Recensione iPhone 15 Pro: tutte le novità analizzate nel dettaglio

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Come da tradizione, settembre porta con sé una nuova linea di iPhone. La proposta complessiva varia di poco rispetto lo scorso anno, nel senso che abbiamo sempre 4 modelli: due base e due top di gamma. Avendo abbandonato il mini già con il 14, troviamo iPhone 15 e 15 Plus, che differiscono solo per la dimensione del display e la capacità della batteria, e 15 Pro e 15 Pro Max dove, oltre allo schermo e alla batteria, questa volta cambia anche una delle tre fotocamere.

Il titanio è meglio?

L’iPhone 15 Pro abbandona il frame di acciaio che aveva caratterizzato la linea fin dai modelli X del 2017 per passare al titanio. Un materiale che Apple ha introdotto prima come variante di cassa premium per gli Apple Watch Serie 6 e 7, ma che poi ha destinato solo ai modelli Ultra. È bene precisare, però, che non si tratta di puro titanio, il quale avrebbe avuto costi incredibilmente più alti. Si è invece fatto ricorso ad una lega di titanio, il Grado 5, che è impiegata in ingegneria aerospaziale, gioielleria ed altro per le sue proprietà di leggerezza e resistenza a rotture e corrosioni.

La cornice è stata poi fusa con l’alluminio nella parte interna dello smartphone, così da contenere costi e mantenere la leggerezza, mentre tutta la superficie di titanio grado 5 è stata rifinita con il trattamento PVD. L’effetto estetico finale è simile a quello del metallo spazzolato, più opaco rispetto al precedente acciaio, ed è stato proposto nella tinta titanio naturale, bianco, nero e blu.

È facile riempirsi la bocca parlando di titanio, ma il particolare impiego negli iPhone 15 Pro ha causato sia vantaggi che svantaggi. Il pregio più evidente è quello della leggerezza, perché ha consentito di portare l’iPhone 15 Pro a 187 grammi contro i 206 dell’iPhone 14 Pro: 19 grammi in meno che in mano si avvertono immediatamente nel confronto diretto, ma che è più difficile apprezzare a scatola chiusa. Ad ogni modo, ora i 171 grammi del modello base sono piuttosto vicini, mentre prima la differenza tra i due era davvero importante, al punto che molti evitavano i Pro per il peso.

In termini di resistenza alle ditate non ci sono stati grandi miglioramenti. È cambiato il modo in cui queste rimangono impresse sulla cornice, perché non si vedono chiaramente come sull’acciaio, ma la sostanza è la stessa: l’iPhone sembrerà facilmente sporco dopo averlo maneggiato un po’.

Il problema più grosso sono i graffi. Sull’acciaio se ne creano, ma sono spesso leggeri e poco visibili. Solo in seguito ad una caduta sul cemento mi è successo di scalfire un po’ la cornice dell’iPhone 14 Pro. Al contrario, la tinta applicata sul frame di titanio degli iPhone 15 Pro viene via piuttosto facilmente.

Peccato perché la cornice leggermente stondata introdotta quest’anno la trovo molto più confortevole in mano, così come la sensazione al tatto della nuova finitura, quindi speravo davvero che Apple avesse trovato la quadra tra materiale premium, durezza e leggerezza. Di certo l’investimento c’è stato ed apprezzo sia i grammi in meno che la sensazione di minor scivolosità della cornice, ma considerando come questo bordo colorato regge ai graffi (soprattutto nei modelli blu e nero) e l’apparente minore resistenza agli impatti per via del bordino curvo, temo che il mio iPhone 15 Pro, come i precedenti, sarà confinato all’interno di una custodia.

