Recensione Fujifilm X100VI: la prova completa della fotocamera più ricercata del momento

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Nell’era delle fotografia digitale, non sono molte le fotocamere ad essere diventate delle vere e proprie icone. Tra queste c’è sicuramente la Fujifilm X100, riconoscibile e riconosciuta da tutti i fotografi. Ha colpito fin dal suo lancio nel 2011 e le successive generazioni sono riuscite a renderla sempre più popolare, senza mai tradire la propria eredità.

  • Fujifilm X100 (2011) aveva un sensore Bayer da 12MP, un AF piuttosto lento, uno schermo fisso da 2,8″, un filtro ND integrato da 3 stop, un obiettivo Fujinon 35mm F2 (equivalente) e il mirino ibrido ottico/elettronico
  • Fujifilm X100S (2013) ha apportato per la prima volta un sensore X-Trans II da 16MP, migliorato il mirino (da 1,4 a 2,3 milioni di punti) e le capacità video (da 720p a 1080p).
  • Fujifilm X100T (2014) ha ingrandito il display a 3″ raddoppiando la risoluzione, introdotto il rilevamento dei volti, aggiunto il Wi-Fi e la porta per microfono
  • Fujifilm X100F (2017) ha cambiato il sensore (da X-Trans II 16MP a X-Trans III 24MP), migliorato la portata del flash integrato, aumentato la raffica (da 6 a 8fps), migliorato l’AF (da 49 a 325 punti) e cambiato un po’ il layout dei controlli, introducendo la selezione ISO sotto la ghiera dei tempi, spostando i tasti posteriori a destra del display aggiungendo un joystick
  • Fujifilm X100V (2020) ha introdotto lo schermo inclinabile e touchscreen con maggiore risoluzione, il sensore retroilluminato da 26MP, la seconda generazione dell’obiettivo 35mm F2, AF e e raffica più veloci, il video in 4K, un mirino con maggiore risoluzione (da 2,3 a 3,6 milioni di punti), il filtro ND 4 stop, l’eliminazione del pad direzionale sul retro e il corpo tropicalizzato
  • Fujifilm X100VI (2024) porta il sensore da 40MP, per la prima volta stabilizzato, il video fino al 6,2K senza limiti di tempo, mirino elettronico più ampio, messa a fuoco con tracking occhio e inseguimento animali, uccelli, auto e moto, treni e aeroplani.

Pur con tutti i miglioramenti avvenuti in 13 anni, basta uno sguardo fugace per riconoscere una X100. Questo è un risultato certamente voluto e ricercato da Fujifilm, che conosce benissimo le potenzialità del prodotto e il suo fortissimo richiamo in termini commerciali. Pensate che (secondo Nikkei) l’azienda ha iniziato con una produzione mensile di 15.000, ma, solo nel giorno di lancio, solo il sito B&H, ha ricevuto oltre 20.000 ordini. E c’è anche una voce secondo cui in Cina ci siano già preordini per 480.000 unità. Posso solo dirvi che il nostro partner RiflessiShop di Torino, in quanto rivenditore ufficiale Fujifilm Italia, ne ha ricevute circa 40 e le ha vendute in pochissime ore. Adesso attendono i nuovi arrivi, se qualcuno è interessato mi segua su Instagram per essere informato tempestivamente della disponibilità. Anche perché, chi l’ha già tra le mani, ha iniziato a venderla a prezzi gonfiati su ebay e su altri canali.

Il fato che io abbia iniziato parlando della storia di questo modello e del suo impatto sul mercato non è un caso. Credo che molte delle potenziali critiche che si possano muovere alla X100VI siano infatti da rivedere alla luce di questi aspetti. Vi faccio un esempio su tutti: la batteria. Nel nuovo modello si usa ancora la NP-W126, ma inserire la più grande NP-W235 dei modelli superiori (come la X-T5), avrebbe necessariamente portato a rivederne l’impugnatura, modificandone l’aspetto. Inoltre, ho sentito critiche proprio sull’impugnatura poco pronunciata, che in linea teorica posso anche condividere, ma ancora una volta modificarla sarebbe stato un rischio inutile per l’azienda, visto che piace proprio così com’è. Tutti i modelli di grandissimo successo come questo cambiano pochissimo nelle varie generazioni. Pensate alla lenta evoluzione degli iPhone o, per cambiare settore, alla riconoscibilità delle Porsche 911. Ecco perché molte delle possibili critiche alla Fujifilm X100VI vanno prese con le pinze.

