di 8 Plus)
+ Fotocamera con sviluppo più efficiente e nuovi effetti
+ Seconda fotocamera più luminosa dell’8 Plus e stabilizzata otticamente
+ Video 4K 60fps e FullHD 240fps stabilizzato e con possibilità di zoom
+ Nuove gesture molto utili e facili da imparare
+ Il Control Center non si inceppa più con la tastiera
+ Face ID tecnologicamente avanzatissimo, funziona anche al buio
+ Ottima la possibilità di avere notifiche secretate finché non guardiamo lo schermo
+ Tastiera comoda perché sopraelevata
+ Apple Pay diventa più comodo di giorno in giorno
+ Animoji “divertenti”
+ Ricarica Wireless Qi (finalmente!)
+ Buona durata della batteria

CONTRO
- Prezzo elevato
- Manca il mini-jack e l’adattatore sopperisce solo in parte
- Effetto ritratto con la fotocamera frontale da migliorare
- Non si piega ma il rischio di rotture è doppio col vetro anche dietro
- Il Face ID non è ancora così efficace da sostituire interamente il Touch ID
- Frame in acciaio bellissimo ma delicato
- In alcuni casi la barra sensori è invadente
- Le orecchie contengono poche informazioni di stato
- Un po’ pesante

DA CONSIDERARE
| È l’iPhone del primo decennio, ma anche quello che definisce lo stile per il prossimo
| La memoria rimane non espandibile: bisogna scegliere il taglio giusto all’acquisto
| Si doveva ottimizzare meglio la visione dei contenuti in 16:9
| La seconda fotocamera viene usata sempre poco nel 2x

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.