Una novità di questo modello è la sostituzione dello switch di vibrazione con il pulsante azione. Questo può avere diverse funzioni a scelta dell’utente, tra cui la normale scelta della modalità silenziosa. Tenendo premuto l’iPhone emette tre colpi con il feedback aptico per segnalare l’attivazione del silenzioso oppure uno singolo nel caso in cui ritorni la suoneria. Nel contempo si vede la notifica anche nella Dynamic Island, anche se attualmente è fatta male e i testi escono in parte tagliati…

Comunque, la cosa interessante di questo tasto è che si può anche programmare per fotocamera, torcia, full immersion, memo vocali, lente di ingrandimento e soprattutto Comandi. Io, ad esempio, ho creato una cartella di comandi rapidi che richiamo con la pressione di quel tasto e mi offre quattro scorciatoie molto pratiche.

Custodie FineWoven

A proposito di custodie, in questa generazione Apple ha abbandonato la pelle in tutti gli accessori, quindi oltre a quelle in silicone (ora con percentuale maggiore di materiale riciclato), fanno la loro comparsa le custodie in FineWoven. Questo tessuto-non-tessuto è abbastanza piacevole al tatto e si trova solo nella parte posteriore, mentre il frame è di plastica opaca e i pulsanti lucidi. Pare che molti esemplari presentino problemi di taglio, in particolare nella zona intorno alla porta USB-C, cosa davvero insolita per Apple. Inoltre, il FineWoven sembra davvero facile da rigare o macchiare. Complessivamente si tratta di cover peggiorate rispetto alle precedenti, anche perché sembrano più sottili. Logo Apple a parte, tenendole in mano ad occhi chiusi sembrano custodie super economiche prese sugli store cinesi.

Prestazioni

Dopo anni in cui i chip mobile di Apple erano fermi al processo produttivo a 5nm ed al suffisso Bionic, con gli iPhone 15 Pro arriva il primo SoC a 3nm: l’A17 Pro. Sulla carta si tratta di un miglioramento a tutto tondo rispetto al passato, che include anche un aumento della memoria RAM, che passa qui a 8GB rispetto ai 6GB presenti nell’A16 Bionic del 14 Pro.

Frequenze Produzione E-Core P-Core
A14 Bionic (iPhone 12 Pro) 5nm 1,82GHz 3,0GHz
A15 Bionic (iPhone 13 Pro) 5nm 2,02GHz 3,24GHz
A16 Bionic (iPhone 14 Pro) 5nm 2,02GHz 3,46GHz
A17 Pro (iPhone 15 Pro) 3nm 2,11GHz 3,78GHz

La CPU è sempre a 6-core, con 2 ad alte prestazioni e 4 a bassi consumi, ma sono aumentate le frequenze operative. Gli E-Core arrivano ora a 2,11GHz e i P-Core addirittura a 3,78GHz, che è davvero tanto per uno smartphone. Ovviamente le prestazioni sono aumentate, più o meno di quel 10% che Apple ha dichiarato nella scheda tecnica, ma non è tutto oro quello che luccica.

Di norma il passaggio ad una scala produttiva migliore contiene i consumi, ma il notevole incremento di transistor e della frequenza di clock del nuovo SoC lo ha reso più affamato di energia rispetto al precedente A16 Bionic. Non tanto quando si utilizza lo smartphone per attività semplici a cui possono rispondere i 4-core più efficienti, ma in tutti quei momenti in cui entrano in gioco i 2-core ad alte prestazioni.

Prestazioni/Consumi core ad alte prestazioni – fonte Geekerwan

Una interessante analisi del canale Geekerwan ha evidenziato consumi della scheda madre di iPhone 15 Pro che arrivano a 6,74W, mentre su iPhone 14 Pro si risparmiavano da 0,68W a 1,22W nelle medesime condizioni. Questo impatta negativamente sulla durata della batteria, che passa da 3200 mAh a (12,38 wattora) a 3274 mAh (circa 12,67 wattora), non riuscendo a compensare del tutto l’incremento di richiesta energetica, soprattutto sotto stress.

Altro elemento negativo derivante dall’aumento di consumo è il surriscaldamento, che nei 15 Pro arriva più in fretta e porta ad una peggiore gestione termica. Non è effettivamente molto più caldo, ma per mantenersi in questi regimi subisce maggiormente il throttling rispetto all’A16, riducendo la sua stabilità e le performance nel lungo periodo.