Corpo e controlli

Come già anticipato, nulla distingue in modo certo la X100VI dalla X100V, ad eccezione della scritta in alto. Ma attenzione a non farvi ingannare, perché la nuova è 2mm più spessa. Non è una cosa visibile ad occhio nudo, ma questo ci conferma che, pur avendo dovuto riprogettare qualcosa (presumibilmente per il nuovo sensore stabilizzato), Fujifilm ha volutamente deciso di cambiarla il meno possibile. Creare una impugnatura più pronunciata per ospitare una batteria più grande, mettere il secondo slot di memoria o altro, l’avrebbe semplicemente resa un’altra macchina, perdendo in un solo colpo la sua identità ed iconicità. Non dico che debba rimanere sempre identica a sé stessa, ma nel 2023 il mercato era pieno di fotografi disposti a pagare cifre elevatissime per una X100V, quindi la X100VI si doveva discostare il minimo possibile per intercettare quella domanda. E a giudicare dalla risposta avuta nei primi giorni di vendita, direi che la scelta è stata indubbiamente quella giusta.

A titolo del tutto personale, non mi piace molto il joystick così piccolo (l’ho detto anche nella recensione della Fujifilm X-S20) e mi piaceva di più quando c’era anche il pad direzionale, ma non si tratta di aspetti particolarmente penalizzanti. Alcuni criticano anche la posizione e la forma del pulsante Q che avvia il menu rapido, ma io lo trovo piuttosto pratico da premere con il polpastrello del pollice.

I controlli fisici sono abbastanza personalizzabili e altri quattro si possono aggiungere con gli swipe sullo schermo. Purtroppo questi non funzionano quando stiamo inquadrando con il mirino, cosa che può risultare fastidiosa. Io ho cambiato poco rispetto le impostazioni di base perché mi piace il suo funzionamento standard, anche se alcune cose non sono super intuitive. Ad esempio il filtro ND si attiva ruotando verso destra la levetta frontale, ma bisogna tenerla in quella posizione per un paio di secondi.

Un piccolo suggerimento per chi non conosce molto le Fujifilm, è che tenendo premuto il tasto Disp per qualche secondo si entra direttamente nella personalizzazione dei controlli, una cosa piuttosto utile da sapere. Un aspetto che non mi piace molto è che non c’è modo di personalizzare un tasto per accedere direttamente al My Menu con le impostazioni preferite, ma va detto che se ci si va una volta e si ritorna nel menu principale più avanti, la fotocamera ricorda dove eravamo e ci riporta direttamente lì.

la Fujifilm X100VI è esattamente quello che doveva essere

Molto pratico è il pulsante sulla levetta frontale che, come impostazione predefinita, consente di alternare una serie di controlli che verranno associati alla ghiera sull’obiettivo. Se ad esempio lo impostiamo su Teleconverter Digitale, con la ghiera si avrà la possibilità di fare zoom in/zoom out, simulando un 50mm e un 70mm dal 35mm iniziale (ne riparleremo più avanti).

C’è un dettaglio che, per me, potrebbe essere migliorato e riguarda il comportamento della posizione A sull’obiettivo. Se nelle Impostazioni Pulsanti/Ghiere (pag 2/3) scegliamo “Imp. Ghiera Apertura (A)” su Comando, abbiamo la possibilità di controllare l’apertura tramite la rotella frontale. Ma se da qui vogliamo andare su quella automatica, dobbiamo scorrere fino a dopo f/16. Non si può fare scendendo sotto f/2, ma soprattutto sarebbe stato comodo alternare l’auto con il manuale schiacciando la stessa rotella (visto che c’è questa possibilità). O ancora, si poteva avere sull’obiettivo la posizione A per automatico e C per controllo dalla rotella (un po’ come c’è già la posizione T sui tempi). Sicuramente ognuno potrà immaginare possibili implementazioni qua e là (ne discuteremo anche per l’AF), ma il controllo sulla Fujifilm X100VI è diretto e semplice. Come deve essere.

