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Quando si dice RCS, da noi in prima istanza si pensa ad un noto gruppo editoriale. A livello globale, negli ultimi anni questo acronimo ha acquisito invece un altro significato: Rich Communication Services. Si tratta di uno standard di messaggistica ufficialmente promosso dalla GSM Association, l’organizzazione internazionale che si occupa a livello tecnico della maggior parte delle tecnologie e dei protocolli impiegati nelle reti mobili, con lo scopo di sostituire prima o poi una volta per tutte i vecchi SMS ed MMS, obsoleti nonché poco sicuri ma tutt’oggi molto resistenti nonostante l’abbondanza di protocolli alternativi. Forse ancor più della GSMA è stata Google però ad aver dato la spinta propulsiva per lo sviluppo di RCS. In quel di Mountain View hanno infatti tolto diverse castagne dal fuoco: offrendosi come referente tecnico principale, hanno tolto la questione dalle mani degli operatori telefonici, che nel primo periodo di questa tecnologia la stavano già azzoppando con reinterpretazioni proprietarie; in aggiunta, grazie a Google sono arrivate più rapidamente migliorie la cui assenza avrebbe altrimenti compromesso il futuro di RCS, soprattutto in termini di sicurezza. Chi usa un dispositivo Android anche con diverse primavere sulle spalle può potenzialmente usufruirne in qualsiasi momento attraverso l’app Messaggi nativa.

RCS ha tuttavia dato una mano a Google anche a risolvere due di tre delicate situazioni. La prima riguardava il caos auto-inflittosi sulla messaggistica, le cui app dedicate stavano per superare come numero le dita delle mani – oggi fortunatamente è un ricordo (Messaggi non è comunque da sola, essendoci pure Google Chat che è la prosecuzione business della vecchia Hangouts). La seconda, legata in modo stretto alla precedente, era la mancanza di un’alternativa nativa preinstallata ad iMessage. Già, perché se da noi con WhatsApp e Telegram questo discorso è sempre stato molto meno sentito, in America la messaggistica è una questione storicamente spinosa, fonte di preferenza per una o l’altra piattaforma. Gli iPhone comandano gran parte del mercato statunitense e di conseguenza pure iMessage. Android necessitava di un’esperienza d’uso simile per capacità e funzionalità; RCS ha risposto all’appello.

Questo però non è servito a colmare la terza situazione critica: se, come scritto poco fa, la messaggistica americana risulta questione spinosa, lo è anche perché costituisce una subdola forma di segregazione. Google ha adottato RCS, Apple no. Di conseguenza, è rimasta la contrapposizione tra le “bolle blu” di iMessage e le “bolle verdi” cui gli iPhone hanno confinato gli utenti Android, coi quali le conversazioni possono avvenire solo tramite SMS/MMS, portandosi appresso tutte le limitazioni del caso (ripetiamolo: con riferimento soprattutto agli USA, dove le piattaforme di messaggistica terze non attecchiscono). Questa distinzione ha il suo peso soprattutto tra i teenager americani: addirittura l’87% di essi ha un iPhone e non ci vuole molta immaginazione per intuire come non averlo possa costituire qui un fattore di emarginazione non indifferente.

Da qualche tempo, Google ha cercato ogni mezzo promozionale per far cambiare idea ad Apple. Che ha sinora glissato sull’argomento, salvo un piccolo e rivelatosi infondato rumor nel 2019. Addirittura lo scorso anno sembrava essere arrivato il più secco dei no proprio da Tim Cook, il quale incalzato a riguardo aveva invitato a far comprare o regalare un iPhone ai propri contatti che non ne disponessero. Eppure, proprio i dinieghi più vibranti a volte costituiscono il preludio ad un successivo cambio idea: oggi Apple ha confermato a 9to5Mac che il supporto RCS arriverà su iPhone nel 2024.

Merito delle pressioni di Google? Merito di quelle degli operatori telefonici? Ci sono buone ragioni per essere scettici: salvo rari casi a furor di popolo, e questo non sembra esserlo, Apple cede solo alle pressioni governative (vedasi pure USB-C su iPhone). Ed ecco che a ricomporre la querelle messaggistica nel Nuovo Continente ci ha pensato probabilmente il Vecchio: l’azienda di Cupertino è tra i gatekeeper designati dall’Unione Europea nell’ambito del Digital Markets Act e per quanto iMessage non sia ancora formalmente tra i servizi imputati (banco in cui siede invece WhatsApp, che a tutti gli effetti è la piattaforma di messaggistica predominante da noi) su esso pende un supplemento d’indagini la cui sentenza è attesa entro il prossimo febbraio. Tra le prescrizioni del DMA vi è la necessità di aprire se richiesto i propri servizi all’interoperabilità con quelli altrui. È molto probabile che Apple abbia già sentori su un imminente verdetto infausto per iMessage, optando dunque per risolvere con RCS due grane – in casa e in trasferta – con un colpo solo.

Come riportato nella breve nota ufficiale, RCS non sostituirà iMessage, ma si affiancherà a quest’ultimo, che resterà in ogni caso il circuito predefinito per le chat su iPhone. I messaggi inviati attraverso il protocollo standard godranno comunque di un set di funzionalità simile a quello proprietario, incluse conferme di lettura, indicatori di testo in digitazione, contenuti multimediali ad alta qualità e condivisione della posizione. La new entry non rimuoverà SMS e MMS, che resteranno supportati nella stessa modalità odierna, ovvero come piattaforme “fallback” nel caso le altre due principali risultino inutilizzabili. Apple ha inoltre preso impegno con la GSMA per collaborare ad ulteriori miglioramenti del protocollo, soprattutto sul fronte sicurezza dove da Cupertino si affrettano a rimarcare di ritenere iMessage ancora superiore. Le tempistiche dell’arrivo di RCS in iOS/iPadOS e nell’app Messaggi sono al momento generiche, limitandosi ad un “later next year”: nel migliore dei casi, potrebbe arrivare nel rilascio primaverile 17.4; nel peggiore, se ne riparlerà con iOS 18.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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