Apple ha dichiarato che in questi primi giorni dopo il rilascio ci sono ancora dei miglioramenti da fare, sia dei telefoni che eventualmente recuperano backup da una precedente installazione, sia per alcune app non bene ottimizzate (Instagram e Whatsapp in primis), ma i test che ho realizzato io sono stati fatti dopo diversi giorni e su benchmark standard. Difatti non sto qui a parlare del fatto che alcune app possano consumare o scaldare tanto il telefono, ma proprio del consumo energetico del chip A17 Pro rispetto l’A16.

Per l’A17 Pro Apple ha concentrato gran parte delle sue attenzioni nel comparto grafico. La GPU cresce di un 20% di prestazioni nei benchmark sintetici, come quello di Geekbench 6 che vedete qui sopra. Le cose si fanno più complicate quando si stressa la grafica per periodi più prolungati, sempre a causa della gestione termica.

Ad esempio nello stress test Wild Life Extreme di 20 minuti, l’iPhone 15 Pro riesce a strappare uno score superiore a quello del 14 Pro, ma la stabilità del framerate è leggermente inferiore.

Intendiamoci, rimane complessivamente superiore registrando un massimo di 31fps vs 24fps di iPhone 14 Pro ed un picco minimo di 10fps vs 9fps, ma più si utilizza e più il vantaggio della nuova GPU va affievolendosi.

La situazione si inverte quando si utilizza il ray tracing, poiché solo a partire dall’A17 Pro questo è supportato a livello hardware dalla GPU. Difatti nel test Solar Bay si registra un incremento di prestazioni pari a quasi l’80% rispetto all’A16 dell’iPhone 14 Pro. E nel momento in cui lo stesso test si esegue per 20 volte consecutive, l’accelerazione hardware consente all’iPhone 15 Pro di non spremere troppo la GPU e di limitare il problema del surriscaldamento, così il throttling termico è minimo.

In estrema sintesi: l’A17 Pro è un chip con luci ed ombre. Apple ha vanificato parte del vantaggio potenziale derivante dal nuovo processo produttivo a 3nm spingendo di più con le frequenze della CPU. Questo le ha consentito di mantenere un piccolo incremento di prestazioni rispetto la generazione precedente, ma con delle modalità poco interessanti e per nulla scalabili (a meno di non fare un A18 da 4GHz…). Tutto ciò risulta poco promettente anche per i futuri M3, i quali dovrebbero basarsi su un’architettura simile. Probabilmente è meglio archiviare questa generazione di chip come quella che ha apportato il ray tracing nativo, tecnologia che comunque Apple doveva introdurre e che molto probabilmente ha impegnato gli ingegneri di Cupertino per la maggior parte del tempo.

Display

Lo schermo rimane esattamente quello precedente, ovvero un OLED da 6,1″ di diagonale (2556×1179 pixel a 460 ppi) con tecnologia che Apple definisce Super Retina XDR. In sostanza abbiamo una luminosità massima in SDR di 1000 nit, che sale a 1600 nit in HDR, ma all’aperto la funzionalità specifica outdoor gli consente di raggiungere i 2000 nit.

La luminosità automatica funziona molto bene e raramente lo schermo risulta poco visibile, giusto se c’è proprio luce molto forte e diretta. ProMotion consente di gestire la frequenza dello schermo in modo dinamico fino a 120Hz e rimane uno dei principali vantaggi rispetto ai modelli base. Insieme a questo c’è anche la funzionalità StandBy introdotta con iOS 17 che consente di vedere informazioni utili e personalizzabili sullo schermo mentre è in ricarica in orizzontale.

La copertura Ceramic Shield è molto efficace nell’evitare graffi e soprattutto rotture, come si è visto anche in numerosi drop test online.