Display e mirino

Lo schermo mantiene le sue caratteristiche primarie, con una diagonale di 3″ e 1,62 milioni di punti. Le funzioni touch screen consentono di selezionare un’area AF più rapidamente rispetto al joystick, ma anche di attivare quattro funzioni personalizzabili scorrendo nelle diverse direzioni. È inoltre possibile utilizzare il tocco nel quick menu, ma non funziona nel menu principale.

Il display è anche inclinabile, sia verso l’alto che verso il basso, un po’ come nella X100V. Tuttavia, nel nuovo modello il punto di aggancio è leggermente più alto e questo consente di allontanare di più lo schermo dal corpo macchina, offrendo maggiore libertà di regolazione.

Il mirino sembra lo stesso, ma in realtà quello elettronico OLED da 3,69 milioni di punti offre un ingrandimento migliore (da 0,52x a 0,66x) oltre ad una copertura del 100% dell’inquadratura. Il sensore di prossimità che effettua lo switch automatico tra display e mirino è reattivo: quando poggiamo l’occhio l’EVF appare in un istante e quando lo allontaniamo lo schermo è già pronto. Da questo punto di vista mi è sembrata più responsiva delle precedenti.

L’OVF (Optical Viewfinder) è tra le caratteristiche più interessanti della serie X100, poiché ci offre una visione reale dell’ambiente in qualsiasi condizione di luce. Ovviamente non offre la possibilità di prevedere la resa finale dello scatto in termini di luminosità, ma ci sono informazioni in sovrimpressione che ci aiutano a prevederla, come l’esposimetro. Non essendo una reflex è chiaro che il mirino ottico sarà soggetto ad errore di parallasse, difatti viene mostrata una approssimazione del quadro reale di cattura con un rettangolo bianco in sovrimpressione. Da notare che questo si sposta e si ridimensiona quando effettuiamo lo zoom con il Teleconverter Digitale a 50mm e 70mm, dandoci sempre l’idea di ciò che stiamo catturando e di ciò che lasciamo fuori dello scatto.

Il passaggio tra OVF e EVF si effettua quando abbiamo già l’occhio sul mirino e spostiamo verso destra la levetta frontale. Se invece la spostiamo sulla sinistra, appare un piccolo display digitale in basso a destra, sovrapposto all’OVF, in cui si vede l’ingrandimento dell’area AF impostata. Questo è molto utile per il controllo della messa a fuoco, specialmente se si lavora in manuale.

Io amo il mirino ottico nelle reflex, molto meno nelle rangefinder, proprio per via dell’errore di parallasse. Ma l’implementazione di Fujifilm nella X100VI risulta piuttosto completa e convincente. Mi sarebbe piaciuto un po’ più grande, ma alla fine ho usato quasi sempre questo, passando all’EVF solo per il bianco e nero, giusto per controllare la resa di luci e ombre. Va detto che l’EVF su questa serie è migliorato negli anni e, pur non essendo la sua caratteristica migliore, si fa usare decentemente da chi lo preferisce.

Messa a fuoco

Il settore della messa a fuoco è quello che reputo più controverso nella X100VI. Fujifilm ha infatti introdotto la stessa coppia di sensore e processore che vediamo in X-H2 o X-T5, ma con un obiettivo che non gli sta dietro. Intendo dire che la velocità di fuoco, anche con punto singolo, è visibilmente inferiore rispetto a quella che si ottiene con le fotocamere citate e il Fujinon XF 23mm F2 R WR. Ovviamente non sono soluzioni confrontabili in modo paritetico, dopotutto il solo obiettivo che ho preso ad esempio è profondo quanto l’intera X100VI con il 23mm di cui è dotata, ma è certamente un settore in cui si potrebbe migliorare. D’altro canto, per il tipo di fotografie che tipicamente si fanno con una X100, non ho avuto la sensazione di perdere molti scatti per colpa dell’AF.

L’altra particolarità della X100VI è che si porta dietro tutte le ultime funzioni di riconoscimento volti/occhio, ma anche animali, uccelli, auto, moto e bici, treni, aerei, ecc… che sono sicuramente piacevoli da avere, ma non troppo utili in fin dei conti. Considerando il tipo di fotocamera, la velocità di messa a fuoco della lente, la lunghezza focale dell’obiettivo, onestamente non so immaginare in quale occasione utilizzarli. Però è un di più, che Fujifilm aveva già a disposizione e, giustamente, l’ha voluto inserire.

Nel tracking delle persone non se la cava affatto male, soprattutto con gli spostamenti laterali dove il cambio fuoco è minimo. Giusto per trovare il pelo nell’uovo, continuo a suggerire a Fujifilm di migliorare il menu dei soggetti da riconoscere, perché attualmente (in tutte le fotocamere) le persone si trovano in una voce diversa da tutti gli altri, e quando ne attivi uno si disattiva l’altro. A questo punto sarebbe più corretto e comprensibile mettere tutto in un unico elenco.

Autonomia, raffica, connessioni

Nello sportellino in basso si trova la batteria NP-W126 e uno slot di memoria UHS-I. Entrambi gli aspetti sono stati largamente criticati, ma io non condivido. Non dico che non avrebbe fatto piacere una maggiore autonomia e la possibilità di fare raffiche più veloci o video con maggiore bitrate, però non sono cose fondamentali per questa fotocamera.

Esistono la X-T5 e la X-H2 che coprono quei segmenti, la X100VI doveva rimanere fedele alla propria struttura a tutti i costi. Quindi bene che la batteria sia ancora sottile, anche perché a me non ha mai dato problemi. Spesso sono uscito con una batteria di backup e non l’ho mai utilizzata, almeno non quando giravo per fare fotografie. I circa 450 scatti che si possono ottenere utilizzando l’OVF, sono più che sufficienti per una normale gita o passeggiata in città. E anche con display ed EVF, si sta sopra le 350 foto. Tutto questo secondo il restrittivo standard CIPA: nella vita reale si va un po’ oltre. È chiaro che non è una fotocamera dove scattare a raffica di continuo, dalla mattina alla sera, ma sono numeri assolutamente adeguati per questo prodotto.

Stesso discorso vale per il supporto di memorie UHS-I, che riducono il bitrate massimo nei video e ci portano ad una raffica con otturatore meccanico di 11fps per un massimo di 38 foto in JPG, 33 foto in RAW compresso e 28 in RAW+JPG. Se stessimo parlando di una fotocamera destinata alla fotografia dinamica sarebbe poca cosa, ma con una macchina da reportage, street, urban, ecc… come è la X100VI, lavorare già con 5 fotogrammi al secondo è tanto, e si sale a 110 JPG, 42 RAW e 25 RAW+JPG. Poi, sarò sincero, io l’ho usata praticamente sempre con scatto singolo, perché è una fotocamera che ti invita a fare fotografie più tranquille e ragionate.

Da notare che si può arrivare a 20fps con l’otturatore elettronico e l’intero sensore o a 30fps con un crop 1,25x, anche se il buffer si consuma ovviamente prima. C’è anche da dire che una memoria UHS-I di buona qualità costa nettamente di meno di una UHS-II: io sto usando una Samsung Pro Plus 128GB che costa in media 25€.

Una cosa che purtroppo non hanno migliorato è la posizione della filettatura per il treppiedi, che continua ad essere fuori asse rispetto al centro della lente. Ciò ha anche la conseguenza di rendere impossibile l’apertura dello sportello inferiore con una piastra montata, quindi per cambiare memoria o batteria si deve rimuovere. A me già non piace che non sia perfettamente in asse, ma se proprio deve stare spostata perché non metterla dal lato opposto? Ci saranno sicuramente motivazioni tecniche a livello di layout interno della fotocamera, ma sarebbe ora di risolvere questo problema dopo 6 generazioni di X100.

Le connessioni sono tutte a destra, una posizione decisamente scomoda se si vuole tenere qualcosa collegato e allo stesso tempo impugnare la fotocamera. Qui troviamo una micro-HDMI, una USB-C da 10Gbps e un ingresso audio da 2,5mm. Fujifilm continua ad usare questo formato perché è compatibile con il loro scatto remoto cablato, ma è scomodo da usare per collegare un microfono visto che servirà certamente un adattatore. Insomma, ci sono alcune criticità da considerare sul fronte connessioni, ma sono tutte secondarie se si considera che non sarà certamente questa la scelta per i videomaker. Non a caso sono rarissimi i cage per le X100.