Connessioni

Gli iPhone 15 Pro hanno sempre il Bluetooth 5.3, ma la connessione wireless passa al Wi-Fi 6E, che può usare frequenze più alte dei 5GHz per uno scambio dati più veloce e con latenza minore nelle ridotte distanze. Un’altra novità è che questi modelli includono il supporto a Thread, quindi possono essere usati sia come client che come hub per la domotica con lo standard Matter. Fa un passo in avanti anche il chip Ultra Wideband di seconda generazione, che consente di localizzare gli oggetti per distanze fino a 3 volte superiori. Dalle mie prove non è risultato proprio così evidente il miglioramento, ma ci sono situazioni dove in effetti il nuovo modello riesce ad agganciarsi prima ai dispositivi che si sta cercando di localizzare.

In ultimo, ma non per ultimo, l’iPhone 15 Pro abbandona la porta Lightning in favore dello standard USB-C. Questo cambiamento era atteso da tempo e finalmente è arrivato. Apple ha ovviamente evitato di farlo passare per un proprio traguardo, ma piuttosto di un adeguamento allo standard fortemente voluto dall’Unione Europea. Probabilmente il cambio sarebbe arrivato comunque in questa generazione, perché anche la precedente porta Dock 30pin era durata circa 11 anni e perché Apple ha già convertito ad USB-C tutti gli altri device, l’ultimo dei quali l’iPad base di decima generazione. Ad ogni modo, la USB-C è arrivata sugli iPhone 15 Pro con qualità superiori rispetto le controparti Android, ovvero con il supporto alla USB 3.2 gen 2 da 10 Gbps (mentre gli altri top di gamma si fermano in genere ai 5Gbps).

In dotazione c’è un cavo intrecciato con connettori USB-C su entrambi i lati e lungo 1m. Si tratta di un cavo di ricarica USB 2 e, come per la maggior parte degli smartphone, non è adatto allo scambio dati. Adottando la porta in formato standard sono anche supportati la maggior parte degli adattatori in circolazione, a patto che non abbiano una eccessiva richiesta energetica. Si possono collegare dischi esterni, lettori di memorie, adattatori per ethernet, HDMI, ecc… oppure un singolo hub che fornisca tutte queste uscite contemporaneamente.

Se si collega ad uno schermo esterno, che sia via USB-C o HDMI, l’iPhone offre sostanzialmente una duplicazione del display interno, tranne con alcune app che lo gestiscono in qualità di estensione. Ad esempio con AppleTV+ possiamo vedere un filmato esternamente e a pieno schermo mentre sull’iPhone navighiamo nell’interfaccia.

Oppure si possono gestire delle presentazioni di Keynote come se l’iPhone fosse un telecomando, proiettando sullo schermo esterno la slide mentre si controlla lo scorrimento dall’iPhone. Non si tratta di vere novità dato che ciò era possibile anche con adattatori Lightning, ma con la USB-C diventa tutto più semplice. Inoltre, l’iPhone supporta anche i controller standard delle console, quindi si può giocare utilizzando schermi esterni e magari collegando contemporaneamente lo smartphone all’alimentazione.

Fotocamere

Dal punto di vista puramente hardware, le tre fotocamere dell’iPhone 15 Pro sono le stesse di quelle del 14 Pro. È solo la versione Pro Max a guadagnare un nuovo teleobiettivo da 120mm (5x). Ci sono tuttavia una serie di novità software interessanti che riguardano la fotocamera principale.

Wide 1x

Il sensore è della stessa dimensione ed ha sempre la tecnologia quad-pixel con 48MP di risoluzione totali, mentre l’obiettivo è un 24mm (equivalente) con luminosità f/1,78. Apple ha tuttavia migliorato la tecnologia Photonic Engine, la quale ora produce fotografie in JPG o HEIF da 24MP invece dei precedenti 12MP. La nuova modalità è già attiva dalle impostazioni, ma si può anche retrocedere a 12MP se si preferisce.

Il processo viene coadiuvato dall’ISP (Image Signal Processor) e dal Neural Engine, ma è principalmente basato sul software dato che è presente anche negli iPhone 15 base che usano il vecchio A16. In sostanza è stato aggiunto un passaggio dopo la fusione di tutte le informazioni in un’immagine da 12MP, il quale raccoglie ulteriori dettagli e colore da uno scatto integrale a 48MP. I miglioramenti dovuti a questo espediente sono notevoli, in quanto le foto a confronto con quelle della camera principale dell’iPhone 14 Pro con medesimo hardware, presentano più dettaglio e gamma dinamica.