Qualche scatto con simulazione pellicola Acros a bassi ISO

Qualità d’immagine

Il sensore della Fujifilm X100VI fa un netto salto in avanti rispetto la precedente generazione, passando da 24MP a 40MP. Si tratta dello stesso X-Trans III già visto in X-T5 (recensione), che offre prestazioni molto elevate anche ad alte sensibilità.

Probabilmente questo è un altro ambito in cui l’attuale obiettivo risulta leggermente sottotono, nel senso che il corrispettivo XF 23mm F2 R WR sullo stesso sensore (con X-T5 o X-H2) è sicuramente più incisivo. Tuttavia, si parla di altri ingombri in gioco e il carattere di questa lente rimane adeguato per la sua bella pasta, quindi un po’ di morbidezza gli si può perdonare. Anche se la risoluzione è aumentata notevolmente, credo fosse troppo presto per modificare l’attuale 23mm F2 II introdotto con la precedente X100V. Forse Fujifilm potrebbe rivedere l’obiettivo con la prossima X100VII.

L’aumento di risoluzione è stato utilizzato anche per introdurre la funzione di Teleconverter Digitale 1,4x e 2x, dandoci la possibilità di scattare con focali equivalenti a 50mm e 70mm. È bene ricordare, però, che questo non incide affatto sui RAW e i JPG vengono registrati con il crop, ma con minore risoluzione. In sostanza non cambia nulla rispetto a tagliare i file in post-produzione, ma può essere interessante per valutare se un taglio funziona bene a livello di inquadratura.

  • Focale nativa 35mm: JPG 7728 x 5152 pixel (39,8MP)
  • Zoom 1,4x a 50mm: JPG 5472 x 3648 pixel (19,9MP)
  • Zoom 2x a 70mm: JPG 3888 x 2592 pixel (10MP)

Qui mi permetto di fare una precisazione, poiché spesso si guardano i megapixel nel modo sbagliato. Una foto da 10MP si può stampare a 300ppi in formato A4 (circa 22×33 cm) e con gli ancora validissimi 180ppi si sale a 36×55 cm, che è più di un A3+. Questo per dire che i crop in questione si possono fare senza particolari problemi.

Qualche foto con simulazione pellicola Acros a bassi ISO

L’aumento di risoluzione a parità di dimensione del sensore porta, generalmente, ad una minore tenuta con le alte sensibilità. Bisogna però considerare che anche la grana diventa leggermente più fine, al punto che non disturba troppo fino a 3200 ISO.

Foto tra ISO 2000 e ISO 3200, RAW con solo riduzione rumore cromatico base

A 6400 ISO la qualità delle immagini è ancora alta, mostrando un livello di dettaglio molto elevato. Onestamente, non mi faccio problemi ad arrivare a questa sensibilità, sia con gli scatti a colori che monocromatici.

Foto a 6400 ISO, RAW con solo riduzione rumore cromatico base

Il valore più elevato tra quelli nativi è ISO 12800. Qui le foto mostrano importanti limiti nelle aree buie, soprattutto recuperando le ombre, ma devo dire che la resa è ancora piacevole nel bianco e nero.

Foto ISO 12800, RAW senza riduzione rumore luminanza

Piccola nota a margine per la nuova simulazione Reala ACE, che ancora non ho capito esattamente se mi piaccia o meno. In alcune foto accentua gradevolmente i toni caldi, ma applicata ad altre fa sembrare tutto un po’ troppo vintage e sbiaditino. È un’aggiunta interessante, però non è proprio scattata la scintilla.

Foto con simulazione pellicola Reala ACE

Qualità video

A vederla non si direbbe, eppure la X100VI diventa sempre più videocamera in ogni nuova generazione. Grazie al nuovo hardware interno è capace di registrare video fino al 6,2K 30p/25p, con campionamento 4:2:2 10bit e un bitrate massimo interno di 200Mbps.

Qui il limite principale sono le memorie supportate, dato che lo slot rimane UHS-I e non UHS-II. Registrando in 6,2K o in 4K HQ viene applicato un crop di 1,23x e la stabilizzazione digitale non è possibile. Con il 4K in qualità normale (con line skipping) il crop è assente fino a 30p, ma è di 1,14x per 50/60p ed è possibile avere anche la stabilizzazione digitale con crop aggiuntivo di 1,1x. La registrazione ad alto frame rate si applica al FullHD e può raggiungere un massimo di 240fps con crop 1,23x.