Con il nuovo Photonic Engine, le foto a 24MP hanno più dettaglio

Migliora lo Smart HDR 5, il quale offre una maggiore capacità di tenuta delle alte luci, con un’esposizione ed un aspetto più naturale rispetto alle foto di iPhone 14 Pro. E, grazie alla risoluzione in più, Apple ha anche ridotto quel micro-contrasto esasperato dei modelli precedenti, restituendo immagini più ricche di informazioni e al contempo meno artificiose.

Lo Smart HDR 5 di iPhone 15 Pro mostra più dettagli nelle luci e nelle ombre

Anche le foto in notturna vengono gestite meglio, con più informazioni leggibili e maggiore dettaglio nelle alte luci. Rimane un po’ difficile la corretta riproduzione di insegne o schermi molto luminosi di notte, ma si nota comunque un miglioramento rispetto ad iPhone 14 Pro. Ci tengo a precisare che la foto che vedete di seguito è stata ottenuta (come tutte le altre della prova) con un semplice punta e scatta. Senza cioè che la mano del fotografo potesse intervenire per correggere l’esposizione sullo schermo per poi schiarire le ombre in post.

Nello scatto notturno c’è più dettaglio e gamma dinamica su iPhone 15 Pro

Wide 1,2x 1,5x 2x

Il secondo espediente software introdotto da Apple con gli iPhone 15 Pro è quello di far scegliere due nuove “fotocamere virtuali” a partire da quella principale da 24mm, ovvero un 28mm (1,2x) e un 35mm (1,5x). L’idea di base è molto interessante, perché si tratta di focali molto apprezzate dai fotografi, ma potrebbero sembrare degli zoom digitali, ovvero tagli sul sensore con successivo ingrandimento per avere sempre un output da 24MP.

Tutti i fattori di ingrandimento disponibili dalla fotocamera principale

Con tali premesse potrebbe sembrare una cosa del tutto inutile, nel senso che dovrebbe potenzialmente corrispondere a scattare a 24mm e poi ingrandire la foto, ma in realtà la porzione utilizzata del sensore ha più di 24MP e il processo computazionale applicato fa ottenere risultati migliori.

Ingrandendo una foto 1x si ha qualità inferiore rispetto ad uno scatto nativo a 1,5x

A sinistra vedete l’ingrandimento di 1,5x applicato in post su uno scatto da 24MP della fotocamera wide da 24mm, a destra quello ottenuto direttamente con la camera da 35mm. Le dimensioni dei soggetti corrispondono, ma la foto scattata direttamente con la focale 1,5x viene processata meglio dall’iPhone 15 Pro, con più dettagli e meno artefatti.

Magie della fotografia computazionale

Sempre a partire dalla fotocamere principale, Apple fornisce anche lo scatto 2x, cosa già presente nei precedenti iPhone 14 Pro. In questo caso, però, non si può considerare uno zoom digitale, poiché è differente la logica di implementazione. Si parte sempre da un crop del sensore, che in questo caso corrisponde ad un moltiplicatore 2x, ma non viene effettuato il pixel-binning, si leggono tutte le informazioni 1:1 dei singoli pixel, ottenendo una foto da 12MP che non viene successivamente ingrandita.

Crop del medesimo dettaglio con tutti i fattori di zoom della fotocamera primaria

Ecco perché non si può parlare di uno zoom digitale ed ecco perché la 2x riesce effettivamente a mostrare una quantità maggiore di dettaglio rispetto la stessa identica fotocamera usata però ad 1x o a tutte gli altri ingrandimenti intermedi di 1,2x e 1,5x. Certo, la risoluzione nominale sarà inferiore, ma scattare a 2x con l’iPhone 15 Pro non è assolutamente una pratica inutile. Al contrario, se abbiamo bisogno di avvicinarci al soggetto da fotografare, è senza dubbio la cosa migliore da fare per avere maggiore dettaglio (come i crop superiori dimostrano chiaramente).