Video Qualità Framerate Crop Stab. Digitale
6,2KK Lettura integrale 24/25/30p 1,23x
4K/DCI HQ Oversampling 6,2K 24/25/30p 1,23x
4K/DCI Line skipping 24/25/30p 1x Sì (crop 1,1x)
4K/DCI Line skipping 50p/60p 1,14x Sì (crop 1,1x)
FHD HFR Line skipping 240p 1,23x

Credo sia sufficientemente chiaro a chiunque che le X100 non siano fotocamere per videomaker, ma è notevole come anche questo settore si sia evoluto nel tempo, fino ad arrivare ad una X100VI capace di registrare fino al 6,2K. La cosa interessante, in fin dei conti, è che si può portare un unico corpo in giro con la tranquillità di poter girare ottime clip video in caso di necessità. Più di questo, onestamente, non c’è da chiederle. Da questo punto di vista non delude affatto e i profili colore, come l’Eterna, sono davvero piacevoli da utilizzare se si preferiscono dei file già pronti all’uso, ma c’è anche l’aggiunta dell’F-Log2.

Conclusioni

Voto 4,5/5Lo dico un po’ a bassa voce, perché non mi piace incendiare gli animi inutilmente, ma a mio avviso la Fujifilm X100VI è esattamente quello che doveva essere. Si è tanto parlato del fatto che sia stata spinta da ogni genere di influencer, qualcuno l’ha definita anche la fotocamera degli hipster, anche se non capisco se dovesse essere un’offesa o cos’altro. Dal canto mio posso dirvi che mi piace molto pur non essendo proprio la mia tazza di tè, principalmente perché preferivo il concetto alla base della vecchia X70, con un 28mm equivalente ed un corpo più compatto. Non capisco come mai Fujifilm abbia abbandonato quella linea, anche perché è difficilissimo trovarne usate e costano più del prezzo da nuove del 2016. Quindi un mercato c’era e si poteva assecondare tanto quanto quello della X100. Avranno certamente avuto i loro motivi, ma dall’esterno fatico a capirli. C’è stata una sottospecie di erede con la XF10, sempre con 28mm equivalente, ma invece di migliorare è peggiorata in tutto, con molti meno controlli, display fisso invece che ribaltabile, costruzione di qualità inferiore e senza slitta flash.

Tornando alla X100VI, rappresenta un miglioramento sotto diversi punti di vista rispetto la precedente V, ma senza tradire la sua essenza. Il fatto che sia stata una mossa giusta viene confermato dai preordini con cifre da record, anche a fronte di un prezzo di listino salito a 1849€. Sono tanti, sono pochi, ognuno ha la sua opinione, ma i numeri danno ragione a Fujifilm, c’è poco da discutere. Se il proprio stile fotografico rientra in quello per cui questa fotocamera è adatta, e si preferisce scattare con un 35mm, difficilmente si troveranno modelli più interessanti e di maggior fascino. Perché, diciamocelo pure, non c’è vergogna nell’ammettere che anche la sua bellissima estetica possa rappresentare una incitazione all’acquisto. Piccola nota a margine: la versione argento è certamente quella più iconica, ma ormai spicca come un faro agli occhi di tutti. Di notte magari no, ma facendo foto di giorno cattura spesso gli sguardi dei passanti e può rovinare delle foto perché ci si ritrova con i soggetti che guardano nella direzione della camera. Io preferisco sempre quelle nere, sia perché mi piacciono di più, sia perché spiccano di meno.

Un’ultima considerazione personale sulle dimensioni: non si può considerare una fotocamera tascabile. Intendiamoci, io l’ho portata sempre nei tasconi della giacca durante i giorni di prova, ma solo perché è inverno e si usano piumini o simili. Non entra certamente nei pantaloni, dunque è una compatta fino ad un certo punto. La si può portare in giro con un laccetto da polso stile Peak Design o con una tracolla leggera, ma senza grandi tasche servirà comunque una borsa per trasportarla. Piccola sì, ma necessaria.

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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.