Altra cosa interessante riguarda la modalità ritratto, perché ora l’app fotocamera identifica automaticamente i soggetti e salva le informazioni di profondità quando viene mostrata un’icona con la lettera f in basso a sinistra. Tutte le foto così ottenute posso essere trattate come ritratti in post-produzione, modificando a piacere il valore di apertura simulato.

Foto ritratto con fotocamera 2x “virtuale” a 12MP

Bisogna infatti ricordare che in questo caso la sfocatura sarà ottenuta digitalmente, ma la precisione del nuovo iPhone 15 Pro è decisamente superiore a quella del 14 Pro. Non è ancora perfetto, tuttavia basta un ingrandimento sui capelli per notare il netto miglioramento.

Ultrawide 0,5x

La fotocamera ultrawide, come le altre, mantiene le specifiche hardware del 14 Pro, quindi abbiamo un sensore da 12MP con lunghezza focale equivalente a 13mm ed apertura f/2,2. Qui il nuovo corso in termini di trattamento delle immagini c’è, ma si nota molto meno. Apple ha giustamente ridotto quell’eccesso di micro-contrasto che era maturato nelle precedenti generazioni, restituendo immagini con lo stesso dettaglio pur essendo più naturali.

Foto ultrawide 13mm di giorno con sole alto

Tramite la Ultrawide c’è anche la possibilità di scattare foto Macro, poiché questo obiettivo ha la possibilità di mettere a fuoco molto da vicino spostando le lenti interne (funzionalità non presente nella fotocamera ultrawide degli iPhone 15). I risultati sono complessivamente simili a quelli di iPhone 14 Pro, dopotutto l’hardware è lo stesso. Si nota però un minor contrasto generale, che lascia vedere più dettaglio sia nelle zone d’ombra che in quelle più illuminate.

Foto macro con la ultrawide da 13mm

Teleobiettivo 3x

Le specifiche hardware sono confermate anche per il teleobiettivo dell’iPhone 15 Pro, con un sensore da 12MP ed una lente con apertura f/2,8 e lunghezza focale equivalente a 77mm. Apple ha tuttavia lavorato di fino anche in questo caso, restituendo immagini leggermente migliori. Oltre allo Smart HDR 5, che mantiene più informazioni e colori nelle luci come nelle ombre, sembra esserci un algoritmo di sviluppo differente. Si nota soprattutto in penombra, dove si è preferito avere un po’ di grana in più pur di avere maggiori dettagli ed un look meno acquerelloso rispetto ad iPhone 14 Pro. Ancora una volta una scelta indovinata.

Foto al tramonto con teleobiettivo 3x

Camera frontale

Ormai la storia è chiara: anche la camera frontale dell’iPhone 15 Pro rimane la stessa del precedente. Il sensore è da 12MP e l’obiettivo un 23mm equivalente con apertura f/1,9, anche se aprendo l’app fotocamera parte da un 30mm effettuando un piccolo crop per ridurre le distorsioni prospettiche e concentrarsi sul volto. L’icona che appare in basso consente di attivare o disattivare l’angolo di campo massimo.

Selfie a 23mm senza modalità ritratto attiva

Qui i risultati sono davvero molto simili a quelli ottenuti con l’iPhone 14 Pro, giusto analizzando molto da vicino si nota un minor abuso di micro-contrasto, cosa che rende le fotografie molto più naturali e simili a quelle che si otterrebbero con una macchina fotografica.

Video ProRes Log su SSD

Le novità nel comparto video sono relativamente poche, ma molto importanti. Quella che forse si noterà prima è che ora l’effetto della stabilizzazione digitale è visibile già in fase di cattura, cosa molto evidente quando si girano video con il teleobiettivo e che rende l’esperienza di registrazione molto più precisa oltre che piacevole.

La seconda è che Apple ha creato un proprio profilo di registrazione flat, l’Apple Log, che consente di registrare video più flat e con maggiore gamma dinamica, a cui applicare successivamente una color in post. Qui siamo già nel territorio dell’utenza professionale, ma ci sono comunque alcuni limiti:

  1. il profilo Log si può usare solo registrando in ProRes 4:2:2
  2. mentre si registra in Log non c’è una LUT applicata o applicabile, quindi l’immagine apparirà sbiadita
  3. il ProRes interno si può registrare fino ad un massimo di 4K a 30fps

La terza novità riguarda l’ultimo punto ed è strettamente correlata alla porta USB-C, offrendo la possibilità di registrare esternamente su dischi o schede di memoria fino al 4K a 60fps, al patto che siano sufficientemente veloci. Questa funzionalità è disponibile nativamente nell’app fotocamera e si attiva da sola quando trova una memoria esterna collegata via USB-C ed è attiva la registrazione in ProRes, mostrando la scritta USB-C in basso.

Piccola nota stonata: nelle impostazioni video Apple consente di mostrare i framerate PAL per l’Italia, ma attivando l’opzione esce fuori solo il 4K a 25fps e non il 50fps. Quindi per ottenere riprese che si possono rallentare in post si è costretti ad optare per i 60fps o multipli dello standard NTSC scendendo sul FullHD.

La novità del ProRes Log è molto importante, soprattutto col fatto di poter registrare esternamente senza intasare la memoria dello smartphone, ma l’app fotocamera rimane limitante. Possiamo bloccare cambi del bilanciamento del bianco nelle impostazioni, ma tutto il resto è sostanzialmente automatico. A tal proposito ci è venuta subito in aiuto l’app Blackmagic Camera, che trasforma in modo incredibile l’uso dell’iPhone 15 Pro in modalità video. Tra l’altro l’app è gratuita e si può tranquillamente asserire che sia un must-have per chiunque possieda questi nuovi modelli e sia interessato al video.

I vantaggi dell’app sono enormi, ve ne cito giusto qualcuno in modo sintetico:

  • possibilità di registrare anche in ProRes 4:2:2 LT risparmiando molto spazio senza perdere qualità
  • possibilità di registrare con profilo Apple Log anche in H.265
  • possibilità di applicare delle LUT per avere una anteprima più realistica mentre si registra con Apple Log
  • strumenti di esposizione manuali
  • monitoraggio audio
  • monitoraggio dell’esposizione
  • timecode
  • stabilizzazioni superiori alla standard: cinematic ed extreme

Conclusioni

Arrivando al dunque, si conferma la semplice regola per cui ogni nuovo iPhone migliora solo di poco il precedente. Ecco perché non starò qui a dibattere se convenga o meno aggiornare da un modello precedente. Anche perché non ho mai capito chi si interroga sulla convenienza di spendere soldi quando in teoria è sempre una cosa negativa nel momento in cui lo smartphone che si possiede è già sufficiente al proprio uso. Dunque quello che rimane è il caso in cui si cerca soddisfare la propria voglia di cambiamento e novità con un nuovo acquisto. Allora la questione diventa molto personale e il mio aiuto può essere solo di descrivere al meglio delle mie possibilità i miglioramenti, cosa che spero di aver fatto in questa recensione.

Ecco cosa ci porta l’iPhone 15 Pro in estrema sintesi:

  • 0,9mm in meno per lato che si notano più che altro per i bordi più sottili intorno al display
  • cornice sempre piatta ma con una piccola smussatura davanti e dietro che lo rende più comodo in mano
  • il titanio alleggerisce di 19 grammi, ma sembra più propenso dell’acciaio a rigarsi: preferirei la versione in titanio naturale o bianco
  • la porta USB-C ci fa usare cavi e adattatori standard di ogni tipo
  • la velocità dello scambio dati via cavo sale a 10Gbps (USB 3.2 gen 2)
  • le fotocamere sono le stesse, però la resa è migliorata in ogni singolo aspetto
  • si possono registrare video in ProRes Log, anche su SSD esterni
  • i giochi che usano il ray tracing girano molto meglio e consumano di meno
  • sotto stress la durata della batteria può essere leggermente inferiore ad iPhone 14 Pro
Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.